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05/11/2010 19:21 CEST - Polemiche

Rochus contro il tennis femminile

TENNIS - Patrick Mouratoglu, ex coach di Marcos Baghdatis, replica alle velenose frecciate di Christophe Rochus sul tennis femminile e la sua presunta inferiorità rispetto a quello maschile. Alcune statistiche gli danno ragione. Un botta e risposta che riapre le vecchie questioni: l'enorme gap tra le prime al mondo e le altre, una leadership che non convince e il predominio di un gioco monocorde. Francesco Ferrando

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Patrick Mouratoglu interviene sulla clamorosa intervista di Christophe Rochus e lo fa a modo suo. Il rumore scatenato dalle dichiarazioni sul doping ha oscurato il feroce attacco del belga al tennis femminile: un particolare sfuggito a molti, ma non al coach francese, pronto ad affidare le sue critiche al blog "Busted Racquets".

Rochus, irritato dall'equiparazione dei montepremi femminili a quelli dei colleghi dell'Atp, aveva toccato alcuni tasti dolenti: «I primi turni per le più forti sono uno scherzo, il gap tra loro e le prime 100 al mondo è enorme. Negli Slam, la facilità con la quale le top-ten approdano ai quarti - aggiunge Christophe - non è paragonabile agli sforzi sopportati dagli stessi Nadal e Federer per arrivare alla seconda settimana. Per non parlare della differenza tra un incontro al quinto set, rispetto a quelli due su tre delle nostre colleghe. É come paragonare il calcio femminile a quello maschile: non hanno nulla in comune. Basta vedere la facilità con la quale Kimiko Date è tornata a vincere, Muster non è riuscito a fare altrettanto».

Per il coach si tratta di affermazioni gratuite e maschiliste. «Sostenere che i giocatori debbano essere premiati in base al tempo passato in campo è un'assurdità. Equivale a dire che un uomo d'affari dovrebbe essere pagato per il numero di ore spese in ufficio e non per i propri risultati. Lo stesso paragone tra Muster e Date è scorretto: Kimiko ha lavorato duro per rientrare, Thomas ha giocato solo qualche partita».

Mouratoglu si dice stupito dalla superficialità del belga, insolita per chi è inserito nel circuito professionistico. «Posso ricordare a tutti che Rochus ha incontrato Rafa e Roger per due volte ciascuno e ha sempre perso? Come la spieghiamo questa differenza?» Più che sconfitte, dei veri martiri: nei dieci set giocati contro i primi due della classifica, slam compresi il belga ha racimolato la miseria di 16 game. «In effetti quei primi turni sono stati uno scherzo, per loro». Aggiunge anche che quest'anno la numero uno Wozniacki non è stata in grado di raggiungere una finale major, mentre lo svizzero e il maiorchino si sono divisi 17 degli ultimi 19 titoli Slam. Come dire che se c'è un pronostico aperto negli Slam, riguarda le tenniste.

Se l'esempio della non titolata Wozniacki vale per le fasi finali dei tornei importanti, è innegabile che le sorprese che arrivano dai primi turni femminili sono merce rara, spesso dovuta a infortuni. Al di là delle schermaglie, il botta e risposta riapre la solita vecchia questione sulla differenza tra i due circuiti: un gap maggiore rispetto all'Atp - che esiste, anche se spesso viene esagerato dai colleghi tennisti - tra le top-10 e le top-100; una serie di leadership sempre meno credibili, complice l'atteggiamento dopolavoristico delle Williams; la diffusione di uno stile di gioco monocorde, in misura ancor più esasperata rispetto al tennis maschile.

Una chiave di lettura arriva dallo stesso Mouratoglu, che ammette: «Le donne sono molto meno rapide sul campo, non possono giocare allo stesso modo degli uomini. É una delle ragioni per le quali vediamo molte tenniste giocare con lo stesso stile, colpire piatto nel tentativo di essere aggressive su ogni punto. É un modo per compensare la loro lentezza sul campo». Questo aspetto, implicitamente, coinvolge anche la minor competitività delle tenniste di seconda e terza fascia. Nel tennis femminile, caratteristiche di velocità, forza e struttura fisica come quelle delle Williams o di molte tenniste russe e dell'est, marcano un solco non così facile colmare: c'è riuscita quest'anno Francesca Schiavone, grazie a doti tecniche e tattiche non comuni, ma rappresenta un'eccezione. Nel circuito maschile, invece, la fisicità sembra produrre un effetto livellante: maggioranza dei top-100 ha una velocità di palla molto alta ed è dotata di un buon servizio, che permette loro di difendere meglio i propri turni di battuta e rende meno impietosi i punteggi. Come dire che quando tutte le auto in gara raggiungono prestazioni elevate, la differenza sul giro tra il primo e l'ultimo è di pochi decimi.

Ma il tennis non è l'automobilismo e, se la differenza di cilindrata può spiegare il maggior gap tra le prime e le ultime "vetture", forse non è sufficiente a giustificare la monotonia nel gioco del circuito Wta. Gli esempi di Schiavone, Martinez Sanchez e Kimiko Date dimostrano che, almeno a livello femminile, esiste ancora il margine per contrastare il dominio del tennis muscolare e monocorde. Lasciando da parte per un attimo le inutili frecciate sui prize money e sul livello dei primi turni per le top-ten, la domanda che sorge è un'altra: cosa succederebbe se gli attacchi in controtempo, le smorzate, i cambi di ritmo, il serve and volley e le rotazioni in back entrassero - almeno ogni tanto - nel bagaglio di tenniste con ben altre doti fisiche? Ai tecnici (non a Rochus) l'ardua sentenza.

Francesco Ferrando

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker