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19/03/2012 19:25 CEST - INDIAN WELLS

Roger e John,
10 in condotta

TENNIS - L'americano sarà top ten. Lo svizzero vittorioso per la decima volta su Nadal. Roger è avanti 2-1 nei precedenti ma il gigante, alla prima finale 1000, è stato l'ultimo a battere lo svizzero. Riccardo Nuziale

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2012 SUI vs. USA WG 1st RD Switzerland Clay RR Isner 4-6, 6-3, 7-6(4), 6-2
2010 ATP World Tour Masters 1000 Shanghai Hard R32 Federer 6-3, 6-4
2007 US Open NY, U.S.A. Hard R32 Federer 6-7(4), 6-2, 6-4, 6-2


Estate 2007, torneo di Washington. L’avvento della piccionaia. Destino volle che Mano de Piedra Gonzalez dovette rinunciare per infortunio e gli organizzatori decisero di dare la wildcard all’allora sconosciutissimo John Isner, che fino a poco prima aveva giocato solo negli States a livello universitario e che ad inizio luglio occupava la 755a posizione mondiale. Stazza imponente, con i suoi 2 metri e 6 e oltre 100 chili di peso, con Ivo Karlovic condivideva la carnefice prima di servizio come segno distintivo del proprio gioco.

La settimana prima aveva vinto sul cemento di Lexington un challenger dove l’avversario più forte fu il messicano Bruno Echagaray, allora numero 180 del mondo, e dove in finale sconfisse tal Brian Wilson, omonimo del genio dei Beach Boys.

Arrivò così a Washington felicissimo e senza grandi aspettative, né sue né degli altri (considerando anche che all’epoca Isner aveva già 22 anni, età non certo verde per un esordiente a questi livelli). E invece l’americano fece subito intendere di che pasta è fatto: in barba alla sua inferiorità nel ranking e alla sua totale inesperienza, Isner inanellò cinque vittorie consecutive al tiebreak decisivo contro giocatori – se si esclude Odesnik – di prima fascia, vale a dire Henman, Becker, Haas e Monfils, prima di cedere in finale ad Andy Roddick. Il 2 metri e 6 con cappellino e il tic scaramantico di farsi passare la pallina tra le gambe prima di ogni servizio, aveva fatto subito capire che era uomo da grandi imprese.

Non finì lì: nelle uscite pro successive riuscì a strappare un set a David Ferrer a New Haven e, al suo esordio assoluto in uno Slam, a battere a New York l’allora numero 26 Nieminen, fermandosi al terzo turno con Federer non prima di avergli strappato il primo parziale.

Dopo quel feroce exploit iniziale, John ci mise un po’ di tempo ad esplodere definitivamente, a conoscere pienamente sé stesso, il proprio gioco e il mondo del tennis professionistico. Ma che sarebbe stato solo questione di tempo lo si era capito già in quel 2007: Isner, superiore al suo compagno di grattacielo Karlovic, non è affatto solo servizio.

Considerando la sua stazza, è straordinariamente veloce e agile da fondo, con due solidi fondamentali, buone qualità a rete (e non solo perché ha apertura alare di un’aquila reale), una personalità che sta aumentando di giorno in giorno…che volere di più? Per le qualità tennistiche che incarna, Isner è un giocatore perfetto. Non gli si può chiedere di essere quello che non è: sarebbe come chiedere a Drogba di fare Messi, a Habana di fare Carter, a Bosh di fare Nash. Negli sport di squadra le caratteristiche specifiche vengono non solo accettate, ma anche richieste, un team deve completarsi con giocatori dalle qualità complementari. Perché ora nel tennis c’è questa mania di completismo, di saper fare più o meno tutto ma niente al massimo livello?

Ma veniamo a oggi: alzi la mano chi avrebbe pensato a una finale Federer-Isner. Abbassatele quelle mani, non vi credo. Campo obiettivamente dal rimbalzo sfavorevole al gioco d’attacco, un Federer colpito lievemente dal virus assassino e in chiara difficoltà nei primi turni va a dare due set a zero contro Nadal in una giornata fredda e ventosa (Master 1000 di Lourdes), Isner che ha fatto una fatica straordinaria a battere Simon eppoi batte Djokovic. Finalmente quella sana imprevedibilità che si auspicava – almeno il sottoscritto – da tempo.

Match interessante, quello di stasera, per diversi motivi: innanzitutto per vedere se uno statunitense tornerà a vincere il titolo che manca ai padroni di casa dal 2001, quando Agassi batté Sampras. Da allora tre volte un americano è andato in finale, non riuscendo però mai a prevalere: nel 2006 Blake con Federer (ultimo sigillo dello svizzero, quello), nel 2008 Fish con Djokovic, nel 2010 Roddick con Ljubicic. Si conferma quindi la recente tendenza di uno statunitense in finale negli anni pari.

In secondo luogo sarà da vedere se Isner marchierà la sua consacrazione definitiva. Finora il gigante ha vinto solo tre titoli minori, ad Auckland, Newport e Winston-Salem, giocando altre sei finali di non primo livello. Allo scorso Bercy si fermò tre volte a un passo dal raggiungere la prima finale importante, negatagli alla fine da Tsonga. Oggi avrà l’occasione di fare addirittura doppietta, dovesse battere anche la coppia Nadal-Lopez in doppio.

C’è infine la curiosità più curiosa, ovvero vedere se la vittoria di febbraio in Svizzera sia stata solo una coincidenza o qualcosa di più. C’è da dire che probabilmente quella sfida sia stata presa sottogamba dalla Svizzera e dallo stesso Federer, ma questo significa ben poco: rispetto al match del 2007 e anche a quello di Shanghai 2010, Isner è cresciuto tantissimo quindi, di fatto, volendo prendere per poco veritieri i tre precedenti, c’è molta indecisione nella previsione.

Sicuramente Federer parte con una miriade di esperienza in più a questo livello, essendo quella di stasera la sua trentunesima finale 1000, e lo svizzero sembra fortemente intenzionato e motivato a vendicare le recenti defaillance: Nadal se n’è ben accorto.

Quindi chi avrà la meglio? Attendere stasera per sapere.

E chissà come l’avrebbe commentata Roberto Lombardi, che ci lasciava proprio due anni fa…magari entusiasmandosi per una delle tante prodezze di Roger.

Riccardo Nuziale

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