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13/12/2010 17:25 CEST - I flop del 2010

Tutto il peggio del 2010

TENNIS - Adesso basta con "Il meglio di" ogni cosa, che questa stagione tennistica appena terminata ci ha anche regalato tante brutture. Tutto quello che non avremmo mai voluto vedere, dall'ormone della crescita di Wayne Odesnik alle baruffe Agassi-Sampras, passando per un "liscio" di Federer. Aspettiamo anche le vostre proposte. Intanto, che ne pensate? Rossana Capobianco

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Trionfi, vittorie, miglioramenti, record, best matches, best shots.. Il mese di dicembre, nel quale l'attività tennistica professionistica è sostanzialmente ferma, si presta al ri-esame della stagione appena trascorsa, cercando, più che altro, di salvare e analizzare il meglio di quanto accaduto. Nessuno è mai d'accordo, c'è sempre quell'appassionato che rivendica "quella" partita o "quel" colpo, altri che la pensano proprio così, altri ancora che non concordano praticamente su nulla, con quell'atteggiamento radical-chic che fa tanto intenditore.

E allora ci provo anch'io, a rivederlo, questo 2010 tennistico, ma da un punto di vista diverso. Mica ci saranno state solo cose positive!?

Proviamo a ricordare e a mettere in fila ogni brutto episodio, flop e figuraccia dei protagonisti del nostro sport. Faccio una premessa, perchè come molti appassionati e lettori, sono permalosa pure io: il tono è volutamente strafottente e perentorio, perchè per una volta, nel 2010, voglio provare (volontariamente!) a tirar fuori il peggio (leggasi cattiveria) che è dentro di me.

Odesnik e l'ormone della crescita. Gennaio, stagione appena iniziata. Nell' aeroporto di Brisbane Wayne Odesnik, in quel momento numero 111 del mondo, viene fermato dalla polizia che trova nel suo bagaglio una ridotta quantità di ormoni della crescita. L'americano si auto-sospende dall'attività. E' stato proprio beccato, senza discussioni. Eh sì, perchè se Odesnik non fosse stato così ingenuo e "sfortunato", difficilmente lo avrebbero scoperto. Perchè? Perchè 24 ore dopo l'assunzione, nel sangue non vi è più traccia dell' HGH, e come può un appassionato di tennis (ma di sport in generale) essere sicuro che nessuno oltre ad Odesnik -che data la classifica e la (non) fama non fa così scalpore- ne faccia uso? Non può.

Hit for Haiti ad Indian Wells. Parliamo del doppio Agassi/Nadal vs Sampras/Federer, non del primo divertente e genuino tenutosi in Australia qualche mese prima. Un'esibizione per raccogliere fondi al fine aiutare la sfortunata popolazione di Haiti, devastata dalle calamità naturali. In California si organizza questo doppio con ben 47 (allora) trofei dello Slam in campo. Microfonati, i protagonisti si divertono e fanno divertire, finchè non arriva uno spiacevole episodio a rovinare l'atmosfera. Agassi è il chiaro mattatore della serata, come spesso gli è capitato di essere. Chiede a Pete di dire o fare qualcosa anche lui, e Sampras lo fa: imita la camminata a piccoli passettini del kid di Las Vegas; Agassi è risentito, e mostra a Sampras le sue tasche vuote, un gesto che vuole comunicare solo una cosa: sei tirchio. Sampras, che era lì per servire, tira una botta mirata alla testa pelata del suo rivale di sempre. Il gelo. Tensione, atmosfera rovinata. Roger prova a sdrammatizzare: "Accidenti, che rivalità intensa! Rafa, facciamo qualcosa!". Tentativo fallito. Poco dopo, quel grande genio (!) di Justin Gimelstob tenta di riportare la pace intervistando Pete durante il cambio di campo esortandolo a dire che lui è in vero molto generoso. Facepalm, chiudi il becco, è peggio. Federer e Nadal sono senza parole, piuttosto imbarazzati. Più tardi lo spagnolo dirà: "Parlano troppo veloci, non avevo capito niente sul campo". Menomale, Rafa.

