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29/03/2012 04:24 CEST - Il Personaggio

Muguruza Blanco:
buona la prima

TENNIS - Andiamo a conoscere Garbine Muguruza Blanco, la tennista spagnola rivelazione dell'ultimo Sony Ericsson Open che si propone come uno dei volti nuovi del tennis femminile per questo 2012. Da Miami, Vanni Gibertini.

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Quando abbiamo visto la lista delle wild card assegnate dal Sony Ericsson open per il tabellone principale del singolare femminile, tutti ci siamo ‘donabbondiamente’ chiesti: “Garbine Muguruza Blanco, chi è costei?”. Anche la Bibbia del tennis femminile, la WTA Guide, nella sua versione online, riporta solamente la sua data di nascita, 8 ottobre 1993.

La 18enne spagnola però, al suo esordio assoluto in un torneo WTA (prima aveva giocato solamente qualificazioni e tornei Future), arriva al quarto turno, cogliendo scalpi di rilievo come la ex n.2 del mondo Vera Zvonareva e la nostra Flavia Pennetta, anche lei ex top 10.

Nonostante abbia cittadinanza iberica, Garbine è nata a Caracas, in Venezuela, e fino all’età di 6 anni ha vissuto con la famiglia nella cittadina di Guatire, a circa 50 km a ovest della capitale venezuelana. Lì Garbine ha iniziato a giocare a tennis nel Tennis Club Mapote, insieme con i suoi due fratelli, che sono molto più grandi di lei (10 e 11 anni più vecchi). Suo padre Josè Antonio è un industriale spagnolo con interessi nella metallurgia che gestisce la sua azienda in Venezuela. Quando Garbine ha 6 anni, pero, decide di trasferire sua moglie Scarlet, venezuelana, ed i tre figli a Barcellona, dove Garbine inizia a giocare a tennis più seriamente prima all’Accademia di Sergi Bruguera, poi con il suo primo coach, Alberto Lopez, prima di arrivare al team Adidas dove adesso lavora con Alejo Manasidor e Xavier Budo.

Nel 2011, suo primo anno da professionista, colleziona quattro vittorie nei tornei Futures, ad Torrent (Spagna), Montemor-o-Novo (Portogallo), Caceres (Spagna) e Benicarlo (Spagna), oltre a tre finali ad Antalya (Turchia), Alcobeca (Spagna) e Mestre, dove viene sconfitta nel match decisivo da quella Mona Barthel che ad Indian Wells ha fatto vedere i sorci verdi alla n.1 Viktoria Azarenka.

Dopo la sua vittoria con Flavia Pennetta ed il raggiungimento del quarto turno al suo primo torneo WTA (record che condivide con solamente 12 giocatrici, tutte di altissimo livello), si presenta ovviamente raggiante alla sua prima vera conferenza stampa internazionale. Il suo inglese è ovviamente ancora molto basilare, e si fa assistere dai giornalisti spagnoli mentre risponde alle domande della collega giapponese. Per metterla a suo agio le dico che può rispondermi in spagnolo se la cosa la fa sentire più a suo agio, ma con atteggiamento molto professionale mi risponde: “No preferisco provare in inglese, perché è più facile per te”. Ed avrà bisogno di migliorare il suo inglese, perché credo che in un futuro molto prossimo dovrà rispondere a molte più domande da parte della stampa mondiale.

Il suo colpo preferito è la battuta, “perché dipende da me, è completamente in mio controllo”, ma dice che anche il suo rovescio non è male, “anche se devo migliorare in tutti i reparti, perché tutti i colpi possono essere migliorati, non sono mai abbastanza buoni”. Dal punto di vista tecnico il suo gioco poggia sulla pressione da fondocampo che riesce ad esercitare con i colpi di inizio gioco, ai quali chiede parecchio, e sugli scambi in progressione con entrambi i fondamentali, che gioca con i gomiti un po’ piegati, con una posizione leggermente rannicchiata che ricorda vagamente Monica Seles. Anche lei infatti, nonostante sia 1.82m per 73 kg, in campo sembra più piccola di quanto non sia in realtà proprio per questo suo modo di giocare. Gli spostamenti sono sicuramente migliorabili, soprattutto verso sinistra, dove fa molta fatica a staccare una mano dal rovescio bimane, così come sono perfettibili le volée che sovente si trova a dover giocare in avanzamento dopo aver messo in difficoltà l’avversaria con i colpi da fondo.


La sua corsa al Sony Ericsson Open si è arrestata contro il muro di Agnieszka Radwanska, che nel turno precedente aveva eliminato una delle amiche e compagne di allenamento, Silvia Soler-Espinosa, n.72 del ranking WTA. “Naturalmente è stato un torneo da sogno per me, soprattutto perché ho capito di poter competere con le ragazze migliori. E poi la città di Miami è bellissima, mio padre era qui con me ed è stato ancora più bello”.

La sua programmazione prevede ora i tornei sulla terra di Barcellona
, a casa sua, dove avrà l’opportunità di passare un po’ di tempo con la madre e con i fratelli che vivono e lavorano nella città catalana, per poi andare a Fez, in Marocco , ed a Budapest, prima di tentare l’avventura nel trittico di primavera Roma-Madrid-Parigi. Giocherà poi anche sull’erba, a Birmingham e Eastbourne, superficie sulla quale dice di non aver mai giocato. “Ho provato sull’erba sintetica, ma non è la stessa cosa…”.

Fuori dal campo è una normale diciottene, che ama andare al cinema, la spiaggia, ed adora cucinare, specialmente le “pastelitas”, i dolci.
 

Vanni Gibertini

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