18/02/2014 19:28 CEST - TENNIS WTA

Dove può arrivare Simona Halep?

TENNIS AL FEMMINILE - Vincendo il torneo di Doha dopo aver battuto tre top ten, Simona Halep non solo ha confermato i miglioramenti del 2013, ma ha dato segni di crescita ulteriore. Fino a che punto saprà progredire?  AGF

 

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Simona Halep
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Al termine della stagione 2013, conclusa da Simona Halep all'undicesimo posto del ranking e con sei tornei vinti, la domanda che si faceva su di lei era all'incirca questa: “Sarà in grado di ripetersi nel 2014?”

La risposta positiva non era scontata: ai tennisti, infatti, può capitare il momento di grande forma, il periodo irripetibile in cui si gioca in stato di grazia; ma poi il livello scende e si torna tra i ranghi.
Invece Halep sembra avere tutte le intenzioni di diventare una protagonista stabile del circuito femminile, e la sua parabola sportiva si può descrivere con un grafico in costante ascesa: nel bimestre giugno/luglio 2013 aveva vinto tre International, i tornei di fascia più bassa della WTA. Ad agosto e ottobre il quarto e il quinto successo erano stati due Premier, tornei di fascia superiore. Poi a fine stagione era arrivato il “piccolo Master” di Sofia.


Nel 2014 il suo primo quarto di finale Slam, l'ingresso nelle prime dieci, e la conquista di un Premier 5, a Doha.Cominciano anche ad essere numerose le top ten battute: quattro nel 2013 e altrettante in queste poche settimane di nuovo anno. Seguendola a Doha, si sono riviste tutte le qualità esibite nel 2013 con in più la sicurezza che deriva dalla coscienza della propria forza. Sicurezza confermata di fronte a giocatrici che sono da alcuni anni tra le migliori e che l'ha portata a non perdere nemmeno un set nelle fasi conclusive del torneo, oltre che a non mostrare particolari segni di esitazione nel momento di chiudere le partite.

 

Il match più spettacolare secondo me l'ha disputato contro Agnieszka Radwanska: era da tempo che non si assisteva ad una partita con entrambe le giocatrici in grado di saper sfruttare ogni zona del campo in modo così completo e totale: lungolinea profondi alternati ad ampi incrociati, che hanno allargato il fronte di gioco come accade molto raramente.


Scambi così vari e prolungati potevano essere sostenuti solo da due tenniste dotate di una qualità difensiva superiore, capaci di replicare a traiettorie indirizzate nei punti più remoti del rettangolo di gioco; ma anche tenniste in possesso dell'abilità di muoversi e far muovere l'avversaria in verticale, grazie a smorzate e variazioni di ritmo.

 

Per chi ama il tennis caratterizzato da scambi costruiti progressivamente, Radwanska - Halep prometteva molto, visto che si affrontavano due giocatrici molto complete ma non potentissime, senza colpi iniziali devastanti. E devo dire che nel primo set il gioco ha perfino superato le mie aspettative. Poi Agnieszka nel secondo set è un po' scesa di livello, forse scoraggiata dai game consecutivi messi a segno da Simona, e il diritto (specie lungolinea) ha cominciato troppo spesso a tradirla, non consentendole più di reggere il confronto alla pari.

 

Alla fine, penso che tre aspetti abbiano fatto la differenza: per Radwanska il doppio handicap di una giornata infelice al servizio e il numero inusuale di errori non forzati; per  Halep la straordinaria facilità nel cambiare da incrociato a lungolinea: una dote che era già emersa chiaramente nel 2013.

In finale contro Kerber, in molte fasi della partita ha dato l'impressione di poter fare con il braccio tutto quello che la mente desiderava: si apriva uno spiraglio in una porzione di campo? E la palla veniva spedita, precisa e senza incertezze, proprio lì. Voleva impostare una combinazione alternando destra e sinistra? Nessun problema: Angelique veniva spostata a tergicristallo, fino a che lasciava scoperta una zona dove non avrebbe più potuto raggiungere la palla, esattamente dove poi l'avrebbe indirizzata Simona.

 

Conoscendo le doti di lottatrice di Kerber, le sue capacità di rincorsa e di tenuta difensiva, mi ha sorpreso la facilità con cui Halep ha trovato gli spazi per chiudere gli scambi. Ho nella mente match disputati da Angelique contro grandi colpitrici in cui era spesso riuscita a portare all'errore le avversarie proprio grazie alla sua capacità di rimandare palle quasi impossibili.

Invece nella finale di Doha Kerber è sembrata quasi anestetizzata, troppo lontana dalle accelerazioni di Halep per poter anche solo tentare di recuperare le traiettorie che la trafiggevano. Senza potersi accendere nella lotta, Kerber non riesce a dare il meglio di sé, e così la finale è scivolata via senza particolari sussulti, in costante controllo della protagonista più giovane.

 

Oggi il ranking di Halep è ancora salito: posto numero nove, e con le tre giocatrici davanti molto vicine. L'ultimo successo induce a riformulare la domanda di fine 2013: non ci si chiede più se potrà ripetere l'annata conclusa, ma fin dove potrà progredire in quella iniziata.

Eh sì, perché di fronte ad un miglioramento così costante e prolungato, più che sul presente sembra interessante il ragionamento sul futuro, per capire dove potrebbe collocarsi nelle prossime gerarchie del tennis femminile. Prima di provare a rispondere vorrei fare una premessa di metodo: non credo che il momento ideale per cercare di stabilire il valore di una giocatrice sia il giorno dopo grandi vittorie, così come non lo è subito dopo grandi sconfitte.

 

Lo dico perché sono convinto che, se si deve provare a ragionare in prospettiva, bisogna farlo mantenendo equilibrio: Halep è reduce da una settimana in cui ha sconfitto facilmente tre top ten, ma è anche la stessa giocatrice che ha perso da Timea Babos (n° 92) nel recente turno di Fed Cup; o che ha raccolto solo tre giochi qualche settimana fa a Melbourne contro Cibulkova. E del resto anche Dominika, esaltata (giustamente) in Australia, al suo primo impegno dopo la finale Slam è stata sconfitta da Andrea Petkovic.

Ma è chiaro che sul piano giornalistico il quesito ha senso soprattutto in questo momento, e quindi non mi sottraggo. Penso che la domanda possa avere due tipi di risposte. Se ci si limita ad ipotizzare ulteriori passi avanti nel ranking mi sento di dire che se continuasse a giocare così, e se non avesse problemi fisici (due aspetti su cui non si può avere certezza assoluta) i progressi nel ranking sarebbero inevitabili. E la ragione è semplice: sta giocando meglio di alcune tenniste che la sopravanzano in classifica, e quindi prima o poi il computer finirebbe per certificarlo.

 

Diverso, secondo me, il discorso per gli Slam. E' vero che l'ultimo Wimbledon è stato vinto da Marion Bartoli, allora numero 17 tra le teste di serie. Ma credo che non si stia impostando il ragionamento in questi termini, facendo cioè riferimento ad una vittoria frutto di combinazioni inaspettate; penso che quando si parla di Slam ci si chiede se Halep possa arrivare, se non ai livelli di Serena, ad una qualità di tennis che la avvicini ad Azarenka, Sharapova, Li Na.Si parla cioè di giocatrici che hanno vinto più di un Major e che hanno dimostrato di disporre di un gioco che consente loro, quando hanno di fronte avversarie sulla carta inferiori, di avere in mano il destino della partita. E' banale, ma è così: se le più forti mantengono i propri standard, finiscono per vincere.

 

Personalmente mi piace la definizione che danno gli inglesi per spiegare che cosa occorre per fare parte dei giocatori che si possono permettere di avere in mano il destino delle partite: occorre possedere il “big game”.
Il big game ce l'hanno le tenniste che ho menzionato, ma anche altre giocatrici più indietro in classifica, e che però quando sono in giornata di grazia sono pericolosissime (ad esempio Lisicki, Kvitova, Ivanovic). Giocatrici con colpi di inizio gioco molto efficaci, uniti ad un tipo di tennis che consente loro di comandare lo scambio e di imporre il proprio gioco.

Ecco, se il target è questo, allora devo dire che la certezza che Halep possa raggiungerlo personalmente non ce l'ho. Ci sono alcune incognite che mi pare debba ancora risolvere. Per prima cosa ricordo che è ancora fresca nella memoria la brutta partita (0-6, 4-6) contro Serena l'anno scorso a Cincinnati; da Williams ci sta perdere (capita quasi sempre a tutte), ma c'è modo e modo; e quel giorno Serena a me diede l'impressione di poterla sconfiggere senza nemmeno degnarla dell'impegno che invece mette quando affronta le avversarie più pericolose.

 

Poi non sono del tutto convinto dai suoi colpi di inizio gioco: il servizio non è male, ma non è a livelli superlativi; e in risposta vorrei rivederla, perché non sono sicuro possa reggere senza problemi le battute più potenti e lavorate. Mi lascia perplesso anche una certa propensione ad arretrare, cedendo campo, che ha mostrato in passato e che è riemersa in alcuni match agli Australian Open 2014. Una posizione lontana dalla linea di fondo non pregiudica il risultato contro avversarie che non tirano fortissimo, ma può diventare insostenibile contro le più forti e potenti

Infine c'è la questione fisica: nella scheda WTA, Halep risulta essere alta 1mt e 68. Vedendola vicina alle avversarie ad inizio partita, a me sembra un dato generoso. La sua altezza non è così limitata da impedire in assoluto grandi risultati: in fondo la finalista degli Australian Open Cibulkova è più piccola di lei. Però è innegabile la tendenza che vede crescere, generazione dopo generazione, la corporatura media delle giocatrici di vertice.

 

E' vero che di recente una fortissima giocatrice con un fisico simile al suo c'è stata: Justine Henin; ma per riuscire a reggere il confronto con le migliori Justine aveva messo in campo doti tecniche superlative.
Se Simona riuscirà ad emergere ai massimi livelli, allora molto probabilmente significherà che avrà dimostrato di essere in grado, se non di eguagliare, almeno di potersi avvicinare come qualità di gioco ad Henin: e in questo caso credo che sarebbe una notizia positiva non solo per lei, ma per tutti gli spettatori del tennis femminile.

Indice della rubrica:

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AGF

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