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04/06/2011 21:35 CEST - Roland Garros

La Cina è vicina, l’Italia la aiuta

TENNIS - Intervista esclusiva di Ubaldo Scanagatta a Stefano Baraldo (ascolta qui), preparatore nelle tenniste della nazionale cinese in vista delle Olimpiadi di Londra 2012: “Lavoro in Cina 15 settimane l’anno e monitoriamo anche il settore giovanile: ci sono alcune dodicenni interessanti. Gli uomini sono più indietro perché il reclutamento è impreciso: si guardano i risultati ma non le prospettive”. Da Parigi, Alberto Giorni

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Il successo di Na Li al Roland Garros sarà uno spot incredibile per il tennis in Cina: la ventinovenne di Wuhan, prima tennista del suo Paese a vincere un titolo Slam, diventerà un mito assoluto cone il cestista Nba Yao Ming e l’ostacolista Liu Xiang. Ma soprattutto spingerà migliaia di bambini a prendere una racchetta in mano per cercare di emularla.

E se il tennis cinese farà ulteriori progressi, il merito sarà anche un po’ italiano: a preparare le tenniste della nazionale cinese in vista delle Olimpiadi di Londra 2012 è stato infatti chiamato Stefano Baraldo (che segue anche Potito Starace), che fa parte di un team che comprende anche Marco Panichi (preparatore di Simone Bolelli) e Claudio Puia.

Ma come è nata questa collaborazione? “Panichi si è recato in Cina per uno stage, dove ha conosciuto Thomas Hogstedt, ex allenatore di Na Li: i suoi metodi di lavoro sono stati apprezzati e tutto è iniziato lì. Trascorriamo in Cina 15 settimane l’anno, ma anche nel resto del tempo continuiamo a seguire le giocatrici: io mi occupo soprattutto di Shuai Peng. Ultimamente si è un po’ appesantita e mostra poca continuità, però sarà in forma per gli US Open. Al contrario, alla Zheng manca un po’ il fisico ma è una maniaca del lavoro”.

Un lavoro con un obiettivo preciso: “Abbiamo un contratto fino ai Giochi di Londra 2012 e monitoriamo anche il settore giovanile: ci sono alcune dodicenni interessanti, nei prossimi 3-4 anni le aspettiamo a buon livello”. Ma perché gli uomini sono rimasti indietro e il miglior cinese è n°354? “Il reclutamento è impreciso: si guardano i risultati ma non le prospettive di un giocatore”. Ma c’è da scommettere che la lunga marcia è appena iniziata.

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