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09/09/2010 16:03 CEST - Rassegna Stampa del 9 Settembre 2010

“Con Venus non finisce qui” (De Martino), Il segreto? Imparare a 30 anni (Valesio), Onore Schiavone, perde con Venus ma è sempre più forte (Rossi)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

“Con Venus non finisce qui”

Marco de Martino, il messaggero del 9.09.10

«Perdere questa partita è stato un dolore». Francesca Schiavone dice proprio così e usa proprio queste parole qui, «dolore», «amarezza», «rimpianto», mentre commenta l'ottava sconfitta (su otto partite) contro Venus Williams, un match girato l'altra notte a New York veramente su due o tre palle, alla fine 79 punti Venere e 73 lei per due ore secche di trance agonistica. E' finita 7-6 6-4 per Venere e decisivo è stato il tie-break del primo set, una specie di corsa disperata su un precipizio di cemento livido di pallate, prima 4-0 per Venus, poi rimonta di Francesca a 4-4, poi 5-5 tra sberle, rincorse e colpi impossibili, fino a uno sciagurato dritto fuori AGLI OPEN USA della Schiavone che ha scavato il solco: «Devo «Potevo vincere, imparare a giocare non so darmi pace ti Sogno la rivincita in Fed Cup» potevo vincere e invece ho perso ma con Venus non finisce qui e infatti già sogno la rivincita a San Diego a novembre nella finale di Fed Cup». Davvero? «Non mi ha fatto male, non ha tirato troppo forte, io ho le qualità per batterla». E naturalmente anche l'orgoglio, come nel secondo set quando dal baratro dell' 1-4 è risalita fino a sfiorare il 5-5. «Normale, lo sanno tutti che io non mi arrendo». Si è giocato con un vento da regata che ha spazzato senza tregua il colossale stadio centrale di Flushing Meadow, tra folate che spostavano la palla e raffiche che rendevano un incubo i turni di servizio, Venus 9 doppi falli, la Schiavone 5, e tutto tra imprecazioni, ansie, piagnistei, disperazioni, prodezze, cc,lpi a effetto. La Schiavone non è riuscita ad esprimere Schiavone di ferro

Il segreto? Imparare a 30 anni

Piero Valesio, tuttosport del 9.09.10

Finlamente Francesca ci ha svelato il suo segreto. Lo ha fatto in modo forse in- volontario ma di certo efficace. a rivelato, subito dopo la sconfitta patita per mano di Venus, come si può arrivare a vincere uno Slam a trent'anni, a ricamarsi un posto stabile fra le top ten e magari a guadagnarsi pure la possibilità di giocare il Master a fine anno. Il segreto sta in una frase che ha pronunciato quando qualcuno, a Flushing Meadows, le ha domandato, in buona sostanza, perché avesse perso. Francesca ha risposto: «Devo imparare a vincere i punti importanti». Ora: i) segreto sta nella prima parte della risposta, non nella seconda come invece potrebbe sembrare ad una prima frettolosa analisi. Per la precisione nel- l'espressione «devo imparare». Ora nessuno di noi sa con precisione quanto proseguirà la carriera di Francesca e su quali binari: così come nessuno avrebbe mai pronosticato, ad inizio stagione, che nel 2010 lei avrebbe conquistato un titolo dello Slam e che avrebbe sfiorato (perchè tutto sommato così è stato l'ingresso nelle semi- finali di un altro. Ma si può sostenere già ora che se una tennista di trent'anni pensa a se stessa in termini di «devo imparare» invece di «devo raccogliere» la suo carriera è ben lungi dall'essere verso la chiusura. E che dunque Francesca potrebbe conquistare altre terre, magari oggi inesplorate. In fondo mica giocherà sempre contro avversarie che servono a 200 l'ora.

Onore Schiavone, perde con Venus ma è sempre più forte

Massimo Rossi, libero del 9.09.10

Non ce l'ha fatta Francesca Schiavone nei quarti degli Us Open contro Venus Williams (sconfitta 7-5, 6-4), anche se ci è andata abbastanza vicino, tanto da farmi dire che al nono assalto la nostra leonessa, anche grazie a quella sua rapidità di gambe che nel circuito femminile non ha eguali, porterà a casa la pelle di questa gazzella nera sempre pia lenta. Intanto agli Us Open va avanti la mia preferita Caroline Wozniacki, testa di serie numero uno del torneo e seconda in classifica appena dietro Serenona che, assente a New York, ne sente già il fiato sul collo. Contro la (ex) divina Maria Sharapova, la giovanissima danese ha dato vita a un match che mi ha riconciliato con il tennis femminile. La burrosetta ma tenace Caroline ch tira a mille all'ora, corre come un gatto e non sbaglia mai, difficile batteria per chiunque. Fra i maschi i quattro moschettieri si sono subito ridotti a ire grazie alla non sorprendente sconfitta, già al terzo turno, di un Murray ancora non a posto (soprattutto mentalmente) contro un giocatore che sconta l'infelice destino di essere troppo spesso definito il paggio di re Federer o lo svizzero di scorta. Sta di fatto che Wawrinka è invece un signor giocatore (transitato anche tra i primi 10) che sfoggia un ottimo tennis impreziosito da un rovescio a una mano che non sfigura neanche di fronte a quelli di Richard Gasquet e di Justin Henin. Senza trascurare che il ragazzone non è solo solidissimo di colpi e di fisico, ma anche mentalmente, ed è proprio questo probabilmente il piano sul quale è girata in suo favore la bella sfida con il labile scozzese. Qualità che lo svizzero ha poi confermato nel duro match contro Querrey, tipico americano dalla smorfia barra sorriso a bocca aperta, fissa sul volto, un p0' come ce l'aveva Sampras. Rafa, RogereNole vanno avanti come treni ma rischia un p0' il serbo nei quarti contro tiramolla Monfils, finalmente tornato ai livelli che gli competono. A vincere lo slam d'America è stata già comunque la Spagua, con ben cinque giocatori piazzati negli ottavi dalla stessa parte alta del tabellone. Fuor invece gli italiani al primo turno, e non i purtroppo una novità. Starace, Seppi Fognini hanno lottato ma perduto, guarda caso proprio contro tre spagnoli. Fuori anche la Pennetta anzitempo, dobbiamo dire ancora grazie alla Schia vone che ci ha regalato almeno un quarti di finale in uno slam dopo la bella vittoria di Parigi e, soprattutto, da brava bauscia milanese, ha fatto vedere a tutti che nor serve chiamarsi Roger Federer per giocaré un semplice passante colpendo la palla dalle spalle e tra le gambe.
 

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker