ITALIANO ENGLISH
HOMEPAGE > > 2001, Odissea nei ricordi (Slam)

03/01/2011 15:47 CEST - ATP - AMARCORD

2001, Odissea nei ricordi (Slam)

TENNIS - 2001, solo dieci anni fa che però tennisticamente sembrano un'eternità. Riviviamo quell'anno a livello Slam maschile: dall'exploit australiano di Clement, sconfitto solo dal "canguro" Agassi, all'ultima consacrazione del re della terra battuta Kuerten, dal miracolo di Ivanisevic alla nascita del fenomeno Hewitt. In un panorama tennistico che mescola nomi del passato e del presente. Riccardo Nuziale

| | condividi

Anno nuovo, calcoli mentali nuovi: a partire dal primo giorno degli Australian Open, si sprecheranno le scommesse su ipotesi di Grande Slam, su chi vincerà cosa, su possibili consacrazioni e/o new entry al tavolo dei grandi; ma prima di dare sfogo a questi giochi simpatici e velleitari, apriamo per un attimo il libro dei ricordi. Dieci anni fa, 2001: chi vinse i quattro Slam maschili, quell’anno? Quali furono i protagonisti? Preparatevi a questa carrellata nostalgica, si parte...


AUSTRALIAN OPEN: Agassi b. Clement 6–4 6–2 6–2

Agassi tornava a Melbourne da campione in carica; il resto dell’anno precedente era stato a livello Major poco esaltante, con due secondi turni e una semifinale. Respirare l’aria australiana, nel suo Slam preferito (quattro successi), ha però sempre fatto bene al Kid, che difatti raggiunse le semifinali con estrema facilità, lasciando un solo set, negli ottavi contro il romeno naturalizzato australiano Ilie (che nei due turni precedenti aveva eliminato Ferrero e Youzhny). Nella penultima partita del torneo dovette affrontare Pat Rafter che, incredibilmente, aveva ottenuto fino a quel momento pessimi risultati nel torneo di casa: solo una volta era riuscito a raggiungere gli ottavi. Conscio di avere l’occasione della vita, l’australiano diede il massimo, si portò addirittura avanti due set a uno, ma finì per crollare nel quarto e nel quinto: risultato finale 7-5, 2-6, 6-7(5), 6-2, 6-3.
Dall’altra parte del tabellone si fece incredibilmente strada l’allora 24enne Arnaud Clement, che nel resto di carriera non è mai andato, negli Slam, oltre i quarti di finale (raggiunti peraltro in sole due occasioni). Il cammino del francese portò tutti scalpi conosciuti: Robredo, Alberto Martin, Federer (sconfitto comodamente in 3 set), Rusedski, Kafelnikov (testa di serie n.4 e unico in grado di strappargli un set). La semifinale contro il connazionale Grosjean fu una sorta di spareggio per la gloria che Clement riuscì a vincere in modo rocambolesco: sotto di due set, annullò addirittura un match point nel quarto per poi vincere al quinto.
Se alla vigilia della finale qualche dubbio poteva essere legittimo (il francese aveva vinto nettamente gli ultimi due precedenti, di cui uno a New York pochi mesi prima), Agassi non ebbe alcun problema a strapazzare Clement: tre set a zero in 1 ora e 46 minuti di gioco. Per lo statunitense fu il settimo titolo dello Slam, il terzo in Australia, mentre per Clement fu la parentesi più bella della sua carriera, tolto forse il successo a Wimbledon 2007 in coppia con Llodra (vittoria in 4 set sui Bryan).

Curiosità:
- Clement perse un’altra finale a Melbourne, ma in doppio, nel 2008 in coppia con Llodra.
- Tra le donne, la Capriati vinse il suo primo Slam, battendo in finale la Hingis per 6-4 6-3.
- Nei doppi vittorie per Bjorkman/Woodbridge e le Williams, che con questo successo completarono il Career Grand Slam in doppio.
- Futuri nomi conosciuti: tra i juniores vittorie dei serbi Tipsarevic e Jankovic.

 

ROLAND GARROS: Kuerten b. Corretja 6–7(3), 7–5, 6–2, 6–0
Secondo Slam dell’anno, secondo campione in carica che conferma il trono: Guga Kuerten vinse il suo terzo e ultimo Roland Garros, consacrandosi come il terraiolo più forte del decennio (Muster e Bruguera permettendo). Trionfo arrivato non senza patemi: superato in scioltezza Coria all’esordio, già al terzo turno dovette faticare contro il marocchino Alami e, negli ottavi, fu vicinissimo ad un’incredibile eliminazione contro Michael Russell. Lo statunitense, all’esordio sulla terra parigina, raggiunto il quarto turno superando Mahut, Bruguera (per ritiro quando lo spagnolo era avanti 2 set a 1) e Malisse, vinse i primi due set per 6-3 6-4 ma poi, perso il terzo al tie-break, non poté fare altro che arrendersi al ritorno del brasiliano, che vinse gli ultimi due set lasciando solo quattro giochi. Russell non ha più vinto una partita a Parigi, da allora. Passato lo spavento, Guga vinse ai quarti contro Kafelnikov in quattro set (curiosamente i due, nelle tre occasioni in cui si sono affrontati al Roland Garros, si sono incrociati sempre ai quarti, dando vita sempre a partite molto combattute ma comunque vinte alla fine dal brasiliano) e in semifinale contro Ferrero, in tre comodi set.
Ad affrontarlo in finale l’attuale coach di Murray, lo spagnolo Corretja, testa di serie n.13 del torneo: risolti i problemi del primo turno contro Zabaleta (6-1 al quinto), Corretja andò via spedito vincendo sempre in tre set, anche contro Federer ai quarti e Grosjean in semifinale.
I due finalisti si erano già affrontati quell’anno a Roma nei quarti di finale, dove Kuerten vinse facilmente 6-2 6-3. Anche qui, dopo due set molto combattuti, la superiorità di Guga si fece palese e Corretja dovette accontentarsi del trofeo del finalista per la seconda e ultima volta in carriera (la prima fu nel ’98, sconfitta contro Moya).


Curiosità:

- Rotto il ghiaccio, la Capriati andò avanti e vinse il secondo Slam consecutivo, dopo una finale epica contro Kim Clijsters: 1-6 6-4 12-10 il risultato, con la statunitense che si trovò per quattro volte a due punti dalla sconfitta.
- Bhupathi e Paes, che da quest’anno tornano a giocare insieme, vinsero il terzo e ultimo Slam insieme.
- Tra i giovani, vittoria di Carlos Cuadrado, unico spagnolo del decennio a non fare niente: best ranking n. 222 nel 2006. Tra le ragazze vittoria in tre set della Kanepi sulla Kuznetsova mentre Alejandro Falla, l’incubo federeriano 2010, vinse il doppio con il connazionale Salamanca.

 

WIMBLEDON: Ivanisevic b. Rafter 6–3, 3–6, 6–3, 2–6, 9–7
La vittoria più bella del decennio? Chiedetelo a qualsiasi appassionato di tennis che non sia tifoso di uno dei big (insomma, chiedete a quel 2%...) e la risposta dovrebbe essere sempre la stessa: Wimbledon 2001. Finalmente: se fu destino crudele mettere di fronte Ivanisevic e Henman in quella semifinale da ultim(issim)a spiaggia e se dispiace non vedere il nome di Rafter tra i vincitori di Wimbledon, il croato meritava più di chiunque altro. Per il suo essere personaggio totale e unico (giusto Safin può essergli paragonato, negli ultimi vent’anni), per il suo legame indissolubile al nome di Wimbledon, che fino a quell’anno lo aveva respinto tre volte, per l’assoluta sorpresa con cui arrivò quel trionfo. La vicenda è ormai nota a tutti: sprofondato alla 125a posizione mondiale ed entrato in tabellone solo grazie ad una wild-card, Ivanisevic aveva pure giocato molto male le ultime due edizioni dei Championships, perdendo agli ottavi e addirittura al primo turno. Invece il croato cominciò a far capire di essere in forma al terzo turno, dove diede una lezione di aces al giovane Andy Roddick, che a fine partita fu umiliato nello specifico score per 42 a 22. Vinta un’altra sfida tra bombardieri contro Rusedski negli ottavi, Ivanisevic superò un Safin insolitamente “erbivoro” nei quarti. Semifinale quindi contro Henman, che arrivò al penultimo atto dopo due lottatissimi turni contro Martin e Federer; vinto il primo set per 7-5, Ivanisevic perse il secondo al tie-break e addirittura a 0 il terzo: conoscendo il carattere del croato, la situazione sembrava essere pressoché un K.O. tecnico. Arrivò invece la pioggia, mai come in quella occasione antipatriottica, che rinviò la partita al giorno seguente; e naturalmente Ivanisevic ribaltò la situazione, tornando incredibilmente in finale dopo 3 anni (ma per la prima volta da completo outsider).
Rafter, che l’anno prima aveva perso in finale contro un Sampras menomato, confermò la grande attitudine ai campi in erba, arrivando in semifinale con due soli set persi, al secondo turno contro Dosedel e agli ottavi contro Youzhny. In semi l’australiano ritrovò Agassi, che ad inizio anno lo sconfisse a Melbourne, e questa volta gli restituì il favore: in svantaggio due set a uno, la testa di serie n. 3 vinse il quinto set per 8-6, raggiungendo così la seconda finale londinese consecutiva. Non ci sarebbe stata quindi la riedizione della finale ’92 tra Ivanisevic ed Agassi.
Una situazione (quasi) totalmente inedita da nove anni: in finale non c’era Sampras. Sì, pure nel ’96, ma quella finale era più scritta di un Nadal-Berdych: troppo superiore Kraijcek quell’anno, non solo nei confronti di Washington. Nel 2001 invece arrivarono in finale due straordinari attaccanti, amati (e ora rimpianti) da tantissimi appassionati, due giocatori che, lo sapevano loro per primi, non avrebbero avuto altre possibilità: pronosticare l’uno o l’altro era davvero un’impresa. I precedenti dicevano 2-1 Rafter, ma Ivanisevic aveva vinto proprio a Wimbledon nel ’96. Finale estremamente nervosa, con entrambi che alla fine ebbero un mediocre attivo aces-doppi falli (27-15 Ivanisevic, 13-4 Rafter) e con il croato che per due volte andò avanti di un set, senza però dare lo slancio finale: quinto set. A cedere per primo in una gara ormai prettamente mentale fu Rafter, che perse il servizio al quindicesimo gioco; Ivanisevic, pur con qualche difficoltà ed errore di troppo, tenne la battuta e vinse, finalmente, il torneo che inseguiva da un decennio. Dove sarebbe tornato per l'ultima volta nel 2004: non ci fu nessun miracolo, quella volta, ma davvero non importava più a nessuno.       

