Atp Finals

Pagelle: terza giornata

Federer deluxe: annientato Murray! Dopo un primo set in affanno, lo svizzero libera il braccio ed è spettacolo: 3-6 6-3 6-1. Se gioca al suo massimo, non ce n’è per nessuno. Enzo Cherici

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Federer: 9
Il messaggio è giunto forte e chiaro: se gioca al massimo delle sue possibilità, non ce n’è per nessuno. Alla fine mancava solo chiedesse al povero Murray i soldi per la lezione! A differenza di quanto accaduto contro Verdasco, stavolta parte subito in quarta. Il primo scambio sul servizio di Murray è già da infarto: 23 tiri e 0-15. “Calmatevi ragazzi”, esclama Rino Tommasi, impressionato dal ritmo infernale. E invece non è che l’inizio. Federer opera subito il break in avvio, ma nel game successivo deve cedere a sua volta la battuta allo scozzese. Si leva in cielo il primo “nein”. Sembra patire il contraccolpo e per qualche game fa fatica, finché non subisce al sesto gioco il secondo break del set, che risulterà anche essere quello decisivo: 6-3 Murray. Le statistiche sono impietose. Il numero uno mondiale converte soltanto il 25% dei punti con la seconda palla, zero aces, 13 errori non forzati e la miseria di 5 winner. Un mezzo disastro, che non lascia presagire nulla di buono per il prosieguo del match. Ma il Federer che inizia il secondo set è tutta un’altra cosa. Talmente vero da sorprendere probabilmente lo stesso Murray, che aveva forse ancora negli occhi quello di Parigi Bercy. Basti dire che nel secondo e terzo set Roger sul proprio servizio ha vinto 34 punti su 42: ingiocabile. Ma è stato l’atteggiamento complessivo a cambiare radicalmente, guadagnando progressivamente quel metro di campo che ha tolto letteralmente tempo e fiato al suo avversario. Ed è una sinfonia di dritti vincenti, rovesci slice da antologia, persino qualche soluzione rovescia in contropiede. Fino all’apoteosi: quella demi-volée di dritto giocata nel settimo gioco del secondo set, più vicina ad una pennellata del Caravaggio che ad un colpo di racchetta. Questa partita ha chiarito una volta per tutte, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, che soltanto Federer può battere Federer. Prima del Masters dichiarò spavaldo: “Contro Murray dipenderà da me, non da lui”. Oggi abbiamo capito cosa intendesse dire.

Murray: 5 ½
Alla fine faceva quasi tenerezza. Gli occhi della tigre del primo set s’erano trasformati in quelli d’un pugile suonato. Una stesa del genere da Federer l’aveva presa solo nella finale dello US Open, guarda caso in un’altra occasione d’una certa importanza. Eppure la partita, dopo una falsa partenza nel turno di servizio d’apertura, s’era messa subito bene. Con due break e il primo set in cascina senza particolari patemi. Da fuori, dava l’impressione di essere in controllo totale della situazione. E forse lui stesso è stato accarezzato dalla stessa sensazione. Gravissimo errore di valutazione: l’espresso svizzero non aveva ancora scaldato i motori. Iniziavano allora per lui i due set più duri degli ultimi anni. In casa, a Londra, mai e poi mai si sarebbe aspettato di incassare una lezione simile. Nulla è compromesso per il prosieguo del torneo, ma dovrà trarre le giuste conclusioni dalla scoppola odierna. Lo abbiamo detto in tempi non sospetti: il suo gioco attendista può rendere con altri giocatori o con un Federer sottotono. Non certo contro quello vero. Che infatti non s’è fatto pregare per montargli sopra. Se vorrà vincere il Masters, dovrà essere molto, ma molto più propositivo.
 

Enzo Cherici

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