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02/06/2012 07:41 CEST - Rassegna Nazionale

Seppi ed Errani, cuore e lavoro per un’impresa (Martucci); Più servizio e meno pressioni, come è maturato il nuovo Seppi (Bertolucci); Seppi ed Errani, dolce Parigi, ma quanti regali fa la Pennetta (Clerici)

02-06-2012

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a cura di Davide Uccella

Seppi ed Errani, cuore e lavoro per un’impresa (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 02-06-2012)


E' il momento della sobrietà. Anche nel tennis. E' il momento dell'orgoglio e del lavoro. E' il momento dei premi. E' il momento di Sara Errani ed Andreas Seppi, le nostre formi-chine che guadagnano gli ottavi del Roland Garros, con record personale sulla terra più famosa la piccola-grande romagnola (all'incrocio con «Sciagura» Kuznetsova), e, in assoluto nello Slam, l'altoatesino che si sta scongelando (all'appuntamento con re Djokovic). E' il momento di far rimangiare un po' di risate alle cicale: la bella serba, Ana Ivanovic, già regina della classifica e proprio di Parigi nel 2008, in recupero al numero 14 del mondo, e il macho di Spagna, Fernando Verdasco, già numero 7 del mondo e oggi comunque 16, con servizio e dritto mancini. E' il momento dell'Italia che non ha santi in paradiso, ma deve sudarsi ogni punticino e sa rimettersi con la testa sotto se le cose vanno male. E' il momento dell'esempio che più serve al Balotelli del nostro tennis, Fabio Fognini, che fa soffrire il numero 5 del mondo Jo Wilfred Tsonga — un francese forte del pubblico francese — e cede per mezza incollatura, 7-5 6-4 6-4, assodi disinvoltura nell'alternanza fra colpi vincenti e regali.
 

Tattica La Errani è un mostro di concentrazione ed abnegazione. L'1-6 iniziale contro la mora più ammirata del tennis, Ivanovic, la tramortisce. «Sono partita male, malissimo, molto tesa, di gambe, non stanca, tesa. Ero ferma, non tiravo». Come la prima impressione: «Vista da vicino, mi sembrava anche più alta del solito, ho sentito dalla presentazione che ha anche vinto il Roland Garros, non è top ten, ma gioca bene dall'inizio dell'anno...». Ma Saretta ha lasciato casa, da bambina, ha trovato la via giusta in Spagna (alla scuola di Ferrer, a Valencia, con Pablo Lozano) e non può deragliare ai suoi sogni: «Un po' alla volta, sono riuscita a sciogliermi». Il problema è tattico: «Dovevo insistere sul suo rovescio, che non tira praticamente mai lungolinea, ed aspettarla sull'incrociato per comandare col dritto. Nel primo set non l'ho fatto, poi sì, ho giocato più lungo, venivo avanti e la mettevo sotto pressione».
 

Sprint Quando Nanà schioda Ana dal tran-tran da fondo, la spoglia di potenza e sicurezza, evidenziando i limiti di coordinazione. Con più discese a rete e aggressività, strappa il secondo set con due passanti e una varietà di colpi ubriacante, e vola 3-1. Quindi, perde e riacquista il break, ma fa pesare la personalità, mette pressione alla favorita, la fa sbagliare e la abbatte, per 6-3, dopo due ore. «Nel terzo set, fisicamente, mi sentivo bene. Sono stata brava a stare lì, l'esperienza m'ha insegnato che le partite possono cambiare da un momento all'altro. Battere l'ex campionessa del Roland Garros non vuol dire che vinci il torneo. Come in campo, io penso solo al gioco e non al punteggio, e vado avanti un passo alla volta».


Fisico Se Seppi è felice del trionfo in 5 set, il suo mentore, Sartori, non sta più nella pelle: «Andreas aveva già questo valore, ora si esprime e lo dimostra. Ha vinto di testa e anche mano, ma soprattutto fisico, contro uno che l'aveva sempre battuto proprio lì. Alla fine era il più lucido». Il segreto del nuovo Andreas — alla classifica record di 25 del mondo —6 tante cose, compreso Dalibor Sirola (ex segreto di Ljubicic), che gli ha aggiunto grasso e cambiato la preparazione fisica, liberandogli la spalla e, quindi, il servizio. Di certo, Verdasco, non è stupito dei secondi 5 set vinti da Seppi, dei  57 vincenti, del 19/24 a rete: «Sta giocando bene da tempo, è in fiducia, ha meritato, se non stai bene bene non batti Davydenko e Kukushin». Il protagonista sorride sempre di più, davanti a un pensiero importante: «Altre volte sentivo che ero lì lì ma non trovavo la soluzione. Andavo in campo non così convinto di portarla a casa, ora nei momenti importanti non mi prende il panico».
 

