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09/12/2010 11:59 CEST - LA STORIA

Promessa mantenuta, Viktor!

TENNIS – ESCLUSIVO. Il weekend d’oro di Viktor Troicki, eroe della Davis serba, raccontato da Corrado Tschabuschnig, suo manager italiano. “E’ una favola a lieto fine, perchè da junior, con Djokovic...”. La storia di un ragazzo scappato dalla guerra e “reclutato” dopo una vittoria su Leonardo Azzaro "E non lo avevo mai visto giocare. Ma oggi è uno dei personaggi più famosi del suo paese”. Riccardo Bisti

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Da sconosciuto a eroe. E’ il percorso compiuto da Viktor Troicki, uomo decisivo nella storica affermazione della Serbia in Coppa Davis. Nonostante gli ottimi risultati, alla vigilia era tra le figure più anonime. Grazie alla proverbiale tranquillità, semina che prima o poi permette il raccolto, si è preso il suo spazio ed ha chiuso da protagonista assoluto. E pensare che Sabato sera, dopo un doppio malamente perso in cinque set, è andato a letto senza sapere se il giorno dopo avrebbe giocato. “Probabilmente una diavoleria di Nikki Pilic, uno che la sa molto lunga…”. E’ uno dei tanti aneddoti che ci ha raccontato il suo manager Corrado Tschabuschnig, italiano a dispetto del cognome che evoca origini austriache. “Quella di Viktor è stata una settimana molto intensa” racconta Tschabuschnig “Sentiva molto la finale, vuoi per la sua importanza, vuoi perché c’era il suo staff al completo, a partire dal coach Jan De Witt. Inizialmente lui era preposto per affiancare Zimonjic in doppio…” Ma come? Frequenta poco il doppio, poi nei turni precedenti avevano giocato Tipsarevic (due volte) e Djokovic… “Eppure è così. Dirò di più: si pensava che lui potesse fare la differenza con il suo gran servizio, e per due set ci è anche riuscito. E poi Viktor gioca molto bene in doppio: quest’anno ha vinto Bangkok, fatto finale a Mosca con Tipsarevic e semifinale a Madrid con Granollers. Qualche tempo fa è giunto in semifinale a Monte Carlo in coppia con Djokovic. Viste le caratteristiche dei francesi, sembrava la scelta ideale. La coppia di doppio è stata condivisa da tutti, anche se alla fine l’ultima parola spetta a Zimonjic. Direi che il team serbo di Coppa Davis è una squadra che si sa autogestire”.

Quella frase al mattino: “Oggi vinciamo”
Ma come ha preso l’esclusione dai singolari di Venerdì? In fondo Tipsarevic gli sta dietro in classifica, poi Viktor veniva da un ottimo finale di stagione…”Credo che sia stata una scelta ponderata. Dietro ci sono un paio di ragioni: in primis si temeva che farlo giocare per tre giorni sarebbe stato troppo rischioso. E poi è stata anche una scelta mediatica, perché Tipsarevic era stato l’eroe in semifinale. Una sua esclusione avrebbe fatto discutere, soprattutto se Viktor avesse perso contro Monfils. Ad ogni modo lui è rimasto molto tranquillo, è grande amico di Janko e Venerdì lo ha sostenuto a gran voce”. E poi c’è stato il doppio….”Si, dove ha disperso troppe energie. Guardava troppe persone, non aveva un punto di riferimento preciso. Domenica mattina gli abbiamo detto che avrebbe dovuto focalizzarsi su una sola figura per non disperdere la concentrazione. Personalmente gli ho detto che un eventuale match sul 2-2 non sarebbe stata la più grande emozione della sua vita. Ci sono cose più importanti come la nascita di un figlio, la perdita di una persona cara…questa sarebbe stata comunque una sensazione positiva. Ma lui era tranquillo e mi ha risposto senza esitare: - Oggi vinciamo -. E’ stata un po’ una favola a lieto fine: per me, perché ero uno dei pochi a sostenere che avrebbe potuto giocare a questi livelli. Per lui, perché quando vinse un titolo giovanile in coppia con Djokovic, al loro ritorno dissero che si sarebbero ripetuti in Coppa Davis. E così è stato”.

Azzaro galeotto
E’ curiosa, la storia di questa ragazzo nato a Belgrado. La stirpe è russa, tanto che gli avi del padre erano vicini alla monarchia. Il padre faceva l’avvocato per una ditta di autonoleggi ma è andato in pensione in anticipo. La mamma lavora presso l’ambasciata americana a Belgrado. Ed è proprio grazie al ruolo della madre che Viktor ha potuto dare concretezza ai suoi sogni di gloria. Nel 1999, in piena guerra civile, la mamma ha partecipato all’evacuazione in Ungheria. Sono scappati, lei e il piccolo Viktor, in piena notte. Come due ladri. Dall’Ungheria sono volati negli States, dove si sono trasferiti in Florida per tre anni. Solo lei e la mamma, perché papà Aleksandar è rimasto in Serbia per accudire la madre malata. Tre anni senza vedersi, che lo stesso Viktor ricorda come un periodo di forte crescita, decisivo per la sua formazione. Un periodo in cui ha messo tutto da parte per fare il professionista. Dopo tre anni è tornato e si è riunito con Nenad Trifunovic (a destra nella foto, a sinistra Tschabuschnig), lo stesso con cui aveva iniziato da bambino. “Un grande coach” prosegue Tschabuschnig “Uno che lo trovi in campo alle 6.30 del mattino”. E’ poi arrivato il primo successo Future, proprio nel club della Stella Rossa, primo segnale che Belgrado sarebbe stata la città più importante della sua carriera. Ma come è nato il rapporto con Topseed, società creata nel 1997 da Corrado Tschabuschnig e che oggi rappresenta numerosi giocatori? “E’ stato un approccio molto curioso. Qualche anno fa ero al telefono con Leonardo Azzaro. Aveva appena perso al challenger di Banja Luka contro un ragazzino che non gli era piaciuto per niente. “Mi faceva sempre il pugnetto in faccia, diceva in continuazione –Come On!-“. Questa descrizione mi ha colpito, incuriosito. Pensai che questo ragazzo, di cui Azzaro neanche ricordava il nome, poteva essere il tasto mancante della mia scuderia. Un giocatore affamato, pieno di rabbia…Allora sono andato apposta a Recanati, dove giocava un altro challenger, per propormi come suo manager. Non lo avevo mai visto nemmeno giocare! Lui inizialmente ha pensato a uno scherzo: era stato tra i top 10 junior  ma non aveva avuto richieste di questo tipo. Abbiamo parlato per circa mezzora e tanto è bastato. Mi ha dato subito fiducia. E sono convinto che abbia sfondato anche perché è uno che dà fiducia totale a chi gli sta vicino”.

Sponsor in arrivo
Il trionfo in Coppa Davis forse gli cambierà la carriera, certamente lo renderà più famoso. Anche se in Serbia era già molto popolare. “Posso tranquillamente affermare che è uno dei dieci personaggi più famosi del paese. Per rendere l’idea, ha già realizzato quattro campagne pubblicitarie per una banca. Pubblicità che passano anche 20-25 volte al giorno su RTS, la nostra Rai Uno. E poi è coinvolto in tante attività: per dire, nei giorni scorsi ha partecipato a un evento in cui ha giocato alla WII con 50 bambini. L’ha presa molto a cuore, collezionando 48 vittorie e 2 sconfitte! Sta diventando sempre più estroverso con i media, ma ha l’appeal delle persone oneste. E’ un ragazzo fantastico, per certi versi assomiglia a Potito Starace (altro giocatore in orbita Tschabuschnig, ndr). Dopo questo exploit mi aspetto la chiamata di sponsor con un target alto, aziende che abbiano bisogno di un testimonial pulito, credibile, onesto”. Credibile e in grande forma fisica: durante il doppio aveva avuto i crampi al polpaccio, problema fisico che ne aveva messo in dubbio la possibilità di giocare l’ultimo giorno. “Invece al mattino dopo non aveva più sintomi. Anzi, come ho già detto, era sicuro di vincere”.

L’avventura Topseed
Topseed, società di management sportivo, è stata fondata nel 1997 da Corrado Tschabuschnig all’Aia, “Nella stanza degli ospiti di quella che sarebbe diventata mia moglie. Misi scrivania, telefono, fax, e quello fu il nostro primo ufficio”. Il primo “cliente” fu il modenese Filippo Messori (n. 138 in singolo e 63 in doppio), poi sullo slancio arrivarono i vari Santopadre, Martelli e Boutter. “Siamo stati favoriti dal fatto che era appena stata approvata la legge Bosman: grazie alla liberalizzazione dei lavoratori, feci fare diversi contratti ai giocatori italiani nella Bundesliga tedesca, e da lì arrivarono le prime risorse. Nel 2000 mi sono spostato nuovamente in Italia, mi sono riunito con uno dei miei soci, Magnus Ostlund. Attualmente gli altri due sono Patrick Kohler (Uno svizzero che ha avuto esperienze sfortunate nel campo della moda) e Hakan Dahlbo (Con lui avevamo lavorato tempo addietro, poi lui aveva fatto il coach dell’austriaca Wartusch e studiato legge…prima di tornare a casa!). Attualmente fanno parte della scuderia una quindicina di giocatori, tra cui spiccano (oltre a Troicki), i nostri Potito Starace e Alessio Di Mauro, Marcel Granollers, Alexandr Dolgopolov, Marco Chiudinelli, Santiago Ventura e altri ancora. Una curiosità: Tschabuschnig è stato uno dei primi a credere in internet come strumento di comunicazione: “Nel 1998 ho creato la prima versione del nostro sito. Mi costò 15 milioni delle vecchie lire, quello che avevo guadagnato. Oggi, con la stessa cifra, si fa di tutto e di più….”

Riccardo Bisti

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