06/12/2013 13:03 CEST - Personaggi

Le 16 stelle WTA: Roberta Vinci, sognando la top-10

TENNIS – In questo momento Roberta Vinci propone il tennis che si avvicina di più al modo di giocare di alcune grandi del passato: vantaggi e svantaggi dell'utilizzo sistematico del back di rovescio. E per il 2014 riparte la caccia all'ingresso tra le prime dieci. AGF

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Roberta Vinci agli Us Open
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Intervistato da Fabio Fazio, Andrè Agassi ha sostenuto che se Steffi Graf tornasse a giocare oggi, potrebbe arrivare tra le prime 5 del mondo.

Questo tipo di affermazioni non mancano mai di suscitare discussioni tra molti appassionati: trovano terreno fertile perché è nello spirito dello sport, direi proprio nella sua natura costitutiva, cercare sempre un vincitore, fare classifiche, definire gerarchie.

Il problema si fa più spinoso quando si pretende di annullare la quarta dimensione, cancellando cioè la distanza temporale per provare a costruire un unico ranking che dovrebbe essere quello supremo e definitivo.

Personalmente non lo credo possibile, e anche le conseguenti discussioni non mi convincono molto: e poi seguo il tennis più per il piacere del gioco che per scoprire chi è più forte a fine partita; mi dimentico i record e devo sempre fare ricorso agli archivi per evitare strafalcioni sugli albi d'oro e i numeri dei giocatori.

E così quello che ho trovato più interessante dell'affermazione di Agassi non era tanto lo spunto sul valore di Steffi Graf paragonato alle tenniste di oggi, quanto la questione su come avrebbe funzionato il suo tipo di gioco nel circuito attuale. Ho cominciato a riflettere: “bel servizio, dritto potente, rovescio in back”.  Alla fine la giocatrice che si avvicina di più a queste caratteristiche è Roberta Vinci.

E Roberta nel circuito riesce a starci benissimo, anche se non ha il formidabile atletismo di Graf (atletismo inarrivabile e mobilità superiore alle avversarie secondo me sono state le ragioni fondamentali del successo di Steffi).

Per carità: non sto sostenendo che Roberta e Steffi siano paragonabili in termini assoluti, né che siano esattamente lo stesso tipo di giocatrice. Ma nel panorama attuale quella che è meno lontana da Steffi per tipologia di colpi secondo me è Roberta. Trovare altre tenniste di oggi con lo stesso repertorio di base è difficile. Nessun'altra gioca sistematicamente il rovescio in back  facendone un fattore tanto importante della propria  impostazione tattica (tra le prime lo usano spesso Kirsten Flipkens e Sam Stosur).

Nel giro di una generazione Vinci è diventata la testimone di un tennis che rispetto al circuito attuale costituisce un'eccezione. Eppure quelle erano le basi per un tipo di tennis diffusissimo nel secolo scorso, che ha fatto la fortuna di moltissime campionesse.

Jana Novotna, Steffi Graf; o più indietro nel tempo Virginia Wade, Margareth Smith Court, per citare solo alcune delle più conosciute tenniste delle generazioni precedenti, avevano una base comune in cui il rovescio in back era parte determinante.

Oggi di quel tennis è rimasto pochissimo: e così Roberta è quanto di più simile al gioco classico si può trovare nel panorama attuale. Si dirà che tutto sta nel suo rovescio ad una mano. Io preferirei specificare: rovescio ad una mano sistematicamente in back, colpo che comporta una serie di conseguenze.

Ne citerei almeno quattro:
1) la possibilità di avere più tempo nelle discese a rete
2) la possibilità di mascherare l'esecuzione della palla corta
3) la possibilità di difendere rallentando i ritmi senza per forza doversi rifugiare nei lob
4) la possibilità di mettere in difficoltà le avversarie più alte (e spesso potenti) con traiettorie che veleggiano nell'aria per poi schizzare basse e infide, difficili da “tirare su”  per chi è molto alta di statura.

Non che i vantaggi descritti siano automatici: per poter sfruttare queste opportunità innanzitutto bisogna saperci fare a rete; poi bisogna possedere la sensibilità per eseguire il drop-shot e infine l'acume per gestire tutte le variazioni che l'esecuzione di una smorzata implica come conseguenza nello scambio.
Ma Vinci senza dubbio possiede il tocco e l'abilità necessaria per valorizzare le situazioni di gioco sopra descritte. E come volleatrice è oggi una delle migliori.

Il back ha però anche aspetti negativi: su tutte la relativa debolezza del colpo ad una mano rispetto al bimane nel contenere i grandi servizi e le traiettorie più potenti. Ci sarebbe anche il problema dell'esecuzione del passante, ma ormai sono poche le giocatrici che scendono spesso a rete e quindi la questione è relativamente importante. E infine la difficoltà a tirare vincenti diretti, visto che il back  è un colpo più funzionale alla costruzione di uno schema che alla sua conclusione.

Sinceramente non so che effetto produca sui più giovani spettatori, abituati al tennis sistematicamente “in top” del nuovo millennio, il gioco “old fashion” di Roberta: sarei curioso di sapere se piace o meno.
Di sicuro penso che alle sue avversarie dia piuttosto fastidio, perché pone loro delle difficoltà inusuali. Difficoltà che forse meriterebbero una specifica e approfondita preparazione; ma siccome Vinci è l'unica a giocare in quel modo, credo che in termini di costi-benefici non varrebbe la pena dedicare molto tempo allo studio delle contromisure; e da questa parziale impreparazione delle sue avversarie penso che Roberta tragga vantaggio.

