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Ricordo di Jack Kramer

Vincitore di Wimbledon e di due US Open, una delle figure piu' influenti nella storia del tennis, Kramer e' scomparso all'eta' di 88 anni. Il ricordo di un testimone d'eccezione. Cino Marchese

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Fin da quando ho cominciato a interessarmi di tennis Jack Kramer è sempre stato un mito per me, ha accompagnato gli anni della mia giovinezza. In quegli anni non c’era la televisione e solo pochi sbiaditi filmati ti davano un’idea di cosa fosse capace. Mi ricordo quando Jack fece una corte spietata a Nicola Pietrangeli per convincerlo a entrare nel suo gruppo e tutti noi appassionati facevamo il tifo perché Nicola non si facesse convincere e continuasse a farci sperare di conquistare la Davis. Oppure che potesse finalmente vincere Wimbledon a cui era andato molto vicino perdendo 64 al quinto set da Laver che poi perse in finale da Neal Fraser che Nicola batteva sempre. Jack alla fine dovette rinunciare all’ingaggio di Nicola, ma il suo tennis spettacolo ebbe un immenso successo e dovunque andava i biglietti andavano a ruba.

Parliamo dei primi anni ’50 e nella sua troupe c’erano tutti i grandi australiani meno Emerson, c’erano Olmedo, Gonzales, Trabert, Talbert, Segura ,Patty ed altri, ma tutti selezionati e capaci di dare spettacolo. Tutti riconoscevano in Kramer una grande capacità organizzativa e un grande carisma. Jack era un uomo di grande eleganza e capace di convincere un mondo che era molto diviso e difficile fino a farlo ragionare alla stessa maniera. A Jack va il merito di avere gettato le basi del tennis professionistico. Quando a distanza di anni mi sono ritrovato direttore di un torneo e ho cominciato a frequentare le riunioni internazionali di categoria non mi sembrava vero vi fosse anche Kramer. Jack aveva acquisito il torneo di Los Angeles e ne era il Direttore ed io che rappresentavo il torneo di Palermo cercavo di sedermi accanto a lui.

Erano gli anni in cui si discuteva se il tennis avesse bisogno o meno del Commissioner come gli altri grandi sport americani e Kramer, che rappresentava i tornei americani, era sicuramente il candidato più papabile per questa posizione. Gli americani in quegli anni erano molto forti e potevano ambire ad avere un loro rappresentante in quella posizione. Il governo del tennis allora era gestito dal MIPTC, ovvero Men International Professional Tennis Council ed era formato da 9 membri, tre in rappresentanza delle Federazioni, tre dai Direttori di torneo e tre dai giocatori. Philippe Chatrier era uno dei tre membri della ITF e fu storicamente un suo nemico perché Kramer cercava di affermare i diritti dei giocatori mentre Chatrier voleva tenere tutto il movimento sotto il controllo della Federazione Internazionale.

Kramer fu il primo storico Presidente della ATP che a sua volta voleva il controllo delle operazioni. Furono anni di lotte e di rivendicazioni che hanno portato alla storica conferenza stampa nel parcheggio di Flushing Meadows. Dopo avere conosciuto Jack la mia ammirazione per questo grande uomo era diventata quasi venerazione. Ricordo che una sera a New York ero con mia moglie nella hall del nostro albergo, l’Essex House, quando in distanza lo vidi entrare; mi rivolsi a mia moglie intimandole di alzarsi in piedi perché doveva conoscere e salutare il grande Jack e mia moglie sorpresa ed un po’ scocciata mi disse “ Ma io sono una Signora e quando mai ci si deve alzare di fronte ad un uomo”! Io riuscii solo a dire “ ma quest’uomo è Jack Kramer per cui non discutere ed alzati e poi ti spiegherò chi è”.

Ho avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo per anni, ho frequentato suo figlio Bob e suo nipote che non poteva chiamarsi che Jack jr. e vi posso garantire che per me è stato un grande maestro di vita e di comportamento. Sempre elegante, sempre equilibrato e affabile, Jack era ascoltato e stimato da tutti anche se molte volte ti voleva far pesare che era stato lui ad inventare il tennis professionistico e se c’era da ricavarne qualche vantaggio era il minimo che si potesse fare. A proposito ricordo un altro episodio piuttosto divertente. In una di quelle famose riunioni di Direttori di torneo si discuteva come al solito di calendario ed io mi battevo per avere un po’ di tempo dalla fine degli US Open perché giocando sulla terra volevo avere la chance di avere qualche grande giocatore, mentre Kramer insisteva invece per avere continuità con gli Open e far rimanere i giocatori in America.

Palermo era in contrapposizione con Los Angeles e S. Francisco e sostenuto da Bordeaux e Ginevra che si giocavano a seguire. Assieme cercavamo di far valere il nostro punto e io mi sforzavo di spiegare che il torneo aveva una grande tradizione e non poteva essere trattato come un riempitivo, ma doveva essere rispettato e difeso. Come al solito facevo questa battaglia in maniera accorata e con molta energia quando Kramer prese la parola e disse : “Cino, la vuoi piantare di spiegare cosa è Palermo, io conosco benissimo la storia del tuo torneo, ma ora si fa così che tu lo voglia o no”. Rimasi impietrito, il grande Jack di fronte a tutti si era rivolto a me e mi aveva messo con le spalle al muro. Se chiunque altro lo avesse fatto avrei reagito e avrei venduto cara la pelle, ma di fronte a “lui” non potevo far altro che zittirmi proprio come mia moglie quella sera.

Addio grande Jack, il tennis di oggi ti deve molto perché se il circuito oggi è così lo deve a te. Tu hai avuto molto merito ed io ora posso solo dirti Ciao Jack!
 

Cino Marchese

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