06/02/2014 12:33 CEST - PERSONAGGI

Da Maxima a Babolat, 80 anni di racchette firmate Pietra

TENNIS - Pier Giovanni Pietra è un buon tennista che a fine carriera viene contattato dalla Dunlop per commercializzare i propri prodotti, compresa la famosa Maxply. Il blocco delle importazioni nel ‘36 è la scintilla da cui nasce la Maxima, racchetta made in Italy che spopola nel circuito. Negli anni ‘90 il figlio Riccardo cede il marchio alla francese Babolat, diventando amministratore delegato della filiale italiana. A Lione il nipote Giovanni collabora con Eric Babolat alla gestione dell’impresa. Salvatore Sodano

| | condividi
Logo Maxima
Logo Maxima

Ripercorriamo la storia di una delle ditte più importanti nella produzione di racchette da tennis  che affonda le proprie radici nell’azienda italiana fondata dalla famiglia Pietra. Oggi più di 30 top player usano una racchetta Babolat: tra gli uomini, il 1 al mondo Rafa Nadal, Jo-Wilfried Tsonga, Benoit Paire, Fabio Fognini, mentre tra le donne ricordiamo la vincitrice dell’Australian Open 2014 Na Li, Agnieszka Radwanska, Eugenie Bouchard, Samantha Stosur, Sara Errani e Francesca Schiavone.

Pier Giovanni Pietra, classe 1901, uno degli uomini che hanno contribuito a far grande il tennis in Italia, ultimo baluardo a tener alta l’insigne di una grande famiglia di industriali italiani del tennis, contribuendo alla creazione di quella struttura manageriale e commerciale, che è stata poi d'esempio per tutto il settore del business tennistico e non solo italiano.
Pier Giovanni nasce a Torino da Riccardo Pietra e Clotilde Cappa, tira di scherma e gioca a calcio fra i pulcini della Pro Vercelli, proseguendo gli studi che lo portano nel 1920 a prendere la maturità classica, poi la laurea in chimica pura nel 1926, a Torino, dove la famiglia si trasferisce da Palestro all'inizio degli anni Venti.

Le sue grandi passioni restano però la caccia e il tennis, che lo vede ottimo giocatore presso il circolo della Juventus. Entra in prima categoria, raggiungendo nel 1926 e 1927 la classifica di N° 15, e nel 1926 entra a far parte della nazionale italiana di tennis. Il passaggio all'attività manageriale avviene nel 1929. Pur continuando l'attività tennistica, Pietra diventa agente e promotore della Società Dunlop Italia, avviendone sul territorio nazionale la vendita di racchette marcate S.I.D.M. (Società Italiana Dunlop Milano) e delle palle, presse e scarpe Dunlop.

George Stanley Prouse, classe 1883, agli atti è l’uomo che creò il marchio “Maxima”, ma di questo Scoop ne riparleremo in seguito più dettagliatamente.
Sposò Rosetta Gagliardi nel ’32, brillante tennista, olimpica e pioniera del tennis italiano. Prouse, coinvolto pienamente da questo sport, già agente della Slazenger in Italia, entrò in Dunlop con Pietra e insieme iniziarono a vendere le nuove racchette S.I.D.M. e Maxply, sempre più somiglianti nella foggia e stile.
Il 1936 è l’anno della svolta: nella primavera storica dell’economia italiana, Prouse, dopo aver collaudato negli anni precedenti i nuovi telai, grazie anche alla collaborazione dell’amico Pietra, diventa il depositario del marchio “S.A. Maxima” con sede a Milano. Così nacque la prima racchetta da tennis costruita dalla S.I.R.T. (Società Italiana Racchette Tennis), che da fabbrica di mobili aveva acquisito l’esperienza necessaria nella lavorazione del legno e nella realizzazione di racchette per il gioco del tennis.

Distribuita grazie all’agenzia Dunlop Italia, la racchetta, simile a una Maxply anche nel logo, anziché riportare l’iscrizione “MAXIMA” nella banda rossa posta sulla stella in oro su fondo nero, che stava a significare il periodo della propaganda fascista, recava la scritta D.A.V.I.S., nulla in comune con l’omonima competizione, di fatto, la sigla stava a significare per l’appunto (Dunlop Agenzia Vendita Italia Sport) e sul retro, la firma autografa di G. S. Prouse (giusta per rivendicarne la proprietà). L’anno della nascita della racchetta Maxima coincise sfortunatamente con l’inizio dell’autarchia, quindi, continuare a lavorare proponendosi col nome Dunlop risultò quasi subito un’impresa ardua.

Col trascorrere dei mesi e con l’Europa avvolta dai dubbi di un’altra guerra, i due amici, convinti che tutto sarebbe finito presto, si unirono in società, anche perché, speravano di eludere le pressanti persecuzioni ai danni degli inglesi proprietari di beni sul territorio italiano, ormai visti come nemici. A ragion veduta, la racchetta cambiò l’iscrizione sul logo in “A.M.A.S.I.” (Agenzia Maxima Articoli Sportivi Italiani), ma ciò non bastò a tranquillizzare i due soci in affari.

