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02/03/2012 15:22 CEST - Esibizioni

Lendl e Agassi a ruota libera

TENNIS - In vista del quadrangolare di esibizione in programma a Montreal che li vedrà protagonisti insieme con Pat Cash e Micheal Chang, Ivan Lendl e Andre Agassi parlano a ruota libera dei loro "acciacchi" di vecchiaia, di come si preparano alle gare e dello stato di grazia del tennis maschile. Evasivo il ceco con chi gli chiede della collaborazione con Andy Murray. Vanni Gibertini

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Il quadrangolare di esibizione in programma a Montreal il 2 marzo prossimo tra alcuni dei tennisti più rappresentativi degli ultimi 30 anni ci ha dato l’opportunità di scambiare quattro chiacchere prima con Ivan Lendl, grande campione degli anni ’80 ed ora neo-allenatore di Andy Murray, e poi anche con Andre Agassi, l’indimenticabile kid di Las Vegas ora più che mai impegnato in attività filantropiche al fianco della moglie Steffi Graf.

Ivan Lendl è rimasto per parecchio tempo lontano dalle esibizioni e dai match del Senior Tour a causa della schiena che lo ha tormentato per parecchi anni: “Ora la schiena va meglio – ha esordito l’ex-cecoslovacco di Ostrava – posso forzare al 100% quando sono in campo; se mai il problema è cosa succede il giorno successivo…”.

Alle domande sulla sua collaborazione da poco iniziata con il n.4 del mondo Andy Murray, Lendl ha dato risposte molto evasive, evitando di fornire particolari sul tipo di preparazione che andrà ad effettuare per prepararsi agli Slam e sugli aspetti specifici del gioco su cui cercherà di insistere: “Abbiamo cominciato da poco a lavorare assieme, ma abbiamo già individuato le aree del gioco nelle quali si può migliorare. Però non credo sarebbe giusto nei suoi confronti se io le rivelassi adesso. In ogni modo ho grandi speranze per Andy , spero veramente che riesca a vincere uno Slam quest’anno, anche se con la concorrenza che c’è in giro sarà tutt’altro che facile. Penso che il gioco abbia fatto progressi enormi da quando giocavo io nel circuito: a quei tempi è vero che giocavamo più partite, ma i primi turni degli Slam e dei tornei importanti erano spesso match scontati. Oggi invece si tratta comunque di match molto impegnativi, il livello medio si è alzato in maniera incredibile, ed è per questo che i top players hanno iniziato a lamentarsi della lunghezza della stagione”.

In previsione del suo impegno in campo contro Pat Cash (che all’ultimo momento ha sostituito l’infortunato Jimmy Connors nel line-up dell’esibizione canadese), Lendl ha confermato di aver intrapreso un sostenuto ritmo di allenamenti: “Riesco a giocare 5-6 volte la settimana, anche se non gioco quasi mai con Andy. La mia palla ormai è troppo lenta per lui, deve mantenere l’abitudine ad un ritmo di palleggio che io non riesco a sostenere. Tuttavia riesco ad allenarmi mentre lui si riposa tra una sessione e l’altra, e credo che la gente che verrà venerdì sera si divertirà a veder giocare me e gli altri ‘vecchietti’”.

Decisamente più loquace Andre Agassi, che non ha lesinato dettagli sul suo stato di salute dopo l’operazione all’anca e di come attraverso il tennis si stia dedicando all’istruzione dei bambini svantaggiati attraverso la scuola che gestisce nella sua Las Vegas.
L’anca sta meravigliosamente bene – ha proclamato trionfalmente ad inizio conferenza stampa – meglio di quanto non sia mai stata durante la mia carriera professionistica. L’intervento che ho deciso di effettuare è stato di tipo preventivo per evitare la necessità di una possibile sostituzione dell’anca in futuro. E’ stato molto simile a quello che ha dovuto subire il tennista canadese Milos Raonic, ed è stato effettuato anche dallo stesso medico, il Dr. Feldman: si tratta dell’eliminazione di alcune cartilagini che consentono di dare una forma diversa all’anca in modo da correggere difetti della postura e della corsa che causano stress. Questo tipo di intervento preventivo è relativamente recente, in quanto solamente con le tecnologie sperimentali perfezionate negli ultimi anni si riesce a limitare il periodo di convalescenza a poche settimane invece dei parecchi mesi che erano necessari fino a poco tempo fa. Io stesso ero in campo otto settimane dopo l’intervento, e parlando con Raonic ho saputo che poco più di cinque settimane dopo l’operazione era in grado di sostenere due allenamenti completi ogni giorno.
Oltretutto, nel mio caso, questa correzione ha fatto sì che non solo sia riuscito ad aumentare il raggio di movimento dei miei colpi, ma potendo ora lavorare in maniera molto più efficace con i quadricipiti nei cambi di direzione, la mia schiena soffre molte meno sollecitazioni di quanto non accadesse prima dell’intervento
”.

A proposito del momento attuale del tennis maschile, Agassi si è mostrato ancora più ammirato di Lendl arrivando a dire che “tra qualche anno si guarderà a questo periodo come l’età dell’oro del tennis. Abbiamo tre giocatori in testa alla classifica che sono riusciti a fare cose straordinarie. Se non sbaglio, ventisette degli ultimi ventinove tornei dello Slam sono stati vinti da loro. Quello che riescono a fare con le traiettorie è straordinario: ai miei tempi io ero riuscito a trasformare il tennis da una maratona in uno sprint, ma uno sprint non può durare tanto a lungo. In Australia, Rafa e Novak sono riusciti a giocare sei ore a quei ritmi incredibili”.

Il campione americano si è poi soffermato parecchio sul suo impegno nel sociale, con la scuola che dirige e finanzia a Las Vegas a favore dei ragazzi svantaggiati: “Attraverso il tennis sono riuscito a realizzare quello che credo fosse il mio scopo nella vita. All’inizio della mia carriera giocavo a tennis per paura di mio padre, e poi anche per paura di non riuscire a fare nient’altro. Ho scoperto l’amore per il gioco solamente più tardi, e soltanto nell’ultima parte della carriera ho giocato a tennis perché ero io a scegliere di farlo, perché avevo scoperto l’amore per il gioco. Ora la mia missione è quella di aiutare gli studenti della mia scuola, ed il tennis mi ha fornito una maniera di raccogliere i fondi necessari per aiutare quanti più ragazzi possibile”.

A Montreal, Andre affronterà il connazionale Michael Chang, che ha recentemente compiuto 40 anni e che durante la carriera professionistica ha sempre rappresentato l’antitesi del kid di Las Vegas: “Ultimamente ho avuto modo di conoscere meglio Michael, sia come giocatore, sia come padre, e sono molto orgoglioso di essere riuscito ad avvicinarmi alla persona che per la prima parte della mia vita ha rappresentato l’incarnazione dei miei fallimenti. Lui e Pete erano lo specchio che mi mostrava il mio potenziale non sfruttato, ci sono volute tante sconfitte e tanto dolore prima di raggiungere quell’equilibrio interiore che mi ha consentito di scegliere quello che volevo fare e di esprimere tutto il mio potenziale”.
“So che questa settimana ha giocato qualche esibizione a Delray Beach, per cui spero che arrivi stanco all’incontro con me. Io invece ho preferito non scoprire le mie carte e conto sul fattore sorpresa
!”


 

Vanni Gibertini

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