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26/03/2012 15:31 CEST - Rassegna nazionale

Miami non ci ama, Pennetta k.o. nel torneo tabù (Martucci). Tomic contro il padre: "Arbitro, lo mandi via" (Semeraro)

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Miami non ci ama, Pennetta k.o. nel torneo tabù (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport 26-3-2012)

Non doveva cadere ancora così. Non contro un'altra spagnoletta giovane e coraggiosa, ma tanto inferiore come classifica ed esperienza. Non dopo l'incubo del Roland Garros 2008, quando si suicidò contro Carla Suarez Navarro. Invece, anche stavolta, nel terzo turno di un altro grande torneo, come Miami, sul cemento della Florida, Flavia Pennetta (n. 26 della classifica) cede alla semi-sconosciuta Garbine Muguruza Blanco, di cui magari sentiremo riparlare presto, ma che oggi è entrata in tabellone con un invito degli organizzatori, come appena numero 208 del mondo. Una ragazzina di 18 anni che non pub avere l'esperienza della prima italiana arrivata fra le «top ten». E che, quando il gioco si fa duro, trema, ma approfitta dei limiti tattici di Flavia.

Nel segno di un torneo da sempre stregato per l'Italia, perché prelude ai tornei sulla terra europea (che resta la superficie prediletta dei nostri). Tanto che quest'anno gli italiani ci hanno vinto 2 partite perdendone 9: Seppi, Starace, Cipolla, Bolelli, Brian-ti, Schiavone ed Erravi hanno perso all'esordio, Pennetta e Vinci (esentate dal 1 turno) al terzo. Errori La lungagnona (1.82) Garbine Muguruza Blanco, s'è già fatta notare in questo terzo grande torneo stagionale dopo Melbourne e Indian Wells perché ha eliminato al secondo turno la numero 9 del mondo, Vera Zvonareva.

E perciò la Pennetta è ancor più colpevole della brutta partenza, e dal monocorde palleggio da fondocampo contro un'avversaria che gioca allo specchio. E lo è ulteriormente perché, perso il primo set in mezz'oretta, quando varia traiettorie ed intensità, ed esce dal bum-bum a chi tira più forte, piazza il 6-1 e si rimette in partita. Ma una volta al terzo set, innesca ancora il pilota automatico da fondo e s'arena. Riemerge di rabbia dal 3-5 al 5-5, riperde la battuta, la recupera, va sotto al tie-break, risale da 3 match point sul 3-6, ma al quarto è bocciata (…)

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Tomic contro il padre: “Arbitro, lo mandi via” (Stefano Semeraro, La Stampa 26-3-2012)

«Arbitro, so che non accadrà, ma vorrei che dicesse a quel signore di andarsene. È mio padre, ma mi dà fastidio». Parole e frustrazione sono di Bernard Tomic, enfant terrible del tennis australiano (di origine croata), che le ha pronunciate a Miami durante un match con Ferrer.

L’arbitro ha obbedito, ma John Tomic è rimasto al suo posto e Bernard si è beccato anche un’ammonizione per coaching. Nel tennis la casistica dei padri ossessivi e/o violenti è nutrita, ma solitamente il rapporto malsano è fra padre-allenatore e figlia: l’orco serbo Damir Dokic, espulso dal circuito, finito in carcere e per anni ripudiato da Jelena; Marinko Lucic, che costrinse la figlia Mirjana ad emigrare con la madre negli States per sfuggire alle sue violenze, l’ex galeotto Jim Pierce, che addirittura accoltellò la guardia del corpo assunta dalla figlia Mary per tenerlo alla larga.

O Arsalan Rezai, il padre-padrone iracheno che ha sconvolto la vita della figlia Aravane con gravi maltrattamenti, anche lui bandito dalla Wta. John Tomic ha un carattere difficile, è arrivato a imporre al figlio di abbandonare un match e giudicava l’ex-n.1 Hewitt «troppo scarso» per allenarsi con Bernard. Aggiunge un profilo ad una lunga storia che parla di morbosità, gelosia e desideri di rivincita di cui troppe tenniste hanno sofferto. Ora tocca anche ai maschi, e non è una buona notizia.

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