10/01/2014 19:10 CEST - ANALISI

Nadal e Djokovic a confronto: vi diciamo chi è il più forte

TENNIS - Rafael Nadal e Novak Djokovic a confronto. Analizziamo i loro colpi, le loro geometrie e le loro caratteristiche per vedere se uno dei due è più forte dell'altro (Seconda parte). Luca Baldi

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Nadal contro Djokovic: chi è il più forte?
Nadal contro Djokovic: chi è il più forte?
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Torniamo dunque a Nadal e Djokovic. La prima, ovvia considerazione è che nel confronto diretto tra i nostri due “mostri” della pressione da fondocampo le carte vengono sparigliate dal fatto che Rafa è mancino. Per quanto concerne le “armi” che sono in grado di mettere in campo per superarsi, schematizziamo brevemente limitandoci ai tre colpi fondamentali:

SERVIZIO: Nadal più continuo, con il vantaggio dello slice mancino da sinistra. Djokovic più potente, con una variazione in kick più efficace. Pareggio.

ROVESCIO: Nadal buonissimo in difesa, miglior slice, ma in spinta efficace quasi solo in diagonale (i rovesci lungolinea vincenti di Rafa sono in gran parte passanti). Djokovic, semplicemente, uno dei rovesci a due mani migliori di sempre. A livello estetico – per quel che vale – forse inferiore solo ai “grandi bimani” Nalbandian, Safin, Kafelnikov, ed equivalente a Murray. Ma più potente e solido di tutti loro, straordinario anticipo sulle palle alte, e soprattutto variazione lungolinea naturale, precisa e violentissima.
Meglio Nole, e non di poco.

DRITTO: Djokovic buonissimo in tutti gli aspetti del colpo, assai migliorato negli anni limando qualche imperfezione tecnica (preparazione troppo ampia e gomito troppo alto), buon controllo, variazioni potenti sia diagonali che lungolinea, grande top-spin (terzo come medie dopo Nadal e Federer). Esecuzione ottima, pur se non eccellente in senso assoluto. Nadal, semplicemente il dritto definitivo. Tralasciando l'estetica, che come detto vale quel che vale, mai nessuno prima di lui ha tirato il dritto così forte e con tali livelli di top-spin : la palla più veloce e arrotata di sempre. Può produrre vincenti da ogni zona del campo, utilizzando qualsiasi traiettoria, con la massima precisione e solidità. Perfino le rare esecuzioni interlocutorie sono comunque tanto cariche da mettere in difficoltà e far perdere metri di campo a chiunque. Meglio Rafa, e non di poco.

Siamo dunque all'equivalenza, tutto sommato? Beh, praticamente sì, e la cosa è confermata dai risultati sempre incerti e altalenanti. Ma sebbene i due giocatori siano quasi coetanei (26 anni Nole, maggio '87, 27 Rafa, giugno '86), la storia della loro rivalità va a mio parere divisa in tre periodi:

- 2006-2008, 14 sfide, 10-4 Nadal. Maggiore precocità ad alto livello per Rafa, Nole ancora acerbo anche tecnicamente. 
- 2009, 7 sfide, 4-3 Nadal, ma le prime quattro di fila Rafa sulla “sua” terra rossa (Davis, Montecarlo, Roma e Madrid – quest'ultima sul filo di lana, 7-6 al terzo), poi tre di fila Nole sul duro (Cincinnati, Parigi, Masters). L'anno della definitiva maturazione del serbo, e a mio avviso della svolta nei confronti dello spagnolo. Non si incontreranno più per quasi un anno.
- 2010-2013, 18 sfide, 10-8 Djokovic. La “golden age”, e non è finita, di questa grande rivalità. Entrambi i giocatori nel pieno della maturità agonistica, capaci di realizzare le loro migliori stagioni in assoluto (2010 e 2013 Nadal, 2011 Djokovic).

