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10/04/2011 16:42 CEST - L'analisi

Quello che la terra cambierà

TENNIS - Siamo arrivati alla calda primavera s uterra battuta: Nadal è ancora l'assoluto favorito? Riuscirà a bissare l'en plein dell'anno scorso? Djokovic, dopo il forfait di Monte Carlo, calerà o compirà il passo decisivo verso il numero 1? Federer alla ricerca di fiducia. Analizziamo la situazione tennistica dei migliori in vista di questa stagione sul rosso. Rossana Capobianco

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Dopo otto lunghi mesi di cemento, outdoor, indoor, più o meno veloce, più o meno lento, più o meno lo stesso, la primavera ci riporta come sempre al tennis europeo su terra battuta.


Terra da sempre casa di Rafa Nadal, vincitore di 5 Roland Garros e di tutti i MS1000 su terra, svariate volte. Già pronto a dare l'assalto al settimo sigillo sulla dorata terra del Principato di Monaco la prossima settimana.
L'inizio di stagione ha visto un incredibile -e forse lo scorso novembre insospettabile- exploit di Novak Djokovic, fin qui imbattuto in stagione. Vincitore di quattro titoli: Australian Open, Dubai e doppietta Indian Wells-Miami, che non è riuscita a molti. Ci si chiede quando questa corsa si arresterà e chi sarà il carnefice del serbo. Federer, intanto, fa un passo indietro rispetto ai primi due, sebbene nella Race risulti il secondo giocatore dell'anno fin qui e non abbia perso prima delle semifinali (da Wimbledon 2010); Murray paga in maniera spropositata la delusione della sconfitta a Melbourne per il secondo anno consecutivo e Soderling, dopo un grande avvio di stagione, tira un po' il fiato. Quello che in quest'analisi ci preme capire, però, è come e perché i primi giocatori del panorama internazionale siano arrivati a questo punto e che prospettive abbiano per i prossimi mesi prima della brevissima parentesi erbivora.

RAFAEL NADAL

In netta crescita rispetto allo scorso autunno e a Gennaio, sembra che il maiorchino, numero uno del mondo, stia preparandosi a raggiungere la forma perfetta in vista della sua superficie. Come ogni anno, l'indiscusso favorito della stagione sulla terra battuta è lui. Difficile anche solo far partita pari con Rafa sulla terra; un muro invalicabile: o quasi. Quest'anno avrà probabilmente perfino più pressione del solito: da qui fino a Londra, solo punti da difendere. Arduo il compito che gli spetta: vincere per la seconda volta consecutiva i tre Master che portano a Parigi e conquistare il sesto titolo a Bois De Boulogne. Se c'è qualcuno che può farlo, sulla terra battuta, è proprio Rafa. Certo, rispetto al cemento degli ultimi mesi deve ritrovare una profondità di palla maggiore e continua. Deve augurarsi di star bene e di non strafare. La rinuncia dello scorso anno a Barcellona fu saggia e gli permise il ritorno alla vetta mondiale; quest'anno pare che Nadal torni in quello che è da sempre uno dei suoi tornei preferiti, in terra catalana, e lui che è abituato ad andare molto in fondo -a vincere, in pratica- a questi tornei la nuova programmazione che vede Madrid e Roma senza riposo alcuno potrebbe risultargli scomodo. Forse il miglioramento al servizio potrebbe aiutarlo in tal senso; accorciare gli scambi, anche dove accorciarli è difficile per condizioni e tradizione, sarebbe una manna dal cielo per Rafa, il più grande giocatore su terra di sempre - non ce ne vogliano gli estimatori di Borg.

NOVAK DJOKOVIC

Ha impostato la propria preparazione per essere al massimo in questi primi tre mesi dell'anno, e si è visto. Ventiquattro vittorie consecutive. Ha indubbiamente fatto una scelta comprensibile, essendo il cemento la superficie che più esalta le sue doti, sulla quale si sente più a suo agio. Non che sulla terra battuta si trovi male, intendiamoci; ma vista la fatica e la freschezza necessaria che essa richiede riuscirà Nole a dare il meglio di sè anche qui sopra? Qualche dubbio c'è, ma dalla sua parte ci sono soprattutto un'incredibile fiducia e voglia di vincere, ora come mai prima. Il miglioramento di Djokovic, secondo la sottoscritta, passa attraverso due o tre fondamentali svolte: la confusione eliminata dal serbo al servizio dopo aver lasciato i vari "consigli" di Todd Martin e aver lavorato a riguardo e un'esponenziale marcia in più in fase difensiva. Attenzione: non sto dicendo che Djokovic sia un pallettaro o che abbia vinto aspettando gli errori dell'avversario, affatto. Novak ha migliorato la propria "stamina": in parole meno tecniche, la resistenza. Quella che è necessaria per praticare il classico transition game con continuità e trasformare una situazione di difficoltà in una a proprio vantaggio. Come? Soprattutto con il dritto e la solidità di esso. Specie in cross, utilizzando anche più del solito un gioco orizzontale atto a sfiancare gli avversari. Ultima ma non in termini di importanza, una tranquillità personale e una concentrazione che fin qui non si erano ancora viste. Fisicamente, a mio avviso, potrebbe calare in questi mesi; ma se saprà programmarsi con giudizio - in questo senso il forfait di Monte Carlo è più che comprensibile se non era al 100% - e continuare ad avere questa fame sportiva potrà togliersi belle soddisfazioni proprio per questi miglioramenti anche sulla terra e non andare incontro a piccole sorprese che su questa superficie possono essere maggiori, considerando il numero di "specialisti" presenti. Se vuole dar l'assalto alla prima posizione mondiale, Djokovic deve iniziare da qui.

ROGER FEDERER

Non è mai stata, per usare un eufemismo, esattamente la sua stagione preferita, questa. Anche nei momenti di dominio assoluto -per intenderci, quelli nei quali vinceva 23 tornei su 32 in due anni- . Figurarsi adesso, che arriva da numero 3 -e quindi con probabilità di incontrare Nadal prima della finale- e con la fiducia in fase calante. Dopo aver chiuso lo scorso anno in bellezza, grazie ad una splendida stagione indoor culminata con la vittoria nelle World Tour Finals, nelle quali mise in riga uno dopo l'altro tutti, dalla partita contro Simon in Australia, qualcosa nel gioco di Roger ha fatto crac. Cosa? Servizio e anticipo, prima di tutto. Qualcuno parla di mancata continuità per il quasi trentenne svizzero, ma non è proprio esatto: da quando uscì con Berdych nei quarti a Wimbledon, non ha più perso prima delle semifinali e ha conquistato cinque tornei, sebbene non tutti di primissimo ordine. Cosa ci suggerisce ciò? Che Federer ora difficilmente si fa sorprendere da incognite impreviste ma che fatica ad alzare il proprio livello nei momenti importanti delle partite più difficili -O2 Arena esclusa, naturalmente. Tennisticamente ha compiuto un passo indietro: il servizio va di pari passo con la sua tranquillità sul campo ed è più che mai discontinuo (anche a causa di una variazione di motion arrivata lo scorso autunno) e pare non aver più molta fiducia nell'anticipo di gioco rispolverato con Annacone. Forse, Roger sta facendo un errore prima di tutto a livello mentale: forse è convinto che quel tipo di gioco sia produttivo soltanto su superfici veramente veloci; non che abbia tutti i torti, ma quello che forse non ha compreso è che rimane comunque la sua unica possibilità di battere i top players in forma. I colpi di inizio gioco sono per lui imprescindibili. Come detto in altre occasioni, Annacone gli ha sicuramente semplificato le idee, ma al gioco dello svizzero evidentemente ancora mancano le certezze, quei colpi e quelle convinzioni che fanno da salvagente nelle situazioni burrascose, in campo. Il tennis, lo sappiamo, ci mette un attimo a toglierti e restituirti certezze, specie se fisicamente stai bene come sta Federer: ma sulla terra, dove sì Roger ha anche vinto e fatto molto bene, difficile che arrivino di colpo, sebbene pare stia lavorando "su qualcosa di cui non voglio parlare e che non voglio svelare ora".

ANDY MURRAY

Povero Andy. Non bastassero già le sue difficoltà e lo smarrimento che sta vivendo, a complicare le cose arriva anche la terra. Dopo le sconfitte con Donald Young e Bogomolov Jr, entrambe in due set, non è incoraggiante questo cambiamento di superficie a lui certamente sfavorevole. Forse quello che più di tutti, al top, mal digerisce queste condizioni. Ancora non proprio risolta la questione coach, Murray ha quantomeno "licenziato" Corretja e pare che durante questi mesi, oltre che dai coach Adidas, sarà affiancato da Vallverdu, suo amico venezuelano dai tempi di Barcellona. Difficile per lo scozzese tentare una risalita qui: il suo dritto è poco pesante quando deve spingere e non semplicemente appoggiarsi, e questo sulla terra è parecchio decisivo. Certo, almeno potrebbe togliersi di dosso la delusione verso se stesso e rimboccarsi le maniche: peggio di queste ultime uscite è onestamente difficile fare.

ROBIN SODERLING

Proprio sulla terra, lui che per caratteristiche appare più giocatore da superfici veloci, Soderling ha compiuto le imprese migliori: qui si è trasformato da sparacchione inconcludente a vero giocatore di vertice. Vuoi anche per questi gesti molto ampi che richiedono una preparazione maggiore e per la pesantezza dei colpi dello svedese, la terra è una superficie che sicuramente ama. Ha accusato negli ultimi tornei statunitensi qualche problema fisico al piede, pare. A Montecarlo mancherà. Se torna a posto fisicamente però, Robin è certamente un avversario temibile da affrontare qui sopra. Ne sanno qualcosa Nadal e Federer, vittime del guastafeste svedese nelle ultime due edizioni del secondo slam della stagione.

La terra battuta conta una serie di giocatori che sembrano sonnecchiare per gran parte dell'anno, prima che si arrivi qui: si dovrà fare i conti anche e soprattutto con loro. Ma è un quadro intrigante per ranking mondiale ed eventuali conferme e aggiustamenti tecnici quello che sulla carta ci regala quest'avvio di primavera europea.

 

Rossana Capobianco

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