Sconfitte Fognini gioca solo di nervi e istinto, le gambe le ha lasciate giovedì a Troicki, e a Tsonga può rubare solo 5 game di servizio e qualche scintilla: «Non ero fresco, un set pari ci poteva stare, regalarne due al 5 del mondo è troppo, come troppi sono i game persi da 40-15 sul servizio. L'obiettivo è riposo, fare base fisica importante per andare avanti, vincere un torneo Atp, e se Balotelli è un genio io posso chiudere tranquillamente fra i primi 25 del mondo». Niente da fare per Flavia Pennetta: come agli Us Open, la mancina Angelique Kerber, ora 10 del mondo, la trascina all'inferno.
 

Ora ci sono le montagne, ci sono Djokovic e la Kuznetsova (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 02-06-2012)


Djokovic e Kuznetsova sono due montagne negli ottavi di Seppi ed Errani. Il numero 1 del mondo è a caccia del «Djoker Slam», cioè il successo negli ultimi 4 Major, sia pur non nello stesso anno, la potente russa (regina del Roland Garros 2009, dopo gli Us Open 2004), è alla ricerca del tempo perduto col neo coach, Gumy, come dimostra alla numero 3 della classifica, Agnieszka Radwanska.
 

Sfide Seppi & Sartori non sono così pessimisti contro l'avversario di tanti allenamenti al Country Club di Montecarlo, malgrado lo 0-7 nei precedenti (con appena due set vinti) e il fatto che il campione serbo non ha ancora lasciato set per strada, qui a Parigi. Andreas: «Match difficile, ma ci ho appena giocato nel Principato e ho fatto un buon secondo set. Anche se è sempre difficile battere i primi del mondo, figurati negli Slam dove da anni vanno avanti solo loro». Max: «Stavolta abbiamo tre vantaggi, ci abbiamo appena giocato, non abbiamo nulla da perdere e siamo in fiducia».


Regali La Errani frena, per abitudine. Ancor di più in memoria dello 0-5 contro Svetlana: «Ho visto qualche punto del match con Radwanska, sta giocando molto bene. Sulla terra, è avversaria fastidiosa, si sposta di dritto e tira pesante». Ma ammette: «Ci ho perso anche quest'anno, ma regala anche un po'». E da quello spiraglio mentale e tattico cercherà di creare un'altra breccia. Ma questa Kuznetsova, oggi n. 28 del mondo, ma 2 nel 2007, mette paura. «Dopo pochi minuti era già avanti 5-0, ho provato ma aveva la risposta a tutto, giocava perfetto sia di dritto sia di rovescio. Troppo brava», racconta la Radwanska. Che, con 36 match vinti-record (e 3 titoli) quest'anno, era in gole position per il n. 1 del mondo. Parola di «Kutz»: «Era tanto che non giocavo così, ero in controllo della situazione, ho ritrovato il mio gioco e sono felice. Ma io so che tutto è nelle mie mani e ho ricominciato a fare le cose giuste». Ragazzi, è il momento dell'impresa.
 

Volée di rovescio – Più servizio e meno pressioni, come è maturato il nuovo Seppi (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport, 02-06-2012)


Non è stato battezzato dagli dei del tennis, ma attraverso un lavoro certosino e dopo lenta maturazione, Andreas Seppi è diventato un giocatore di tutto rispetto. Fino a poco tempo fa le difficoltà nel gestire il rapporto con la pressione che grava sulle spalle di un gli ottavi tennista, lasciavano centrati (ieri a l'impressione del «voglio ma Parigi) negli non posso». Il suo gioco slam da troppo monocorde e pulito, Andreas Seppi. privo dei necessari effetti, e Il miglior senza il pugno del ko, lo risultato vedeva svolazzare sul campo dell'altoatesino ma non pungere. Invece, con prima di Parigi l'andare del tempo, seguendo era stato il 3' una corretta turno ottenuto a programmazione e curando in maniera maniacale preparazione fisica, ha fatto la giusta gavetta, incrementato la reattività, sciolto la schiena e ingigantito la resistenza allo sforzo prolungato. Tutto ciò non sarebbe però bastato per uscire dal limbo tennistico in cui sembrava essersi cacciato, se non avesse apportato sostanziali modifiche tecniche al suo tennis. Adesso ha più forza nella parte superiore e il servizio, diventato incisivo e penetrante, rende complicato il lavoro del ribattitore, portando in cascina preziosi punti gratis. La solidità del rovescio viene esaltata dalla facilità con la quale apre angoli interessanti, mentre il dritto (non più ballerino) sfrutta un ritocco all'impugnatura per guadagnare in profondità e sicurezza. La mano, se non fatata, appare sensibile, tanto da spingerlo verso nuove soluzioni che spaccano il match. Grazie alle recenti vittorie ha fatto il pieno di fiducia, non smarrisce l'iniziativa, gioca un tennis completo e complica la vita anche ai più navigati.
 

Seppi ed Errani, dolce Parigi, ma quanti regali fa la Pennetta (Gianni Clerici, La Repubblica, 02-06-2012)


“Eccola fragrante di giovinezza, dipinta di profumato sudore, diritta sul palco presidenziale: tiene la rilucente coppa d'argento e non meno scintillano sotto i flash dei fotografi i suoi dentini di perla. E' il suo primo successo, non certo l'ultimo…”.


Così scrivevo quattro anni addietro, ammirato dalla bellezza diAna Ivanovic. Uno degli innocenti ragazzini serbi cresciuti sotto le bombe della Nato, e quindi precoci nell'affrontare la vita. Forse troppo precoci, a giudicare da oggi. Non meno bella di un mannequin, pardon, top model, il delicato corpo stretto in un abituccio verde orlato di rosso come il cappellino, Ana non è sfuggita al destino di molti enfant prodige, alla difficoltà di affermarsi anzitempo. Dall'altro lato, infitta nella partita con le unghie e coi denti, la nostra ammirevole Sara Errani, una ragazza che, diversamente da Ana, farebbe la felicità di qualsiasi mamma mammosa e del suo figlio unico. Sara che non sciupa palla, sicura quasi dirigesse un filiera, mentre Ana non riesce a sottrarsi alla sua stessa creatività, e, secondo il mio vicino di banco, Momir, ad un dramma consumato con il Don Giovanni del circuito, il madrileno Fernando Verdasco. Dalle sue stesse ceneri Ana pare risorgere, a tratti, per ricadervi. Non ero quindi il solo, forse per gelosia involontaria a sperare che Don Giovanni fosse punito per interposta persona, e nel caso dal nostro eroe Andreas Seppi. Ammirevole per carattere, costanza, positività, serietà e insomma le qualità della sua etnia altoatesina che ho conosciuto de visu, ai tempi in cui dal V degli alpini ero passato a reporter sciatore. Un Seppi direi quasi simile a Gustav Thoeni, che, dal miglioramento dialettico, sembra aver trasfuso disinvoltura nel gioco, tanto solido da spingere Don Giovanni alla confusione, o addirittura all'isteria. Uno dopo l'altro Andreas ha battuto gente come Isner, come Wawrinka, e insomma si avvicina a quei top venti che, per un azzurro d'oggi, è un successo.
Successo che non è invece riuscito a percorrere quel Fognini che a vederlo pareva oggi a un mio ospite, un esempio di qualità e difetti italici. Spesso creativo sino alla raffinatezza e immediatamente vuoto di idee, alacre e subito pigro, insomma, qualcuno addirittura in antitesi a se stesso. Dall'altro c'era quel peso massimo fragile di uno Tsonga, uno che, mi garantiva il collega Pascal, ha un assoluto bisogno di chiudere, per la fragilità dei suoi muscoli, che gli inibiscono qualsiasi tipo di maratona sulla terra. Purtroppo Fabio ha affrontato il match quasi si trattasse di un fondo rapido, seguendo l'avversario nella tattica preferita, e simile equivoco lo ha perduto. Infine, dopo che Federer, trascinato quasi al quinto dal maratoneta di Wimbledon, Mahut, confermava che non vincerà questo torneo, Flavia Pennetta offriva un nuovo esempio della sua cronica generosità nel far giocare bene le avversarie. Coni suoi colpi piatti, sempre eguali, privi di qualche inattesa rotazione, Flavia compiva uno sforzo eccessivo e infine letale contro la sollevatrice di racchetta tedescaAngelica Kerber, che già le aveva inibito l'accesso alla semi degli US Open dell'anno passato.


Roland Garros azzurro - Errani e Seppi, momento d’oro (Claudia Faggioni, Il Corriere dello Sport, 02-06-2012)


C,è una prima volta per tutto. Per Andreas Seppi e Sara Errani è la prima volta agli ottavi del Roland Garros. L'Italtennis che si risveglia da antichi torpori, e che sogna di aver trovato, finalmente, una nuova via per il successo. Allo Slam parigino si respira un'aria buona per noi italiani, e questo ormai lo sappiamo da un po', soprattutto dalla strepitosa vittoria di Francesca Schiavone nel 2010 (seguita dalla finale 2011). L'anno scorso ci furono anche i quarti raggiunti da Fabio Fognini, costretto poi a ritirarsi per un problema fisico che lo salvò da una sconfitta certa (o quasi) contro Djokovic. E adesso siamo lì, con due posti negli ottavi e due ragazzi così diversi, ma vicini in questo momento d'oro.
 

SEPPI - Andreas Seppi non è certo una nuova promessa del tennis. Classe 1984, l'altoatesino ha iniziato a vincere sul serio nel 2011, con il primo titolo in carriera conquistato sull'erba di Eastbourne. E poi quest'anno, sulla terra di Belgrado, con il secondo trofeo tra le mani ottenuto a 28 anni compiuti. E poi ancora, il sogno. I quarti raggiunti a Roma, dopo aver superato due maratone infinite (con gli spalti dello stadio Pietrangeli gremiti come ai tempi di Panatta) contro Isner e Wawrinka, per poi cedere ai colpi del tennis sempre regale di Federer. I quarti del Foro Italico gli hanno regalato la posizione n.25 del mondo, il suo best ranking. Il nostro n.1 non era mai riuscito a spingersi oltre il terzo turno di uno Slam, ma ora ce l'ha fatta.