A mio personalissimo avviso, si può notare una lieve tendenza favorevole a Nole. Nel 2010 solo due confronti, 2-0 Nadal, a fine anno (US Open e Masters). Poi il grande 2011 di Djokovic (6-0, tutte finali), il 2012  (3-1, ancora tutte finali, tre vittorie di Rafa sulla terra, il partitone in Australia per Djokovic), il grande 2013 di Nadal (però con Nole 3-3). Dunque, 10-6 Djokovic negli ultimi tre anni (quasi il doppio), con almeno un episodio (lo ripeto, a mio personalissimo avviso!) assolutamente decisivo in senso favorevole a Nadal, nel 2011 al Roland Garros: l'imprevedibile exploit di Federer che piazza una prestazione leggendaria eliminando Nole in semifinale, e visto come stava andando la stagione – sia il livello di forma di Djokovic, sia le vittorie in sequenza contro lo spagnolo anche sulla terra - in finale con Rafa il serbo sarebbe stato sicuramente favorito. Poteva essere addirittura 11-5 con Grande Slam Djokovic nel frattempo, insomma, però lasciando da parte i “se” e i “ma” anche 10-6 è un dato che va analizzato: nel 2011 Nole ha “agguantato” Nadal, ha cominciato a vincere con continuità, e da allora (2012 e 2013) ha combattuto alla pari (6-4) con un Rafa sempre ad altissimo livello quando ha giocato (tolti i famosi 7 mesi di fine 2012 - inizio 2013), compresa la sua miglior stagione in assoluto (2013), quella che anche se mancante della partecipazione agli Australian Open ha fatto perfino vacillare in prospettiva il record Slam e le (per me leziose e accademiche) “aspirazioni GOAT” di Federer. Djokovic, insomma, è da almeno tre anni che è l'unico in grado di impensierire con regolarità (con regolarità! Non in momenti “magici” alla Rosol o Soderling), sul suo stesso piano e mettendo in campo caratteristiche di gioco speculari, il giocatore più forte se non come palmares assoluto (ma ci siamo vicini) sicuramente negli head-to-head contro tutti i principali avversari. Come ci riesce?

Rientriamo in campo con i nostri due fenomeni, ricordandoci quanto detto precedentemente (nel pezzo precedente) sulle geometrie degli scambi in pressione da fondo sulle diagonali maggiori, e vediamo quello che succede. Come detto, essendo Nadal mancino, le considerazioni generali esposte prima vanno contestualizzate e analizzate in modo complementare. Cominciamo con la diagonale destra.

Dritto di Djokovic contro rovescio di Nadal: Nole prevale con un discreto margine, perchè è nelle condizioni di controllare tale diagonale grazie alla maggior potenza e spin del suo dritto rispetto al rovescio di Rafa. Il quale, non avendo tra le sue opzioni naturali e preferite il lungolinea di rovescio, da quella parte non ha quasi mai la possibilità di sfuggire al martellamento, l'unica scelta che a volte propone è l'utilizzo dello slice (migliore di quello di Nole) per abbassare le traiettorie e rallentare il ritmo, ma lo deve giocare sempre in diagonale (ricordiamoci che un lungolinea lento è un invito a nozze per l'avversario, perchè apre il campo), trovando sempre il dritto del serbo che non lo soffre più di tanto. Altre volte riesce ad anticipare tirando il rovescio coperto forte e ancora più stretto in diagonale, ma in percentuale diventa un tentativo troppo rischioso, infatti lo prova come estrema ratio quando è davvero spostato molto fuori dal campo. Trovandosi infine a fronteggiare dei diagonali di dritto, quindi potenti, veloci e carichi, non ha quasi mai la possibilità di aggirare la palla per cercare il dritto anomalo, e togliere tale arma a Nadal è decisivo.
Conclusione: diagonale destra favorevole a Djokovic molto nettamente. Vediamo la diagonale sinistra.

Dritto di Nadal contro rovescio di Djokovic: qui Rafa è nella sua “comfort zone”, la diagonale mancina è il contesto dove può scatenare il suo terrificante top-spin di dritto, bombardando Nole con pallate ad altissima velocità, cariche e angolate. Come sopra, a ruoli invertiti, palle del genere impediscono praticamente sempre al serbo anche solo di tentare l'aggiramento alla ricerca del dritto anomalo, per uscire dall'angolo sinistro. Però Djokovic ha dalla sua, per limitare i danni, un rovescio bimane di tale qualità da consentirgli di reggere meglio la diagonale, pur se non di comandare (qualsiasi rovescio, anche il più fantastico immaginabile, contro un dritto come quello di Nadal sarà destinato a soffrire per il gap biomeccanico di velocità e rotazione della palla), e soprattutto, messo alle strette, è in grado di provare l'accelerazione lungolinea – colpo naturale che in certe situazioni e su certe palle ha davvero solo lui – con percentuali di rischio assolutamente accettabili. Va in difficoltà come tutti pressato dal gancio sinistro di Rafa, ma appunto riesce a tenere e a volte a uscire con il lungolinea come nessun altro contro lo spagnolo.
Conclusione: diagonale sinistra favorevole a Nadal, però meno nettamente.

Le restanti fasi di gioco, ovvero discese a rete (poche per entrambi, appena meglio come “mano” e abitudine al volo Rafa), variazioni come palle corte e recuperi in avanti (buona mano entrambi, appena meglio Nole, soprattutto il drop-shot di rovescio), così come la loro formidabile qualità negli spostamenti (più potente di piedi Rafa, più elastico Nole, resistenza alla fatica mostruosa per entrambi), non esprimono vantaggi sostanziali per nessuno dei due.

Dal quadro generale emerge quindi un margine di tipo strettamente tecnico/tattico – il dominio della diagonale destra da parte di Djokovic porta maggiori benefici in termini di controllo del gioco rispetto al dominio della diagonale sinistra da parte di Nadal, che Nole riesce a reggere meglio – a favore del serbo. Margine che però, da Nadal, viene a mio parere eroso, quando non annullato, sul piano delle qualità mentali e di concentrazione agonistica. Anche qui la differenza è minima, Djokovic ha una “testa da tennis” focalizzata e solida, e un “killer instinct” letale, ma può capitargli, magari per scampoli di partita, magari solo talvolta, di cedere all'emotività. Questo a Rafa non succede mai, ripeto mai: quando entra in campo nulla più esiste al di fuori della palla, del gioco, e della voglia di vincere feroce. Con lui si sono ridefiniti i concetti di “non mollare” e “giocare al massimo dal primo all'ultimo punto”. Certo, quando Nole è al top mentalmente e fisicamente, ha le armi per batterlo anche a ripetizione, abbiamo analizzato esaustivamente dal punto di vista tecnico come e perchè, e il 6-0 del 2011 ne è la dimostrazione. Ma Rafa è al top, soprattutto mentalmente, praticamente sempre, e il modo in cui è rientrato nel 2013 lo dimostra con altrettanta chiarezza.

Sarà un grande 2014, ne sono convinto, e anche se mi unisco da appassionato a tutti coloro che auspicano maggior varietà al vertice, e la possibilità di vedere ancora del tennis di attacco a tutto campo – che sia Federer o chi per lui a regalarcelo – spero di avere, da tecnico, almeno in parte svelato qualche aspetto meno evidente del tennis che mettono in mostra i primi due giocatori del mondo. Tennis che, lo posso assicurare, andando oltre il “non vanno mai a rete”, “corrono, picchiano e basta”, eccetera, offre spunti tattici interessantissimi e propone soluzioni brillanti proprio perchè giocato al limite tecnico/fisico, sul filo dell'incertezza.

(2 - FINE)

Luca Baldi

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