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I 55 anni della Evert

Christine Marie Evert ha compiuto 55 anni lo scorso 21 Dicembre. Quando ne compì 18 divenne ufficialmente una professionista. “Perderò il ballo di fine anno - disse, - ma ne varrà la pena. trad. a cura di Roberto Paterlini

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"Credo di essere pronta a giocare a tennis per soldi... Non solo sono ansiosa di diventare una professionista, ma anche di lasciare la scuola.”

Di seguito il suo profilo da “THE BUD COLLINS HISTORY OF TENNIS”.

Chris Evert
Stati Uniti (1954 - )
Hall of Fame - 1995

Nel 1970, ad un piccolo, insignificante torneo nel Nord Carolina, la quindicenne Christine Marie Evert fece sapere al mondo di essere un rullo sulla via del successo. Chris sconfisse con il punteggio di 76 76 Margaret Court, che da poco aveva completato il Grande Slam di singolare ed era la numero 1 del mondo.
Un anno più tardi, allo US Open, Evert si confermò marciando risolutamente sino alle semifinali, e con i suoi 16 anni, 8 mesi e 20 giorni fu per i tempi la più giovane giocatrice ad avere mai raggiunto quel traguardo. Prima di perdere contro la futura campionessa Billie Jean King per 63 62, la scolaretta Evert aveva lasciato tutti a bocca aperta grazie ad una serie di vittorie su campionesse esperte, quasi tutte dopo rimonte thriller che avevano scatenato il pianto delle sua avversarie sconfitte e l’esultanza dello stadio di Forrest Hills, che Chris aveva riempito giorno dopo giorno.
Una dopo l’altra erano cadute: la tedesca Edna Buding, l’americana Mary Ann Eisel, la francese numero 5 Francoise Durr e l’australiana Lesley Hunt. Contro la Eisel, numero 4 d’America, Chris sbalordì il primo pubblico televisivo a sostenerla quando la Eisel servì per il match sul 6-5 40-0. Mai doma, la ragazzina cancellò sei match point con colpi di grande coraggio, prima di prevalere per 46 76 61.
Benché, essenzialmente, giocatrice da campi lenti, cresciuta sulla terra di Fort Lauderdale, dimostrò come le sue bombe da fondo campo potessero avere successo anche sulla rapida erba di Forrest Hills, Wimbledon e dell’Australian Open.
Fu la “Piccola Fanciulla di Ghiaccio,” coda di cavallo, impassibile, e dotata di colpi millimetrali che raramente sbagliava. Il suo potente rovescio a due mani stimolò un’intera generazione di giocatrici ad imitarla, anche se suo padre, il maestro di tennis Jimmy Evert, lo sconsigliò. “Non le ho insegnato il colpo a due mani,” disse. “Ha iniziato a colpirlo in quel modo perché era troppo piccola e debole per tirare il rovescio con una mano sola. Speravo che avrebbe cambiato - ma come posso lamentarmi con questi risultati?”
Fu un tale successo che quando nel 1989 si ritirò, al termine di oltre 20 anni di carriera, aveva vinto 8.896.195 di Dollari in premi e 154 titoli professionistici, con un bilancio di 1309 partite vinte e 146 perdute per una media vittorie dell‘89,96%, la più alta della storia. Evert fu inoltre finalista altre 72 volte, realizzando in questo modo una percentuale del 76% di finali raggiunte su 303 tornei a cui prese parte.
Dopo essere diventata professionista nel 1973 fu la prima giocatrice a raggiungere il milione di Dollari in premi, nel 1976.
Vinse 18 titoli del Grande Slam in singolare - 6 in meno di Margaret Court, 3 di Steffi Graf, uno di Helen Wills Moody, tanti quanti Martina Navratilova. Chris vinse almeno un torneo del Grande Slam per 13 anni consecutivi, un record iniziato a Parigi nel 1974, battendo Olga Morozova per 61 62, e finito nel 1986 di nuovo a Parigi, dove è stata la giocatrice più vincente di tutti i tempi con 7 titoli e un record di 72 vittorie e 6 sconfitte. I suoi altri trionfi di singolare: l’Australian Open nel 1982 e nel 1984, Wimbledon nel 1974, 76 e 81, e lo US Oppen nel 1975,76, 77, 78, 80 e 82.
La sua ultima finale, a 34 anni, giunse all’Australian Open del 1988, quando con coraggio pose resistenza alla diciottenne Steffi Graf (61 76), dando il via al Grande Slam della tedesca. Chris quasi pareggiò il record di longevità di Helen Wills Moody - 16 anni tra la prima e l’ultima finale dello Slam (1922-38) - fermandosi a 15, ma giocando ognuno di questi anni, mentre le apparizioni della Moody erano state più sporadiche. Ancora dilettante vinse il primo torneo professionistico a cui partecipò, a St. Petersburg, in Florida, nel 1971. Quando trionfò allo US Open per la quarta volta nel 1978 fu la prima giocatrice a realizzare l’impresa dai tempi di Helen Jacobs (1932-35). Tra il 1973 3 il 1979 vinse 125 incontri consecutivi sulla terra battuta, compresi 24 tornei; la striscia si concluse a Roma in semifinale, quando venne sconfitta per 64 26 76 da Tracy Austin
Affrontò per la prima volta Evonne Goolagong nella semifinale di Wimbledon del 1972, una emozionante battaglia di tre set vinta dalla Goolagong, campionessa uscente, per 4-6 6-3 6-4, dando l’inizio ad una delle due più entusiasmanti rivalità del tennis femminile nell’era Open, conclusa dalla Evert con un vantaggio di 21 vittorie contro 12 sconfitte. L’altra, forse la più rinomata della storia del tennis, fu con la sua amica Martina Navratilova, che dal 1973 al 1988 durò 80 incontri: Evert vinse il primo a Akron, nell’ Ohio, per 76 63 e si prese un grosso vantaggio iniziale, ma Navratilova la superò e chiuse in testa per 43-37, vincendo 9 delle 13 finali dello Slam che giocarono l’una contro l’altra.
Da quando iniziò a giocare a tennis da professionista, fu modello di esemplare correttezza nei rapporti con le colleghe, la stampa e il pubblico, e costantemente un’avversaria dura ma sportiva. Molto presto perse lo status di ragazzina adorabile. Il suo stile si basava su colpi di sbarramento da fondo campo senza errori, e il suo continuo vincere sembrò a molti noioso. Tuttavia, fu una giocatrice intelligente, capace di manovrare le avversarie e poi stenderle con palle corte ben calibrate, e anche una giocatrice di volo migliore di quanto le fu dato credito, soprattutto dopo aver superato una iniziale fase disastrosa sotto rete. “Mi rendo conto che molti appassionati pensino che il mio gioco sia noioso, e desidererebbero vedermi perdere, o almeno lottare duramente tutte le volte. Ma questo è il gioco che faccio per vincere,” disse. “Perdere mi fa male. Ho sempre fatto di tutto per essere la migliore.”
Fu nelle prime 10 giocatrici del mondo per 19 anni, cinque volte la numero 1 (1975,76,77, 80,81), e sette la numero 2 (1978, 79, 82, 83, 84, 85, 86). Come metro della sua continuità basti dire che vinse 18 dei 57 Slam a cui partecipò, raggiungendo almeno la semifinale 53 volte.
La sua vittoria 57 64 62 sulla Goolagong per il primo Us Open nel 175 e quella a Wimbledon nel ’76 (63 46 86), sono state indimenticabili; ma le più soddisfacenti furono probabilmente le ultime finali a Parigi, quando a sorpresa sconfisse Martina Navratilova nel 1985 (63 67 75), e nel 1986 (26 63 63).

TITOLI NEGLI SLAM (21)
Australian singles, 1982, 1984;
French singles, 1974, 1975, 1979, 1980, 1983, 1985, 1986;
Wimbledon singles, 1974, 1976, 1981;
U.S. singles, 1975, 1976, 1977, 1978, 1980, 1982;
French doubles, 1974, 1975;
Wimbledon doubles, 1976.

OTHER U.S.TITLES (6) - Clay Court singles, 1972-73-74-75, 79-80.
FEDERATION CUP - 1977-78-79-80-81-82, 86, 40-2 singles, 17-2 doubles.
WIGHTMAN CUP: 1971-72-73, 75-76-77-78-79-80-81-82, 84-85, 26-0 singles, 8-4 doubles

SINGLES RECORD IN THE MAJORS - Australian (30-4), French (72-6), Wimbledon (96-15), U.S. (101-12).

 

Roberto Paterlini

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