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04/03/2011 15:40 CEST - Ritiri

Harel Levy smette col tennis

TENNIS - A pochi mesi dal ritiro di Okun un altro rappresentante del tennis israeliano abbandona il circuito. Capace di battere Sampras e finalista di un Masters 1000 Levy in patria è diventato un simbolo per le nuove generazioni che non possono fare a meno di guardare a lui come il modello da seguire. Diego Bonomo

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Il tennis israeliano perde uno dei suoi migliori atleti. Dopo una lunga carriera piena di sacrifici ed ostacoli, Harel Levy ha detto basta. A 32 anni e con un best ranking di numero 30 raggiunto nel 2001, il tennista di Kibbutz Nahshonim ha deciso di appendere ufficialmente la racchetta al chiodo domenica scorsa. “Il tennis mi ha dato tanto – ha detto – ma adesso è ora di dedicare più tempo alla mia famiglia”.

2001 croce e delizia per Levy. Il 26 giugno raggiunge la miglior posizione in classifica Atp, ma la stessa estate un grave infortunio all’anca lo mette ko. E come per molti altri tennisti, è l’inizio della fine. Perde 20 dei successivi 23 match e negli anni seguenti cerca di barcamenarsi nel circuito Challenger con solo poche apparizioni nel circuito maggiore, ma nonostante ciò è rimane parte integrante del team di Coppa Davis fino a quest’anno e nel 2009, con vittorie decisive, permette alla squadra di raggiungere le semifinali. “Ho avuto l’onore di essere tra i migliori giocatori al mondo in classifica. Ho combattuto contro il mio infortunio sperando in qualche altro successo e sono riuscito ad averlo grazie alla squadra di Davis”, ha detto un Harel Levy molto emozionato, durante la conferenza stampa d’addio ad Herzliya.

Nella sua lunga carriera, comunque il tennista israeliano qualche soddisfazione se l’è tolta. Come ad esempio, sempre nel 2001 la vittoria al primo turno del Masters di Roma su Pete Sampras, che all’epoca era numero 4 del mondo, una partita lottata, vinta da Levy 6-4 al terzo set. O ancora la finale del Masters di Toronto del 2000, persa contro Marat Safin. Per questo motivo, molti personaggi del tennis israeliano lo ricordano per il grande contributo che ha dato per lo sviluppo di questo sport in Israele. “Già quando era bambino, avrei detto che sarebbe stato uno dei migliori al mondo”, ha dichiarato Amos Mansdorf, allenatore di Dudi Sela negli ultimi mesi. “Il motivo principale del suo successo è stato il carattere. In campo ha dato sempre il 1000 per cento, e sono davvero contento che sia riuscito ad ottenere, anche a fine carriera, vittorie importanti in Davis contro Svezia e Russia”.
 

Diego Bonomo

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