Ma Roberta Vinci non è solo rovescio e volèe: nel gioco di Roberta componenti fondamentali sono anche servizio e dritto. E infatti nel 2013 è risultata settima nella classifica del numero di ace (in questa classifica però incide molto il numero di game giocati).

Non solo, secondo me servizio e dritto sono anche la cartina di tornasole del suo stato di forma: quando serve bene ma soprattutto quando riesce a spingere e ad essere profonda con il dritto, allora tutto il suo tennis diventa efficace e vincente. Nei periodi di minor condizione, invece, a me pare che sia proprio il dritto il primo colpo a calare di rendimento. Infine devo citare la sua abilità nel lob, che soprattutto quando gioca in doppio è una delle armi vincenti della coppia formata con Sara Errani.

Un'ultima considerazione sul suo tennis: credo il tipo di gioco di Vinci per essere efficace richieda particolare lucidità e freschezza. Mi si obietterà che sono qualità che servono a qualsiasi tennista, ed è sicuramente vero; però sono convinto che per giocare un tennis in cui il tocco, la sensibilità, la varietà di schemi sono componenti fondamentali, la migliore efficienza fisica (e mentale) sia indispensabile, se non si vuole calare drasticamente di efficacia.

Ecco, se dovessi dire che cosa nel 2013 ha un po' difettato a Roberta, evidenzierei che in molte fasi della stagione ha dovuto lottare contro un certo appannamento. Le conseguenze sono state gli alti e bassi all'interno dello stesso match (è seconda dietro a Petra Kvitova per numero di partite concluse al terzo set), e anche alcuni incontri persi per la stessa ragione.

E' una questione che tende a generare un circolo vizioso: la fatica porta al terzo set, ma tanti match giocati al terzo aumentano ulteriormente la fatica, e tolgono freschezza per i tornei successivi; con più possibilità di portare al terzo set partite che si potrebbero vincere in due, etc etc. In più a questo impegno già notevole vanno aggiunte le partite del doppio.

Per la stagione 2013 penso ci sia stato un ultimo aspetto che potrebbe averla in parte condizionata: la questione dell'ingresso nella top ten. Dalla fine del Roland Garros, quando ha raggiunto l'undicesimo posto a poco più di 300 punti dal decimo, tutto il resto della stagione è stato caratterizzato dalla rincorsa al posto tra le elette. Più volte è arrivata ad una sola vittoria dalla conquista di quell'ingresso, ma sempre senza successo.

Nei tornei importanti la domanda dei giornalisti e gli aggiornamenti sulle combinazioni di risultati necessari da ottenere erano diventati una specie di tormentone. Intendiamoci, secondo me a ragione, perché si tratta di un traguardo di prestigio, una significativa  certificazione di valore tecnico: la classifica è costruita sull'arco di dodici mesi, non ci si può arrivare per caso, o per un colpo di fortuna. E poi in alcuni casi anche i contratti con gli sponsor prevedono dei bonus per i miglioramenti di ranking.

Però forse qualche volta la consapevolezza che la vittoria di una partita sarebbe valsa anche da lasciapassare per la top ten potrebbe aver inciso negativamente sulla sua serenità in campo.

Se valutiamo brevemente la carriera di Vinci nel corso degli anni, si nota come sia maturata tardi: gli indicatori più importanti per una tennista (numero di tornei vinti, risultati negli Slam, ranking) segnalano una costante crescita. E anche il 2013 ha confermato il trend: i risultati dell'anno appena concluso sono stati migliori rispetto a quelli del 2012.

D'altra parte Roberta Vinci non è più una ragazzina: compirà 31 anni il 16 febbraio; e se non sbaglio (mi pare agli ultimi US Open) ha dichiarato che pensa di avere raggiunto traguardi anche superiori alle sue aspettative.

A questo punto sarà interessante scoprire se nel 2014 registrerà un ulteriore miglioramento o se cominceranno a farsi sentire le ragioni dell'anagrafe. Confermarsi ad alti livelli dopo i trenta non è facile, ma di sicuro non impossibile: la vicenda più clamorosa ed attuale nel mondo del tennis femminile è quella di Serena Williams, che sta in cima a tutte le classifiche essendo più anziana di Roberta di un anno e mezzo.

E l'ingresso nella top ten potrebbe essere lo stimolo in più per cercare di migliorarsi ancora.
Io le augurerei anche un'altra cosa: che potesse arrivare a cercare un posto in una semifinale Slam senza dover disputare un derby.

Perché in questo Roberta ha avuto uno strano destino: pratica lo sport forse più internazionale che esiste, in cui le prime dieci giocatrici del mondo provengono da dieci nazioni differenti, eppure nel 2012  si è ritrovata ad affrontare la partita più importante della carriera contro la sua amica e compagna di doppio (US Open, quarto di finale contro Sara Errani); e nel 2013 contro la sua amica d'infanzia (US Open, quarto di finale contro Flavia Pennetta).

Per il 2014 sarebbe ora arrivasse l'occasione contro un'avversaria “qualsiasi”, in modo da potersela giocare in un match che non comporti speciali coinvolgimenti emotivi.

AGF

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