Complice forse un cambio di preparazione risalente allo scorso inverno, che lo ha portato a puntare sulla scioltezza più che sulla potenza. Ed è in scioltezza che l'allievo di Massimo Sartori ieri ha saputo mantenere il vantaggio nel quinto e decisivo set della sfida contro lo spagnolo Verdasco, che nei precedenti lo aveva battuto per sei volte di fila. -La chiave del match è stata la tranquillità che adesso ho nei momenti delicati, non mi faccio prendere dal panico, resto lucido e si vede. ha commentato Seppi. Ora per lui c'è Novak Djokovic, il n.1, con cui è 0-7 nei precedenti. Ma ancora per qualche ora, godiamoci il successo.
 

ERRANI - Prima volta agli ottavi del Roland Garros anche per Sara Errani, dopo i quarti raggiunti a gennaio agli Australian Open. E che si tratti di un momento d'oro per la 25enne romagnola lo sappiamo da un po'. Vincitrice ad Acapulco, Barcellona e Budapest, Sara ci ha abituato quest'anno a cose grandissime. Sara l'azzurra, Sarita la spagnola, perché è li che qualche anno fa è volata ad allenarsi. E poi c'è la racchetta nuova, compagna e complice dei successi targati 2012. E un tennis meno difensivo, grazie anche all'abitudine all'attacco e alle discese a rete cui ti costringono i match di doppio, nei quali ormai con Roberta Vinci è una super-specialista. Un gioco che potrebbe aiutare anche domani contro la Kuznetsova, carnefice a sorpresa della n.3 Radwanska. I cinque precedenti sono tutti a favore della russa.
 

Ieri Sara sfidava la serba Ana Ivanovic, n.14 del mondo ed ex n.1. Una partenza in salita, con un nettissimo 6-1 nel primo set in favore della statuaria 24enne di Belgrado. Ma l'azzurra non si è arresa, e si è poi imposta nel terzo set. “Sono davvero contenta di questa partita - ha poi commentato Sara in conferenza stampa - soprattutto di come sono riuscita a vincerla. Ana, anche se non è più tra le top-10, rimane tra le giocatrici più forti del circuito. Quando me la sono trovata di fronte mi è sembrata anche più alta”. Più alta di quei 184 cm della Ivanovic, che dal metro e 64 della Errani possono far paura. Ma per la piccola grande Sara la paura è durata poco, giusto il tempo di un set.
 

Errani e Seppi, è l’Italia che va (Stefano Semeraro, La Stampa, 02-06-2012)

Una festa italiana con un giorno d'anticipo sul 2 giugno al Roland Garros. In sfilata ci vanno pacifici ma agguerriti Sara Errani e Andreas Seppi, che si guadagnano il primo ottavo di finale in carriera a Parigi sradicando dal torneo due big. Sara rimonta con grinta, cuore caldo e mente fredda la campionessa del Roland Garros 2008 Ana Ivanovic, ex n.1 del mondo (ora 16) con due set da manuale dopo un inizio impacciato, Andreas fa secco l'ex-top ten spagnolo Verdasco (n.16 Atp) in 5 set da duro. Per tutti e due, l'emiliana-romagnola nata a Bologna e cresciuta fra la Romagna e il West e l'altoatesino di stanza a Bordighera, la conferma che il 2012 è l'anno del salto di qualità, dei sogni grandi. Bravi, puliti, grintosi: due piccoli modelli in un tempo di brutte scosse - sportive e no - per l'Italia. «Io le cose ho sempre cercato di farle bene - sorride Sara - se sono un esempio mi fa piacere. Ma devono dirlo gli altri». E' l'Italia che va (bene), anche se ora per Sara e Andreas, contro la Kuznetsova e Djokovic, sarà dura.
 

Errani e Seppi, che forza (Daniele Azzolini, Tuttosport, 02-06-2012)


L'Italia che rimonta è come una vecchia foto che riscalda il cuore, un'allegoria dei tempi ruggenti, una decalcomania da stendere ovunque ve ne sia bisogno, e di bisogno, oggi, ce n'è. L'Italia che rimonta è una buona notizia che giunge dal tennis, e dal Roland Garros, rigonfio di sospiri e di quotidiane tribolazioni, se è vero che non esiste sport più duro dei cinque set sul mattone tritato, dove le rappresentazioni si sa quando cominciano, non sempre invece quando giungono al termine. La rimonta è il simbolo di chi non ci sta, di chi non si accontenta, di chi ha la testa dura. Temevamo che fra i nostri, simile linfa, circolasse parsimoniosa Non è così. Forse, non più. Ce l'avevano e la tenevano nascosta. Oppure hanno raggiunto quella maturità che sgombra il campo dai pudori e permette di approfittarne a piene mani. Nell'un caso o nell'altro, rappresentano la più bella sorpresa del torneo. E valgono, al momento, due posti negli ottavi.
 

DOPPIA SVOLTA Rimonta Sara Errani. Lo fa con tale, convinta partecipazione da assumerne perfino le sembianze. La rimonta sono io, ha scritto sul volto. Seria, concentrata, quasi ascetica: te ne accorgi dalla sua espressione che il match sta cambiando. Il corpo reagisce composto allo sforzo, Sara ha la meravigliosa qualità della coordinazione. E tutto assume una preziosa veste di ineluttabilità. Davanti alla nostra, Ana Ivanovic, appare inizialmente bella e impossibile, memore del successo parigino del 2008, del numero uno in classifica che venne a ruota. Una ragazza educata alla vittoria. Ma alla lunga, gli strappi e gli allunghi che Sara impone al match, la mostrano sempre più sfinita, addirittura ciancicata, quasi quel tambureggiante andirivieni dell'italiana l'avesse incrinata, prima nei pensieri, poi nell'incarnato. C'è una prima svolta sul 5 pari del secondo set, quando Sara tira le somme del gran lavoro svolto e Aria già boccheggia afflitta. E c'è una seconda svolta, dopo il break casuale che dà alla Ivanovic una nuova speranza, a inizio della terza partita. Lì Sara è implacabile. Se lo riprende quasi in melo modo. E lo trascina rapida fino alla vittoria.
 

PRECEDENTI Altri i meriti di Seppi. Su tutti, quello di aver affrontato Verdasco come fosse la prima volta. O meglio, come se i sei precedenti match, tutti persi da Andreas, appartenessero e un'altra vita. A un altro tennis. E forse è proprio questo il succo dell'avanzata di Seppi verso quotazioni che finora, titubando e troppo spesso incespicando, aveva tenuto lontane da sé. Semplicemente, non è lo stesso tennista di una volta. Non lo è al servizio, che oggi usa con rinnovata improntitudine, fino a timbrare 8 ace e mantenere sopra il 70 per cento l'apporto positivo delle sue "prime". E non lo è nemmeno nella tenuta degli scambi, laddove subiva troppi languidi passaggi a vuoto. Il conto dei winners è di 21 sopra quello di Verdasco (57 a 36), quello degli errori non forzati è di due in meno (4244). Infine, c'è quel metro in più nella presa del campo. Non sempre, ma si comincia a intravedere. Avanzare il proprio raggio d'azione, nel tennis fondo campista di oggi, significa rendere più incisiva la propria tattica. Il vecchio Seppi se ne stava ciondolante a un passo dai teloni di fondo. Il nuovo Seppi guarda dritto in faccia gli avversari. E scusate se le differenza non è da poco. Verdasco oggi è 16, nel 2009 è stato 7, venti giorni fa ha battuto Nadal a Madrid. Lo stesso vale per Ana Ivanovic, la prima Top 15 che Sara mette alla porta: è stata numero 1, ha vinto il Roland Garros, è stata finalista agli Open d'Australia. Siamo, come si vede, nell'ambito del tennis che conta. Fa piacere che gli azzurri facciano capolino nelle stanze del potere tennistico. “Forse ho compiuto un passo decisivo verso la Top 20”, dice Andreas, stanco dei cinque set al punto da vacillare più d'una volta durante l'incontro stampa. “È un obiettivo. Anzi, un bell'obiettivo". Sono sedici anni che il nostro tennis ne è fuori (Furlan, 19, nell'aprile 1996). “Sto mettendo in campo il lavoro svolto in questi mesi. Sono in fiducia. Affronterò Djokovic tranquillo. Non ho niente da perdere, in fondo”. Può dire lo stesso Sara, che passerà da una numero uno del passato a una numero due. Svetlana Kuznetsova (nel 2007), vincitrice però di due Slam, Us Open e Roland Garros. .Il confronto è sempre difficile, lei ha un gioco potente, duro da controbattere, ma commette anche parecchi errori. A me il compito di evocarli. Non credo cambi granché l'aver battuto per la prima volta una Top 15 come la Ivanovic. Conta migliorare il proprio tennis per raggiungere gli obiettivi. Ed è quello che sto facendo». Complimenti, le sta riuscendo bene. All'allegra combriccola degli esultanti non si affiancano Permetta e Fognini. Flavia non è al massimo, la Kerber (che proprio l'azzurra sdoganò facendosi battere agli Us Open) è invece cresciuta a dismisura. Fabio ha tenuto bene lo scambio con Tsonga, ma senza trovare i colpi per prendere il largo. «Non sono contento, non ho giocato come avrei voluto», ha fatto sapere, per poi chiudere avventurandosi in un passaggio dialettico a dir poco spericolato. “Se Balotelli è un genio, io dovrei stare fisso fra i primi 25 del mondo”. L'avete capita? Noi no.
 

Parigi si colora d’azzurro (Alberto Giorni, Il Giorno Sport, 02-06-2012)


IL CIELO DI PARIGI, GRIGIO
per buona parte della giornata, è stato ancora illuminato da intensi squarci d'azzurro. Quelli offerti da Sara Errani e Andreas Seppi, che firmano due imprese contro pronostico e volano per la prima volta agli ottavi di finale del Roland Garros. Ad aprire le danze è stata una piccola grande Errani: soprannominata "Chiqui" dalle compagne di Fed Cup per il suo fisico minuto, mostra un coraggio da tigre e sul campo "Lenglen" la spunta 1-6 7-5 6-3 sulla serba Ana Ivanovic, ora n. 14 Wta, ma ex n 1 e vincitrice del Roland Garros 2008. Una partita come questa forse l'anno scorso non l'avrebbe portata a casa. Invece in questo eccezionale 2012 (tre tornei vinti), la romagnola raggiunge anche la seconda settimana a Parigi. E pensare che l'inizio era stato dei peggiori: «Sono partita male — ha detto —, bloccata dalla tensione, e ci ho messo un po' a sciogliermi: è una delle vittorie più importanti della mia carriera». Sara ha mostrato un gioco brillante e offensivo: alcuni punti chiusi a rete sono stati da antologia: «Ora non devo esaltarmi, ma neanche accontentarmi». E agli ottavi affronterà un'altra regina di Parigi: la russa Svetlana Kuznetsova, trionfatrice qui nel 2009, che a sorpresa ha dominato la n 3 Radwanska. Sara ci ha sempre perso nei 5 match precedenti, che sia la volta buona? «Lei è in forma e le sue palle sono molto pesanti: ama spostarsi per colpire di dritto, ma regala anche molto. Vedremo». Nel tardo pomeriggio, a far esultare i parecchi italiani presenti a Porte d'Auteuil ci ha pensato Andreas Seppi, che ha offerto un'ulteriore prova di maturità in una stagione che gli sta regalando grandi soddisfazioni: attualmente è n 25 Atp e di recente ha vinto il titolo sulla terra di Belgrado. Dopo aver perso nei sei precedenti con il mancino spagnolo Fernando Verdasco (9 posti davanti a lui nel ranking mondiale), l'altoatesino ha finalmente sfatato il tabù superandolo sul campo n 2 al termine di una maratona di 5 set. Sta diventando una piacevole abitudine, come nel turno precedente con Kukushkin: 7-5 3-6 6-3 4-6 6-2 il finale, con il pubblico in delirio dopo oltre tre ore di battaglia. Un match indimenticabile per Andreas, che non era mai riuscito ad andare oltre il terzo turno di uno Slam.
 

NIENTE DA FARE INVECE PER FABIO FOGNINI, battuto 7-5 6-4 6-4 dal beniamino di casa Jo-Wilfried Tsonga, n 5 del mondo. Sul campo Centrale, contro 15mila tifosi francesi, il ligure non è riuscito ad approfittare dei passaggi a vuoto dell'avversario, puntuali a ogni set, restituendogli immediatamente il favore: «Gli ho regalato due set, poi è finita la benzina — ha dichiarato Fabio senza peli sulla lingua —. E qualche decisione arbitrale non mi è piaciuta, ma in Francia non mi posso aspettare niente di diverso...». Tra gli altri risultati, il n 7 Berdych soffre ma si salva al quinto con Anderson, la Sharapova lascia due game alla Morita.
 

Errani e Seppi, corsa doppia al Roland Garros (Filippo Grassia, Il Giornale, 02-06-2012)


Avanti di questo passo Sarita Errani, che in Spagna ha imparato l'arte di giocare ogni punto fino all'ultima stilla di energia,rischia di superare in classifica Schiavone e Pennetta. L'età gioca a suo favore. Ma non è solo una questione di anagrafe. Al Roland Garros s'è issata ieri fra le prime 16 migliori giocatrici dopo aver superato Ana Ivanovic, la più bella del reame con Maria Sharapova, al termine di un duello iniziato malissimo e finito in estasi: 1-6 7-56-3 il risultato. Nella prima mezz'ora la Errali, che alla serba rende 10 posizioni, non ci ha capito nulla finendo per arrancare dietro il micidiale dritto dell'avversaria e perdendo sistematicamente il servizio. Non c'era competizione. Ma il tennis femminile è umorale, bizzarro, spesso fuori da ogni logica. E Sarita, facendo leva su quel cuore di combattente che la porta a essere ben più alta dei suoi 165 cm, ha incrementato il livello del gioco con colpi finalmente lunghi e potenti, tenuto la battuta e inguaiato l'avversaria negli spostamenti a fondo campo. Un'altra partita. La nostra giocatrice ha menato la danza tranne che a metà del secondo set quando s'è fatta riprendere sul4 pari. Decisivo il break sul 5-5 con chiusura al dodicesimo game. Più agevole il terzo sete vittoria pagata 3 volte la posta (1,3 era quotata la serba). E adesso Sarita, dopo aver battuto la vincitrice del 2008, troverà negli ottavi la campionessa del 2009, la russa Kuznetsova che ha letteralmente preso a pallate (6-1 6-3) la polacca Radwanska, testa di serie numero3, con un gap di 15vincenti. Pronostico equilibrato. Ma se la Errani entrasse subito in partita... La giornata s'è tinta ulteriormente d'azzurro nel tardo pomeriggio quando Andreas Seppi ha battuto al quinto set (7-5 3-6 6-3 4-66-2) lo spagnolo Verdasco dopo una maratona di 3h 25': a parità di errori (42 a 44), sono risultati decisivi i suoi vincenti (57 a 36). E il segno d'un coraggio nuovo, la testimonianza di come l'altoatesino sia maturato nel corso di questa stagione: mai in passato aveva superato il secondo turno negli Internazionali di Francia. Nei pronostici era ampiamente sfavorito, con quote che andavano da 2,95 a 3,2 contro l'appena 1,3 del suo avversario. Niente da fare invece per Fognini battuto da Tsonga per7-5 6-46-4. Ma è un peccato che il sanremese riesca ad esprimere solo a sprazzi un talento unico ma sempre troppo lontano dalla linea di fondo. Male anche Flavia Permetta: 6-4, 3-6, 2-6 dalla Kerber.


Oggi tocca a Francesca Schiavone contro la Lepchenko. I bookie credono nella milanese: la quotano a 1.45 contro i 2.50 della russa.
 

McEnroe gioca in attacco anche quando scrive (Mario Cervi, Il Giornale, 02-06-2012)


Ho solo due attenuanti per la mia insensata decisione d'occuparmi d'un libro (Non puoi dire sul serio, Piemme, pagg. 376, euro 18) dedicato a John McEnroe, e da lui stesso scritto insieme al giornalista James Kaplan. Le pagine del volume ripercorrono la vita e la carriera di uno dei più straordinari campioni che il tennis abbia mai avuto. Ma io che c'entro?C'entro, se vogliamo essere indulgenti, perché McEnroe l'ho visto giocare e perché nel 1976seguii la trasferta vincente in Cile, perla Coppa Davis, della squadra italiana. Ebbi quell'incarico non per una inesistente competenza sportiva, ma perché la contesa cilena aveva un sottofondo politico. La sinistra non voleva che l'Italia accettasse un incontro ritenuto un avallo alla dittatura di Pinochet. Ribattevano i moderati che non c'era alcun rapporto fra una presenza sportiva e un legame ideologico. Per dare il titolo al volume è stata scelta una delle frasi-forse la più famosa e la meno irriguardosa - che McEnroe, aggressivo nel linguaggio ancor più di quanto lo fosse nel gioco, rivolgeva ai giudici. «Man, you cannot be serious!».
 

Nato nel 1959 a Wiesbaden, in Germania, dove il padre prestava servizio come militare, John McEnroe fu il numero uno del mondo dal 1981 al 1984, ottenne 77 vittorie nei tornei di singolo e altrettante in quelli di doppio. Un palmarès eguagliato o- solo in pochicasi- superato dai fuoriclasse del tennis (per lo più poco propensi, diversamente da McEnroe, a misurarsi In campo era geniale e irascibile Raccontando la propria storia ora non cambia stile. E sempre per nascondere la propria fraglità nel doppio). McEnroe è stato uno de i grandi nel giuoco, ma senza discussioni il più grande come attaccabrighe e come specialista dell'in-vettiva. I suoi scatti di nervi erano leggendari. Subi solo due squalifiche - con vittoria all'avversario - per l'unico motivo che gremiva le tribune d'una folla osannante o fischiante, e l'estrometterlo comportava un danno enorme. Per temperamento, e intemperanze, questo protagonista del passato fu l'esatto opposto d'un protagonista del presente, Roger Federer. Quanto lo svizzero è serio, controllato nei gesti e nelle parole, rispettoso verso i giudici, cortese, tanto il forsennato newyorkese era dedito alla rissa verbale - a volte più che verbale- e al turpiloquio. Questa autobiografia è un racconto di glorie tennistiche eccezionali e di continue incursioni nel pecoreccio e nel cavernicolo.
 

McEnroe è molto intelligente anche se-lo ammette tranquillamente lo studio nell'università di Stanford - non era il suo forte. Si sforzò, senza riuscirci, di fare progressi in un corso di «parapsicologie e fenomeni psichici», non ebbe miglior fortuna con un corso su «narcolessi e politica». Si rifaceva con la racchetta. Ma dentro di lui c'era un demone che alla prima provocazione si scatenava. Dopo che era diventato una star maturò la convinzione di potersi permettere tutto con tutti. «Qualcuno riteneva che i miei accessi d'ira fossero deliberati, che dessi in escandescenze apposta per sbaragliare gli avversari. Non è vero. Ho sempre pensato che se un avversario non era in grado di sopportare i miei eccessi d'ira aveva sbagliato mestiere... Qualcuno dell'ambiente decise che ero matto. Mi guardavano in un certo modo e io capivo subito che la pensavano cosi. Altri invece si scocciavano».
 

