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17/08/2010 16:43 CEST - Profili

Dolgopolov, il guru imprevedibile

Ha perso da Ferrer a Cincinnati. Ma per un set gli ha nascosto la palla. Dolgopolov è un tennista "love it or leave it": colpi di genio e lunghi black out. Karim Nafea

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Alexandr Dolgopolov (a.k.a. Oleksandr Dolgopolov Jr, a.k.a. la Luce) ha le idee molto chiare su quello che vuole. Innanzitutto nel maggio di quest’anno ha scelto di cambiare la “O” iniziale del suo nome per far si che la sua fama non abbia nulla a che vedere con quello che il padre ha fatto in passato (ex-tennista e, in seguito, allenatore di Medvedev) e anche perché quel Junior non gli andava troppo a genio. E’ molto deciso anche per quello che riguarda il gioco ed il suo futuro, infatti, il suo obbiettivo tennistico è quello di occupare la prima posizione mondiale. Sorge spontanea, a questo punto, la domanda: ce la può fare il giovane ucraino a raggiungere il suo obbiettivo?

Sembra che ormai la completezza e l’imprevedibilità siano state sacrificate, per scelta, sull’altare della solidità dai giovani giocatori e, questo, è un altro grande pregio del tennista ucraino: non è l’unico giovane che negli ultimi anni si è posto come obbiettivo finale quello di arrivare ad essere numero uno del mondo però è l’unico tra questi, anche se non è ancora paragonabile come risultati ai Djokovic o ai Murray, che vuole perseguire il suo scopo giocando a suo modo, imponendo il suo stile di gioco, senza uniformarsi a quello che è il Tennis del presente e, purtroppo del futuro, nel quale la regolarità e la potenza la fanno da padrone.
Va anche detto che, così stante, il gioco del Dolgo è soggetto a cali di tensione prolungati che in un numero uno futuribile non hanno diritto di cittadinanza, non si può neanche cercare di allenare la costanza del giocatore ucraino senza stravolgere quello che lui rappresenta, poiché portarlo a compiere scelte più assennate toglierebbe la componente di genialità che lo rende tanto speciale. Per diventare il primo giocatore del mondo Dolgopolov deve, per quello che è il Tennis contemporaneo, cambiare il suo assetto di gioco cercando cercando maggiore continuità e regolarità ed implementarle con la sua abilità nell’uscire dallo scambio e con l’ottimo servizio che già possiede. Mantenere il suo gioco così com’è invece gli consentirebbe di gravitare intorno alla ventesima posizione mondiale, forse anche più, ma gli renderebbe virtualmente irraggiungibile la vetta. Forse progredendo nella sua carriera riuscirà a trovare da solo un equilibrio nel suo gioco tale da permettergli di sopperire ai passaggi a vuoto che lo affliggono al momento però è abbastanza improbabile che, pur minimizzando i momenti negativi, riesca a diventare il primo giocatore del mondo affidandosi solo al talento e all’estemporaneità.

Altra domanda potrebbe essere: vogliamo che Dolgopolov sacrifichi il suo modo di giocare per cominciare a vincere o lo preferiamo così, geniale, iconoclasta e spregiudicato ma magari con meno soddisfazioni tennistiche?

Una parziale risposta può essere data dal fatto che alcuni giocatori sono nati per primeggiare mentre altri hanno lo scopo di divertire e di stupire e sono rarissimi quelli che riescono a fare entrambe le cose. Dolgopolov ha un talento troppo puro, troppo naturale per non divertire e forse è questo il suo scopo, lui ha il compito di essere un pressure releaser (sia lode a Tex Winter e a Phil Jackson, nei secoli dei secoli), di una valvola di sfogo in questi tempi bui, un maestro di leggerezza che ci ricordi cosa significa divertirsi giocando e guardando il Tennis, in barba a classifiche e risultati. Dolgopolov è Tennis per il bene del Tennis e non c’è scopo più elevato di questo per un giocatore.

Staremo a vedere cosa riserverà il futuro per questo straordinario interprete del gioco e cosa sceglierà di fare della sua carriera, sperando che non ci spezzi il cuore come hanno fatto tanti altri giovani tennisti.

 

Karim Nafea

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker