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17/08/2011 15:51 CEST - Masters 1000 Cincinnati

Federer, il giorno della rivincita

TENNIS - Due anni fa, Del Potro batteva Federer per la prima volta e conquistava il suo primo slam, gli Us Open. Qualche mese dopo si ripeteva, nelle Finals di Londra. Poi il lungo infortunio. A Cincinnati, Federer matura la rivincita: 6-3 7-5 in un'ora e mezza. Lo svizzero è regale al servizio, Palito troppo passivo nei punti importanti e troppo debole con la seconda. Alessandro Mastroluca

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Non sarà la finale degli Us Open, ma il senso di rivincita rimane. In un'ora e mezza Roger Federer cancella ricordi vecchio di due anni, un Falco poco amico a Flushing Meadows e una finale sfumata al Masters, e torna a battere Juan Martin Del Potro. Lo fa con un 6-3 7-5 autorevole, che cancella per un po' i dubbi canadesi.

Perfetto o quasi al servizio, lo svizzero ha raccolto 12 ace e l'83% dei punti con la prima, servendo col 75%. Più incostante Del Potro, 57% di prime in campo e 70% di punti raccolti. Chiude con un tasso positivo di 35 vincenti e 20 errori (solo 6 nel primo set) contro il "saldo pari", 20-20, di Palito, che paga una fiducia ancora da ritrovare e la troppa passività nei punti chiave.

Federer è arrivato a Cincinnati dopo una serie di 10 tornei senza successi (l'unico titolo risale alla prima settimana della stagione, a Doha). E' la seconda peggior serie negativa della sua carriera dopo i 14 tra un trionfo e il successivo nel 2001.

Anche l'anno scorso, il successo nel Masters 1000 Usa ha interrotto un digiuno che durava da 9 tornei.

In termini numerici, la sua stagione non è troppo dissimile da quella dell'argentino: 40 vittorie su 50 partite il bilancio dello svizzero, 38-12 quello di Palito. E anche i dati dell'ATP Match Facts sottolineano una sostanziale vicinanza di rendimento.

Pur con le differenze del caso. Delpo arriva alla stagione sul duro americano dopo un buonissimo avvio di stagione, iniziata come numero 485 del mondo: il parziale di 27 vittorie e 5 sconfitte tra San Jose e Madrid lo riportano tra i top-25. Ma dubbi sulla condizione sono rimasti, vedi la stanchezza che l'ha portato a perdere da Nadal a Indian Wells o Fish a Miami. Poi il problema all'anca all'Estoril che l'ha portato al ritiro prima dell'ottavo contro Nadal al Masters 1000 di Madrid e a non giocare a Roma.

La riedizione della finale degli Us Open 2009 e della successiva partita nel round robin del Masters, ultimi due confronti diretti e unici due precedenti vinti dall'argentino dopo sei vittorie di Federer, inizia secondo uno schema abbastanza preciso.

"Sto cambiando qualcosa, anche se non sembra" aveva spiegato Federer alla vigilia, "provo a fare qualcosa di diverso, a cambiare un po' le carte quando il match non sta andando bene". Ed è proprio la varietà di soluzioni e traiettorie l'essenziale vantaggio competitivo dell'ex numero 1 del mondo nel primo set.

Resta vicino alla riga alla risposta, anche perché Del Potro rischia sempre la prima ma ne mette in campo 3 su 5. E nel 2011 ha commesso quasi il doppio dei doppi falli dello svizzero (101 a 58). Federer legge bene la prima, quasi sempre diretta sul suo dritto, ed entra sempre sulla seconda. Delpo, quasi ingiocabile quando accelera di dritto, prevalentemente sull'angolo destro, col peso del corpo in avanti, fatica a trovare continuità. Federer gli gioca palle basse, stringe gli angoli e accorcia le traiettorie, lo costringe insomma a giocare dove meno si trova a suo agio. Lavora bene col drop, viene a rete quasi una volta a game e ottiene il massimo dall'unica palla break avuta nel set. Arriva nel quarto game, il più lungo del match (14 punti). Federer accelera due volte col dritto diagonale da sinistra, sulla seconda stringe l'angolo e costringe l'argentino all'errore.

Il dritto ha funzionato meglio che nel match perso con Tsonga a Montreal, dove si era fatto spesso sorprendere da risposte profonde e centrali su cui si era trovato fuori posizione, lento a uscire dal movimento di servizio. Ed è proprio col dritto da sinistra, ma in lungolinea, che chiude il primo set, in cui ha regalato anche una volée da applausi con la testa della racchetta qualche centimetro davanti alle scarpe.

Diverso lo schema nel secondo set. Delpo alza il livello dei colpi a rimbalzo, e riesce a tirarsi fuori da un primo game più che complesso, in cui si trova 0-40, annulla cinque palle break e alla fine tiene il servizio pur avendo messo in campo la prima in meno della metà dei punti giocati. Determinanti i punti con cui Delpo annulla la seconda e la terza palla break (da 15-40 a parità). Sono i primi due scambi lunghi, duri, da fondo di tutto il match: l'argentino per un attimo torna quello del 2009, spinge lo svizzero in difesa e ritrova un dritto con cui può fare ciò che vuole.

Palito prosegue abbastanza spedito nei suoi turni di battuta, prova anche lui a cambiare direzione un po' più spesso e aggredire lo svizzero sul rovescio. Federer appare più incline a togliersi dallo scambio, e il drop insensato con cui si chiude il primo game del set ne è una conferma più che esaustiva.

Per lo svizzero arrivano anche il primo doppio fallo e la prima palla break da salvare (sul 2-3 30-40): uno spiraglio cancellato con un'ace e due servizi "unreturned". Anche Delpo salva una palla break, nel nono game, con una seconda di potenza e coraggio. Ma serve solo a rimandare l'inevitabile.

Perché intanto Federer ha lavorato l'argentino ai fianchi, ne ha corroso l'alone di superiorità che Palito aveva costruito sulla diagonale mancina nei primi game del set, l'ha lasciato correre alla pari come fanno certi ciclisti sulle salite più impervie quando hanno un compagno di fuga meno scattante. Lo tengono lì, a tirare, per poi staccarlo con la vetta ormai vicina. Federer fa un po' lo stesso, negli ultimi due game il suo gioco torna a salire, quello di Del Potro tanto più su non può andare.

E il dritto, il colpo che avrebbe dovuto tenere a galla Del Potro, finisce per tradirlo. E' l'arma con cui Federer stampa l'accelerazione che lo porta a servire per il match. L'arma con cui Palito fa harakiri. Ne stecca due di fila e firma la sua sconfitta.

Una sconfitta che non dà risposte certe sul suo futuro. Può reggere con i migliori? Resterà un fortunato che ha ballato una sola estate? A 22 anni, che futuro ha Del Potro? Certamente nel suo futuro, almeno quello immediato, ci sarà ancora Roger Federer. "E' bello avere 30 anni" aveva detto alla vigilia del suo compleanno. Dopo vittorie così, è bello un po' di più.

Alessandro Mastroluca

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