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26/10/2010 13:50 CEST - IN RICORDO DI FEDE

Arriva la "Coppa Federico Luzzi"

TENNIS - A 2 anni dalla scomparsa, il Consiglio Federale intitola a Federico Luzzi i Campionati Nazionali Under 14, categoria in cui l'aretino era fortissimo. Iniziativa che alimenta la memoria di un ragazzo dal cuore immenso. E di cui non ci si dimenticherà mai, anche grazie all'impegno di mamma Paola, che porta avanti con impegno la "Fede Lux", associazione che aiuta la ricerca contro le leucemie. Riccardo Bisti

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Sono passati due anni da quel tragico 25 Ottobre 2008, quando una leucemia fulminante si portò via Federico Luzzi. Furono giorni durissimi per il mondo del tennis, non solo italiano. Federico era l’emblema della vitalità: allegro, vivace, spigliato, talentuoso…e generoso. Talmente generoso che a pochi giorni dalla morte volle ugualmente partecipare al match di Serie A1 del suo TC Parioli. Si ritirò dopo appena un quindici. Quella stanchezza si è poi rivelata una malattia infame, carogna. In pochi giorni ce lo ha portato via, senza neanche darci il tempo di realizzare quello che stava per succedere. Venne ricordato durante il Masters 1000 di Parigi Bercy, quando la sua immagine venne diffusa sui maxischermi per palazzetto prima di una sessione serale. Qui da noi furono i giorni dell’incredulità, che si trasformarono in disperazione nel giorno dei funerali. Quando si ricorda una persona scomparsa, il rischio di cadere nella retorica è sempre dietro l’angolo. Per questo vale la pena limitarsi ai fatti, e mandare un vigoroso applauso al Consiglio Federale. I vertici della FIT, infatti, hanno deciso di intiolare a Federico i campionati nazionali Under14. Non è una scelta casuale: fu proprio in quella categoria di età che Luzzi colse alcuni dei suoi migliori successi. Fu infatti campione italiano della categoria, successo poi ripetuto su scala europea. Sempre a livello Under 14 guidò l’Italia al successo nella Youth Cup, una specie di mondiale di categoria. “A quell’età ero forte davvero, allora bastava il braccio…” ricordava con un pizzico di malinconia quando ormai era un professionista fatto e finito.

Il braccio non gli mancava, mentre il fisico difettava di potenza e la calma non era la sua virtù più importante. Nonostante tutto è riuscito a entrare tra i primi 100 e togliersi almeno due grandi soddisfazioni: il terzo turno al Foro Italico nel 2001, quando battè Clement e Arazi prima di crollare, sfibrato, contro Jacobo Diaz (a proposito di fisico…), e l’esordio-shock in Coppa Davis, quando annullò un matchpoint a Ville Liukko prima di vincere 14-12 al quinto set. Allora si pensava che fosse nata una stella: la sua carriera è poi stata falcidiata dagli infortuni (“Non li sto ad elencare tutti perché sennò sembra che faccio la vittima…”), si costruì un’onesta militanza con qualche lampo. Nel 2007 gli ultimi acuti: vinse il challenger di Cherbourg, si portò nuovamente a ridosso dei top 100 e si gustò un’ultima convocazione in Coppa Davis (ad Alghero, contro il Lussemburgo). Federico era un puro, si batteva vigorosamente contro le pratiche illecite: diceva che Mariano Puerta avrebbe dovuto smettere di giocare, e ripeteva sempre che il suo amico Potito Starace era l’emblema di come si potesse essere forti fisicamente lavorando duro, senza aiuti. Con i muscoli puliti. L’ATP lo squalificò per 200 giorni per aver scommesso minuscole cifre su diversi sport, tennis compreso. Una voltà puntò 3 euro su stesso, e per questo si accanirono contro di lui. Pensò al ritiro, andò negli Stati Uniti a studiare recitazione, ma provò a darsi un’ultima opportunità con il tennis. Giocò a Todi, poi a Napoli. Fino all’ultimo quindici contro Tomas Tenconi.

Oggi la memoria di Federico è più viva che mai. Ad alimentarla, oltre ai suoi numerosi fan (ed è significativo osservare in quanti gli volessero bene nonostante un best ranking al numero 92), c’è l’impegno costante della mamma, Paola Cesaroni. Dopo la morte del figlio, ha dato vita alla Fede Lux, associazione benefica il cui scopo è raccogliere fondo da destinare all’AIL, l’Associazione italiana per la ricerca contro le leucemie. E’ capitato spesso di vedere uno stand Fede Lux nei tornei italiani, così come sono tanti gli sportivi che l’hanno sostenuta, mettendo a disposizione oggetti personali poi messi all’asta. Un modo speciale, forse il più bello, per ricordare un figlio che amava come solo una madre può fare. E oggi, 730 giorni dopo, di Federico non ci si è dimenticati.

Riccardo Bisti

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker