18/02/2014 01:30 CEST - Tennis Coppa Davis

La guerra di Del Potro me ne ricorda altre (Scanagatta)

TENNIS COPPA DAVIS - E se Juan Martin Del Potro fosse stato italiano? E la federazione contestata quella di Binaghi? Vero che Fabio Fognini non è il n.5 del mondo, però... Ubaldo Scanagatta

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L'Argentina di Davis del 2011 con Del Potro
L'Argentina di Davis del 2011 con Del Potro
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Ve lo immaginate se un tennista italiano avesse osato scrivere così aspramente, senza peli sulla lingua, quel che ha scritto Juan Martin Del Potro addirittura in un comunicato ufficiale diretto ai propri dirigenti federali?

Come minimo Angelo Binaghi lo avrebbe squalificato a vita...se non fosse stato n.1 o anche n.5 del mondo però.

Perchè nel mondo in cui secondo Juan Martin Del Potro prevale "la morale e l'ipocrisia" della federazione argentina...

(tutto il mondo è Paese, scusatemi ma non si può non chiosare qui, ricordando quando Nicola Pietrangeli, incoraggiato ed appoggiato da Binaghi, ebbe a dichiarare che il rifiuto di Bolelli a difendere i colori azzurri a Montecatini contro la Lettonia era come se Bolelli avesse sputato sulla bandiera italiana! E avete forse dimenticato tutte le frasi retorico-patriottiche pronunciate dallo stesso presidente Binaghi quando – dopo aver squalificato Bolelli dalla Coppa Davis "finchè sarò io presidente"! Squalifica revocata appena lo sgradito coach Pistolesi si tolse di torno_ fu protagonista successivamente di dichiarazioni virulente nel corso delle vicende concernenti Seppi a Cagliari con la Slovacchia e poi a Castellaneta con la Bielorussia..., Fognini quando battuto da Seppi al Foro si dichiarò malmesso per il match di Davis...per poi andare a giocare il torneo Atp di Belgrado?)

... è molto più facile prendere drastici e minacciosi provvedimenti contro chi non è compreso fra i primi 35 del mondo (come infatti non erano Simone Bolelli nel 2008 e Andreas Seppi nel 2010) che non invece contro chi possa vantare la popolarità del top-5 del mondo e il seguito che quella posizione comporta.

Tant'è che non mi aspetto nessuna "ritorsione" da parte dei dirigenti argentini nei confronti di Del Potro, perchè Juan Martin è molto più popolare di loro anche se all'orgoglioso popolo argentino non piacerà continuare a perdere le occasioni di far bene in Coppa Davis stante l'assenza del loro miglior giocatore.

Gli aficionados argentini hanno molto sofferto di non poter vincere la Davis nemmeno quando avevano due campioni come Guillermo Vilas e Jose Luis Clerc, entrambi compresi fra i primi 5 tennisti del mondo.

Anche allora i dirigenti federali argentini non si mostrarono capaci di gestire bene la situazione che vedeva nello stesso pollaio due galli piuttosto egocentrici come Vilas e Clerc. Ma con un po' di buon senso ed equilibrio si sarebbe dovuto trovare il verso di farli coesistere, senza promettere mari e monti a uno solo dei due, ogni qualvolta uno era meglio classificato o più appoggiato. Così come oggi dirigenti avveduti dovrebbero trovare il modo di rapportarsi con Del Potro senza urtarsi in modo così violento.

Certo è che Delpo non gliele ha mandate a dire dietro le spalle! Nel dire "Sono necessari profondi cambiamenti per correggere gli errori che si sono ripetuti nel corso degli anni" in pratica è come se dicesse (nemmen tanto tra le righe): "Solo quando se ne andrà questa gente, questi dirigenti, c'è speranza che questi errori non si ripetano".

Insomma, per capirsi, sarebbe come se domani il nostro n.1, un Fognini n.5 del mondo, dichiarasse: "Se non se ne va Binaghi e questo gruppo dirigente io non gioco più in Davis".

Oggi Fognini, che a n.5 deve ancora arrivare, non lo direbbe mai. Anche perchè oggi i suoi rapporti sono buoni, dopo aver ottenuto via via tutto quel che voleva o quasi.

Non è sempre stato così.

