14/01/2014 10:31 CEST - AUSTRALIAN OPEN 2014

Kumkhum, la rivelazione degli Australian Open

TENNIS AUSTRALIAN OPEN - E' il personaggio del giorno a Melbourne Park, la thailandese che ha eliminato Petra Kvitova, favorita n.6 del torneo e con un Wimbledon in bacheca. Il suo hobby? Suonare l'ukulele come Elvis Presley. Da Melbourne, Ubaldo Scanagatta

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Luksika Kumkhum
Luksika Kumkhum

Con un nome così, Luksika Kumkhum, non si dovrebbe passare inosservati. Eppure della tennista thailandese che ha fatto irruzione fra le prime 100 del mondo – e pensate a quante italiane "super-coccolate", con molti più mezzi e molte più attenzioni da parte di club, federazione ricca, non ce l'hanno ancora fatta! - non è che se ne fossero accorti in molti.

Il suo primo Slam l'aveva giocato proprio qui in Australia un anno fa, a sei mesi dal ventesimo compleanno. Quando aveva passato anche il primo turno con quel suo strano gioco bimane da entrambi i lati: una conseguenza dell'aver preso la racchetta in mano già a 4 anni. Fin da piccolina, a lei di classe 1993 (l'anno in cui la Seles fu accoltellata ad Amburgo) devono averle detto che aveva qualcosa di Monica "che è il mio idolo, insieme a Tamarine Tanasugarn e – non poteva essere altrimenti - del primo (ed ultimo) thailandese mai entrato tra i top-ten del tennis: Paradorn Srichapan.

La allenava il padre, ex nazionale di tennis, Lersak Kumkhim, ma anche la mamma, Jaruwan Pancaisri non ha voluto mollare al marito la figlia unica restando in disparte: è stata lei l'assistent-coach, la vice-coach insomma di questa bamberottola che a 16/17 anni aveva i mezzi per giocare qualche circuito giovanile, in Italia, in Croazia. Sempre giocando, come l'idolo Seles, con grande aggressività. Il tennis a due mani, dritto e rovescio, non ti concede grandi possibilità di difesa, visto che perdi 25/30 cm di allungo sia sul dritto sia sul rovescio. L'unica risorsa è attaccare, vedi Seles, vedi Bartoli. E soprattutto se, come Marion Bartoli, non sei un mostro di fisicità, di atletismo, di agilità.

E' piuttosto in carne, direi quasi cicciottella, Luksika, 1m e 67 dichiarato in altezza, ma forse non ci arriva, per 67 kg, e lì invece ci arriva, forse li supera. Insomma fosse 10 kg di meno magari recupererebbe più palle in difesa. E attaccherebbe di meno.

Nata a Chantrabury, non lontana dal confine con la Cambogia, non è che la piccola Luksika avesse campi a iosa su cui allenarsi. "I nostri club più grandi in città avranno dai 3 ai 4 campi, e non ce ne sono tanti" – mi ha spiegato Suang Chantra-Urai, l'allenatore che ha sostituito papà il quale, con la figlia approdata a n.88 WTA ha per il momento deciso di prendersi un po' di riposo...o forse come il papà della Tanasugarn...h paura dell'aereo".

"Io sono stato n.8 di Thailandia, in nazionale ho giocato, in Davis no...il papà di Luksika era più forte e più giovane di me" mi dice Suang, 55 anni incredibilmente portati. Non ne dimostra più di 40.

"Ci siamo dovuti spostare a Bangkok per allenarsi e anche perchè più comodo prendere gli aerei ogni settimana dal Suvarnabhumi Airport (uno dei più moderni del mondo)" aggiunge.

Oltre che da coach fa anche un po' da inteprete a Luksika il cui inglese è proprio elementare. In conferenza stampa lui interviene, seduto dietro a me, ogni volta che lei balbetta: "E' una ragazza timida, umile..." mi spiega.

Gli chiedo se lei abbia hobbies oltre al tennis e lui "Sì certo, suona in continuazione l'ukulele (ma non sa lui e non so io se si scriva così) - e aggiunge - "E' quella specie di piccola chitarra hawaiana...". La stessa che suonava anche Elvis Presley in alcuni dei suoi film.
Lei al collo porta una collanina con un ciondolo: "E' un ...non so come dire, di Buddha...mi protegge, mi porta bene, fortuna".

E' il neo allenatore: "Luksika è un tipo nella cui testa prevale l'emisfero sinistro..." mi dice lasciandomi un attimo attonito - nel destro c'è la razionalità solida, nel sinistro la creatività artistica".

Intanto oggi la collanina con l'amuleto di Buddha ha procurato all'artista Luksika la fortuna di imbattersi in una Kvitova quantomeno distratta, 40 errori gratuiti, 22 dei quali di dritto. Una miniera di errori.

Mentre Luksita dice: "Non avevo nulla da perdere e ho provato a fare del mio meglio (tirando ogni volta che poteva e talvolta anche quando non poteva)...mi sono innervosita solo sul 5-3 quando servivo per il match e ho fatto 2 doppi falli, ma era il cuore che mi palpitava forte" dice Luksita battendosi il cuore con la mano per spiegar meglio quello che con le parole non le viene tanto, sorridendo con la macchinetta che corregge i denti e con gli occhi scuri e vivi che ridono anch'essi sotto i capelli a caschetto che da lontano la fanno sembrare un maschietto".

E' la sua prima vittoria contro una top-ten.

Petra dà la sua versione: "Non so cosa mi sia successo, non so spiegarmi. Stavo giocando bene, avevo fatto semifinale la settimana prima...non mi entrava nulla, il servizio, le gambe, i colpi, mi muovevo davvero male, tutto è dipeso a quello".

Ok, ma lei qualcosa che ti desse fastidio l'avrà pur avuto?,  le chiedo.

E Petra: "Sì gli incrociati stretti e angolati".

Dritto più che rovescio?

"Tutte e due".

Vedendo che è ben disposta, e sorridente nonostante la sconfitta, mi invento una scusa per chiederle qualcosa su Stepanek, il fidanzato che per lei ha lasciato la moglie, l'ex tennista Nicole Vaidisova che gli ha dato pure un figlio.

Radek è un un gran giocatore in termini di strategia e tattica, ti suggerisce ogni tanto cosa fare o no?

E lei sorridendo: "No, assolutamente no, ho un coach per questo".

Io: E lui è così discreto da non farsi sfuggire nulla, nemmeno un consiglio tattico?

Petra: "No, non parliamo di tattiche noi..."

Forse avrebbero fatto meglio a farlo. Mentre Luksika se la gode, dopo lo spavento patito sul 5-3, quando comunque tutta la folla era per lei: "Era la prima volta che giocavo davanti ad una n.6 del mondo, e con tutta quella gente che mi incoraggiava, ero davvero molto emozionata".

Con quel dritto davvero anomalo, al di là della presa bimane, non so se potrà fare molta strada adesso. Già con la tedesca Barthel che ha battuto la Zhang sarà dura. A meno che la collanina faccia un altro miracolo.

Da Melbourne, Ubaldo Scanagatta

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