Un antipatico (ma lo era anche JimmyConnors, e Ivan Lendl tutto poteva sembrare tranne che un simpaticone). Stefan Edberg era un gentil uomo, ma di lui un giornalista americano scrisse che «ha la velocità di un centometrista, la grazia di una ballerina e la personalità di una patata». Invece McEnroe di personalità ne ha al punto che diventa- o diventava? Non so quanto con il trascorrere degli anni si sia calmato- presunzione, arroganza, maleducazione. Ma gli sfoghi del forsennato nascondevano tanta fragilità. Nei momenti di sconforto, lui baciato dalla fortuna, piangeva. McEnroe sposò in prime nozze Tatum O'Neal, figlia del famoso attore Ryan, ed essa stessa assurta alla gloria cinematografica come giovanissima protagonista di Paper moon.Era stata la più giovane attrice premiata con l' Oscar. Formavano, in apparenza, la coppia perfetta, ricca e celebre. La nascita di tre figli aveva allietato il matrimonio. Ma non durò: per incomprensione, perle ambizioni frustrate di Tatum a un ritorno sullo schermo, per problemi di alcol, per problemi di droga. Divorziato e risposato con Patty Smyth, McEnroe ha portato a sei il numero dei figli, mentre il suo rango tennistico declinava confinandolo tra i grandi veterani. Nel suo ritiro dorato ha voluto essere musicista, senza successo, e ha voluto essere commentatore televisivo, con successo. Lo scilinguagnolo non gli è mai mancato.
 

Prima volée per la Davis sul lungomare (Tiziana Tricarico, Il Mattino di Napoli, 02-06-2012)


L'operazione Davis sul lungomare pronta a partire. Ieri primo sopralluogo informale, una sorta di «visita di cortesia», alla rotonda Diaz, dove dovrebbe essere allestito il centrale per l'incontro di Coppa Davis Italia-Cile, valido per i playoff del World Group, che si disputerà dal 14 al 16 settembre. Seguirà lunedì 18 il primo sopralluogo ufficiale.
 

E ieri, in particolare, a dare una prima occhiata c'erano Sergio Palmieri della Federtennis, Luca Serra presidente del Tennis Club Napoli a cui è stato assegnata l'organizzazione della sfida, e il presidente dell'Unione Industriali Paolo Graziano e capo di Acn, la società di scopo creata per le regate dell'America's Cup. Assente il sindaco Luigi de Magistris che comunque ha seguito l'incontro e ha poi commentato: «Stiamo già lavorando per realizzare una cornice straordinaria in cui far disputare la Coppa Davis a Napoli». Il primo cittadino partenopeo ha inoltre assicurato l'impegno del Comune nella realizzazione del match, sia dal punto di vista della logistica e dei necessari servizi comunali, che per il dialogo con la Soprintendenza perla realizzazione del campo temporaneo alla Rotonda Diaz. «E stato un grandissimo successo portare la Davis a Napoli - ha aggiunto - e sono sicuro che sarà un evento incredibile per come ci stiamo impegnando assieme al circolo del Tennis e la Federazione».
 

Sono state così effettuate le prime verifiche sul posizionamento del campo in terra rossa e delle tribune (per circa 4000 posti), oltre ai percorsi che dovranno unire la vicina sede del Tc Napoli al campo sul lungomare. Un «centrale» affacciato sul golfo dunque, secondo l'idea nata durante le regate di Coppa America con il grandissimo ritorno di immagine per la città; con l'adiacente circolo di viale Dohrn, già Media Centre lo scorso aprile delle World Series, ad occuparsi di tutto il supporto logistico (dai campi d'allenamento, alla player's lounge, al centro stampa).

Intanto tra gli appassionati sembra essere scoppiata una vera e propria Davis-mania. Anche perché la sfida che vedrà gli azzurri impegnati contro il Cile ha una storia tutta particolare. L'Italia si gioca la permanenza nel World Group in un match carico di significati: proprio contro i sudamericani a Santiago lo scorso settembre Polito Starace, Fabio Fognini, Simone Bolelli e Daniele Bracciali, guidati in panchina da Corrado Barazzutti, si guadagnarono la promozione nel Gruppo Mondiale dopo ben 11 annidi assenza. E sempre contro il Cile a Santiago, nel 1976, l'Italia di Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli (capitano Nicola Pietrangeli) ha vinto la sua unica Coppa Davis. Da ultimo, gli azzurri non hanno mai perso nei 5 precedenti confronti con il team sudamericano disputati tra il 1949 e il 2011. L'ultima volta che invece Napoli ha ospitato un incontro di Davis è stata 17 anni fa: nel febbraio del 1995. Nell'occasione, sul campo D'Avalos del Tc Napoli, l'Italia supero 4-1 la Repubblica Ceca.
 

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