Marin Cilic. Sì, lui, in toto. E dire che la stagione era iniziata nel migliore dei modi, con il titolo a Chennai. Poi, la semifinale in Australia. "E' partito, è pronto". Fail. Il croato ha subito da lì in avanti, a parte rari episodi, un'involuzione di gioco e di risultati che si è protratta poi per tutto l'arco della stagione. Il servizio: mai veramente incisivo; e parliamo di un croato, che di solito ha in questo santo un vero e proprio protettore. Dritto: me lo ricordo devastante contro Nadal a Pechino nel 2009, ora è trattenuto. In più, falloso. Rovescio: fatica pure a contenere, ora. Mobilità: regressione massima. Alla fine, non ha pagato questa involuzione troppo cara, perdendo solo 5 posizioni del ranking rispetto all'anno scorso. Ma le cambiali arrivano a inizio 2011. Coraggio, tiriamo fuori gli attributi.

Il liscio di Roger Federer sul match point della finale di Madrid. Ma voi ve lo ricordate un match point più brutto e imbarazzante? Faccio onestamente fatica. In un tie-break che, per come si era messo, poteva portare lo svizzero al terzo set di quella finale poi vinta da Nadal, Roger si inventa una sciaguratissima smorzata di dritto sul 4-2 in suo favore e conlude lisciando la palla appena rimbalzata, che dà la vittoria allo spagnolo. La testa bassa e l'espressione nascosta di Federer dicono tutto. Va bene la terra non proprio regolare di Madrid, va bene il rimbalzo anomalo, ma è comunque clamoroso. Il video di quel non-colpo fa il giro della rete. Umiliante.

La meccanica di movimento del rovescio di Andy Roddick. Lo so, è così da sempre. Ma se è così da sempre, è così anche quest'anno. Voglio bene a Pandy e mi auguro che la sua carriera possa ancora dargli qualche importante soddisfazione. Ma mon dieu, l'avete mai osservato quel movimento? Braccia tese, preparazione ampissima, sgraziata coordinazione.. ahimè, l'ho riguardato bene durante le WTF. Sarebbe stato meglio non farlo. A vostro rischio e pericolo.

L'espressione di gioia e di soddisfazione di Andy Murray. Non me ne vogliano i suoi tifosi, in quell'occasione -così come in molte altre- aveva fatto un grandissimo punto. L'urlo e la gioia erano giustificati. Ma vogliamo davvero giustificare questo? Tenete lontani i bambini, quand'è così.

Nadal e il coaching. Calma, calma, stiamo caaaaalmi. Riporto fatti, non pugnette. Mi riferisco soprattutto ad un episodio, quello di Wimbledon, contro Petzschner. Non entrando nei dettagli dei Medical Time Out, che possono essere oggetto di interpretazioni diverse, Rafa era stato ammonito per coaching. Warning al quale si ribellò, salvo poi essere ripreso qualche minuto dopo dire allo zio: "Tony, adesso è meglio che forse ci calmiamo un attimo". Poi lui stesso confessò di avere chiesto al suo allenatore dove servire nell'ultimo punto della finale a Flushing Meadows. Non si fa, Rafa. Anche perchè, non ne hai bisogno.

 Gli outfit di Venus Williams. Mughini direbbe: "Aborrrrro". Esatto. Uno peggio dell'altro. Questo potrebbe avere il primato, tra merletti da Victoria Secret e mutandoni color carne. Ma la Venere nera riesce a fare anche di peggio, a New York, con questo. Vi risparmio il resto e faccio una preghiera: non fatele disegnare più niente, per favore.

La lente (o le tre) di Novak Djokovic. Chiudiamo con l'ultimo agghiacciante episodio. Ti stai giocando un Master, la partita più importante del tuo girone, contro il numero 1 del mondo. La lente a contatto che hai messo sfuffa. Non ci vedi più, chiami il MTO. Non che ne abbia chiamati pochi in carriera, ma questo ci sta. Arriva il medico, cerca la lente: non c'è, si è perduta. Eppure è lì, giura Nole, la sento, mi dà fastidio, non ci vedo. Non c'è. Ok, mettiamone un'altra. Nole torna a giocare, ma non ci vede. O forse, vede doppio. Finisce il set, esce dal campo. Esce anche dalla partita. "Alla fine avevo tre lenti in un occhio", dichiarerà Djokovic. Eh? Ah, ci vedeva triplo.

 

Rossana Capobianco

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker