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18/08/2011 15:09 CEST - Rassegna nazionale

L’Italia si sfalda, resta il ruggito della Schiavone (Marianantoni). Sono il Djoker, rido sempre io (Di Santillo). Da Novak e Rafa scherzi e tormenti da numeri uno (Mei)

18-8-2011

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L’Italia si sfalda, resta il ruggito della Schiavone (Luca Marianantoni, Gazzetta dello Sport 18-8-2011)

Una vittoria che fa bene al morale promuove Francesca Schiavone agli ottavi di finale di Cincinnati, ultimo banco di prova prima dell'Open degli Stati Uniti al via il 29 agosto. Il 7-5 3-6 6-4 con cui la milanese affossa Maria Kirilenko, numero 26 del mondo, è frutto di un finale che sembra fatto su misura per esaltare le doti della leonessa. La partenza è lanciata e le occasioni fioccano fin da subito: 0-40 nel primo game, poi break sul 2 pari alla quinta opportunità. Franci cerca da subito gli angoli e le variazioni di ritmo ma la Kirilenko si riprende il break. Sul 4 pari un doppio fallo rimanda l'azzurra avanti un break, ma anche questa volta la milanese pecca di presunzione e si distrae. Il terzo break è quello decisivo e dopo 48 minuti l'azzurra è avanti un set. Nel secondo Franci, avanti 4-1 nei precedenti ma battuta a Seul nel 2009 nell'unica sfida giocata sul cemento all'aperto, ha la chance di fare il vuoto, ma sul 2 pari manca 4 palle break e infila un tunnel che pare infinito.

La Kirilenko mette dentro un parziale di 12 punti consecutivi, si prende il secondo set e poi vola 3-0 avanti nel terzo con due break di vantaggio. La russa si distrae e per l'azzurra inizia una nuova partita. Recupera entrambi i break a quindici, infila quattro game consecutivi e poi si supera nell'ultimo game quando piazza 5 punti di fila con la Kirilenko avanti 40-0. Al terzo turno la Schiavone trova la serba Jelena Jankovic. Amarcord da dimenticare per Flavia Pennetta che ritrovava Daniela Hantuchova, battuta qui a Cincinnati nel 2009 nel match che le spalancò le porte delle top ten. La brindisina, sotto tono, è costretta a inseguire per tutto l'incontro una giocatrice che sul cemento si esprime ad alti livelli da quasi 10 anni. L'azzurra non riesce ad aprirsi il campo, corre a vuoto subendo l'iniziativa della slovacca. Nel secondo set l'azzurra migliora e riesce a fare match pari solo negli ultimi game dell'incontro con la forza della disperazione.

Flavia è stata poco incisiva al servizio (4 ace e 2 doppi falli, il 56% di prime e appena il 62% dei punti realizzati con la prima) e poco lucida sulle due palle break che ha avuto a inizio match. La sua condizione e il suo tennis sono distanti anni luci della giocatrice che tutto il mondo ammirò due estati fa quando la campagna americana fu segnata dalla vittoria a Los Angeles sulla Stosur, dalla semifinale a Cincinnati, dalla semifinale a New Haven e dal rocambolesco quarto di finale raggiunto a Flushing Meadows dopo i sei match point annullati alla Zvonareva. Dopo Fabio Fognini contro James Blake, disco rosso anche per Sara Errani, opposta alla solida cinese Shuai Peng, numero 15 del ranking mondiale. I precedenti (2-2) facevano ben sperare anche se sul veloce la cinese è nettamente più forte della romagnola (…)

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 Sono il Djoker, rido sempre io (Pasquale Di Santillo, Il Corriere dello Sport 18-8-2011)

Ci sono tante maniere per essere “numeri uno” e Novak Djokovic le ha sperimentate tutte. Prima fuori, poi in campo e ora dentro e fuori. Non soffre proprio della solitudine dei... numeri primi. Non è compresa nel Dna di un ragazzo, ormai campione conclamato, la cui anima clown si mescola alla perfezione con l’abilità di restare sul palcoscenico sem¬pre e comunque.

TOUCHE’ - L’ultima della serie? Un colpo basso, ma proprio basso rifilato ad un giornalista, anche lui personaggio, della tivvù canadese, tale Jean-Renè Dufort. A guardarlo bene, il cliccatissimo video apparso ieri su you tube, è evidente come ci sia poco di spontaneo nella scenetta messa in onda tra i due. Troppo netto lo stacco tra lo scambio di domande e risposte sulla struttura della racchetta di Djokovic e il colpo che il tennista serbo sistema con il manico sulle parti basse dell'intervistatore. I sorrisi apparentemente imbarazzati dei due e la risata liberatoria di Novak sembrano sottoscrivere la versione “costruita” dello show.

INIZI - Tutto ebbe origine a Montecarlo, quando i soliti bene informati soffiarono agli organizzatori del tradizionale “Players Party” la straordinaria abilità artistica di Nole, nonché la sua palese vena goliardica. E da quel momento è stato un susseguirsi ininterrotto di sketch e siparietti di ogni genere. A dire la verità, la sua reale attività... parallela, sicuramente più spontanea, sarebbe stata quella delle imitazioni. Ma dopo alcune riuscitissime performance, come quella alle premiazioni degli Internazionali di Roma 2009, quando esaltò i tic non proprio eleganti di Rafa Nadal, da non dimenticare anche la perfetta riproduzione vocale della Sharapova - gli mandarono a dire da Federer che era il caso di smettere.

SKETCH - E lui, obbediente, si è adeguato, ripiegando sulle scenette che non hanno avuto certo minor successo. Sempre a Roma nel 2009 si esibì in un balletto stile Mary Poppins con tanto di ombrellino, a ribadire la sua capacità di giocare anche sotto la pioggia. Il feeling con l’Italia ci ha regalato anche un bel duetto tra Novak e Fiorello ma è indubbio che uno dei “must” del genere resta la parodia imbastita per prendere in giro la coppia Nadal-Shakira con Nole in parrucca bionda pronto a dedicare una stonata esibizione all’ex fidanzato spagnolo, rappresentato nell’occasione dal compagno di Davis del serbo, Victor Troicki.

CRESCENDO - Ma la vena di Novak negli ultimi sei mesi, parallelamente alla sua scalata ai vertici della classifica dell’ATP, è andata in crescendo. A gennaio a Melbourne si è esibito in un ballo scatenato con Kim Johnson, tra le ballerine più apprezzate del “Ballando con le stelle” americano. All’ultimo Roland Garros di Parigi è salito in tribuna per togliere il mixer dalle mani del famoso dj Bob Sinclair. A luglio ha finto di essere sotto il tiro di una pistola impugnata da Tipsarevic, mentre ad inizio agosto, intervistato a Los Angeles da Jay Leno, insieme a Katie Holmes, moglie di Tom Cruise, ha coinvolto tutti con un gruppo di danzatori serbi (...)

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Da Novak e Rafa scherzi e tormenti da numeri uno (Piero Mei, Il Messaggero 18-8-2011)

II pericolo numero 1. Essere numero uno spesso logora: chi non lo è; o non lo è più. E dunque si sfoga in qualche modo o cerca altri stimoli. Perché, ed è il secondo caso, a trent'anni ci si può sentire vecchi, nel recinto delle righe bianche del tennis e bisogna pensare, magari nello stesso campo, a qualcosa d'altro: alle Olimpiadi, per esempio, che non entrano nel Grande Slam della tradizione ma che per uno sportivo, di qualsiasi disciplina, rappresentano il Sogno, perfino per un calciatore, solitamente poco olimpico specie se di azzurro vestito. Olimpiadi speciali, poi, quando a organizzarle è Londra, come sarà l'anno prossimo e il tennis va sull'erba di Wimbledon, che è un santuario. E' per questo che Roger Federer, che del tennis è stato a lungo il numero uno prima che spuntassero Nadal e l'attuale Grande Dittatore Novak Djokovic (53 vittorie su 54 incontri nel 2011, nove tornei, due dello slam e cinque Masters 1000, 24 anni e un grande avvenire davanti anzi-ché alle spalle) guarda a Londra con l'idea di togliersi il tormento di non essere più, per ora, il numero uno.

Pensa al singolare, Roger, ma anche a qualcosa di nuovo: il doppio misto, l'anticamera dell'amore, ma lui non è per quello che lo vuole. Per giocarlo ha chiamato la sua connazionale, Martina Hingis, ritirata da un paio d'anni, anch'essa a lungo numero uno del mondo. Magari la convinco, ha detto Roger. Martina perora nicchia: dovrebbe tornare a giocare a tempo pieno per risalire la classifica Wta al punto che garantisce la qualificazione olimpica: stress, viaggi eccetera, ha detto la Hingis, sono cose che non mi appartengono più. Però forse le parole di Roger e il luccichio dell'oro olimpico potrebbero convincerla al ritorno. Certo non essere più numero uno è una cosa difficile da tollerare, se non sei caduto in disgrazia per pura sfortuna, come Serena Williams, la quale infatti ha imboccato la risalita e ora guarda con maggior fiducia anche agli Us Open. Ai quali guarda, invece, con estrema rabbia Andy Roddick.

L'altro giorno l'ex numero uno dal servizio micidiale e dalla chioma rossa ha letteralmente perso la testa oltre all'incontro con il tedesco Kohlschreiber. Doppi falli a volontà, che hanno annullato perfino i suoi 14 aces, il colpo per il quale Andy andava famoso, litigate continue con la racchetta, sbattuta a terra e spaccata come fosse colpa delle corde, con il giudice di sedia e con il pubblico al quale ha tirato più che lanciato una pallina dopo l'ennesimo doppio fallo per il quale s'è preso anche il penalty point dal battibeccante giudice. Più che sull'orlo di una crisi di nervi, dentro la stessa. Come forse rischia di finirci la danese Caroline Wozniacki subito eliminata dal torneo di Cincinnati come già accaduto all'esordio a Toronto una settimana fa: la numero 1 del mondo è stata fatta fuori dalla giovanissima statunitense McHale. Del resto il tennis è sì diventato sport più fisico ma è pur sempre rimasto, come molte altre discipline, sport della mente: basta un niente e puoi fare tilt.

Lo sa Nadal quando vede di fronte a sé Djokovic, o quando pensa e racconta, come ha fatto nel libro "Rafa, la mia storia", la difficoltà d'avere uno zio che ti plasma e non sei mai "abbastanza qualcosa", o quella di confrontarsi con il divorzio dei genitori in una casa come la sua, cinque piani e tutti i familiari conviventi a porte aperte; lo sa Federer che infatti cerca diversivi come il doppio misto; lo sa Serena che della volontà ha fatto la sua forza contro tutto e tutte; lo sa Andy Murray, che numero uno non è ma molti dicono che avrebbe potuto solo che avesse sgombrato la testa dai suoi fantasmi, compreso quello di mammà che è stata vista applaudire qualche avversario di Andy "perché è talmente un bel ragazzo... (…)

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