Il 1939 fu l’anno della S.I.R.T: l’Inghilterra, chiusasi nel protezionismo, cessò di esportare le sue racchette Dunlop in Italia e la famiglia Billour, titolare della Sirt, ebbe subito il fiuto del guadagno facile vista la grande richiesta di racchette. Il 3 marzo del ‘39, depositarono il marchio come fabbrica di articoli sportivi e si attrezzarono alla grande, dedicandosi quasi esclusivamente alla fabbrica di racchette, dove il maggior committente risultò essere la Maxima.

Nel 1938 Pietra sposa Marzia Bartolini Salimbeni Vivaj. Dal matrimonio nascono 3 figli che in seguito saranno loro a portare avanti egregiamente l'impegno tennistico del padre. Dall’unione Prouse-Gagliardi nasce nel 1932 Johnny o Giovanni, promettente alfiere tra i giovani tennisti italiani del 1951. Gli studi d’ingegneria però lo terranno lontano dai campi da tennis, ma finirà anch’egli per collaborare con la Maxima. Diverrà stimato matematico italiano e pubblicherà alcuni libri guida sulle equazioni differenziali alle derivate parziali. (http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Prouse).

Il regime fascista, anche per ragioni di propaganda in pieno periodo autarchico, rafforza i controlli.
La preoccupazione per le sorti dell’azienda e delle due famiglie è evidente.

Nel ’40 il Prefetto di Milano Sechi, a seguito di una denuncia della Banca Commerciale Italiana con sede a Milano, firma il decreto di sequestro a carico della “Società Anonima Maxima”. Prouse, per non correre ulteriori rischi dovette rifugiarsi per un periodo in Svizzera con la famiglia.

Nel frattempo, la Federazione Italiana Tennis riesce a fare intercedere il DUCE nella risoluzione del sequestro: Pietra finge di acquistare le 400 azioni di Prouse, rimettendole nelle mani di un italiano, e così, con regio decreto del 1942, firmato dal Ministro delle Corporazioni, Renato Ricci, grazie anche all’intervento di Mussolini che del gioco del tennis ne era affascinato, venne revocato il sequestro a carico della Società, che per l’occasione cambierà anche momentaneamente la forma del logo. Pietra sobbarcato di ogni responsabilità aziendale, mandando avanti l’attività a piccoli passi e con grossi sacrifici, soprattutto economici, riavvia la produzione. Finita la guerra Prouse torna in Italia e l’azienda ripropone il logo “MAXIMA” nella forma originale.

I due amici, e lo rimasero per tutta la vita, col passar degli anni non entrarono mai in competizione tra loro: con la fine del conflitto mondiale, Prouse rimase il riferimento Dunlop e in Italia venne introdotta la racchetta Maxply che, già dal 1934, iniziava a trionfare e ad essere conosciuta in tutto il Mondo. Durante la permanenza in Svizzera, Prouse provò a promuovere il marchio Maxima, e quando ritornò in Italia portò con se nuove idee, una su tutte, quella di far produrre anche materiale sportivo per il Tennis Tavolo, soprattutto Palline, ma anche racchette per il Badminton. In un articolo del 1951, a lato di un’inserzione pubblicitaria che ne promuove la produzione MAXIMA, si legge una nota riferita al campione di Calcio Carlo Parola, quale gran giocatore di tennis tavolo che predilige la pallina SWISS della Maxima. La produzione ebbe un discreto successo per un ventennio, dal 1950 al 1970.

La Maxima Torneo resterà per quasi mezzo Secolo la racchetta più diffusa in Italia, adottata da tutti i grandi campioni italiani di quel periodo e in breve tempo diverrà un fenomeno di massa. Ecco perché oggi la si annovera come “il Mito” delle racchette da tennis italiane.
Il sodalizio “Dunlop Maxima” durò a lungo, fino a quando la famiglia Pietra, della gloriosa Azienda milanese, cedette negli anni ’90 tutto il Know-how ai patron francesi della Babolat.

Per il figlio del Cav. Pietra, dr. Riccardo, oggi numero uno della Babolat Italia, c’è forse la consapevolezza che il Mito non sia sparito del tutto, ma che rivive sotto altra veste, magari sotto quelle di due rette parallele... interminabili e lungimiranti.
 
Inglesi, italiani, insomma... la storia di questi due personaggi del tennis, il periodo bellico, l’aggressione all’Etiopia da parte dell’Italia nel 1935, mi fa ripensare al film “I due Nemici”, tra i protagonisti Alberto Sordi e Devid Niven, tra l’altro, vi partecipò come attore non protagonisti il mio Maestro di tennis Franco Mogos, primo giocatore italiano di origine eritrea. Trasferitosi in Italia, iniziò a giocare con una Maxima e conobbe personalmente il Cav. Pietra.

Ma anche l’Albertone nazionale ebbe a che fare con la Maxima: sul set di un Film ambientato a Roma, girò la scena impugnando una racchetta Maxima, modello “Superbe”.
Tuttavia, da questa bella storia originata dal rispetto reciproco tra Pier Giovanni Pietra e George Stanley Prouse si arguisce una metafora: difficile ma non impossibile, essere soci in affari e amici nella vita privata.
 

Salvatore Sodano (Tennis Ticinese)

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti