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09/12/2010 10:02 CEST - Rassegna Stampa del 9 Dicembre 2010

Safin: «Voglio una vita alla McEnroe» (Martucci), Tennis Soderling (n 5 al mondo) si affida a coach Pistolesi (Libero), Sampras derubato dei trofei lancia un appello ai ladri (Guelpi)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Safin: «Voglio una vita alla McEnroe»

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 9.12.2010

Il sorriso è rimasto quello: sornione e accattivante, imbattibile, per uomini e donne. Anche il fisico, un anno dopo il ritiro dal professionismo, è asciutto: «Gioco un po' a tennis, e faccio qualche esibizione». Quello che è cambiato è il messaggio: prima sbarazzino, leggero, anche impertinente, oggi impegnato, serioso, da buon dirigente. Marat Safin ha assistito alla finale di coppa Davis, Serbia-Francia, lo abbiamo incontrato al Novak caffé & restaurant di Djokovic, a 200 metri dalla Beogradska Arena. Marat, senza tennis, si annoia e può finalmente andare a pesca? «Assolutamente no, sono consigliere del presidente del Comitato Olimpico russo e vice-presidente della Federtennis. E, lavorando tanto per lo sport del mio Paese non ho tempo per annoiarmi. Figurarsi la pesca. Ed è una vita molto bella. Mi piace molto». Qual’e il suo obiettivo, oggi? «Dobbiamo rilanciare il tennis russo. Noi abbiamo soldi e opportunità, perché non possiamo avere più tornei Atp? Siamo un grande mercato, guarda come soffrono le altre nazioni, e come noi abbiamo ottenuto l'organizzazione dei Mondiali di calcio proprio perché siamo credibili sotto tanti punti di vista». Ma dietro Safin non c'è un altro Safin, In Russia. «Dobbiamo lavorare sulla scuola, che avevamo, e sul sistema, che non c'è: abbiamo pochi juniores di qualità, dobbiamo costruire il futuro. Dobbiamo colmare il gap con altri paesi, sotto tanti aspetti». Anche sua sorella, Dinara, si è fermata. Forse non tornerà al tennis. «Sta lottando con una frattura da stress alla spina dorsale. Non è operabile. Per ora si è fermata: non poteva continuare a giocare con il dolore. Vedremo. E' una cosa molto seria». Sono seri anche i problemi del tennis mondiale, ma nessuno li risolve, oggi come ieri. I giocatori sono troppo egoisti? «Non cambia mai niente perché i giocatori sono divisi in fasce d'interesse e ognuno guarda solo la sua, non ha una visione globale. E nessuno parla, nessuno si confronta, così decidono i manager, e quelli che non sanno niente del tennis. Sì, la colpa è dei giocatori». Che bisognerebbe fare? «Cambiare formato del circuito, e tante altre cose. Ma ogni volta che parla un giocatore gli altri gli ridono dietro, lo bloccano, invece di dividersi per gruppi geografici, gli americani qua, i sudamericani là, gli europei qui, eccetera, e portare ognuno un'idea, una proposta, una iniziativa. Sono stati pro per 12 anni ed è sempre la stessa cosa, sempre lo stesso stallo». Lei che farebbe esattamente? «Comincerei a ridare il tennis ai tennisti che sanno di cosa parlano e non pensano soltanto a far soldi. Gliel'ho detto al capo dell'Atp: basta con gente che viene da Disneyland o dall'hockey, coinvolgiamo personaggi come Gaudenzi, McEnroe, Edberg, 4-5 ex giocatori, e diamogli degli incarichi precisi. Per fare». Ha nominato alcuni grandi personaggi, ma oggi è più forte Federer o Nadal? «Le statistiche dicono Federer. E anche come gioco, come metterlo in dubbio?». E come uomo-tennista chi le è piaciuto dl più? «Forse McEnroe. Comunque chi riesce a realizzarsi, a fare qualcosa di importante anche senza una racchetta da tennis nelle mani. Questo è anche il mio obiettivo». Basta donne, quindi. «Mi guardi, le sembro un gay? Mettiamola così: al momento non sono fidanzato». Continua a leggere molto? «Sì, sempre i classici, russi e francesi, lì sopra c'è già tutto». E Intanto è tornato a vivere a Mosca. E' la sua città Ideale? «E' la mia città natale, ci lavoro, ma se dovessi indicare la città ideale direi New York o Los Angeles». E com'è, invece, la donna ideale? «Quella non esiste. Altrimenti, allora sì che parlerei di noia». Dalle Safinette a vicepresidente della Federtennis D Ore siede in tribuna In alto un gruppo dl fans dl Safin. Poi Il russo con una ex fidanzata e qui sopra In tribuna a Belgrado ad assistere alla finale di Coppe Davis

Tennis Soderling (n 5 al mondo) si affida a coach Pistolesi

Libero del 9.12.2010

Claudio Pistolesi è il nuovo coach di Robin Soederling, numero 5 del tennis mondiale. Lo svedese, che ha appena chiuso il rapporto tecnico con il connazionale Magnus Norman, ha deciso di affidarsi all'allenatore italiano. Soederling, 26 anni, in carriera ha vinto 6 tornei Atp e per due volte è andato in finale agli Open di Francia nel 2009 ha perso contro Federer, mentre quest'anno è stato sconfitto da Nadal. ll rodaggio con Pistolesi durerà 3 mesi. Lo svedese, che si trova alle Maldive, prima di contattare il coach italiano avrebbe sondato invano il terreno con tre allenatori svedesi: Peter Lundgren, Frederick Rosengren e Thomas Hogstedt che però hanno declinato l'offerta. Nato a Roma, dasse '67, Pistolesi ha allenato Simone Bolelli. Da tennista il suo risultato migliore è stata la semifinale di Montecarlo del 1988, sconfitto da 1aite, dopo che, proveniente dalle qualificazioni, negli ottavi aveva eliminato il numero due del mondo Mats Wilander. «Sono onorato di essere il coach di Soederling, anche se ancora non abbiamo tirato nemmeno un colpo in campo», il commento di Pistolesi. Se Soederling ha trovato la guida per il futuro, un grandissimo del passato, Pete Sampras, ha invece perso uno dei trofei vinti nella sua stratosferica carriera Alla prestigiosa collezioni (14 tornei del Grande slam), ne manca infatti uno che gli è stato rubato un mese fa. A rivelare il particolare è statolo stesso Sampras in un'intervista al quotidiano Los Angeles Times. Durante un trasloco, "Pistol Pete" ha sistemato provvisoriamente coppe e cimeli in due depositi di sicurezza. Le misure precauzionali non hanno scoraggiato i ladri che sono entrati in azione e sono riusciti a portar via una serie di o ; etti, compreso il trofeo consegnato al fuoriclasse dopo il trionfo all'Australian Open del 1994. «Perdere queste cose significa perdere una parte della mia vita tennistica - ha spiegato Sampras -. Spero solo che la coppa non sia già stata distrutta, ecco perchè parlo pubblicamente. Non sono il tipo che si vanta per i trofei o mostra le coppe. Volevo solo che i miei figli potessero vederli: non mi hanno mai visto giocare, volevo che vedessero questi oggetti».

Sampras derubato dei trofei lancia un appello ai ladri

Luigi Guelpi, il secolo XIX del 9.12.2010

«Perdere queste cose è come perdere una parte della mia vita. Mi spiace molto perché avrei voluto mostrare quei trofei ai miei figli». Pete Sampras l'ha presa davvero male. All'ex numero 1 del tennis mondiale sono stati rubati lunedì a Los Angeles molti dei 64 trofei vinti nel corso della sua carriera. E stato lui stesso a sporgere denuncia alla polizia. I ladri gli hanno portato via, tra l'altro, due piccole riproduzioni della Coppa Davis, un anello olimpico e soprattutto il primo trofeo degli Australian Open conquistato nel 1994 e a cui era particolarmente affezionato. Sampras, oggi trentanovenne, stava facendo trasloco e aveva lasciato parte dei suoi memorabilia in una dozzina di scatole conservate in un magazzino che è stato appunto visitato dai ladri. Il club degli sportivi derubati non è certo tra i più esclusivi al mondo. Il tennista americano è in ottima compagnia, da Tyson a Schumacher passando per Maradona e Tiger Woods fino ad arrivare al cestista super tatuato Denis Rodman. Ognuno di questi personaggi ci ha rimesso un pezzo della propria storia sportiva, qualche effetto personale conquistato con sangue e sudore. Una medaglia d'oro, una maglietta, una mazza da golf. Cimeli e ricordi fanno davvero gola, a partire dalla prima, e storica, Coppa del Mondo di calcio. La Rimet, il Sacro Graal del pallone, racchiude sotto questo punto di vista una storia ricca di colpi di scena degni di un romanzo di Henning Mankell. Forgiata in oro nel 1929 per ordine di Jules Rimet, attraversa un secolo e l'intero pianeta, tra la Roma fascista, i bassifondi di Rio de Janeiro e la City di Londra. Nascosta in una scatola da scarpe, sotto il letto del dirigente della Federazione Italiana Ottorino Barassi, per sfuggire alle perquisizioni dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Rubata a Londra prima del mondiale del 1966 e ritrovata da un cane, Pickles, in un cespuglio. Rubata di nuovo nel 1983 nella sede della Federazione brasiliana, con un furto ideato da tre balordi in un losco bar della periferia di Rio de Janeiro. Fusa in lingotti d'oro dai ladri, arrestati grazie alle informazioni di un complice pentito. Sempre in Inghilterra nel settembre de12002 venne battuta all'asta da Christie's una Coppa Italia vinta dal Grande Torino. Rimane un mistero come l'antico trofeo arrivò alla casa d'aste londinese e non fosse invece conservato nella bacheca del club granata. E negli stessi giorni dell'asta all'ex difensore della Nazionale Comunardo Niccolai soffiarono tutte le maglie (una quindicina) delle Nazionali da lui affrontate. Le casacche erano esposte nel suo ristorante a Pistoia Preso di mira anche il norvegese della Roma John Arne Riise, che lo scorso anno si è visto svaligiare casa a Oslo. Sottratta, e mai più ritrovata, la medaglia d'oro della Champions League vinta con il Liverpool nel 2005. Ronaldinho si può invece considerare più fortunato di Sampras. Alla vigilia di Natale del 2008 quattro ladri fecero irruzione nella sua abitazione milanese, trafugando gioielli e orologi, ma "dimenticando" il Pallone d'oro. I ladri ghermirono invece nel 1992 quello di Mattheus, nella sua villa di Lecco. "Graziato", si fa per dire, il genoano Luca Toni: nella primavera 2008 dalla sua casa modenese sparirono numerosi oggetti, eccetto la medaglia d'oro dei Mondiali 2006 e la Scarpa d'oro. Ladri distratti, o estimatori del bomber azzurro.
 

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Definendo la vittoria “l'unico pezzo che mancava alla mia carriera”, Chris Ever Lloyd trionfa nell'Australian Open per la prima volta, battendo Martina Navratilova 6-3 2-6 6-3 in finale.

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker