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25/03/2012 12:55 CEST - L'ARGOMENTO

I sottovalutati
del tennis

Considerazioni sparse su qualcuno dei giocatori più sottovalutati( o meglio meno considerati) del circuito. Perche nel tennis non ci sono solo lustrini e paillettes. Stefano Broccoli

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Nel tennis, come negli altri sport si tende spesso a confondere il bello con il forte. Davydenko, Simon, Ferrer, Tipsarevic, tra gli altri, non esaltano di certo le folle, ma di certo son tennisti forti, molto forti. Oggi come oggi, sempre più di rado la spettacolarità si abbina all’ efficacia. Il tennis è fatto invece di diagonali blindate, di footwork certosini e di una costruzione metodica del punto. Tutte cose che sicuramente sa far bene David Ferrer. Uno che, lo si è ribadito fino alla noia, pur non essendo dotato del talento tennistico dei predestinati, è riuscito comunque a raggiungere i vertici. E’ nota la vicenda del suo coach Javier Piles che lo chiudeva nello sgabuzzino quando non aveva voglia di allenarsi. Lui all’inizio non si opponeva, poi quando cominciò a lavorare come muratore, capì che forse era meglio faticare su di un campo da tennis. Ferrer è il più sottovalutato tra tutti i tennisti, il peggior top 100 di sempre, come si è definito in un occasione. Intanto è da anni nei primi 10 giocatori del mondo, e nonostante l’età che avanza, lui c’è sempre. Sulla rosso natio e sul veloce, che è divenuto ormai la sua superficie d’adozione. Non importa che il suo rovescio sembra quello di una donna( come disse Robertino Lombardi), che le sue volèe sono imbarazzanti e che il suo diritto è una “Frustata agricola”. Quel che conta è la sostanza. E “Ferru” ne ha tanta.

Nikolay Davydenko, l’impiegato del catasto di tommasiana memoria, quello che sembra uscito da una triste catena di montaggio russa, quello che per anni è stato nei primi 5 giocatori del mondo senza trovare nessuno che lo sponsorizzasse. Uno dei giocatori più(ingiustamente) sottovalutati del circuito. Andate su Youtube e cercate il suo nome; troverete una serie di video in cui apprezzare la poesia del suo gioco di gambe. Pur non essendo dotato dello sprint di Nadal, e dell’elasticità di Djokovic, Davydenko, con una tecnica perfezionata nel corso degli anni, riesce sempre a raggiungere la palla nel punto giusto, colpendola mentre sale. Ed è per questa sua ultima caratteristica, che è stato accostato ad Andrè Agassi. Aldilà del paragone, che può esser fuorviante, Davydenko è senza dubbio uno dei tennisti che meglio interpreta un tennis d’anticipo da fondocampo e spesso è riuscito a generare spettacolo. Altro che il “non Physique du Rôle”. Riguardatevi la semifinale di Roma con Nadal nel 2007. Una delle più belle partite degli ultimi anni agli internazionali. Ed è il merito fu in gran parte di Davydenko, che con il suo tennis aggressivo, mise a dura prova le difese dell’imbattibile maiorchino. Uno che è stato anche in grado di vincere un Master, eliminando “Sua maestà” Federer in semifinale. Dopo quel successo, qualcuno naturalmente ha cominciato a dargli maggior credito. Purtroppo per lui, il russo ha sentito il peso del suo nuovo ruolo, quando nel 2010 in Australian si spense contro lo stesso svizzero, dopo un set giocato a livelli stellari. In seguito Davydenko ha iniziato, ha iniziato la sua parabola discendente(oggi è sceso al numero 40 del ranking). Tuttavia gli va riconosciuto il merito di esser stato per anni ai vertici, con un tennis personale, efficace, nonostante i limiti di carattere fisico. Un giocatore troppo spesso vituperato e ignorato dal pubblico e dalla critica tennistica.

I muscoli nel cervello. Così si potrebbe sintetizzare Gilles Simon, giocatore all’apparenza innocuo ma che con le sue doti tattiche si è issato fino alla top 10. Un tennista al di sotto dei 70 chili di peso come il francese, doveva necessariamente avere altre doti particolari per poter spiccare nel mondo del tennis. E Simon, da quando è esploso nel 2008, ha mostrato una sapienza tattica come pochi suoi colleghi, oltre a delle doti di colpitore di tutto rispetto. Il suo gioco non è fatto da brucianti accelerazioni o da improvvise sortite a rete ma da un complesso e ragionato lavoro di presa del campo, sfruttando la velocità di palla dell’avversario e trovando angoli interessanti col rovescio. Per informazioni chiedere a Nadal e Federer, battuti dal francese nella seconda parte del 2008. Ma anche Simon ha avuto il destino dei grandi sottovalutati del circuito. Un destino che spetta evidentemente a chi non possiede le volèe di Llodra il rovescio di Gasquet o anche l'aspetto fisico di Lopez. Ma i risultati raggiunti sul campo sono dati oggettivi e compensano i mancati riconoscimenti ottenuti dalla massa.
 

Stefano Broccoli

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