16/12/2013 10:52 CEST - Personaggi

Le 16 stelle WTA: Jelena Jankovic

TENNIS – Jelena Jankovic è tornata dopo due anni nella top ten e ha riconquistato l'ingresso al Masters. Un risultato costruito su tanti piazzamenti e una sola vittoria nel torneo International di Bogotà. Con il fratello come coach è iniziata la risalita: con quali prospettive? AGF

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Jelena Jankovic sorride alla telecamera dopo aver battuto Victoria Azarenka nel suo primo match dei WTA Championships 2013
Jelena Jankovic sorride alla telecamera dopo aver battuto Victoria Azarenka nel suo primo match dei WTA Championships 2013

Se analizziamo l'età delle prime dieci giocatrici del ranking, si nota una situazione abbastanza anomala: -due giocatrici sono nate prima del 1982 (Li Na e Serena Williams);
-sette giocatrici sono nate dopo il 1987. Una sola è nata nel periodo intermedio (quadriennio 1983-1986) ed è Jelena Jankovic (28 febbraio 1985).

In pratica, ai vertici del circuito femminile mancano le giocatrici tra i 27 e i 30 anni, una fascia di età che in questa epoca di spostamento in avanti della maturazione dei tennisti si può considerare ancora di alto rendimento.

E' vero che ogni tennista fa storia a sé: ad esempio Sharapova ed Errani sono nate a dieci giorni di distanza l'una dall'altra, ma le loro carriere hanno seguito tempi e percorsi completamente differenti; e anche Li Na è una “anziana” con una storia molto particolare. Però se facciamo un ragionamento più generale, il dato ha comunque un certo rilievo: è come se in questo momento nel tennis di vertice femminile fosse venuta meno la rappresentanza della generazione di mezzo, il collegamento tra anziane e giovani. Con l'eccezione, appunto, di Jankovic.

Jelena ha anche un'altra caratteristica che la fa emergere rispetto alle altre: è quella con il miglior bilancio nei confronti diretti con Serena.

Forse è un caso, o forse no; io sospetto di no, perché troppe volte ho l'impressione che le giocatrici più giovani si misurino con l'attuale numero uno con uno stato d'animo rassegnato. Mi sembra che partano già battute, intimamente persuase che tanto alla fine la sconfitta sarà un esito ineluttabile. Non vorrei che inconsciamente pensassero che la definitiva affermazione arriverà non quando avranno battuto Serena, ma quando si sarà ritirata, dato che il tempo è dalla loro parte.

Le giocatrici della “generazione di mezzo”, invece, hanno dimostrato di avere più convinzione. Per citarne due ancora in attività: Kuznetsova (nata nel 1985) e Stosur (1984) ad esempio hanno all'attivo non solo alcune vittorie, ma anche vittorie pesanti, raccolte negli Slam.

E' vero che Jankovic non riesce a battere Serena dal 2010 (Roma), però anche negli ultimi match è spesso riuscita a tenere testa alla numero uno con partite molto caparbie e combattute, concluse al terzo set. Incontri in cui non sono mancati piccoli attriti: nulla di eclatante, ma a mio avviso sintomi di personalità. Perché anche se Jelena dal 2011 in poi ha vinto un solo torneo (International di Bogotà nel 2013), continua ad avere l'orgoglio di una ex numero uno.

Devo però anche riconoscere che la Jankovic degli ultimi anni non è probabilmente una giocatrice in grado di assumere su di sé la responsabilità di rappresentante di una intera generazione di tenniste (Clijsters, Kuznetsova, Stosur, Safina, Zvonareva, Bartoli etc.) che per ragioni diverse non compaiono più al vertice del ranking. Non mi pare abbia più la solidità del periodo migliore, anche se alcuni 6-0 inflitti quest'anno (a Sharapova, Vinci, Suarez Navarro, Kuznetsova etc. a volte però in partite poi perse), mostrano che può ancora giocare porzioni di match a livelli davvero alti.

Dotata di un fisico superiore, a me è sempre sembrata il prototipo della sportiva che per le sue qualità atletiche sarebbe potuta emergere anche in altre discipline. Non è la più veloce, né la più scattante, né la più resistente o potente del circuito, ma per ciascuna di queste caratteristiche sono ben poche quelle che le stanno davanti: insomma ha una invidiabile completezza fisica, a livelli altissimi. Sottolineerei anche l'elasticità e un gran senso dell'equilibrio, probabili eredità della ginnastica ritmica praticata da bambina.  
E se non può sostituire Clijsters come qualità tennistica in assoluto, è in grado di ricordare Kim per la capacità di scivolare anche sul duro, e di concludere i recuperi con la spaccata

Tecnicamente possiede un rovescio potente e sicuro, che sa variare anche in back; il lungolinea è il suo colpo più efficace, quello con cui può spingere per procurarsi più facilmente i punti. Con il dritto ha qualche incertezza in più, ma quando è in forma, non credo proprio lo si possa definire un punto debole.
Per quanto riguarda il servizio è difficile riassumerlo in poche parole: perché è capace di servire prime (ma a volte anche seconde) veloci e aggiudicarsi degli interi game a colpi di servizi vincenti e “chip point” determinati dalla battuta. E poi allo stesso modo è capace di andare in crisi e cedere break in serie a causa di servizi incerti e titubanti, che possono anche sfociare in doppi falli.

