17/02/2014 12:13 CEST - NON SOLO TENNIS

Dieci anni senza il Pirata, il ricordo di Ubaldo

NON SOLO TENNIS - Dal libro di Ubaldo per i 50 anni del Credito Sportivo "Mezzo Secolo di Campioni" - vedi nota in fondo per l'eventuale richiesta - leggi qui un profilo di Marco Pantani

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Marco Pantani
Marco Pantani

MARCO PANTANI Il Pirata
CESENA, 13 gennaio 1970 – RIMINI, 14 febbraio 2004


Marco si è perso e non ha saputo tornare. Nella sua vita da”Pirata”, come direbbe Bennato, è andato all’arrembaggio con destrezza e ha naufragato in mezzo ai guai. Se n’è andato il giorno degli innamorati del 2004, e di innamorati ne ha lasciati tanti. I milioni che si fermavano davanti alla tv, le migliaia che lo aspettavano per ore solo per vederlo sbucare, solo al comando, dall’ultimo tornante sulle Alpi o sui Pirenei.


Cos’è che ancora Ci Fa Vivere le Favole

Pantani nasce vicino al mare, a Cesena, ma sogna la montagna. È timido, ma nasconde uno sconfinato desiderio di affermazione. Da ragazzo gioca a calcio e vive la solitudine dell’ala destra. Con le spalle strette e la maglia numero 7, Marco non ce la fa a librarsi in volo a colpi d’ala su un campo di pallone. Non ha il talento di Bruno Conti o di Gigi Meroni, non gli piace stare in panchina e sceglie un altro tipo di solitudine, la vita in bicicletta. È solo anche il giorno della sua prima vittoria, il 22 aprile 1984. Ha staccato tutti prima dell’arrivo a Case Missiroli, vicino Cesena.

“A quindici anni” scrivono Pier Bergonzi, Davide Cassani e Ivan Zazzaroni nel libro “Pantani. Un eroe tragico”, “Marco ha ancora tutti i capelli, ma ha già lo sguardo laser e l’inquietudine dietro gli occhi. E ha momenti blues profondi come il mare”.

Il suo sogno è il Giro d’Italia. Tra i dilettanti ottiene il terzo posto nel 1990, dietro Wladimir Belli e Ivan Gotti, l’anno successivo è secondo alle spalle di Francesco Casagrande. Nel 1992 la progressione è completata. Fa il vuoto sulle Alpi, vince e passa professionista con la Carrera, la squadra di Claudio Chiappucci, fortemente voluto dal talent scout Beppe Martinelli. Nel ‘93 deve ritirarsi a quattro tappe dalla fine: la sua storia di amore e odio con la Corsa Rosa è appena cominciato.

La prima svolta della carriera arriva l’anno successivo, sempre al Giro. “Se non vado come dico io” dice a Davide Cassani, attuale commentatore Rai che ha ricordato questo episodio nella puntata di Sfide dedicata a Pantani, “me ne torno a vendere piadine con mia madre”. Non sarà necessario.

Nella Lienz-Merano (14a tappa) attacca in salita, rimonta Pascal Richard in una discesa forsennata con quella sua strana posizione tutta spostata all’indietro, vince per distacco e dà 40” a Bugno e ai migliori del mondo. È il 4 giugno 1994, il suo primo successo da professionista. Il giorno dopo c’è la massacrante Moreno-Aprica, la tappa più dura della corsa. Pantani divora il Mortirolo in 43’53” staccando la maglia rosa, Berzin, e Indurain. Viene ripreso in discesa, ma sulle rampe del Santa Cristina, nessuno gli resta a ruota. Al traguardo dell’Aprica è di nuovo solo al comando. Chiuderà secondo in classifica generale e sarà terzo al Tour de France.

Nel 1995, mentre si sta allenando per il Giro di Romandia, ha un’incidente con una Fiat Punto ferma a un incrocio a Santarcangelo di Romagna; addio Giro d’Italia. Si ripresenta convinto al Tour e vince la tappa più bella, con l’arrivo in cima all’Alpe d’Huez, dopo una fuga con Ivan Gotti e un brivido nel finale. Non gli segnalano per tempo la svolta a sinistra verso il rettilineo d’arrivo e per poco non finisce nel parcheggio. Il giorno dopo la corsa è funestata dalla morte di Fabio Casartelli.

