14/02/2014 13:11 CEST - STORIE DI TENNIS

Battesimo e cresima di 4 semi Fino alla comunione degli Slam

TENNIS - Dal 1925, ma soprattutto oggi, sono quattro i grandi appuntamenti che catalizzano attenzioni mediatiche, soldi e (sogni di) gloria.Ma come e perché nacque il concetto di Slam? Origini ed evoluzione dei Majors... con lampi di Tilden, in cinque atti. Special One

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Vincent Richards, Bill Tilden e Bill Johnston alla Coppa Davis 1922 (The Library of Congress)
Vincent Richards, Bill Tilden e Bill Johnston alla Coppa Davis 1922 (The Library of Congress)

Il 26 gennaio scorso Stanislas Wawrinka ha coronato il suo sogno. Il suo posto nella storia, qualunque cosa accada da qui fino al termine della sua carriera, se l’è assicurato. La popolarità, i soldi e soprattutto la gloria sono arrivati in un colpo solo, tutto all’ennesima potenza, molta di più di quanto non avesse raggiunto in tutta la sua permanenza sul tour. L’avreste mai detto voi? Io non ci avrei scommesso mezzo soldo bucato. Ora cosa potrebbe augurarsi ancora per la sua carriera… La Coppa Davis? Sì, ma non sarebbe un successo esclusivo, ma del team. Probabilmente il massimo che un singolarista può sognare lui l’ha raggiunto ormai. Magari la prima posizione nel ranking mondiale? Quello sarebbe un altro traguardo storico, un po' ambiziosetto con quei due là davanti che girano ma, anche se per una sola settimana (... il signor Rafter sa di cosa sto parlando) essere il primo al mondo nel tuo sport deve essere una sensazione strepitosa. Ma le classifiche ufficiali sono nate solo nel 1973 e, se dagli anni ‘50 era un rituale d’obbligo leggere le attesissime liste di fine anno dei vari giornalisti sulle riviste specializzate, prima era più che una sintesi, quasi semplificativa della stagione conclusa. L’unico vero punto in comune, un filo sempre presente, oggi e in passato, è la necessità di avere dei Major (non è accaduto sempre nella storia, a dir la verità, ma lo scopriremo più avanti) tornei maggiori su cui poter stabilire le proprie classifiche.

LA POPOLARITÀ DEL BRIDGE E IL CONCETTO SLAM

Sul significato della parola Major non c’è bisogno di spiegazioni ulteriori, facile, Major = maggiore, di prima importanza… ma Slam? Perché questo collegamento Major-Slam? E perché il connubbio Slam-Tennis?

Il termine Slam è nato nel XVII secolo, attorno al 1660, per descrivere “la vittoria di tutte le mani in un card game”, un gioco di carte, probabilmente il Whist, antenato del Bridge, prima di venire inglobato ufficialmente nel glossario di quest’ultimo, dove il Grand Slam vuol dire totalizzare il massimo punteggio possibile all’interno di una singola partita, con tutte e 13 le prese portate a termine ai danni dell’avversario. Così lo spiegava Charles Jones, nel suo Hoyle’s Games Improved, datato 1814 : “These declarations will supersede that of Boston [winning the first six tricks] simply... The highest, called Grand Slam, is undertaking to get 13 tricks".

È dunque il Bridge il gioco che brevetta ufficialmente il termine Grand Slam, l’unico gioco di carte riconosciuto come sport a livello mondiale, con tanto di federazioni e regolamenti ufficiali.
In Italia il CONI lo ha riconosciuto come attività sportiva nel 1993. La diffusione di questo passatempo parte dall’Inghilterra nell’Ottocento, ma si trasforma ben presto in un vero e proprio totem agli inizi del XX secolo, diventando uno dei card games più famosi al mondo. Nascono anche molte varianti, oltre alla prima rivista specializzata, il Bridge World nel 1929. Nel nostro paese, sotto il regime fascista, il gioco venne ribattezzato “Il Ponte” e poi sviluppato fino ad arrivare alla nascita, nel 1937, della prima federazione italiana, la FIGB, fondata da 8 appassionati.

Questa popolarità globale del Bridge porta lentamente l’immaginario collettivo a considerare il termine Slam come sinonimo di “successo completo” o di “pigliatutto realizzato”, binomio che è fortificato completamente a partire dal terzo decennio del XX secolo.

LA NASCITA DEI MAJOR NEL TENNIS

Pochi lo sanno, ma la nascita del circuito Major nel tennis internazionale avviene nell’autunno del 1923, quando l’International Lawn Tennis Federation, l’attuale ITF (nata 10 anni prima) promuove ufficialmente quattro tornei maggiori, organizzati da Francia (come prosecuzione ideale del World Hard Court Championships, un antenato Major giocato a Parigi, sul rosso, di cui parleremo più avanti) e da tre super-potenze mondiali, le uniche a vincere la Coppa Davis (Australia, Regno Unito e U.S.A.). La geografia politica del grande tennis era di fatto segnata.

L’esordio ufficiale dei Major arriva dunque nel 1924, anche se quell’anno mancherà all’appello il torneo francese, che per una serie di circostanze (tra le quali la disputa proprio a Parigi dei Giochi Olimpici) decide di svolgere la sua ultima edizione nazionale, aperta solo ai membri del club.

Il primo anno con i 4 Major finalmente al completo, è quello successivo, 1925: gli Australian (giocati dal 24 al 31 gennaio al White City Stadium di Sydney, sull’erba), i French (dal 28 maggio al 6 giugno allo Stade Francais di Parigi, sulla terra rossa), Wimbledon (dal 22 giugno al 4 luglio nel mitico All England Lawn Tennis and Croquet Club di Londra, sull’erba) e gli US Championships (conclusi il 19 settembre al West Side Tennis Club nel sobborgo di Forest Hills, a New York, sull’erba) sono finalmente riuniti. Quattro fratelli che non si separeranno mai più.

Quell’anno Renè Lacoste e Suzanne Lenglen, due autentiche leggende del tennis francese, riescono a fare la doppietta French-Wimbledon rispettivamente in campo maschile e femminile, la prima doppietta della storia al primo tentativo realizzabile. James Anderson e Daphne Cozens trionfano in Australia mentre Bill Tilden (che dominò come pochi altri il tennis maschile nel ‘25) e Helen Wills si laureano campioni negli Stati Uniti.

GLI ANTENATI DEI MAJOR (1877-1923)

Ma facciamo un passo indietro. Se i Major sono nati solo nel 1924, prima il tennis come si strutturava? Questo sport nasce mezzo secolo prima! Secondo molti, la data ufficiale dovrebbe essere sancita dal brevetto che fece il maggiore inglese Walter Clopton Wingfield - 23 febbraio 1874 – nel quale tutte le regole moderne (pressoché intatte fino ad oggi, eccetto qualche variazione) furono registrate in quel di Londra. E allora, per un periodo lungo mezzo secolo i giocatori avevano l’idea dell’evento maggiore? Un campionato che potesse essere il migliore di tutti? La risposta è: sì.

Va fatta una premessa, i quattro Major istituiti nel ’24 erano tornei già pre-esistenti, con una storia ben salda alle spalle, ma non tutti erano stati dei grandi eventi prima della promozione ufficiale “sul campo”. Naturalmente è un discorso che non vale per Wimbledon. Il 1877 è l’anno dell’inaugurazione del torneo, il primo ufficiale della storia che già all’epoca si vantava di essere una sorta di Campionato del Mondo del Lawn Tennis. Il concetto di Major è iniziato quell’anno con quel torneo mitico.

La popolarità del gioco cresce. Si sviluppano le prime organizzazioni, i primi tornei e con essa la necessità di creare un corpo di governo mondiale. La Federazione Internazionale nasce così a Parigi il 1° marzo 1913, grazie all’unione di 12 associazioni nazionali, che decisero di affiancare al grande torneo di Wimbledon altri due (antenati) Major : il World Hard Court Championships, considerato il precursore dell’attuale Roland Garros, anche se non è lo stesso torneo (specifichiamolo, visto che i Campionati Francesi erano già nati a partire dal 1891, poi diventati nel 1925 French “Open” anche agli stranieri) e il World Covered Court Championships.

Insieme, i tre tornei formarono un ideale trittico World Championships, elevati a Major dall’ITF, visto che Wimbledon fu anche chiamato, meno notoriamente, World Lawn Court Championships.
Ognuno giocato su una superficie diversa : Wimbledon ovviamente sull’erba, il WHCC sulla terra battuta, rossa, di Parigi (eccetto un’edizione, che si giocò a Bruxelles nel 1922) e il WCCC sul “wood floors”, sul legno, indoor, con sede a rotazione, la prima a Stoccolma, l’ultima a Barcellona.
Cerco di ribadirlo, perché per i meno esperti questo può far specie : il World Hard Court Championships è stato il maggior torneo del mondo sul clay (terra battuta, fango rosso, avete capito insomma), la dicitura potrebbe ingannare e far pensare che si tratti di un torneo sul cemento! Ma non è cosi.

Detto questo, e messi in cascina questi tre tornei, c’è ne però un quarto che bussa prepotentemente alla porta dei grandi. Prima del 1924 non era riconosciuto, almeno ufficialmente, parte dello status-Major ma in pratica è come se lo fosse stato. A tutti gli effetti. Forse anche di più  rispetto agli altri due “fratelli” di Wimbledon (anzi sicuramente di più). Stiamo parlando degli US Championships, il moderno US Open, che fu ignorato dall’ITF solo perché la United States Lawn Tennis Association  (la federazione organizzatrice del torneo) era indipendente, e quasi concorrente al governo internazionale di Parigi.

Quando poi le due parti trovarono il modo di collaborare, la promozione fu naturalmente istantanea. Lo US Championships, sin dal primo anno di fondazione (1881) è subito stato il naturale contro-altare del torneo di Wimbledon, quasi per natura geografica, riconosciuto da tutti (opinione pubblica, addetti ai lavori e giocatori stessi) come l’altro grande evento tennistico mondiale, dopo solo poche edizioni di vita. Giocato a Newport, nel Rhode Island, sulla costa atlantica (e successivamente a New York) il torneo si impose, in maniera del tutto naturale, come l’epicentro assoluto del continente americano.

Volendo stilare una mappa degli antenati, dal 1877 al 1880 Wimbledon era l’unico Major.
Dal 1881 fu affiancato dal torneo americano, nel 1912 i Major divennero tre, con l’aggiunta del World Hard Court Championships di Parigi, mentre dal 1913 si raggiunse il numero quattro (che poi rimarrà quello canonico) con il World Covered Court Championships.

All’alba del 1924, coloro che avevano vinto più Ancestor Major, se si possono chiamare cosi, erano in cinque. Tutti a quota sette titoli. Richard Sears, lo studente di Harvard, che vinse le prime sette edizioni degli US Championships (1881,’82,’83,’84,’85,’86,’87) stabilendo il primo record del torneo con 18 successi consecutivi. Il mitico William Renshaw, che ha scritto la sua leggenda a Wimbledon, anche lui con sette successi (1881,’82,’83,’84,’85,’86,’89), anche se ben 5 firmate sfruttando il “Challenge Round”, ovvero giocando solo la finale, come spettava di diritto al campione in carica. L’altro William, quello americano, William Larned che incise il suo nome sette volte negli Stati Uniti (1901,’02,’07,’08,’09,’10,’11). Poi arriviamo a Tony Wilding, colui che viene definito da molti il primo vero numero uno della storia moderna : vinse quattro Wimbledon (1910,’11,’12,’13), un WCCC (1913) e due WHCC (1913,’14). E la leggenda Bill Tilden, che trionfò in due edizioni di Wimbledon (1920,’21), in quattro degli US Championships (1920,’21,’22,’23) e nell’evento precursore del Roland Garros, il WHCC di Parigi (1921).

Ricordiamo per onor di cronaca, che per via della prima guerra mondiale, dal 1915 al 1918 l’unico Major disputato fu quello americano, mentre nel 1914 e nel 1919 saltarono rispettivamente il WCCC e il WHCC. I quattro Ancestor al completo si disputarono solo in cinque stagioni : nel 1913, 1920, 1921, 1922 e 1923. Nel 1924 poi ci fu l’anno di transizione in cui furono declassati i due tornei più giovani, e si disputarono solo tre Major : oltre a Wimbledon e US, ci fu l’aggiunta degli Australian a gennaio, prima del definitivo completamento avvenuto nel 1925 con l’esordio dei French Championships, finalmente aperti a tutti i giocatori internazionali.

Nessuno ha realizzato un “Ancestor Major Slam” (locuzione stridula, molto stridula! Anche perché “Slam” associato al tre è bruttino…, ma spero di rendere l’idea), ovvero vincere tutti i Major della stagione (quando ne erano almeno 3 a stagione, si intende). Lawrence Doherty fu il primo a vincerne due nello stesso anno (1903), quando si portò a casa Wimbledon e US, e teoricamente fu una sorta di all-in, visto che erano anche gli unici due Major dell’anno! Ma non possiamo considerarlo uno Slam realizzato, ovviamente, per i motivi suddetti.

Tony Wilding è quello che si è avvicinato di più, nel 1913, portando a casa tre Major su quattro: vinse i primi due, non partecipò agli US Championships di fine agosto e poi si prese l’ultimo Major l’8 novembre a Stoccolma battendo Maurice Germot. Wilding mancò dunque solo il torneo americano, ma riuscì a riunire lo storico trittico World Championships istituito dall’ITF vincendo le 3 corone: Wimbledon, WHCC e WCCC.
Il neozelandese resta l’unico giocatore della storia a riuscire in questo accomplishment. Morì meno di due anni dopo, il 9 maggio 1915, ucciso in battaglia a Neuve-Chapelle, in Francia, mentre era sotto le armi per la prima guerra mondiale. Non aveva ancora 32 anni.

