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02/07/2010 19:44 CEST - Wimbledon

Berdych e l'estate di Londra

Dopo la sorprese di quest'ultimo Roland Garros arriva la definitiva « maturazione » di Tomas Berdych, giunto alla sua prima finale di Slam dopo aver demolito, senza lasciare mai adito a dubbi, sia Federer, sia in modo ancor più netto, Djokovic. Christian Turba

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Con questo exploit, il ceco arriverà minimo alla poszione numero 8 in classfica. Sarebbe un ritorno un po'inaspettato, nelle zone alte della classifica, da parte di un talento che sembrava dato per perso. Talento che si era rivelato ben presto: alle Olimpiadi di Atene, un Berdych 19enne, già arrivato fino al 67°posto, aveva sconfitto al 2°turno Roger Federer, mostrando un gran gioco d'attacco e una forte potenza. Uscito ai quarti per mano dell'americano Taylor Dent, il lungagnone nato a Walasske Mezirici si era confermato due settimane dopo agli US Open, battendo mastini come Bjorkman e Youzhny (entrambi al quinto set) e uscendo sconfitto solo agli ottavi da Tommy Haas. Il successivo trionfo nel challenger di Palermo (rifilando in finale un doppio 6-3 al nostro Filippo Volandri).

Dopo questi exploit, Tomas aveva iniziato il 2005 in sordina, non vincendo più di due partite fino a giungo ( se non ad Indian Wells): ma, dopo aver riperso al 3°turno di Wimbledon da Dent, il biondo ceco si era rivelato tra le sorprese dell'estate, mettendo seriamente alle corde Rafa Nadal nella finale sulla terra di Bastad (persa 6-4 al terzo dopo un primo set vinto nettamente) e sconfiggendolo poi al primo turno di Cincinnati (7-6 al terzo set). Il ceco si era dunque presentato agli Us Open col ruolo di possibile outsider, ma sfortuna sua era incappato sul « Kid di Las Vegas » al 3°turno: dopo aver vinto nettamente il primo set, però, Berdych aveva mollato fisicamente e mentalmente e si era fatto imbrigliare nella ragntaela di Agssi, uscendo sconfitto al tie-break del 4°set. L'appuntamento con la gloria, però, era solo rimandato di qualche mese: nel tradizionale Master 1000 di parigy bercy di fine ottobre, presentandosi con una modesta 52°posizione in classifica, il nostro avrebbe trionfato nel torneo, sconfiggendo top palyer come Coria, Ferrero, Gaudio, Stepanek e battendo, in un emozionante finale al quinto set, un Ivan Ljubicic che in quel momento si presentava forse come il n.2 mondiale su superfici indoor.

Dopo questa finale, tutti i maggiori esperti di tennis pensavano di aver trovato un nuovo top 10 fisso negli anni a venire: di questo ragazzone di 196 centimetri impressionavano non solo la potenza inaudita e la completezza dei suoi colpi e l'adattabilità a tutte le superfici,ma anche il fatto che non sembrasse mostrare timore reverenziale nei confronti dei numeri 1 del tennis: la prova la si ebbe l'anno seguente nei quarti del Master di Madrid, quando Tomas gioco' una partita sensazionale e batté in due set il « suo » Rafa Nadal, attirandosi le ire dello stesso e del pubblico spagnolo per un gesto d'esultanza.