Il destino torna a giocare contro il “Pirata”. Durante la Milano-Torino del 1995, un altro incidente, stavolta con una jeep: frattura di tibia e perone e addio alla stagione 1996. Nel 1997 cambia squadra, passa alla Mercatone Uno di Luciano Pezzi, un’istituzione del ciclismo italiano, già gregario di Coppi e direttore sportivo di Gimondi. Ma al Giro, la sfortuna colpisce di nuovo. Un gatto attraversa la strada durante la Mondragone-Cava dei Tirreni. Pantani cade e deve ritirarsi. Al Tour la rabbia è tanta, e la sfoga tutta sull’Alpe d’Huez. Arriva di nuovo solo al comando, e nel gesto di esultanza c’è un messaggio forte e chiaro: “sono tornato!”.


“Vado forte in salita solo per abbreviare la mia agonia”


L’Anno del “Pirata”

Pantani è già diventato il “Pirata”, per quel suo look così caratteristico, per quella bandana che si toglie quando parte in salita come fosse un guanto di sfida. Arriva all’ultima settimana del Giro con 3’49” da recuperare sulla maglia rosa, lo svizzero Alex Zülle. La prima, vera tappa di montagna è la diciassettesima, Asiago-Selva di Val Gardena. Pantani attacca sulla Marmolada, che non aveva mai affrontato prima in carriera, e manda in crisi Zülle. Stavolta non è solo al comando. Con lui è partito Guerini, cui lascia la vittoria di tappa. Il “Pirata” è in maglia rosa per la prima volta in carriera. Il giorno dopo Tonkov lo batte in volata a Pampeago. Il Giro si deciderà alla 19a tappa, con l’arrivo a Pian di Montecampione. Pantani è capace di mantenere la stessa frequenza, negli scatti in salita, sia quando sale sui pedali sia quando si siede. Per gli avversari è un incubo. Ma Tonkov riesce a stargli dietro anche sull’ultima salita. Pantani moltiplica gli scatti, non si volta indietro per non dare l’impressione al russo di essere stanco, ma controlla l’ombra sull’asfalto. E l’ombra di Tonkov è sempre lì. Finché, sul finire della salita, l’ombra sparisce. Tonkov è in crisi. Pantani ha vinto tappa e Giro.

Prima del Tour muore Luciano Pezzi, che era come un padre per Pantani. Per quel sogno chiamato maglia gialla, Marco convince tutti i compagni di squadra a presentarsi con i capelli rasati a zero. Ma è quintultimo dopo il prologo di Dublino. Accumula altri 4’21” di ritardo da Ullrich, il grande favorito, dopo la settima tappa a cronometro. Sembra fuori dai giochi. Ma nell’ultima settimane arrivano le montagne, le grandi salite. E come scrive Gianni Mura di Repubblica, “il bello di Pantani è che lo aspetti e lui arriva. Come un treno, come un vento, come una ruspa, come una musica”. Vince a Plateau de Beille con 1’40” di vantaggio su Ullrich. “Perché vai così forte in salita?” gli chiede Mura al traguardo. “Solo per abbreviare la mia agonia”.

Pantani ha ancora 3 minuti da recuperare ma il 15 luglio c’è la tappa più dura, con arrivo a Les Deux Alpes. Il primo ad attaccare è Leblanc. È una giornata infernale e invernale, un 27 luglio di vento, di freddo, di pioggia. Sul Galibier, la vetta più alta del Tour, Pantani attacca e stacca il gruppo di Ullrich. Poi un brivido: appena scollinati i 2645 metri, il “Pirata” si ferma ai bordi della strada. Ma i timori svaniscono presto. Ha accostato perché non riusciva ad indossare la mantellina che il direttore Orlando Maini gli aveva passato per proteggersi dal freddo durante la discesa. Mancano 50 chilometri al traguardo. Su quella discesa Ullrich va in crisi di fame. Pantani va come un treno, recupera tutti i fuggitivi della prima ora, vince per distacco e dà quasi 9 minuti a Ullrich. Conquista la maglia gialla e la conserva fino ai Campi Elisi. A premiarlo c’è Felice Gimondi, l’ultimo italiano ad aver vinto il Tour, nel 1965. È lui che gli solleva il braccio in segno di vittoria. Un fotogramma simbolo, un passaggio di consegne. Pantani è il primo italiano capace di completare l’accoppiata con il Giro dopo Fausto Coppi (1952). In Francia si innamorano tutti di Pantani, che viene paragonato a Charly Gaul, “l’angelo della montagna”.

