15/03/2014 16:06 CEST - Lavagna tattica

(S)punti tecnici: Indian Wells, quarti maschili e semi femminili

TENNIS LAVAGNA TATTICA - Quinta puntata della rubrica sugli spunti tecnici incentrata sul torneo di Indian Wells. Oggi parliamo del tennis percentuale di John Isner e dell'intelligenza tennistica delle due finaliste del torneo femminile. lucabaldi

 

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John Isner
John Isner

I rischi calcolati di John

Essere capaci di ottenere il massimo, in rapporto alle proprie potenzialità e possibilità fisiche e tecniche, è una delle qualità caratteristiche dei campioni veri. E non penso solo al giocatore che è diventato suo malgrado (e ingiustamente) il paradigma del tennis percentuale, ovvero “trottolino” Ferrer: anche un tennista diverso che più diverso non si può rispetto allo spagnolo, l'americano John Isner, non smette di stupirmi per il modo in cui è capace di esaltare i propri punti di forza, mascherando le debolezze.

La partita vinta stanotte contro Ernests Gulbis, punteggio 7-6 7-6 (ovviamente), non è la prima, e non credo sarà l'ultima, di una serie di prestazioni assolutamente notevoli sotto l'aspetto della capacità di scegliere lucidamente i momenti e i colpi con i quali prendersi i rischi corretti, ottenendo la miglior percentuale possibile di riuscita.

Si può fare tennis percentuale in due modi: limitando al massimo gli errori (e rinunciando ai vincenti), oppure accettando di commettere un dato numero di gratuiti, ma compensandoli in modo anche marginale con i colpi vincenti (basterà che i winners si avvicinino agli unforced, e se si riuscirà a piazzarli nei momenti giusti non servirà nemmeno che siano di più).

“Long John” in questo è un maestro. D'altronde, non si naviga intorno ai top-ten per anni, non si porta al quinto set Nadal a Parigi, e non si batte due volte al terzo Djokovic e una volta al quarto Federer per caso.

Isner è alto quasi due metri e dieci: chiaramente, ha un servizio tra i migliori del tour, al quale aggiunge due buoni colpi da fondo, specie il dritto, che però risultano efficaci solo se giocati in relativa stabilità. La reattività e gli spostamenti non sono e non possono certo essere meglio che mediocri, stiamo parlando di 110 kg di omone da portare in giro per il campo.

Perfettamente cosciente di questo, John accetta tranquillamente di subire nei game di risposta, difende quelli di servizio tirando sempre a fare punto anche con la seconda, e nel momento in cui gli si presenta mezza occasione affonda con tutto quello che ha. Se azzecca tre-quattro botte, e conquista un break, il set di norma è suo. Se trascina l'avversario al tie-break, ragiona così: io faccio i miei 6-7 punti con il servizio, e nei 6-7 punti in cui servi tu tiro tutto a chiudere, a partire dalla risposta. Basta che me ne entri una, ed è fatta.

Se poi dall'altra parte c'è Gulbis, che nonostante sia molto migliorato la sciocchezza prima o poi te la concede, basta stare lì, tenere l'equilibrio nel punteggio, e incassare al momento giusto. Nel poker, un concetto fondamentale è quello del P.E.V., Positive Expected Value, detto anche +EV: si sceglie se puntare, quanto puntare, se rilanciare, quanto rilanciare, se andare all-in, in base alla valutazione matematica del rapporto rischio-beneficio, e se si riescono a fare scelte corrette in termini di +EV, nel lungo periodo le probabilità ci porteranno a essere in positivo.

Isner gestisce i punti nei suoi match come fossero fiches al tavolo verde, e “rilanciando” (cioè rischiando i colpi) in modo scientificamente aggressivo, spesso e volentieri è quello che si porta a casa l'intera posta. Tennis d'azzardo.

L'intelligenza di Agnieszka e Flavia

La finale tra Pennetta e Radwanska, gradevolissima novità nel panorama del tennis femminile dominato dalle picchiatrici moderne, promette di essere una delle partite a maggior “tasso di fosforo” che si possano vedere di questi tempi.

Il modo in cui sono arrivate in fondo al torneo è stato il trionfo della lucidità tattica, e della capacità di lettura delle situazioni di gioco, che costituiscono la cifra del tennis di entrambe.

