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26/01/2011 13:28 CEST - Australian Open

Federer, il genio in una stanza

TENNIS - Lo svizzero batte Wawrinka in tre set (6-1 6-3 6-3) offrendo lampi di classe agli entusiasti spettatori della Rod Laver Arena. Per lui è l'ottava semifinale consecutiva a Melbourne, la ventisettesima in un major. In semifinale troverà Novak Djokovic come allo Us Open. Da Melbourne, Luigi Ansaloni

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La fotografia più significativa del meraviglioso spettacolo offerto da Roger Federer nella Rod Laver Arena sta nel faccione simpaticissimo di Peter Lundgren, suo ex mentore e attuale allenatore del malcapitato Stanislas Wawrinka, il giocatore che fino a oggi era considerato come uno dei più in forma (se non il più in forma) del torneo. All’ennesimo numero di alta scuola tennistica del suo "vecchio" pupillo, un rovescio tirato praticamente solo di polso in corsa, passato accanto al paletto della rete e finito dall’altra parte del campo sotto gli occhi increduli di Wawrinka, Lundgren ha riso sotto gli occhiali da sole, in maniera del tutto spontanea e sincera.

Aveva già capito come sarebbe andata a finire, l'inevitabilità del risultato. Era già scritto, una sentenza ferale. Perché a Roger Federer, quando gioca in questo modo, si deve accomunare una parole semplice e perfettamente capibile: ingiocabile.

Poco importa il punteggio finale (6-1 6-3 6-3 in un’ora e 47 minuti di gioco, tanto per la cronaca), per un incontro che gli esteti del tennis avranno certamente apprezzato. Da una parte “The Maestro”, come chiamano Federer da queste parti, dall’altra Wawrinka che comunque in alcuni momenti della partita ha mostrato tutti i suoi miglioramenti. Purtroppo per lui, al di là della rete c’era un connazionale in formato Deluxe, come era capitato in altre “esecuzioni” qui in Australia (chiedere a Roddick del 2007 o a Del Potro del 2009).

Il dubbio sulla “sudditanza psicologica” di Stas comunque rimane: al dì là della quasi perfezione di Federer, certamente Wawrinka non ha offerto una prestazione all’altezza delle aspettative. Certo è che non deve essere facile dare il meglio di sé quando ti rendi conto che comunque e probabilmente non servirebbe a granchè. Tuttavia, almeno un “long set” poteva strapparlo.

Federer ha superato dunque (l’ennesima) prova del nove di un Australian Open che lo vede così proiettato in semifinale (la numero 27 in un major, l’ottava consecutiva a Melbourne: mostruoso) contro il vincente della sfida serale tra Novak Djokovic e Tomas Berdych: in entrambi i casi, sarà una rivincita delle sconfitte subite negli ultimi due slam (il ceco a Wimbledon, il serbo a New York). Lo svizzero è apparso ovviamente più convincente delle altre partite: ha concesso praticamente niente nel primo set, una palla break nel secondo prontamente annullata e ancora semiperfezione nel terzo. In mezzo, lampi tennistici a iosa. Ad un certo punto della seconda frazione Wawrinka, che evidentemente aveva capito l’andazzo, sembrava quasi fare da spalla al detentore del titolo per un’esibizione, con tanto di “Tweneer” e di punti realizzati in risposta a degli smash. Il pubblico della Rod Laver Arena ovviamente apprezzava. Anche Lundgren, che aveva capito tutto. Avrà pensato “E’ anche un po’ farina del mio sacco”, pensando e osservando quell’essere baciato da tanta sovrumana genialità tennistica.
 

Luigi Ansaloni

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