    Curiosità:                                                                                                                                                                                            - Secondo Wimbledon per Venus tra le donne; la statunitense annichilì, con la pausa di un set, la Henin per 6-1 3-6 6-0.                                                                                                                                                                                             - Se uno svizzero, quell'anno, mise il primo mattone del suo castello negli ottavi sul Centrale, un altro svizzero, Roman Valent, vinse il torneo juniores battendo in finale Gilles Muller per 3-6 7-5 6-3. Le uniche somiglianze tra i due sono appunto la nazionalità e l'aver vinto il titolo juniores londinese: n. 300 come best ranking, Valent ha giocato una sola partita nel circuito maggiore, nel 2009 a Metz.                                                                                          - La perfezione di Dinara Safina nel perdere le finali Slam è di vecchia data: l'indonesiana Angelique Widjaja la sconfisse col risultato di 6-4 0-6 7-5.     


US OPEN: Hewitt b. Sampras 7-6 (4) 6-1 6-1                                                                                                                   Pete Sampras arrivò a New York con il peggior curriculum annuale della carriera: due ottavi e un secondo turno. Per la seconda volta da quando "era Sampras" arrivò nel suo secondo Slam preferito senza essere il re dell'erba, ma nel '96 aveva quantomeno giocato il miglior Roland Garros della carriera. Testa di serie numero 10, con ancora in mente la batosta presa in finale l'anno prima contro Safin, i dubbi sulla qualità del torneo di Sampras non erano pochi; invece lo statunitense vinse in scioltezza i primi tre turni e negli ottavi perse sì il primo set del torneo, ma vinse comunque piuttosto agevolmente in quattro contro il due volte campione Rafter. Quarti e semi sono tra le partite più belle (probabilmente le più belle in assoluto) del'ultimo Sampras, con la celeberrima vittoria in quattro tie-break sull'eterno rivale Agassi e l'implacabile rivincita della finale dell'anno prima su Safin (6-3 7-6 6-3).
A contendergli il titolo arrivò però l'emergente Lleyton Hewitt, testa di serie n. 4, da Sampras battuto l'anno prima in semifinale. L'australiano, superati a fatica i padroni di casa Blake (secondo turno) e Roddick (quarti), sconfitti entrambi dopo cinque set, fece capire di fare dannatamente sul serio annichilendo in semifinale Kafelnikov, al quale lasciò solo 4 giochi. Prima finale Slam per il 20enne di Adelaide, che però non si lasciò minimamente intimorire dal mostro sacro Sampras: la partita, dopo un primo set combattuto vinto da Hewitt al tie-break, fu dominata dall'australiano, che vinse gli altri due set per 6-1. Per il secondo anno consecutivo l'"anziano" Sampras dovette subire lezioni severe dalle nuove leve, mentre Hewitt, con quella vittoria, diede inizio al suo breve regno: finì l'anno con la vittoria al Masters e la conquista della prima posizione mondiale.

 

Curiosità:
- Prima finale Slam in casa Williams: vinse Venus 6-4 6-2 (Serena avrebbe però trionfato nelle cinque successive occasioni).
- In campo juniores Gilles Muller vinse tra i maschi, mentre la Bartoli, in una delle più brutte finali di tutti i tempi (in tutti i sensi), sconfisse la Kuznetsova, che però si rifece nel doppio. A proposito di doppio, in campo maschile vinse un altro futuro nome noto: Tomas Berdych (in coppia con Bohli).

Riccardo Nuziale

comments powered by Disqus
Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti