27/02/2014 12:42 CEST - Storie di tennis

1938 l'anno del mitico Donald Budge

STORIE DI TENNIS - La strana coincidenza di una data, l'11 giugno in cui Don Budge trionfa e invece Roger Federer e Novak Djokovic crollano. Professionisti e dilettanti: separati per mezzo secolo. Tutti i Majors del circuito Pro e il loro Re: Pancho Gonzales. Special One

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Pancho Gonzales
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Eravamo arrivati al 1933: impresa mancata per un soffio da Jack Crawford, avvenimento - nel bene e nel male - che resterà comunque importantissimo per aver ispirato i giornalisti e gli addetti ai lavori nel promuovere un concetto fino ad allora non esistente. Ma quando si è “cementificata” realmente l’unione? Ed ecco la seconda tappa, meno fondamentale della prima, ma decisamente più simbolica: il concetto “ideale” diventa ora finalmente concreto.

1938: GRANDE SLAM DI NOME (DONALD)… E POI DI FATTO
E venne dunque il 1938. Anno che vuoi o non vuoi è scolpito molto profondamente nella pietra “tennis”. Fred Perry e Ellsworth Vines sono passati professionisti e i tornei del Grande Slam non possono essere cosa loro. Ma c’è Budge (che ha vinto le ultime due prove, nel 1937) e il barone Gottfried Von Cramm, tedesco, della Germania nazista, ma di una gentilezza e un rispetto ineguagliati. Sono loro le prime due teste di serie e i logici favoriti per gli Internazionali d’Australia che scattano sui campi erbosi del Memorial Drive di Adelaide. Ma mentre Donald supera agevolmente tutti i suoi ostacoli (non proibitivi per la verità), il rivale incappa in una giornata fastidiosa in QF contro il n°5 Vivian McGrath, spuntandola al quinto, e in SF deve cedere a John Bromwich con un secco tre set a zero. La finale più pronosticata non ci sarà e Bromwich, australiano (e vincitore del torneo l’anno successivo), cede di schianto nell’atto conclusivo consegnando il primo seme della stagione a Budge.

Maggio. Al Roland Garros va in scena uno dei tornei dello Slam più “sciatti” degli ultimi anni, con un tabellone invaso da giocatori europei (soprattutto francesi) e con quasi nessuna star ai blocchi di partenza – ma non per questo non deve essere considerato un Major : lo è e lo rimane, come spiegherò nelle prossime puntate. Tra i big l’unico che non può saltare l’appuntamento è proprio Budge, ma non tanto per puntare al Grande Slam (quello vero) ma perché nel frattempo era diventato il detentore degli ultimi 3 semi (W ’37, US ’37, AO ’38) e poteva fare un poker, anche se spurio, pure quello senza precedenti. L’11 giugno, 2 giorni prima di compiere 23 anni, l’americano chiuse il torneo e completò il “Donald Slam” (poi grazie alla medesima impresa realizzata da Tiger Woods, nel golf, all’inizio del XXI secolo, si prese l’abitudine di assegnare il nome del giocatore per identificare questo tipo di accomplishment) che rimane il primo, e tutt’ora l’unico in campo maschile a riunire i 4 semi a cavallo di 2 partite.

Curiosamente sempre al Roland Garros e sempre l’11 giugno, ma di 74 anni dopo, un altro giocatore ebbe la chance di eguagliare l’impresa di Budge: Novak Djokovic, anno 2012, ma falli’ il traguardo del “Nole Slam” proprio all’ultima partita, perdendo una drammatica finale giocata in due giorni contro Rafa Nadal, che a sua volta rischiava di diventare (perdendo il match) l’unico giocatore della storia a fare un “Rafa Slam”… ma delle sconfitte, con 4 finali perse consecutivamente… pensandoci sarebbe stato un record negativo pazzesco.
Ma non è finita qui. Stesso campo, stessa data (anche in quell’occasione era l’11 giugno) e stessa situazione la ritroviamo nel 2006 quando era Roger Federer a detenere i 3 precedenti semi (dopo le vittorie di Wimbledon e US Open 2005, Australian Open 2006), ma anche in questo caso – sempre in finale e sempre a causa del miglior clay-court player che sia mai apparso su questo pianeta (Nadal, lo si era capito si?) l’impresa fu stoppata e il “Roger Slam” sfumato.
E’ una partita che ricordo ancora con un po di amarezza, perché per il sottoscritto (e lo sapete, sono un gran tifoso di Roger, ma obiettivo… potete confermare?) resta la più grande occasione che ha avuto Federer di battere Nadal a Parigi. Non tanto per il punteggio, ma perché secondo me è stato il Nadal più giocabile in assoluto tra tutti quelli campioni al RG. L’anno dopo (2007) era già molto più difficile avvicinarlo, nettamente migliorato sulla diagonale destra. Nel 2008 non ne parliamo, scese un marziano sulla terra parigina… nel 2006 Federer poteva giocarsela meglio, entrambi a dire la verità potevano giocare meglio quella finale, forse qualcosina quei 2 match-point sprecati al Foro incisero. Forse. Resta il fatto che l’11 giugno inzia a portare sfiga per i pretendenti Grand Slammer!

Ma comunque, chiusa parentesi, torniamo al 1938, dopo questa brusca altalena di tre quarti di secolo. Sul torneo parigino poco da dire, partite flosce e piuttosto scontate. Budge riusci’ nell’impresa di perdere un set (per sbaglio) contro un carneade indiano – tale Mohamed Khan – per poi vincere al quinto il suo incontro di ottavi contro Kukuljevic (n°16) con un perentorio 6-1 dopo esser stato in vantaggio di due set. La finale fu uno dei maggiori anti-climax che si ricordino, peggio degli scontatissimi Borg-Vilas e Nadal-Ferrer se parliamo proprio di Roland Garros, peggio perché li quantomeno i due sfidanti se la lottavano per un paio d’ore.
Il ceko Roderich Menzel fu asfaltato 6-3 6-2 6-4 in 50 minuti di gioco, appena 12(!!!) solo il secondo set. Probabilmente la finale Slam – portata a termine – più corta nella storia del singolare maschile, non per games (Connors-Rosewall US Open ’74 fece peggio) ma per durata (quella finale a Forest Hills infatti durò 78 minuti).

A questo punto per Budge si intravedono degli spiragli per fare il Grande Slam, quello vero.
A Wimbledon, con un field anche qui non entusiasmante, lo statunitense sorvola 21 set con grande agilità e chiude la pratica senza perdere parziali. Successo schiacciante sul britannico Banny Austin, seconda testa di serie, che raccoglie ancora meno del malcapitato Menzel : 6-1 6-0 6-3.
Le ultime 7 partite del torneo (dai quarti in su) finiscono in straights set.

Forest Hills non può che attendere, tra le tante pressioni (anche all’epoca pensate) della stampa e soprattutto della federazione statunitense, in un replay di cinque anni prima, ma questa volta con un giocatore di casa (e non australiano) a poter chiudere il cerchio. Budge domina, come successo in Australia, a Parigi e Wimbledon – troppo netto il divario con gli altri amateurs.
Solo una cosa poteva fermare il n°1 del mondo, un uragano. E per poco non ci riusci’: mentre al West Side Tennis Club si aprono i battenti (8 settembre), il giorno dopo (9) al largo di Capo Verde, coste africane, si origina una innocua tempesta tropicale – come a migliaia nella stagione estiva – ma si trasformerà in un mostro appena metterà il naso sull’Atlantico. Il torneo fa in tempo a completare i quarti di finale, il 20 settembre la tempesta approda sulle Bahamas forte di un Categoria 5, per poi risalire il giorno successivo (sceso a Categoria 3) e scaricarsi sull’area di New York, del New Jersey e soprattutto del New England, la zona più colpita. Sarà ricordato come il più potente uragano approdato sulla East Coast dal 1869, il primo a infrangersi su New York dopo 45 anni con il nome di “Yankee Clipper”, “Long Island Express” o “Great New England Hurricane”.
600 morti e 300 milioni di dollari di danni (per l’epoca) equivalente a un 5 miliardi di dollari odierni.

Gli US Championships, dopo esser stati sospesi per 6 giorni, riprendono il 23 settembre e Budge scende in campo contro il campione di Wimbledon 1931, Sydney Wood, per le semifinali: perde solo 9 game in tre set. In finale il suo compagno di doppio e di Davis, Gene Mako, gli può solo strappare un parziale (l’unico perso in tutto il torneo). E’ Grande Slam: il primo della storia, a tutti i livelli, maschile e femminile, singoli e doppi. Budge viene incoronato al termine di una partita di grande qualità, come la descrive il New York Times, merito della buonissima prestazione del suo amico, che con lui vincerà anche il doppio in quell’edizione (Budge trionferà anche nel misto).
“E’ sempre stato il mio obiettivo segreto” confesserà Donald “sin dalla fine dello scorso anno, cercare di vincere tutti e quattro i tornei”. Per l’impresa, questo signore verrà ricordato a distanza di secoli.

 

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