L’unico giocatore, oltre a Wilding, che riuscì a vincerne tre su quattro fu Bill Tilden nel 1921, in una delle migliori stagioni della sua carriera (anche se è piuttosto riduttivo dirlo per uno come lui, capace di vincere il 93% dei suoi match in 18 anni di attività tra gli amateurs… impressionante).
Comunque, nel 1921 saltò il WCCC giocatosi a Copenaghen, dal 2 al 10 aprile, per poi vincere i tre Major successivi : il WHCC sulla terra rossa (def. Jean Washer 6-3 6-3 6-3), Wimbledon (def. Brian Norton 4-6 2-6 6-1 6-0 7-5) e gli US (def. Wallace Johnson 6-1 6-3 6-1). A Wimbledon, grazie al Challenge Round, Tilden disputò solo la finale, avendo vinto l’anno prima.

Le uniche altre occasioni in cui un giocatore si portò a casa due Major nella stessa stagione si son verificate nel 1920 sempre grazie alla firma di Tilden (griffò Wimbledon e US) e nel 1922 quando il moschettiere Henri Cochet fece il double WCCC – WHCC trionfando a St.Moritz (sul legno) e Bruxelles (sul rosso).

Nessun giocatore è riuscito a fare l’”Ancestor Career Major”, ovvero vincere in carriera almeno una volta tutti e quattro gli Ancestor tra il 1877 e il 1923. A Wilding è mancato il torneo americano, a Tilden è mancato il WCCC.

Questa nostra prima puntata volge al termine, ma prima di lasciarvi vi riporto qualche stralcio dell’articolo originale del New York Times celebrante la vittoria di Tilden nel Major parigino, (in ordine cronologico fu il terzo Major vinto nella sua folgorante carriera – l’unico sul rosso).

5 giugno 1921.

William T. Tilden of Philadelphia today won the world’s hard court tennis singles championship by is defeat of the Belgian player M. Washer in straight set 6-3 6-3 6-3. His real superiority over Belgian is not indicated by the point score, which would make it appear that the American Champion had a harder time in disposing of his youthful, left-handed opponent than he really did.
Tilden’s 82 to Washer’s 107 does not tell the story of the match, as Tilden was the winner all the way. Tilden had only seventeen placements against twenty-eight of Washer, but this is accounted for by the fact that the American saved himself whenever possible.
He never went after the ball unless he was sure of returning it.

Washer’s service, with no ace and eight double faults, was far weaker than that of Tilden, who served seven aces but matched them with seven double-faults. Tilden made only twenty-three nets to Washer’s thirty, and only twenty-eight out to the Belgian forty-one.
The difference in errors was due to Tilden’s splendid placing of the ball close to the line and his tantalizing chops intermingled with speedy-drives, which baffled his less experienced opponent.

Tilden came through the tournament without at any time being really extended. The immense crowds which watched the play today gave the champion an ovation such as never has been given a tennis player in France. It cheered for fully five minutes after Tilden’s beautiful pass down the sidelines out of reach of Washer as he plunged toward the net, won the match for the champion.
Washer played gamely and showed great speed in covering the court, until he tired in second set.
It was the best tennis Washer has displayed in the tournament and probably in entire career.
The match demonstrated that there was no player in the tournament able to give Tilden a hard battle in the singles
”.

Meraviglioso, Tilden fa meno punti dell’avversario (82 a 107), ma allo stesso tempo domina la partita 6-3 6-3 6-3 con un primo set strepitoso. Entrambi calano fisicamente nel secondo, ma l’esperienza del campione (che fa meno errori – 28 contro i 41 del belga) prevale con netta superiorità. 23 discese a rete per Big Bill, 30 per Washer. Nessun ace e 8 doppi falli il belga, 7 ace e 7 doppi falli per l’americano. Dopo il punto decisivo, ovazione assoluta (come mai per nessun tennista in Francia, cosi riporta il pezzo) per 5 minuti. La prestazione di Washer viene descritta forse come la migliore della sua carriera, ma non è bastato a impegnare davvero Big Bill.

L’evoluzione dei quattro semi prosegue nella prossima puntata passando per un anno fondamentale, che sancisce il matrimonio definitivo tra il tennis e la parola Slam. Gli uomini della leggenda e quelli che, a loro modo, nella leggenda ci sono entrati lo stesso, anche se grazie ad un colpo solo.

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Prossimamente su Ubitennis :
- Atto II (1933 : il binomio vincente, i Grand Slammer e le sue statistiche, il Re e gli One-shot)
- Atto III (Uragano Budge, i Major Paralleli e gli Ancestor)
- Atto IV (La Regina, Pro/Dilettanti come valutarli?, i men’s Major al completo)
- Atto V (l’Era Open, Slam come fratelli diversi, l’uomo e gli uomini dei record)

Special One

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