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07/03/2012 13:05 CEST - Rassegna nazionale

Intervista a Federer: "Se fossi un ragazzo, preferirei Rafa a Nole" (Martucci)

7-3-2012

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Federer: “Se fossi un ragazzo, preferirei Rafa a Nole” (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport 7-3-2012)

 

E' difficile non innamorarsi di Roger Federer, che tutti, colleghi tennisti, giornalisti, appassionati, adorano. Un campione che, al di là del tennis e dello stile, unici, aldilà dei 30 anni e della capacità di restare ai vertici, si dedica ai più deboli, in nome di mamma Lynette, o con l'etichetta Gillette e Unesco: «Sono felice di aiutare gli altri».

Federer, su Facebook ha 10 milioni di followers, più degli abitanti della sua Svizzera, è impressionato da se stesso?

«Un po' sì. Perché essere un modello è bello, ricordo bene quanto sono stati importanti, da bambino, Stefan Edberg e Michael Jordan. Anche se qualche volta vorresti fare qualcosa che la gente non potesse vedere, come gettare un sasso in uno stagno, per dirne una».

Federer è un un mito: il più grande tennista di sempre.

«Essere considerato al livello dei più grandi mi lusinga, ma è un discorso vago. Quanti altri Slam avrebbe potuto vincere Rod Laver senza la barriera dilettanti-professionisti?».

I tifosi temono: se Federer vince l'oro olimpico di singolare a Wimbledon si ritira?

«No. Col tennis mi diverto ancora troppo. Tutti sanno quanto vorrei vincere quel torneo di singolare, che sarà una pietra miliare per la mia generazione. Cercherò di essere al meglio per quell'atmosfera speciale. Ma l'Olimpiade non sarà comunque la fine di tutto: ci saranno altri Wimbledon, Roland Garros, Us Open, Basilea, Bercy, fin. I ché potrò esprimermi al massimo. Stimolato da quello che ancora non ho fatto e, ma soprattutto, dalla gioia pura che mi provoca vincere qualsiasi torneo. Da giovane, volevo battere solo i più forti, nei tornei più grandi. Ma oggi sono papà, no?».

E apprezza l'Agassi uomo più dell'avversario, in campo.

«Ero più orientato verso Becker, Edberg, Sampras. Andre aveva anche il rovescio a due mani, che io non ho, ed era il rivale di Pete... Poi ho capito che bella persona sia, in campo, e fuori. Mi ha ispirato con la sua filantropia, l'ammiro».

Agassi ha vinto Miami 6 volte. Lei, «solo» 2 , e nel 2004 ci ha perso il primo dei 18 duelli con Nadal (con 9 vittorie).

«Miami mi è molto cara: ci ho giocato il primo Orange Bowl a Key Biscayne, sono diventato numero 1 junior, battendo Nalbandian e Coria. Nel 2004, venivo da Indian Wells, dov'avevo battuto proprio Agassi e m'ero preso un'insolazione contro Henman. Avevo sentito parlare di Rafa, ed ho visto che era uno spagnolo speciale, non solo da terra rossa: ho capito che poteva diventare il numero 1 e un campione di Slam. Quello che abbiamo fatto poi, la nostra rivalità, la capacità anche di migliorarci per superarci, la coscienza che lui mi fa sentire la sua forza fisica e mentale, ma io sarò sempre una minaccia per lui su qualsiasi superficie, sono fra le cose di cui vado più fiero».

Da ragazzo, per chi avrebbe tifato fra Nadal e Djokovic?

«Rafa: vivace, energico, colorito, l'ideale per i giovani».

Che cosa invidia ai primi due che le soffiano gli Slam?

«Li stimo molto, giocano un tennis incredibilmente atletico, sono più giovani, ma oggi io mi sento meglio col mio corpo di quand'avevo 20/22 anni. E mi tengo quel che ho. Piuttosto, vorrei il servizio... SBAM! E il punto è finito. Che so, alla Isner, Karlovic, Roddick. O magari la volée di Edberg, per il rispetto che ho sempre avuto per i grandi giocatori di volo. Ma quello che proverei davvero è la sensazione del calciatore che segna un goal importante in un grande stadio: con tutta quella gente...».

Da giovedì ci sarà folla sul cemento Usa, a Indian Wells.

«Il deserto della California ha il suo fascino: una volta vedevo tanta calma e pensionati, pochi ristoranti e hotel, non come mi immaginavo i tornei, legati a una grande città, come New York, Parigi o Roma. Ora ci torno sempre volentieri coi genitori, Mirka e le gemelle».

Cosa cambia dal cemento di Dubai a quello Usa?

«Farà sempre caldo. Da quando vivo metà anno in Dubai, non lo soffro più. E invece soffro il freddo... Uno svizzero! Però il cemento sarà più lento, le superfici in generale sono sempre meno veloci. Perciò si gioca sempre più di fisico e si va sempre meno a rete».

Ha visto la finale degli Australian Open, Djokovic-Nadal?

«In genere non guardo le finali degli altri. Stavolta ero al parco con le bimbe. E comunque quand'ho saputo quant'è durata sono stato felice di non averla giocata... Ma per il tennis è stato fantastico».

Questi bracci di ferro da fondo sembrano un video-game.

«Io vengo da un altro tennis, quando non ci neutralizzava solo da fondocampo. E Djokovic, Nadal, io e Murray giochiamo tutti prevalentemente da fondo, ma siamo molto diversi. In comune abbiamo la straordinaria continuità».

Federer delle 33 vittorie in 35 partite dipende dal cemento?

«Dipende dalla fiducia che è cresciuta da fine 2011: non perché ho sfruttato le occasioni, sto proprio giocando bene, e spero di proseguire».

Dopo Miami, ci sarà Montecarlo: chiederà una wild-card?

«E' uno dei miei tornei preferiti, non mi sono ancora iscritto perché devo vedere come sto dopo gli Stati Uniti (…)

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