Sei anni fa, a Castellaneta se non erro, suo padre Fulvio mi aveva promesso davanti ai genitori e al manager di Bolelli che annuivano, che un giorno mi avrebbe detto "in esclusiva" una quantità di cose di malagestione federale che secondo lui non erano sopportabili.

Sapevo che avrei atteso invano.

Oggi, ovviamente, le cose sono cambiate e la promessa papà Fognini l'ha dimenticata (???). Io no, anche se non mi ero mai illuso che gli avrebbe dato seguito. Fulvio è tipo istintivo, chiunque lo conosca lo sa.
Un giorno sparava a zero sulla Fit, il giorno dopo su me. Oggi gli conviene più sparare, eventualmente, su me. Domani si vedrà. Le situazioni non sono mai cristallizzate in eterno.

Oggi la FIT porta, legittimamente, Fabio in palmo di mano. I sacrifici finanziari li ha fatti per anni papà Fognini (e meno male che aveva i soldi per farli! Ci riflettano un po' sù tutti quanti oggi dicono che mettere 4 milioni all'anno in una tv invece che aiutare tanti ragazzi privi di mezzi ad essere competitivi sia la cosa migliore...).

Ma non è sempre stato così e la gente che non ha la memoria corta lo sa.

Ma torniamo a Del Potro, ragazzo beneducato ma discretamente suscettibile _ come gran parte dei tennisti argentini che ho conosciuto, Vilas e assai di più Nalbandian in testa _ e parecchio tosto.

"Non permetterò che il mio nome venga usato per giustificare una mia rinuncia, solo come trucco. Non ho mai richiesto un capitano e ho sempre rispettato le decisioni degli altri, anche se loro non mi hanno rispettato", ha aggiunto.

Qui Del Potro, per chi non lo sapesse si riferisce al fatto che lui non si è mai pronunciato decisamente contro Martin Jaite, da sempre amico di Nalbandian di cui è stato anche coach e da sempre in cattivi rapporti con Franco Davin che è invece il coach di Delpo...

Jaite arrivò a dire recentemente "Se sono io il problema per il quale Del Potro non vuol giocare la Coppa Davis sono pronto a farmi da parte".

Ma guarda caso si è appena concluso il torneo di Buenos Aires con la vittoria di Ferrer su Fognini e del quale torneo il direttore è proprio Martin Jaite. E Del Potro dov'era? A Rotterdam! Sarebbe come se durante gli Internazionali d'Italia Fognini, il nostro n.1 (che però non è ancora n.5 del mondo, lo ricordo di nuovo per dire che non avrebbe lo stesso peso di un del Potro) giocasse – se un Masters 1000 avesse tornei concomitanti - un torneo in un altro Paese. Sai che scandalo?

Gli organizzatori argentini, la federazione argentina, hanno pagato un ingaggio a Ferrer perchè venisse a Buenos Aires. Ma Ferrer, già visto e rivisto lì, vittorioso nelle ultime due edizioni del torneo ma giocatore non particolarmente spettacolare, non avrebbe mai venduto tanti biglietti quanto Del Potro!

Eppure l'accordo non è stato trovato. Anzi, a giudicare da quel che traspare chiaramente dal comunicato del manager di Del Potro la situazione non è mai stata così ai ferri corti come adesso. Se i dirigenti della federazione argentina saranno gli stessi nel 2015, potete star certi che Del Potro non giocherà neppure nel 2015.

Un tantino criptica invece l'ultima frase: "Per la maggioranza silenziosa che ama questo sport, che è lontana dall’insultare i rivali o punire qualcuno del proprio Paese, ho deciso che non giocherò la Coppa Davis per il resto del 2014".

Con chi ce l'ha Juan Martin qui? Chi lo ha insultato? Un altro giocatore? (dicono che fra lui e Monaco non corra buon sangue, ma sono malignità?) E chi lo ha punito? Chi aveva il potere di punirlo? Ancora la federazione?

Insomma mi pare che in Argentina ci sia più casino di quanto ce n'è stato per anni qui in Italia quando ad ogni incontro di Coppa Davis partiva un proclama "patriottico" contro questo o quel giocatore che lo rispediva regolarmente al mittente.

Meno male che un certo tipo di ipocrita intolleranza – lo si è visto anche in occasione del forfait delle prime tenniste italiane per il match di Fed Cup USA-Italia - ha lasciato posto ad un atteggiamento più intelligente e comprensivo. A volte anche i dirigenti crescono.

Ubaldo Scanagatta

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