In parte questi alti e bassi potrebbero essere determinati dal fatto che non utilizza servizi particolarmente “lavorati” che le consentirebbero di giocare palle insidiose senza per forza prendersi i rischi della battuta di potenza; io però ho l'impressione che la maggior parte dei problemi sia di tipo caratteriale.
A rete non è del tutto a suo agio, fatto salvo forse per lo smash: che del resto è il colpo di volo che richiede maggiori qualità atletiche. Difensivamente non si discute: il web è pieno di punti spettacolari giocati da Jankovic in recupero: con le doti che possiede è logico che ci sappia fare in questo aspetto del gioco.

Ma a mio avviso la vera specificità di Jelena, è la sua propensione per i colpi lungolinea: addirittura tende a preferirli agli incrociati; una predilezione che difficilmente si può ritrovare in altre giocatrici. Esistono parecchie tenniste che faticano ad uscire dalle diagonali, e nei momenti difficili è evidente il timore con cui provano i cambi di gioco; al contrario Jelena ha una naturalezza unica nel trovare senza problemi il tempo per giocare “dritto”, indipendentemente dalla velocità di palla che le viene proposta.

Dato che tende a colpire palle non troppo lavorate, abbastanza tese, potrebbe fare della  sua specificità la chiave per costruire palleggi ad alto ritmo con cui far correre le avversarie; infatti fronteggiandosi sulla diagonale il gioco rimane statico, e chi invece è in grado di variare lungolinea farà automaticamente correre di più la sua avversaria, con maggiori probabilità di aprirsi il campo. Jankovic disporrebbe quindi degli strumenti necessari per prendere il comando del gioco e impegnare le avversarie in rincorse che potrebbero farsi sentire a fine match.

Ma troppo spesso Jelena si accontenta di stare nel palleggio, non spingendo a sufficienza sull'acceleratore. In sostanza secondo me tende ad essere troppo difensivista più per indole che per ragioni tecniche, e più di una volta mi sono chiesto se non avrebbe potuto evitare certe sconfitte se non avesse avuto connaturata dentro di sé la propensione per il gioco di rimessa.

Per la verità tentativi di cambiamento li ha compiuti. Dopo l'apice del 2007-8 in cui ha raggiunto il primato del ranking al termine di un periodo caratterizzato da ritmi eccezionali (addirittura 97 partite disputate nel 2007 e 84 nel 2008) e dopo l'assestamento tra le migliori dieci nel biennio successivo, sono cominciate le annate più difficili.

In quel momento alla ricerca di rimedi ai risultati deludenti, aveva provato a modificare l'atteggiamento in campo, provando ad essere più aggressiva. Solo che accadeva all'incirca questo: cominciava i match cercando di comandare il gioco, anche scendendo a rete per chiudere il punto quando si presentava l'occasione; le statistiche dei primi game erano quelle tipiche di un'attaccante. Ma bastava che si arrivasse alle fasi finali del primo set (in vantaggio o in svantaggio contava poco) e che quindi salisse un po' la tensione in campo, che immancabilmente Jelena si rifugiava dietro la sua amata linea di fondo, per non abbandonarla praticamente più per il resto della partita, e lasciando troppo spesso dettare il comando del palleggio all'avversaria.

Nell'ultimo periodo le fa da coach il fratello Marko; non sono arrivati risultati straordinari, ma il gioco è comunque tornato più consistente. Anche la classifica è migliorata: dopo due anni di assenza è ritornata nella top ten di fine anno ed ha di nuovo conquistato il posto al Masters.

Personalmente ho l'impressione che qualsiasi tentativo di aumentare l'aggressività in campo sia stato abbandonato; questa scelta pare averla resa più serena sul piano mentale, e si sa che nel tennis la testa conta più di tutte le altre componenti. E se non posso fare a meno di pensare che giocando così certe sue potenzialità non saranno mai completamente valorizzate, devo riconoscere che, come per il caso dello scorpione e della rana, quello è il suo carattere, e sembra impossibile possa modificarlo.
 

AGF

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