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08/03/2012 08:50 CEST - Personaggi

Ivan ha mostrato la strada a Murray

TENNIS - Ivan Lendl compie 52 anni. Alcuni momenti della sua vita, meglio di lunghe rievocazioni celebrative, ci fanno capire quale sia stata la sua vicenda umana e sportiva. Il rapporto con una madre autoritaria, gli incontri con il dietologo Haas, lo psicologo Castori e Roche. I grandi successi. Tappe che forse ci aiutano a capire cosa può o non può dare a Murray. Luca Pasta

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Ostrava, Cecoslovacchia, fine anni sessanta: in un grigio casermone abita la famiglia Lendl; Olga Lendlova mette un cronometro sul tavolo e dice al suo unico figlio Ivan: "o mangi le verdure che ho preparato entro 10 minuti, o chiamo lo zoo e ti faccio venire a prendere dall'elefante".

1968: durante un viaggio in treno con i genitori, il piccolo Ivan vede i carri armati sovietici.

Ivan deve pianificare bene la giornata, perchè così vuole sua madre:"Se sei disorganizzato non avrai tempo per fare tutte le cose che devi fare nel corso della giornata: compiti, riordino delle tue cose e dei tuoi vestiti, allenamenti, ritorno a casa, studio, andare a coricarsi all'ora giusta, cioè presto".

1974: Ivan batte sua madre, non era mai accaduto.

A quei tempi uscivi, andavi a cercare le ragazze? "No, ma non me ne importava per niente".

1979: Ivan è forte, vince molti match, è il numero 6 del mondo, ma è molto solo. Il tennista polacco Fibak diventa il suo mentore. Fibak lo allena sul campo, e nella vita.

1980, Las Vegas: Lendl gioca un match contro Harold Salomon; Fibak gli ha intimato di giocare solo rovesci coperti in top spin. Perde 6-1 6-1, esce dal campo piangendo.

Estate 1980: Lendl, quando non gioca in torneo, passa l'estate a Greenwich colpendo rovesci liftati in top spin.

Us Open 1980: Lendl incontra Salomon, il risultato è 6-1 6-0 6-0 in suo favore.

Primi anni 80: casa Fibak è frequentata nei weekend da una graziosa studentessa acqua e sapone di buona famiglia, giunta New York per studiare: Samantha Frankel. Lendl è impacciato con le ragazze, ma nasce una tenera storia.

Roland Garros 1981: dopo aver battuto Josè Luis Clerc in 5 set, durante il massaggio negli spogliatoi Lendl scherza con Fibak :adesso che è finalista in un Grand Slam, potrà fregarsene del servizio militare!

Luglio 1983: Lendl gioca un'esibizione in Sud Africa. La conseguenza è che per un certo periodo, il suo nome ed i suoi risultati non compariranno su nessun media cecoslovacco.

Us Open 1983: Lendl perde la sua seconda finale consecutiva con Connors a Flushing Meadows, è paralizzato fisicamente e mentalmente, esce in preda a forti crampi allo stomaco.

Parigi, 10 giugno 1984: dopo 4 ore e 8 minuti, Ivan Lendl batte John McEnroe e vince il suo primo titolo del Grande Slam. Pochi minuti dopo, a bordo campo, beve bevande ghiacciate che gli provocano una nausea terribile. Negli spogliatoi stenta a riconoscere le persone.

Estate 1984: Lendl si rivolge la dietologo Robert Haas; seguirà rigidamente il suo programma e la sua dieta.

Gennaio 1985: Fibak spiega a Lendl che è meglio che si separino. Deve camminare con le sue gambe. Poco tempo dopo Lendl conosce Alexis Castori, una giovane psicologa. A febbraio è nel panico, non riesce quasi a rispondere al servizio del giovane Edberg. La chiama. Lei gli propone numerosi esercizi di focalizzazione. Stefan batte Lendl al Lipton. Ma con la Castori lavoreranno insieme.

Prima di servire, sul campo, Ivan batte la racchetta sulle scarpe, si strappa le ciglia, tira fuori la segatura dalla tasca.

"No ho mai lavorato in vita mia con uno che imparasse così tanto in così poco e facesse cambiamenti così clamorosi". Alexis Castori.

1985: Tony Roche è il nuovo coach di Ivan Lendl. Un coach, non un fratello maggiore.

1985, settembre: dopo tre sconfitte consecutive in finale, Ivan Lendl batte John McEnroe e vince l'Open degli Stati Uniti. Dal lunedi successivo sarà numero uno del mondo per 156 settimane consecutive e per 236 delle successive 256. Al termine del match le telecamere trovano Olga Lendlova: la sua espressione è la solita, o forse no.

1985, settembre: Il trionfo a Flushing Meadows è seguito immediatamente dalla partecipazione al torneo di Stoccarda in Germania. Lì, in albergo Ivan, trova il coraggio di dire a sua madre “Allora discutevo, ma ora mi accorgo che molte delle cose che mi desti ora mi stanno aiutando. Ora capisco che lo facevi con amore. Ti voglio bene”. “Fu felice?” chiedette a Lendl, che raccontava l'episodio, un giornalista americano. “Reagì come al solito. Non reagì”, fu la risposta. “Ti diede fastidio la cosa?” “Penso che fu buffo”.

1986, settembre. La più prestigiosa rivista sportiva americana dedica a Lendl una copertina: "The champion that nobody cares about", è il titolo.

Atlanta, seconda metà degli anni '80: Lendl, uomo adulto ed affermatissimo campione, sta giocando un torneo esibizione ed una sera, contrariamente al solito, non chiama i genitori. Il giorno dopo arriva una telefonata della madre: "Perchè non hai chiamato ieri sera? Voglio sapere ogni particolare di quanto è accaduto"

1990: Lendl ha vinto 8 titoli del Grande Slam, ma non Wimbledon. Ha deciso, non giocherà Roland Garros.

1990, giugno: nelle semifinale e nella finale del torneo sull'erba del Queen's Johm McEnroe e Boris Becker non vincono un set contro Ivan Lendl. Sono spesso trafitti da splendide risposte di rovescio con polso bloccato e taglio dall’alto in basso.

1990, inizio luglio: Stefan Edberg batte facilmente Ivan Lendl in semifinale a Wimbledon. Ivan risponde poco e male al servizio di Stefan. In conferenza stamap, Lendl annuncia che forse rinuncerà a Parigi anche nel 1991. "Se dovesse un giorno vincere Wimbledon sarà il raggiungimento di un sogno?" "Sarà il raggiungimento di un obbiettivo", risponde Lendl.

1992, luglio: Ivan Lendl è cittadino americano.

1993: Ivan Lendl gioca e perde il suo ultimo match a Wimbledon, al secondo turno contro il francese Arnaud Boetsch. Non ha mai vinto il titolo.

1993, ottobre: nel torneo indoor di Tokyo, Ivan Lendl 33 anni e mezzo, batte Boris Becker nei quarti di finale. Due giorni dopo vince il suo 94-esimo titolo ufficiale nel circuito.

1994, primi di settembre: sul centrale di allora degli Us Open, l’Armostorng di Flushing Meadows, Ivan Lendl sta perdendo 6-4 7-6 1-0 contro il tedesco Karbacher. I problemi alla schiena, che lo tormentano da più di due anni, sono sempre più gravi. Annuncia al giudice di sedia ed all'avversario che si ritira. E’ il suo ultimo match ufficiale.

Non vedremo mai più Ivan Lendl su un campo da tennis per 16 anni.

2010, aprile: Ivan Lendl, 50 anni, gioca un'esibizione ad Atlantic City contro Mats Wilander.

2012, gennaio: Ivan Lendl è il nuovo allenatore del numero 4 del mondo, lo scozzese Andy Murray.


In occasione del 52-esimo compleanno di Ivan Lendl, non volevo scrivere l'ennesima rievocazione celebrativa, l'ennesimo elenco di tutti i suoi successi. Volevo soltanto, scavando negli articoli di giornale che ho potuto reperire, nelle immagini che potuto ritrovare, o più semplicemente facendo appello alla mia memoria ed ai miei ricordi, evidenziare alcuni piccoli, semplici momenti, alcuni flash, che, nella loro sequenza, penso possano far comprendere, soprattutto a lettori competenti, non superficiali e pieni di amore per il tennis quali quelli di questo sito, quale sia stata la complessa evoluzione della carriera ma soprattutto della vita di quest'uomo: dall’infanzia e l’adolescenza, con una madre che ne ha inesorabilmente formato il carattere e la mentalità, ai primi successi ma anche alla profonda solitudine e all’incapacità di affrontare il nuovo mondo; dall’aiuto di Fibak, e dai continui conflitti con le autorità cecoslovacche, all’evoluzione, l’indipendenza ed il successo, ma con sullo sfondo il mai reciso legame con i genitori, fino ad arrivare al sogno mai realizzato di Wimbledon, nel perseguire il quale la disciplina, l’organizzazione e la volontà non hanno impdito che emergessero alla fine antiche paure ed antichi nervosismi.

E' stato facile, per molti, ricamare sulle analogie nelle carriere di Ivan Lendl e di Andy Murray. Ma bastano questi flash, a mio modo di vedere, per capire che, almeno all’apparenza, di analogo non vi è molto di più dello zero nella casella degli Slam vinti fino a 24 anni abbondanti. Mamma Judy, è sì stata una presenza ingombrante nella vita di Andy, ma non è Olga Lendlova.

E la playstation a cui il nostro "rosso" boy dedica ore suscitando la noia e l'irritazione della fidanzata non concide esattamente con il televisore in bianco e nero che Ivan poteva guardare a casa da ragazzo. Il rischio è che Murray abbia “meno fame”. Ma forse, proprio perchè i giovani di oggi hanno meno fame, si trovano ad affrontare nuovi e sottili ostacoli psicologici.

Ma, in definitiva, cosa può dunque dare un uomo come Lendl, che ha vissuto la vita di Lendl, che ha il carattere di Lendl, a un un ragazzo degli anni duemila come Andy? Dirlo è difficile, dubiterei delle risposte troppo sicure. Io credo che la risposta più onesta sia: dipende da Murray, e solo da lui.

Se avrà voglia, veramente, e non per finta, di soffrire, potrà seguire la strada che Lendl gli indicherà e che già ha indicato a molti, anche a quel giovane ragazzino di origine greca che a 17 anni, durante il suo soggiorno nella villa del numero uno del mondo, si sentiva svegliare alla 6 del mattino e si sentiva intimare che era l'ora di andare a correre. Si chiamava Pete Sampras, per chi non lo ricordasse.

Ma nessuno, neppure Ivan Lendl, potrà davvero aiutare Andy, sul 5-5 pari al quinto set con Djokovic in una semifinale di uno Slam, o a non perdere il proprio turno di servizio dopo essere riuscito a recuperare un break a Roger Federer nella finale di un torneo. In quei momenti, lo scatto decisivo dovrà avvenire da parte sua, e solo da parte sua. Proprio come avvenne per il suo coach, Ivan Lendl, è lui a dover vincere la sfida contro se stesso.

Luca Pasta

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