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03/06/2011 23:37 CEST - Roland Garros

Murray non basta: Nadal in finale

TENNIS- Nel pomeriggio in cui si decidono i destini del ranking, Nadal festeggia il compleanno battendo in tre set Andy Murray in una battaglia di oltre tre ore. Il maiorchino ancora in crescita, lo scozzese comunque promosso. La leadership mondiale si deciderà nel secondo match da Parigi, Gianluca Comuniello

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Il pomeriggio dei destini incrociati comincia puntuale. Nadal deve vincere contro Murray per mantenere il numero 1 almeno per qualche ora in più. Nadal deve vincere contro Murray per avere una chance di eguagliare i sei Roland Garros di Borg. Nadal deve vincere perché è il favorito. Murray ha un solo imperativo: provarci. Sulla superficie più sfavorevole, nello Slam più sfavorevole. Ma provarci. Federer e Djokovic invece, all’inizio della giornata, non devono far altro che aspettare. Aspettare di scendere in campo, probabilmente quando sarà già abbastanza tardi, a causa di una programmazione demenziale. Si giocheranno molto, anche loro: Djokovic se vince conquista comunque il numero 1. Federer se vince dà un calcio in bocca a tutti quelli che lo danno per finito (l’ennesimo calcio in bocca, eppure continuano a parlare).
Il pomeriggio inizia con ritmi da maratona. Sette minuti a game per i primi quattro game. Tre di questi quattro li vince Nadal. Sarà un po’ il riassunto efficace del pomeriggio dello spagnolo e dello scozzese. Una gran fatica, game lottati, scambi con il coltello tra i denti, ma alla fine, quando conta, tre volte su quattro il punto lo fa il numero 1 del mondo. Quelli che spiegano tutto con le statistiche dicono che Murray in questo match ha avuto 18 palle break e ne ha sfruttate appena 3. Nadal ne ha avute 13 e ne ha sfruttate quasi la metà, sei. C’è di più: Nadal ha fatto il break in ogni game in cui è arrivato ad avere almeno una palla break. Forza mentale e forza fisica unite in questi dati. Ci sono dei fatti, dei momenti della partita che sono utili a capire come Fort Nadal sia uscito anche questa volta vittorioso dall’assalto. Primo fatto: Murray ha vinto a zero un solo turno di servizio in oltre tre ore di match. Contro Nadal, non c’è mai niente di gratis. Mai. Nessun. Quindici. Non c’è talmente niente di gratuito, che ti viene il dubbio di dover pagare anche le bottigliette di acqua al cambio di campo.
Secondo fatto: il secondo set è sembrato quello in cui forse (forse) qualcosa poteva cambiare. Nel primo infatti lo sforzo di Murray si era esaurito nell’eroica risalita da 1-5 a 4-5. Nel secondo invece ci sono stati quattro break consecutivi, nella fase centrale del set. Murray si è poi issato 5-4 servizio Rafa. E lì Nadal ha tenuto il servizio a zero senza concedere mezza chance. Nel game successivo, è arrivato puntualmente il break. Murray ci ha provato, a fare certe cose, ma forse un po’ meno di quanto servisse. Ha alzato meno del dovuto sul rovescio di Nadal. Ha usato meno del dovuto la tattica dell’attacco controtempo. Ha fatto tutto quello che poteva con il suo fisico non al top, ma lo ha fatto un po’ peggio di quello che doveva. Nadal invece ha usato i cambi di ritmo con incredibile presenza mentale sul match. Il suo dritto aveva una velocità di crociera, che era la velocità imposta allo scambio da Murray. E poi c’era la velocità di quando El Nino accellerava. Ed era un’altra musica. Nadal umile, Murray umile anche lui… solo che lui doveva essere un po’ più sfacciato. Dopo il secondo set vinto in volata da Nadal si credeva nel ko tecnico. La partita era virtualmente finita, ma bisogna dare atto a Andy che ha continuato a giocarsela. L’ultimo assalto lo ha tentato nel penultimo turno di servizio di Rafa. Si è issato per l’ennesima volta a palla break. Per l’ennesima volta è stato respinto con perdite. Un match di tre set che dura più di tre ore vuol dire che è stato una cosa vera. Ed è stato una cosa vera, solo senza mai vera suspense.
Cosa dire di Nadal? Nel giorno del suo compleanno si qualifica per la finale in un torneo che è casa sua, perché da qui è partito alla conquista del mondo. Anzi, proprio il giorno del suo compleanno, sei anni fa, battendo qui Federer in semifinale metteva il punto esclamativo iniziale all’incredibile carriera che è seguita. La sua esultanza a fine match è stata liberatoria, piena di gioia quasi rabbiosa. Sono due settimane che gli dicono che non è lo stesso degli altri anni. Sono cinque settimane che Djokovic è riuscito a metterlo in dubbio anche sulla terra battuta. Lui comunque, ha dimostrato di essere ancora lì, pronto all’ultimo atto. Mentre Rafa si dedicava alle interviste di rito, sullo schermo appariva Djokovic che finiva il riscaldamento con il suo preparatore. Scioglieva i muscoli, sembrava un pugile. I giornalisti spagnoli incoraggiano Federer appena lo vedono apparire sullo schermo. La seconda parte del pomeriggio dei destini incrociati poteva avere inizio.
Nadal B. Murray 6-4, 7-5, 6-4

Gianluca Comuniello

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