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26/05/2012 14:49 CEST - personaggi

Il cowboy prestato al tennis

TENNIS - Il sito ATP dedica un bel profilo al nostro Fabio Fognini, paragonato ai cowboy di Sergio Leone. Spesso denigrato come troppo montato e sicuro di sè, vogliamo farvelo vedere sotto una luce diversa.  trad. di Francesca Sarzetto

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Grazie al suo bell'aspetto e alla grande spavalderia, Fabio Fognini sembra molto sicuro si sé, fino a sconfinare nella spacconaggine. Quelle sopracciglia folte, gli zigomi alti e il mento volitivo, incorniciato dal pizzetto nerissimo, potrebbero farlo sembrare il protagonista di un film di Sergio Leone, ma quelli che lo conoscono meglio sanno che sotto c'è molto di più.

Fabio ha tutto quello che chiunque potrebbe sognare: bello, ricco, famoso e con una splendida ragazza, tutto sembra perfetto per lui, che ha impressionato chiunque da quando ha preso in mano una racchetta a quattro anni. Nessuno però ha detto che sarebbe stato facile diventare un campione, e la sua carriera ha avuto diversi alti e bassi. Per rimediare, l'anno scorso ha chiesto aiuto a uno dei migliori tecnici spagnoli, José Perlas. Una scelta azzeccata.

"E' molto semplice, Fabio si è rivolto a José perché vuole migliorarsi", dice Claudio Pistolesi. "Sapeva di avere delle lacune, e di essere lontano dal suo meglio. Ecco perché ha scelto lui".

"Non è stato il suo talento a colpirmi, quello abbonda nell'ATP", dice Perlas, "ma quanto lui ci soffra. Lo conosco da molto tempo, e osservandolo ho capito quanto lui voglia essere un grande".

Vedendolo di sfuggita, sembra che l'ultima cosa che faccia Fognini in campo sia soffrire. Guardatelo colpire un dritto in un tie break del terzo set: poco piegato sulle ginocchia, caricamento minimo col braccio e quasi zero rotazione di spalla o anca, il suo colpo sembra più un gesto di stizza che un dritto carico di pressione. Che finisca dentro, fuori o in rete, Fognini dà l'idea che preferirebbe essere in spiaggia a rilassarsi, al contrario del padre Fulvio che soffre moltissimo durante i suoi match.

"Suo padre è la cosa più importante nella vita di Fabio", dice Riccardo Piatti. "Fulvio investe un sacco di energia in lui, lo ama moltissimo, come ama alla follia il tennis. E' un classico padre italiano, molto emotivo, e i successi di Fognini sul campo lo riempiono di orgoglio".

"Chi non conosce bene Fabio vorrebbe strozzarlo", dice ridendo Pistolesi. "Ma io lo conosco molto bene e vi garantisco che è un'ottima persona. Molto sincero e gentile. Quello che molti prendono per spacconaggine in realtà viene dalla timidezza. E la camminata - la più lenta mai vista... beh, quella è molto italiana. Almeno ha il suo stile".

Per uno che si muove così lentamente tra un punto e l'altro, Fognini è un fulmine quando gioca. "Legge il gioco come un libro aperto", dice Perlas. "Riesce ad anticipare alla perfezione dove andrà la palla. Non deve correre sempre, ma quando lo fa è esplosivo".

Il problema per lui non è mai stato tanto arrivare sulla palla o colpirla bene, quanto la gestione del match. Uno dei motivi principali per cui ha cercato Perlas. Durante gli Internazionali d'Italia a Roma, Fognini ci ha parlato della sua storia al Roland Garros e dell'aiuto che può dargli il nuovo allenatore.

Il secondo turno del 2010 è stato un dramma che nessuno si aspettava. Gael Monfils sembrava in pilota automatico, avanti di due set e 4-1 nel terzo. Invece si è arrivati alla sospensione per oscurità sul 5-5 del quinto set, in un'atmosfera da surreale battaglia tra gladiatori. Il giorno dopo, la tensione era un po' scemata, eppure sembrava di sentire la colonna sonora de "Il buono, il brutto e il cattivo" quando Fognini è entrato in campo.

"Quel match è stato incredibile, non so come ho fatto a vincere. Cosa posso dire?", dice Fognini con un sorrisino, non per orgoglio ma quasi a scusarsi. Abbassa la testa e aspetta la domanda successiva. Gli chiedo del match dell'anno dopo, al quarto turno contro Montanes, in cui ha salvato due match point nel quinto set e giocato gli ultimi cinque giochi bloccato da un infortunio alla gamba. "Non so cosa dire, forse ho fatto qualche vincente di dritto su un paio di punti importanti", dice sminuendosi.

"Fognini è uno che ti confonde molto", dice Perlas. "E' timido con persone che non conosce molto bene. Resta quasi bloccato. Ma quando entra in confidenza è molto divertente e adora scherzare. E' molto gentile con gli altri." Lo dice anche Fognini senior: "Fabio ha un cuore d'oro, ma so che non sembra a prima vista. E' molto timido".

Quando gli chiedo del cambio di allenatore e di Perlas, Fognini si illumina e si apre in un gran sorriso. E' contento di parlare di qualcun altro. "Sono fortunato ad avere José. Sto facendo del mio meglio per imparare tutto quello che può insegnarmi. Ha molta esperienza con grandi giocatori. E' il miglior allenatore per aiutarmi ad alzare il livello. Se mi dà un piano d'azione, so di avere il gioco per eseguire la sua tattica. Mi fido di lui."

Quando gli chiedo se è più quello che lui ha dato al tennis o quello che ne ha ricevuto, ci pensa per un bel po'. "Fino a due o tre anni fa, avrei detto che il tennis mi ha più dato. Ma ultimamente ho dato il mio massimo nel tennis. I risultati non venivano molto, ma devo accettarlo. Diciamo che c'erano volte in cui mettevo il 100% sul campo, ma non ero concentrato al 100% fuori".

"Si parla sempre dei giocatori di talento", dice Perlas, "ma bisogna coniugare il talento non solo col duro lavoro, ma con la qualità di questo lavoro. Il livello al top del tennis è altissimo, ci vuole grandissima motivazione dentro e fuori dal campo. Fabio vuole davvero essere un campione. Può non sembrare, e la gente può non vederlo, ma io glielo leggo negli occhi. E' lampante".

Per leggere l'articolo originale clicca qui
 

Robert Davis

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