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20/09/2010 00:24 CEST - COPPA DAVIS

Francia, quanta invidia!

Si chiude 5-0 un weekend trionfale per la Francia. I segreti di questo successo? La grande armonia e l’assenza di rivalità intestine. Ma c’è anche una questione culturale che fa la differenza, ad esempio, con l’Italia. Da Lione, Riccardo Bisti

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Due match a risultato acquisito sono buoni soltanto per il pubblico pagante, peraltro entusiasta, e per un business che deve andare avanti. Il guardone neutrale, dunque, non aveva molto da fare. I francesi avevano gli occhi su Belgrado per scoprire la loro avversaria in finale (sarà la Serbia). Gli argentini, al contrario, creavano processi che non hanno ragione di esistere. “Bisogna parlare del futuro della Davis, dei giocatori, della dirigenza e di tutto il tennis argentino”. Manco fossero retrocessi in B. Da quando è tornata nel World Group (nel 2001, battendo agli spareggi la Bielorussia), l’Argentina ha un palmares da favola: due finali, quattro semifinali e tre quarti di finale. Manca l’acuto, ma non è il caso che si aprano processi a un paese che l’anno prossimo ritroverà Juan Martin Del Potro e potrà riprendere a sognare. Non crediamo sia il caso di prendersela con la federazione, che con pochi mezzi prova a tenere su il movimento e continua ad estrarre ottimi giocatori, sebbene i soldi siano la ragione principale della perdita di Andrea Collarini, 18enne molto promettente che ha deciso di giocare per gli Stati Uniti.

La visita di Rama Yade
Nel giorno che ha sancito l’ennesima mancata promozione dell’Italia (e stavolta non c’era la Spagna di Nadal o la Svizzera di Federer…), ci siamo dunque fermati ad ammirare il modello francese. Un sistema che funziona in ogni suo ingranaggio e continua a produrre ottimi giocatori. Non c’è soltanto il Roland Garros e i suoi introiti, ma una capacità organizzativa e gestionale superiore alla media. Non c’è guerra tra la federazione e le strutture private: l’interesse del tennis transalpino viene prima di tutto. Prendi Patrice Hagelauer, direttore tecnico federale. E’ l’emblema vivente dell’efficienza francese: direttore tecnico del Team Lagardere dal 2006, lo scorso Settembre è stato portato quasi di peso in federazione anche grazie all’interessamento di Rama Yade, ministro dello sport donna di origini senegalesi. Nel suo primo anno alla guida del settore tecnico, la Francia è volata in finale dopo qualche anno di difficoltà. Normale sospettare che non sia un caso, ma lui preferisce esaltare i giocatori: “C’era un’atmosfera fantastica, una sintonia mai vista. Saltavano tutti in piedi ad ogni punto vinto. Con questa osmosi tra giocatori, staff e pubblico si creano le grandi squadre. Adesso la Francia è una grande squadra”. Hagelauer era negli spogliatoi del Palais de Gerland nella mezzora successiva al trionfo contro l’Argentina: “Ballavano tutti, volavano fiumi di champagne. Siamo rimasti tutti annegati. A un certo punto è arrivata Rama Yade e abbiamo avuto un po’ di paura…che Llodra lo versasse addosso anche a lei! Ma è stato anche un momento emozionante perché tutti cantavano la marsigliese davanti a lei”.

L'unica stella è la squadra
La “nuova” Francia è nata a Ostrava, nella sconfitta del 2009 contro la Repubblica Ceca. “Le sconfitte sono molto utili perché permettono di imparare e di creare nuove dinamiche” continua Hagelauer, classe 1948, coach di Noah durante il mitico Roland Garros 1983 “La Francia è diventata una grande squadra al primo turno contro la Germania. I rapporti sono notevolmente migliorati, e i ragazzi hanno capito che potevano fare qualcosa di importante”. Secondo Hagelaur, bisogna levarsi il cappello di fronte a Forget e Lionel Roux, rispettivamente capitano e vicecapitano. “Il secondo è meno noto ma altrettanto importante, perché parla con tutti i giocatori e tiene unito il gruppo. Adesso siamo una squadra, non più quattro giocatori”. I giocatori hanno finalmente capito che la squadra viene prima di tutto. Non ci sono più prime donne, l’unica star è la divisa “Blue”. “Tutti accettano serenamente le decisioni dei tecnici perché sanno che remiamo dalla stessa parte”.

Una questione culturale
Abbiamo capito che il team francese è finalmente unito dopo qualche screzio, che la federazione ha risorse importanti e che il clima è generalmente positivo. Ma com’è possibile questa enorme differenza con l’Italia? In fondo ci sono 65 milioni di francesi e 60 milioni di italiani…lasciando perdere le questioni federali, sulle quali si potrebbe discutere all’infinito, secondo noi è anche una questione culturale. Si dice sempre che L'Italia non produce tennisti perché si vive troppo bene, dunque i ragazzi non hanno stimoli a sacrificarsi. Come dice Francesco Elia, le nostre ragazze emergono anche perchè tra le donne è più difficile ottenere guadagni importanti: "Confronta i guadagni del numero 50 ATP con quelli della numero 50 WTA e poi vediamo...". Ma si vive bene, anzi benissimo, anche in Francia. Ce ne siamo accorti girando per Lione, annusando una realtà che conoscevamo poco. Anche loro avranno qualche scheletro nell’armadio, ma l’educazione della gente, il rispetto per il lavoro altrui, la pulizia nelle strade…sono fattori reali, innegabili. A Lione puoi girare tranquillo per la strada, senza doverti guardare le spalle per paura di uno scippo. A Lione, come in tutta la Francia, l’integrazione razziale è una realtà acquisita. Nessuno butta i rifiuti per terra, nessuno prova a entrare in autobus senza biglietto. Sono piccole grandi realtà quotidiane, in cui l’Italia è ancora molto indietro. Con un progresso culturale ancor prima che sportivo, anche noi potremmo festeggiare una finale di Coppa Davis ballando “I gotta feeling” insieme a un pubblico meraviglioso, entusiasta ed educato.

Con l'Argentina finisce 5-0
In un palazzetto quasi pieno, Gilles Simon e Arnaud Clement hanno completato la festa, rifilando il cappotto agli argentini. Simon ha superato Eduardo Schwank al termine di una partita molto equilibrata, in cui c'è stato un solo break. Simon aveva avuto due matchpoint già nel secondo set, ma un motivato Schwank li ha annullati salvo poi perdere con il punteggio di 7-6 6-7 6-3. Ha chiuso Clement, vincitore su Horacio Zeballos con il punteggio di 7-5 6-1. L'argentino era salito 5-3 prima di perdere nove giochi di fila ed esultare scherzosamente quando ha evitato il cappotto nel secondo set. Ma era già tempo per la festa francese, con la riproposizione delle immagini del 1991 (già proiettate Sabato) e i balli scatenati della gente, in particolare del tifo organizzato, che danzava sulle note della loro canzone creando un notevole effetto scenografico. La Francia vola in finale chiudendo 3-0 dopo due giornate tutte le partite (gli era già riuscito con Germania e Spagna). Dall'abolizione del challenger round, era successo solo quattro volte: Sudafrica nel 1974, Stati Uniti nel 1984 e Germania nel 1988 e nel 1993.

Riccardo Bisti

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker