06/03/2014 12:40 CEST - PERSONAGGI

Victor Estrella Burgos, la forza di non mollare

TENNIS - A 33 anni Victor Estrella Burgos è entrato per la prima volta nei primi cento del mondo. Ma qualche anno fa aveva smesso di giocare a tennis. Ora che ha realizzato il suo sogno, non si vuole fermare. Daniele Vallotto

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Victor Estrella Burgos
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La Repubblica Dominicana è un paese che raramente fa parlare di sé. Si trova nei Caraibi, a ovest di Haiti, e la sentiamo nominare principalmente per la sua capitale, Santo Domingo, prima colonia spagnola quando l’America era il “Nuovo mondo” e ora una delle mete turistiche predilette nella zona caraibica: la città ospita infatti la prima strada, la prima cattedrale e la prima università e il primo ospedale costruiti nelle Americhe. È una città da preservare tant’è che l’Unesco l’ha dichiarata Patrimonio dell’umanità nel 1990.
Di tennis, in Repubblica Dominicana, non se ne vede molto. La squadra di Fed Cup, proprio nell’anno in cui Santo Domingo è entrata tra i patrimoni dell’Unesco, ha giocato il primo turno di World Group dopo aver eliminato la Thailandia. Ma contro l’Inghilterra le dominicane hanno potuto fare ben poco. I maschi, più su del World Group I non sono mai andati. Nel WTA l’unica dominicana in classifica (numero 582 questa settimana) è una ventitreenne che non ha ancora raggiunto grandi risultati: Francesca Segarelli. Nata a Roma, ha giocato per la Repubblica Dominicana in Fed Cup ed è perciò considerata una dominicana sia dal sito ITF che da quello WTA. Tra gli uomini la situazione era, fino a poco tempo fa, praticamente identica. Fino a che Victor Estrella Burgos, un tennista la cui storia dev’essere raccontata, ha cominciato a vincere tornei che contano.

Dopo la vittoria a Salinas dell’altro ieri il dominicano è entrato all’età di trentatré anni nei primi cento del mondo, precisamente al numero novantanove. È un traguardo insperato per quello che è facile considerare il GOAT della Repubblica Dominicana. La vittoria della settimana scorsa arriva dopo la finale ottenuta a Morelos, Messico e la semifinale nel challenger di Dallas. A Salinas, dove non ha battuto avversari di grande caratura, ha ottenuto il quarto titolo challenger. Sono quattro titoli che si sommano ai ventuno vinti nel circuito Future e che raccontano la carriera di un giocatore che è sempre rimasto ai margini del tennis che conta. Ma qualcosa è cambiato proprio quando sembrava che il treno fosse passato.

Sembrava che il momento di Victor Estrella non dovesse mai arrivare. Nel 2002 il dominicano diventa professionista ma i risultati dei suoi primi anni non sono buoni. Estrella gioca nei Future ma porta a casa troppi pochi punti. Ad un certo punto decide di mollare. Stanco di un aspettare un futuro che sembra non dover più arrivare,  se ne torna a casa per fare il maestro nel suo paese. Poi nel 2006 Estrella decide che no, non è quello il suo posto. A maggio parte per la Florida in macchina e si iscrive al Future di Vero Beach. Senza punti in classifica, batte tutti gli avversari fino alla finale, dove viene battuto da Ryan Sweeting, all’epoca promettente teenager. Otto anni dopo quella finale, Sweeting non è più presente in classifica: fermo da quasi un anno a causa di un intervento alla schiena non ha più punti a livello ATP. Di punti ATP, invece, Estrella ne ha 514: sufficienti per entrare in top-100.

Dopo quella finale persa in Florida, il dominicano si convince che nel tennis c’è ancora spazio per lui. Comincia allora una lenta risalita che lo porta a vincere i primi titoli Future della carriera, a Buffalo e a Pittsburgh. A fine 2006 è numero 570 del mondo. Sei anni fa Burgos raccontava all’ATP tutte le difficoltà di un tennista nato nella Repubblica Dominicana: “Uno dei maggiori problemi della Repubblica Dominicana è che non abbiamo soldi per viaggiare. Mi sono ritirato per quattro anni perché non mi potevo permettere di viaggiare. Anche adesso ci sono dei momenti in cui, se perdo nei primi turni di un challenger, posso non essere in grado di partecipare al torneo successivo. Ho bisogno di vincere per guadagnare soldi e continuare a viaggiare. Questo può metterti molta pressione”.
Questo tennis di sopravvivenza sembra poter terminare nel 2008, quando Estrella Burgos ha il ranking sufficiente per giocare le qualificazioni nel Master 1000 di Cincinnati. Victor non ha mai tentato di entrare in tabellone in un torneo ATP e ci prova partendo da un torneo di caratura troppo alta, almeno in apparenza. Da numero 243 affronta l’indiano Bopanna, numero 329 e lo batte in due set. Contro Paul Capdeville, numero 133 ATP, il compito pare troppo arduo. Ma Estrella lo supera alla grande vincendo 7-5 6-0 e guadagnandosi l’onore di essere il primo a rappresentare il proprio paese in un match nel circuito maggiore nel prestigioso torneo dell’Ohio. Il primo turno è davvero troppo grande per il “Dominican Dream” di Estrella: il gap da colmare con Fernando Verdasco, numero 12 del mondo, è insormontabile. Burgos però fa bella figura. Perde 6-3 7-5, riempiendo il serbatoio della fiducia con una prestazione coraggiosa. Per lui, che non carica troppo la tensione delle corde della sua racchetta per paura di romperle e piuttosto di spendere i soldi dell’hotel si fa ospitare da qualcuno, gli 8.000 dollari riservati a chi entra nel tabellone di Cincinnati e la camera in albergo sono un premio impensabile dopo una vita di rinunce.

Ma non è Cincinnati il luogo della svolta tanto desiderata. L’ottimo risultato del torneo statunitense gli dà il coraggio di provare per la prima volta le qualificazioni in uno Slam. All’esordio batte a sorpresa Xavier Malisse, allora numero 150 del mondo, ma a far sfumare il sogno newyorkese è il teoricamente più morbido Minar, numero 303, che vince in tre set. Il salto di qualità tarda ad arrivare: ad ottimi risultati nei Future (cinque trionfi nel 2007, tre nel 2008 e due nel 2009, anche se quasi tutti conquistati nella sua Santo Domingo) non corrispondono risultati di prestigio nei challenger.

Nel 2010, però, all’improvviso Estrella cambia marcia. Si spinge fino in semifinale nel challenger di Leon, Messico in aprile e di Cali, Colombia, a settembre. Chiude l’anno ad un soffio dalla top-200 e comincia a sognare in grande. E nel 2011 arrivano i risultati sperati: è ancora la Colombia ed un colombiano, Alejandro Falla, a regalare soddisfazioni al dominicano. Victor vince infatti il challenger di Medellin, il primo della carriera, battendo per la prima volta in carriera un top-100. Un mese prima Victor aveva conquistato la prima medaglia nel tennis della Repubblica Dominicana ai Giochi Panamericani. A trentun anni ha raggiunto i risultati che sembravano irrealizzabili. Medellin dovrebbe essere la prima tappa di una nuova fase della sua vita, invece il 2012 è avaro di soddisfazioni. Raggiunge la semifinale in un torneo che due anni dopo sarà teatro della sua catarsi (Salinas) e in quello di Bogotà, ancora in Colombia.

La sua carriera può essere riassunto con un celebre motto per scolari ambiziosi: “Insisti, persisti, raggiungi e conquisti”. E alla fine la svolta, quella vera, arriva. Il 2013 è il miglior anno della carriera di Victor Estrella Burgos, che raggiunge la semifinale a Medellin e vince a Quito il secondo titolo challenger. A giugno riprova ad entrare in un tabellone ATP. Il torneo scelto è, manco a dirlo, l’ATP 250 di Bogotà, unica data colombiana del circuito maggiore. Anche questa volta Burgos non fallisce: batte Moser e Velotti e si qualifica per il main draw. L’avversario, Facundo Arguello, non è certo al di fuori della sua portata e Burgos non si fa scappare l’occasione di festeggiare la prima vittoria della Repubblica Dominicana in un torneo ATP. Medellin, Quito, Bogotà: tutte città in altura. Evidentemente l’aria rarefatta esalta il tennis di Estrella Burgos. Sull’onda dell’entusiasmo l’anno si chiude con due risultati di prestigio. Non entra per un soffio nel primo tabellone Slam, cedendo solo al terzo turno a Donald Young ma soprattutto vive una settimana perfetta nel challenger di Bogotà, ormai la sua seconda città. In finale vince facile grazie al ritiro di Thomaz Bellucci, è vero, ma il posto se l’era più che meritato battendo prima Zeballos (numero 58 ATP, sua migliore vittoria finora) e poi Pella (numero 96). Il trionfo della volontà viene celebrato qualche settimana dopo, il due marzo 2014. A Salinas, Estrella Burgos vince il quarto titolo challenger della carriera e raggiunge ciò che nel 2006, quando partì per la Florida in macchina, non osava sognare: un posto nei primi cento. Burgos ha dimostrato di non aver dimenticato quegli anni da maestro che aveva rinunciato ai suoi sogni. Il dominicano partecipa infatti ad un programma della Washington Heights Tennis for All, associazione creata da Leo Reynoso che si prefigge il compito di insegnare tennis gratuitamente ai ragazzini di Washington Heights, un quartiere di New York.

Le ambizioni di Victor Estrella Burgos non si fermeranno certo qui. Ora il sogno è portare la Repubblica Dominicana al Roland Garros. Ma prima di Parigi c’è un’altra impresa che lo aspetta. Ad aprile il suo paese giocherà per la prima volta nella sua storia il secondo turno del Group I di Coppa Davis dopo aver eliminato l’Uruguay con un secco 4-0. L’avversario con cui ci si giocherà un posto nei play-off del World Group sarà la seconda casa di Victor, la Colombia. E Burgos, record-man di Davis per presenze e vittorie, guiderà la sua nazione verso qualcosa più grande di loro. Come scrive lui stesso dopo il trionfo di Salinas sul suo profilo twitter, “non ci sono parole per descrivere quello che sento”. Victor, massima espressione dell’“homus faber fortunae suae”, ha ragione: a volte le parole non bastano. Ma ci pensano le gesta di uomini testardi come lui a compensare questa ineffabilità.

Daniele Vallotto

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