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05/01/2011 21:04 CEST - IL DOMINIO

La Spagna vince "tituli" ogni 54 ore!

TENNIS - Un articolo pubblicato dal quotidiano Marca evidenzia un dato impressionante: nel solo 2010, i tennisti della RFET hanno conquistato ben 160 titoli tra tornei ATP, WTA, Challenger e Futures. Sono sintomi di un movimento in chiara salute. Ma quanto durerà? I numeri dicono che il fenomeno è destinato ad andare avanti: i giovani non mancano, poi c'è un certo Carlos Boluda....Christian Turba

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Che quello appena trascorso sia stato il decennio, tennistico e non solo, della Spagna, è cosa chiara a tutti. Ma forse non tutti sanno che il 2010, nonostante la Coppa Davis mancata, si è rivelato un anno record per i tennisti iberici: hanno infatti raccolto ben 160 titoli in ogni categoria professionale, dai tornei del Grande Slam sino ai Futures ITF. Contando, in un anno solare, 8760 ore (365*24), ciò significa un torneo vinto ogni 54 ore, un dato impressionante.
Come prevedibile, la parte del leone l’hanno fatta los hombres. Per loro, il 2010 è l’anno del record storico di titoli ATP, ben venti. Ovviamente, un contributo significativo a questa statistica lo fornisce Rafa Nadal, vincitore di sette titoli (Montecarlo, Roma, Madrid, Roland Garros, Wimbledon, US Open e Tokyo): tuttavia, il maiorchino è solo la punta di un movimento che può contare sulle tre vittorie di Mosquito Ferrero (Costa do Sauipe, Buenos Aires e Umago), i due allori a testa di David Ferrer (Acapulco e Valencia), Nicolas Almagro (Gstaad e Bastad), Fernando Verdasco (San José e Barcelona) e Albert Montañés (Stoccarda ed Estoril), nonché sui successi di Feliciano López a Johannesburg e Guillermo García-López a Bangkok. Se diamo uno sguardo ai tornei minori, notiamo poi i cinque titoli di Sergio Gutiérrez ed i quattro di Gabriel Trujillo; tre successi anche per Javier Martí, Rubén Ramírez, Guillermo Olaso e Pere Riba, mentre nel doppio si segnalano i successi di Gerard Granollers (8 títoli), i sei rispettivi di Miguel Ángel López Jaén ed Ignacio Coll (6), infine i cinque di Daniel Muñoz de la Nava (5) e, a livello, ATP, i 3 di Marc Lopez e i 2 di Ventura, Granollers e Marrero. Nel settore femminile, le cose vanno un po’meno bene: l’unico alloro conseguito sul circuito maggiore nel 2010, infatti, è stato lo stupendo exploit romano di María José Martínez, numero 28 del mondo e leader delle iberiche. D’altro canto, il circuito minore pullula di vittorie dalla bandiera giallorossa: si segnalano, tra le altre, la singolarista Lara Arruabarrena (5 titoli) e le doppiste Anabel Medina Garrigues (3 vittorie), Arabela Fernández e Sheila Solsona (2 successi a testa).
Senza dubbio, quindi, il tennis spagnolo è in floridissima salute: al giorno d’oggi, ben 14 tennisti (Nadal, Ferrer, Verdasco, Almagro, Montañés, Ferrero, Lopez, García-López, Granollers, Robredo, Gimeno-Traver, Andújar, Riba e Ramírez Hidalgo) occupano la top 100 maschile, a fronte delle 5 atlete (Martinez-Sanchez, Suarez Navarro, Parra Santonja, Medina Garrigues e Dominguez-Lino) che figurano tra le prime 100 atlete del ranking WTA. Ma tale tendenza è destinata a permanere o è solo un fuoco di paglia? Analizzando il ranking, diremmo piuttosto la prima.
Certamente i top non sono proprio dei neofiti: l’età media dei 14 maschi ammonta a 26,78 anni, mentre le 5 ragazze hanno una media di 27 anni, e solo due tennisti su 19 (Pere Riba e Carla Suárez, 22 anni per entrambi) possono dirsi under 23. Tuttavia, tra coloro che occupano una posizione compresa tra la 101 e la 500 (24 maschi e 13 donne in totale), esiste un buon numero di tennisti nati dopo il 1987. Tra gli uomini, in ordine di graduatoria, possiamo segnalare Albert Ramos Vinolas (22 anni, numero 123 del ranking), Roberto Bautista-Agut (22 anni, numero 170), Guillermo Olaso (22 anni, 218 del mondo), Sergio Gutierrez (21 anni, numero 264), Javier Martì (18 anni, 375esimo tennista mondiale), Pablo Carreño (19 anni, 344 del mondo), Íñigo Cervantes (21 anni, numero 360), Gerard Granollers (21 anni, 396esimo giocatore del ranking ATP) e Pablo Martín Adalia (22 años, 446). In campo femminile, citiamo invece Silvia Soler (23 anni, 167 del ranking), Beatriz García (22 anni, numero 174), Leticia Costas (20 anni, 238), Estrella Cabeza (23 anni, 261 mondiale), María Teresa Torró (18 anni, 265 del mondo), Lara Arruabarrena (18 anni, 330esima tennista mondiale), Yera Campos (20 anni, numero 361), Ines Ferrer (20 anni, 367) e Garbiñe Muguruza (17 anni e già 494esima tennista del mondo). Inoltre, tutti gli addetti ai lavori hanno espresso parole di elogio per il numero 629 mondiale Carlos Boluda-Purkiss, 17enne alicantino da molti descritto come il vero erede di Rafa Nadal e capace di vincere per due anni consecutivi il trofeo “Les Petits As” di Tarbes ( una sorta di campionato del mondo under 14), nonché un Master Europeo under 16.

Quindi, soprattutto nel settore in cui la Spagna ha maggior bisogno – quello femminile- i potenziali prospetti non mancano: bisognerà, certo, verificare se di sole promesse si tratta o se la RFET (Real Federacion Española de Tenis) ha già l’erede di Nadal o le nuove Sanchez e Martinez in casa. L’assenza di giovani, e di giovani reclamizzati (alla Berankis o Dimitrov per intenderci) dalla top 100 mondiale non inganni, perché ormai negli ultimi tempi il tennis ha preso la direzione di una progressiva longevità agonistica a scapito della precocità: tanto per fare un esempio, l’età media degli 11 top 100 maschili francesi ammonta a 26,6 anni, più o meno la stessa cifra degli spagnoli. A questo proposito si pensi al preoccupato monito recentemente operato da Roger Federer sulla mancanza sempre di tennisti giovani, dovuta – a dire dell’elvetico- alla preponderanza della forza fisica sul talento: tale preponderanza tocca gli iberici così come ogni altra nazione, ma i sudditi di re Juan Carlos hanno mediamente una preparazione atletica superiore, fattore che depone decisamente a loro favore in un discorso di “futuribilità”. Inoltre, diciamocelo, il tennis spagnolo non ha mai rappresentato la precocità per antonomasia. Nadal a parte, molti degli attuali top 100 iberici sono emersi “tardi”, come Montanes che gioca il suo miglior tennis all’alba dei 30 anni, Guillermo Garcia Lopez che a 27 anni ha effettuato la sua migliore stagione di sempre o la stessa Martinez Sanchez, capace di conquistare il Foro Italico alla “ tenera” età di 28 anni. Se poi aggiungiamo che, per via di un gioco tendenzialmente improntato alla regolarità e alla corsa, non si parli mai troppo delle promesse spagnole, possiamo tranquillamente pensare che la crisi tennistica, per il paese di Zapatero, sia ancora lontana dall’arrivare.
D’altro canto, la sfida della RFET per il decennio corrente sarà quella di far risalire il settore femminile, che manca di una campionessa dai tempi di Arantxa e Conchita e nel quale le spagnole pagano –strano a dirsi- un certo deficit fisico rispetto alle top player: infatti, nello scorso febbraio, il presidente federale Jose Luis Escanuela ha promesso l’investimento di 200 mila euro sul rilancio del settore femminile, con misure quali la creazione di un centro nazionale per lo sviluppo delle atlete ed un maggior impegno nell’organizzazioni di tornei internazionali di grande richiamo. Vista la capillarità con la quale la Spagna è riuscita a insediarsi ai vertici di tutte le discipline –giusto gli sport invernali, forse, mancano all’appello-crediamo che tale operazione sarà vincente.

Christian Turba

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