La polacca, dotata di grande sensibilità di mano e fenomenali capacità di copertura del campo, opposta alla più potente ma meno varia Simona Halep, ha tranquillamente accettato di impostare gli scambi come fossero un'esercitazione sulle geometrie di palleggio.

Per interi game, Simona tirava lungolinea, e Aga rimetteva in diagonale, sequenze di tre-quattro-cinque e più accelerazioni. Sapendo di avere le risorse fisiche per correre e tenere quanto basta, la “maga” ha portato l'avversaria all'esasperazione, anche perchè i suoi recuperi grazie al grande tocco di palla non erano mai semplici rimesse difensive, ma traiettorie complesse, angolate e molto varie come rotazioni. La Halep non sapeva come uscirne, e infatti non ne è uscita.

La nostra Flavia nazionale, poco dopo, si è presa una splendida rivincita sulla cinese Na Li. Memore della stesa subita a Melbourne, la Pennetta ha riproposto comunque la sua strategia di palleggio interlocutorio al centro che tanto bene aveva funzionato contro la Stephens, ma facendo grande attenzione a variare l'altezza delle traiettorie alternando i suoi colpi naturali, veloci e filanti, con topponi carichi sia di dritto che di rovescio. E concedendosi, nei momenti giusti, ottime accelerazioni e anticipi soprattutto lungolinea.

La palla centrale caricata di top-spin è una soluzione che Na Li soffre moltissimo, Flavia lo sa bene, e in effetti anche agli Open d'Australia aveva provato a giocarla, ma era stata tradita dalla tensione, colpiva contratta, e nel tentativo di liftare e alzare più del solito era incorsa in troppi errori. Dovendo così alla fine ritornare al suo gioco più abituale e lineare, e venendo purtroppo presa a pallate.

Non lo so con certezza, ma sarei pronto a scommettere che la Pennetta abbia passato le ultime ore di allenamento prima della partita provando e riprovando le variazioni in top-spin specialmente con il dritto. Perchè ne ha giocate tante e senza sbagliare, cariche e profondissime, mandando completamente in confusione Na Li, che non è riuscita a esprimere il suo grande tennis fatto di ritmo e accelerazioni progressive.

Poi chiaro che per battere la numero due del mondo, e campionessa in carica dell'ultimo Slam, un po' di aiuto ci vuole, e per Flavia è fortunatamente arrivato sotto forma di nove doppi falli della cinese, davvero in pessima giornata al servizio.

Ma la differenza l'hanno fatta le percentuali, e i 52 (cinquantadue, in due set!!!) gratuiti di Na Li sono la migliore testimonianza di quanto efficace sia stata la strategia di Flavia.

In finale, per me può succedere di tutto. Sarà un confronto tra computer del tennis, e sono convinto che si deciderà sul piano tattico, della lucidità, della precisione e dell'intelligenza nelle variazioni.

Come detto, rispetto alle solite battaglie a chi tira più forte, una novità davvero interessante.

One Handed backhand appreciation corner

Sale l'attesa della Battaglia di stasera, con il Vecchio Jedi Roger che si troverà di fronte la più anomala tra le Nemesi Bimani: il Guerriero venuto dall'Est, Alexandr “Beware of the Dog” Dolgopolov, infatti, pur appartenendo alle schiere della barbarie a due mani, è talmente talentuoso e fuori dagli schemi da farci chiedere se non sia un Jedi caduto, sedotto dalle lusinghe del Lato Oscuro, piuttosto che un Sith dei più malvagi.

“Avverto il Bene che è in te, il conflitto che è in te” disse Luke Skywalker, affrontando Darth Vader.

Gli stessi pensieri potrebbero attraversare l'illuminata e generosa Anima dell'Ultimo dei Jedi, ma cedere alla compassione purtroppo è impossibile: nel tennis non vi è redenzione, quando cedi alla tentazione e cominci a spingere il rovescio anche con la sinistra, il tuo destino è segnato.

Se e quando potrà infliggere l'affondo decisivo, la Leggenda della Luce a una mano non dovrà esitare. Ma per una volta, lo farà con il cuore pesante, e infinito Rispetto.

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Gli (S)punti precedenti da Indian Wells:

Quarta Puntata

Terza Puntata

Seconda Puntata

Prima Puntata

lucabaldi

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