Il fotografo della rivista francese Vélo vuole ritrarlo in giacca e cravatta per la copertina del numero che celebra la sua impresa. Pantani non ci sta, e compare in camicia di velluto, pizzetto e orecchino. Marco, scrivono Bergonzi, Cassani e Zazzaroni, “respira l’aria nobile della storia. Sente di aver compiuto il suo viaggio”.


L’Ultima Tappa

“Marco Pantani” ha scritto Gianni Mura, “ha cominciato a morire quella mattina del '99, a Madonna di Campiglio”. È il 5 giugno. In quell’edizione del Giro ha vinto su tutte le salite, ha firmato una rimonta epica dopo una caduta a Oropa, ma viene fermato dalla commissione dell’UCI. Ematocrito alto, dicono le analisi (52%, 2 punti più del consentito). Il sospetto è che Pantani abbia fatto ricorso all’EPO. Viene perciò espulso dal Giro. “Lui, il re delle salite, si è specializzato nelle discese. Agli inferi, ai paradisi artificiali, a tutto quello che lo nascondeva all'opinione pubblica, ai giornalisti, ai giudici.” prosegue Mura. Sono gli anni delle notti bianche, della cocaina, di un ultimo giro di giostra, un ultimo acuto sullo Zoncolan al Giro del 2003. Poi ci sono solo il ricovero nella clinica di Teolo, i viaggi a Cuba e il triste finale in un anonimo residence di Rimini. Un’agonia nient’affatto abbreviata e ancora poco chiara. Il campione che voleva vincere da solo è stato lasciato ancora più solo nell’ora dell’addio.

Chi fosse interessato ai due libri "50 anni di Credito Sportivo, Mezzo Secolo di Campioni", scriva a direttaubitennis@gmail.com. Ne sono rimaste poche copie.

I 110 campioni di 28 diversi sport  raccontati nelle 256 pagine complessive, illustrati da oltre 600 foto, sono due per anno:
1957 Coppi-Bartali, 1958 I fratelli Mangiarotti, 1959 Pietrangeli-Gardini, 1960 Berruti-Consolini, 1961 Monti-Nones, 1962 Ragno-Lonzi, 1963 Rivera-Mazzola, 1964 Menichelli-Pamich, 1965 Gimondi-Adorni, 1966 Di Biasi-Cagnotto, 1967 Benvenuti-Mazzinghi, 1968 Zoff-Albertosi, 1969 De Magistris-Pizzo, 1970 Riva-Boninsegna, 1971 Thoeni-Gros, 1972 Raimondo e Piero D'Inzeo, 1973 Calligaris-Lamberti, 1974 Agostini-Ubbiali, 1975 Ferrari-Alboreto, 1976 Panatta-Barazzutti, 1977 Bettarello-Munari, 1978 Simeoni-Dorio, 1979 Saronni-Lanfranco, 1980 Mennea-Da Milano, 1981 Giuseppe,Carmine,Agostino Abbagnale, 1982 Rossi-Conti, 1983 Cova-Panetta, 1984 Moser-Argentin, 1985 Maldini-Bergomi, 1986 Canins-De Zolt, 1987 Meneghin-Riva, 1988 Bordin-Maenza, 1989 Baresi-Scirea, 1990 Bernardi-Lucchetta, 1991 Bugno-Chiappucci, 1992 Compagnoni-Kostner, 1993 Baggio-Vialli, 1994 Di Centa-Fauner, 1995 Tomba-Ghedina, 1996 Trillini-Rossi, 1997 Chechi-Cassina, 1998 Pantani-Ballerini. 1999 Belmondo-Piccinini, 2000 Rosolino-Fioravanti, 2001 Idem-May, 2002 Cipollini-Bartoli, 2003 Rossi-Biaggi, 2004 Vezzali-Baldini, 2005 Sensini-Magnini, 2006 Cannavaro-Buffon, 2007 Bettini-Ballan, 2008 Totti-Del Piero, 2009 Pellegrini-Filippi, 2010 Schiavone-Pennetta, 2011 Zoeggeler-Kostner

Ubaldo Scanagatta

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