Purtroppo per gli esperti, però, quel ragazzone sarebbe stato destinato a mettere in dubbio più di una volta le loro certezze. Certo, qualcosa di buono lo avrebbe fatto anche dopo l'exploit di Bercy: la semifinale nel summenzionato torneo di Madrid, nonché i quarti di Bercy, gli ottavi ottenuti in 4 slam consecutivi e le finali di Halle e Mumbai gli garantirono di terminare il 2006 in 13esima posizione, e anche nel 2007 arrivarono buoni risultati come le semifinali in quel di Montecarlo, la vittoria di Halle e i quarti di finale a Wimbledon, questa volta sconfitto da Nadal. Tuttavia, il ragazzo non riusciva a spiccare il volo definitivamente: puntualmente, nelle grandi occasioni il ceco veniva sconfitto nettamente dai più forti, e spesso, nei tornei minori, si faceva sorprendere ai primi turni da giocatori meno quotati di lui (emblematica una sconfitta in Canada al primo turno dall'olandese Haase, o a Indian Wells dallo statunitense Russell). Comunque, il ceco terminò il 2007 nei primi 15, compiendo exploit occasionali anche l'anno successivo ( come la semifinale a Miami). Proprio la stagione in terra 2008, però, inizio' a palesare le difficoltà dell'allievo di Tomas Krupa: dopo aver perso ad Amburgo dal quasi derelitto Safin, Tomas si fece fare fuori in quel di Parigi da Llodra, non esattamente uno specialista della terra battuta. Nonostante una finale a Bastad, l 'estate americana evidenziò ancor di più il suo calo di forma e, dopo le sconfitte con Andreev in Canada e con Seppi a Cincinnati, l'attuale numero 17 del mondo raggiunse il punto piu basso della sua carriera al primo turno di Flushing Meadows, facendosi umiliare in poco più di un'ora di gioco (6-3 6-1 6-2) da Sam Querrey. Ormai tutti i nodi erano venuti al pettine: Berdych appariva sempre di più come un giocatore lento, pachidermico, dall’atteggiamento troppo sornione con i giocatori più deboli di lui e incapace di un qualsiasi moto d’orgoglio quando il punteggio si mette male, capace di alternare cavalcante esaltanti (come la vittoria a Tokyo nel 2008, dominando Del Potro in finale) a rovesci catastrofici (come la miriade di sconfitte nei primi turni dei Master Series del 2009, perdendo da giocatori per lui accessibili come Troicki- su cemento, Fognini e Zverev –su terra). Anche nel corso di uno stesso match, l’angelo boemo poteva essere croce e delizia: tutti ricorderanno il modo in cui, agli Australian Open 2009, mise paura a “re” Roger portandosi avanti 2 set a 0, prima di crollare e perdere 6-2 al quinto set.

Insomma, Berdych sembrava perduto per il tennis d’élite, quello dei primi 5-10 giocatori mondiali, a maggior ragione dopo essersi fatto estromettere a Melbourne dal kazako Korolev. E invece..qualcosa negli ultimi tempi è cambiato. L’antipasto l’avevamo avuto a Indian Wells, dove il trionfatore di Bercy 2005 aveva distrutto Verdasco (6-0 6-3) prima di arrendersi a Nadal nei quarti; la portata principale è invece stata servita a Miami. In Florida, Tomas si è nuovamente trovato sulla sua strada King Roger, e nuovamente in ottavi di finale: questa volta, però, il ceco è stato alla pari per tutto il match e, dopo aver annullato un match point, ha trionfato la tie-break del terzo set. La vittoria contro quello che, storicamente, era una sua bestia nera, deve averlo in qualche modo sbloccato, perché in seguito l’erede di Ivan Lendl replica la vittoria con Verdasco e , in semifinale, distrugge con un doppio 6-2 un giocatore caldo come Soderling, arrendendosi solo al padrone di casa Andy Roddick. D’un tratto, Berdych sembra cambiato: il torneo statunitense ha infatti mostrato un giocatore sorprendentemente agile, impeccabile in fase difensiva e ritrovato in tutti i suoi colpi d’attacco.

La stagione sulla terra, tuttavia, potrebbe far pensare che quello di Miami sia stato un fuoco di paglia: sconfitto in ottavi da Verdasco a Montecarlo e al secondo turno romano da Wawrinka (in un match combattutissimo durato quasi 3 ore), il ceco non difende il titolo di Monaco perdendo ai quarti dall’idolo locale Petschzner. Tuttavia, i miglioramenti nella mobilità e nella convinzione sono troppo sotto gli occhi di tutti per far pensare che il giocatore sia destinato a tornare nel limbo: dopo aver vinto tutti i suoi match alla World team Cup di Dusseldorf, Berdych si presenta carico all’appuntamento parigino. Il resto è storia: 2 vittorie di grande spessore (volendo sorvolare sul massacro compiuto nei confronti di Isner), prima semifinale di Slam in carriera e la concreta possibilità di giocarsi un posto in finale. In un’epoca di Gasquet vari che mandano..in fumo il loro talento, la primavera parigina ha fatto sbocciare un fiore che sembrava non volersi mai dischiudere e che ora promette di essere uno dei protagonisti negli anni che seguiranno il ritiro di Federer.

Christian Turba

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker