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27/09/2010 01:22 CEST - Delusioni

Murray, Roddick e
Cilic: le delusioni!

Murray, Roddick e Cilic: tre giocatori che, in modo diverso, hanno in qualche modo deluso in questo 2010. Vediamo insieme come e perché. Con un'avvertenza: la stagione non è ancora finita...Enzo Cherici

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Mi rendo conto, la stagione non è ancora finita. Ci sono ancora diversi tornei da giocare, tra cui due Masters 1000 (Shangai e Parigi Bercy), quattro 500 (Pechino, Tokyo, Valencia e Basilea) e, soprattutto, le Atp Finals di fine anno.
Fare bene in quest'ultimo scorcio di stagione potrebbe significare tanto e ribaltare il giudizio su giocatori fin qui un po' deludenti. Ricordate il Nalbandian del 2007? Veniva da una stagione così così, poi vinse Madrid e Parigi Bercy e non pochi appassionati lo avrebbero voluto al Masters di Shangai. A furor di popolo!
Questo per ribadire che i giudizi sono forse prematuri e potrebbero essere stravolti dai risultati delle prossime settimane. Ciò detto, dovessi indicare tre giocatori che più di altri hanno deluso le aspettative in questo 2010, i nomi che farei sarebbero i seguenti: Murray, Roddick e Cilic.
Tre nomi, tre casi assolutamente diversi tra loro. Si va dal Murray che non riesce a sbloccarsi negli Slam, al Cilic che non è riuscito a fare il salto di qualità che un po' tutti gli pronosticavamo; passando per quel Roddick che proprio quest'anno è mancato clamorosamente proprio negli Slam. Ma vediamo un po' più nel dettaglio le stagioni di questi tre giocatori.

Andy Murray
Uno legge la sua classifica e si chiede: e allora? Numero 4 era ad inizio anno, numero 4 continua ad essere ora. Ma attenzione: il 4 gennaio si trovava a 3520 punti da Federer. Oggi è a 6990 punti da Nadal!
Eppure l'anno era iniziato bene. Aveva deciso di saltare i primi tornei in calendario e di entrare in ballo direttamente all'Australian Open. Dove ha giocato benissimo, smarrendo un solo set (in semifinale con Cilic) prima della finale. Probabilmente aveva giocato talmente bene che anche lui doveva essersi convinto di potercela fare in finale contro Federer e di poter finalmente mettere in bacheca quel titolo dello Slam che ancora gli mancava (e che tuttora gli manca). Com'è andata lo sappiamo. Per almeno due set fu mattanza vera e nel terzo non gli sono bastati 5 setpoint per riaprire la partita. La delusione deve essere stata cocente, perché per un bel po' di mesi successivi il bel Murray ammirato a Melbourne non s'è visto più.
Nei mesi successivi, anzi, è balzato più all'onore delle cronache per essere stato (momentaneamente) mollato dalla fidanzata, Kim Sears, per overdose da Playstation, piuttosto che per i risultati in campo.
Il 21 febbraio, a Dubai, torna finalmente a far parlare di se per le sue imprese in campo. Una vittoria in un torneo? Macché. Di un game piuttosto. Ma di un game molto particolare. Il secondo del primo set contro Kunitsyn, vinto dopo 24'30”, quattordici situazioni di “deuce” e alla nona palla break a disposizione. Dopo 38 minuti i due tapini hanno potuto finalmente mettersi seduti al cambio di campo sul punteggio di 3-0 in favore dello scozzese. Se non è un record poco ci manca.
Ma torniamo al campo. I Masters 1000 primaverili americani non sono andati benissimo. Un quarto di finale a Indian Wells, con sconfitta da Soderling (e ci può stare), e una sconfitta al secondo turno, dopo un “bye”, in quel di Miami contro Fish, allora 101 del mondo (e ci può stare già meno): era da Roma 2009 (contro Monaco) che Murray non perdeva nel match d'esordio d'un torneo.
La stagione su terra battuta ha riservato le solite, attese, delusioni, con sconfitte contro Kohlschreiber (Mone Carlo), Ferrer (Roma e Madrid), prima della débâcle parigina contro Berdych.
Arriva l'erba e con essa altre delusioni. Perde ancora con Fish al Queen's (terzo turno), ma a Wimbledon si ritrova e fa semifinale, dove perde contro lo spaziale Nadal versione 2010. Delusione per l'epilogo quindi, meno per il gioco.
Ma serve una scossa e il 27 luglio annuncia il divorzio dal suo coach ufficiale, Miles Maclagan. Adesso è tutto per la sua mamma. La stagione sul cemento americano deve essere quella della riscossa, ma toppa subito nel piccolo torneo di Los Angeles, sconfitto in finale da Sam Querrey. La riscossa arriva finalmente a Toronto, dove batte per la prima volta nello stesso torneo Nadal e Federer e si aggiudica con grande merito il primo (e unico) torneo dell'anno: nel 2009 i trionfi furono 6. Arriva stanchissimo a Cincinnati, dove s'appella all'orgoglio, lotta, ma alla fine deve cedere ancora, indovinate a chi? ancora Mardy Fish (e sono tre!).
Niente paura, la settimana di pausa ce lo restituirà tirato a lucido per un grande Us Open. Almeno questo si pensava...Andy va via spedito per i primi due turni, ma alla prima difficoltà (Wawrinka) crolla. Ennesima delusione in un major.
Quest'anno ha un record di 34 vittorie e 13 sconfitte. È tornato dopo tre anni (Canada 2007 contro Fognini) a perdere con un giocatore non compreso tra i Top 100 e la classifica media dei tredici giocatori che lo hanno battuto quest'anno è di 30,8. Troppo elevata per un numero 4 del mondo.
I difetti sono sempre gli stessi. Un dritto che non fa male e un atteggiamento troppo remissivo, attendista in campo. Il tempo è ancora dalla sua parte (ha solo 23 anni), ma il divario dai primi anziché ridursi si amplia. Credo che l'origine dei suoi “guai” coincida con la cacciata di Brad Gilbert. Proprio sicuri che sia stata questa grande idea?

Andy Roddick
Altro Andy, altro caso. Con alcuni punti in comune con Murray, ma in buona sostanza diverso e con qualche buona giustificazione (mononucleosi).
Anche per lui l'anno è iniziato bene. Subito una vittoria a Brisbane che l'ha fatto diventare, con 28 titoli, il terzo giocatore in attività più vincente dopo Federer e Nadal. A Melbourne anche è andato abbastanza bene, con un buon risultato finale, ma una partita un po' buttata nei quarti contro Cilic.
La sua primavera nordamericana è stata strepitosa, con la finale di Indian Wells (sconfitto però da l-Ljubicic) e il trionfo di Miami, dove è stato capace di mettere in fila Nadal e Berdych. Il servizio sembrava essere tornato quello dei bei tempi (61 turni di battuta su 63 tenuti a Miami) e tutto il suo gioco ne aveva tratto indubbio beneficio. La dieta cui l'aveva obbligato Larry Stefansky faceva il resto e i risultati tornavano ad essere in linea a quelli d'un giocatore del suo livello.
Poi, di colpo, il buio. Sulla terra nessuno si aspettava miracoli, ma la decisione di saltare tutti i tornei di preparazione e di presentarsi direttamente in campo al Roland Garros non ha convinto nessuno. Risultato: massacrato senza se e senza ma da Gabashvili, allora numero 114 del mondo!
Ma il bello (anzi il brutto) ancora doveva arrivare. Sconfitto da Dudi Sela al Queen's e poi, incredibilmente, al quarto turno di Wimbledon (9/7 al quinto) dal numero 87 del mondo, il cinese di Taipei Lu.
Ci sarebbe ancora tempo per riaddrizzare una stagione che sta prendendo una brutta piega, e invece arriva la sconfitta di Washington contro Simon e la conseguente uscita dai Top Ten. E siccome i guai non arrivano mai soli, il 14 agosto arriva l'annuncio che gli è stata diagnosticata una leggera forma di mononucleosi. È costretto a saltare Toronto e si ripresenta in campo a Cincinnati, dove supera bene Soderling e Djokovic, ma perde male contro Fish in semifinale, dopo aver servito per il match nel secondo set.
Ma il peggio doveva ancora arrivare. A Flushing Meadows incappa in un'altra serataccia (dopo quella dello scorso anno con Isner) e perde al secondo turno da Tipsarevic. Il suo torneo finisce con dieci giorni d'anticipo.
Strana stagione la sua. I risultati non sarebbero tutto sommato così negativi. Ci sono due titoli, uno addirittura in un Masters 1000 prestigioso come Miami, ma il suo 2010 è pesantemente condizionato dalle pessime prestazioni negli Slam. E quando un giocatore come lui inizia a perdere contro giocatori come Gabashvili e Lu nei majors, significa che qualcosa non va più per il verso giusto. Viale del tramonto?

Marin Cilic
È l'ultimo caso, quello a mio modo di vedere più sorprendente dei tre. Già, perché su questo ragazzo avrei scommesso ad occhi chiusi e soltanto 12 mesi fa avrei giurato che avrebbe finito questa stagione tra i primi 5-6 giocatori del mondo.
E l'inizio del 2010 sembrava dovermi dare ragione. Titolo confermato a Chennai e semifinale all'Australian Open, battendo giocatori come Wawrinka, Del Potro e Roddick, e arrendendosi soltanto ad un più fresco Andy Murray.
Ad inizio febbraio confermava anche il titolo di Zagabria, dopodiché piombava in un'apatia inspiegabile per un giocatore con quelle potenzialità. Subito una brutta sconfitta ad Indian Wells contro Garcia-Lopez (inaccettabile), alla quale si aggiungeva quella di Miami contro Verdasco (e qui nulla da dire).
Il tunnel negativo era ufficialmente imboccato e proseguiva per tutta la stagione su terra, dove il solo risultato positivo è stato la finale di Monaco, persa con Youzhny. Per il resto, nessun acuto e le sconfitte premature a Monte Carlo (Montanes) e Roma (F. Lopez). Nulla da dire invece per quelle rimediate a Madrid (Ferrer) e Parigi (Soderling).
Ancora peggio gli andrà sull'erba: tre match, due sconfitte. Al Queen's da Llodra e a Wimbledon (primo turno!) da F. Mayer. Leggendo questi risultati la sua stagione su terra battuta ha quasi il senso d'un trionfo!
Si vola sul cemento nordamericano e arriva subito una semifinale, a Washington, dove viene però brutalmente maltrattato dal futuro vincitore, Nalbandian (6-2, 6-2). Poi più nulla. Primo turno a Toronto (Troicki); primo turno a Cincinnatti (Baghdatis) e il sanguinoso secondo turno allo Us Open (Nishikori!).
Domanda: che fine ha fatto il giocatore che lo scorso anno aveva umiliato Murray a Flushing Meadows? O, per restare all'anno in corso, quello che aveva incantato in Australia, lottando
come un dannato per issarsi fino alla semifinale del primo Slam dell'anno?
Domande che resteranno senza risposta. Io, da parte mia, vedo un serio problema al servizio. Il movimento è troppo macchinoso (oltre che stressante per la schiena) e regala pochi punti diretti. Intendiamoci, non stiamo parlando di Volandri o Starace, ma un ragazzone di 1,98 dovrebbe fare molto più male con questo fondamentale. Ha tutto per riprendersi, il tempo e le indubbie capacità tecniche sono dalla sua parte. Tornerà? Io dico di si. La classifica è stata “clemente”, non ha pagato dazio al suo periodo così così (è sempre 14 del mondo), ma è tempo di svegliarsi una volta per tutte: 16 sconfitte (a fronte di 35 vittorie) sono troppe per uno come lui.

Enzo Cherici

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker