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04/06/2012 21:44 CEST - Roland Garros

Riecco Shvedova Ora vede rosa

TENNIS – La russa naturalizzata kazaka sorprende Na Li e vola ai quarti del Roland Garros come due anni fa, quando era n°29. A inizio 2011 è stata operata al menisco e soffriva di depressione: prima del torneo era solo n°142. Da Parigi, Alberto Giorni

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Nel momento in cui ha trasformato il matchpoint contro Na Li, inginocchiandosi sulla terra rossa, la sensazione era che le divinità del tennis avessero dato un’occhiata sulla terra (rossa), restituendole ciò che le avevano tolto. L’aria di Parigi deve ispirare in maniera particolare Yaroslava Shvedova, russa naturalizzata kazaka, che a Porte d’Auteuil è tornata nei quarti di finale a due anni di distanza dalla prima volta: nel 2010 a porre fine alla sua avventura fu Jelena Jankovic, e poco dopo raggiunse il suo best ranking, n°29.

Come mai alla vigilia del torneo era solo n°142? Gli antichi Greci avrebbero parlato di “invidia degli dèi”, che le ha messo i bastoni tra le ruote nel momento di massima felicità. Il suo calvario è iniziato nel primo match del 2011, in occasione della Hopman Cup. “Giocavamo il misto contro una coppia serba – racconta –, ricordo che c’era la Ivanovic. Dopo aver eseguito un colpo, ho sentito girare il ginocchio. Mi sono fermata, ma sembrava tutto a posto; così ho finito regolarmente il match. Il giorno dopo, però, mi sono bloccata all’improvviso: non riuscivo più a camminare”.

Il problema era serio: menisco. Così ha cercato un il miglior chirurgo di Melbourne, il dottor Young, e si è fatta operare. Purtroppo il recupero è stato lungo e il ginocchio ha continuato a darle fastidio anche dopo il ritorno in campo: le sconfitte al primo turno si susseguivano tristemente una dopo l’altra.

E’ stato un momento molto difficile, in cui ha sofferto anche di depressione, ed ha avuto bisogno dell’aiuto di uno psicologo. Ha dovuto ripartire dai tornei ITF, ma con grande umiltà e forza di volontà ne è uscita fuori, e ora si gode un premio più che meritato. Una parte del merito va anche al nuovo coach argentino, Emiliano Redondi, che ha iniziato a seguirla dopo gli US Open dello scorso anno.

In campo non passa inosservata: indossa un completo multicolore e hanno creato curiosità i particolari occhiali che utilizza per giocare: “Prima indossavo solo occhiali da sole, poi purtroppo mi sono accorta di avere qualche problema di vista: per questo non mi sentivo a mio agio a disputare i match serali sotto le luci artificiali. Ora però è tutto a posto”. La Shvedova è anche un’ottima doppista e in coppia con Vania King, nel suo magico 2010, ha trionfato sia a Wimbledon che a Flushing Meadows.

Moscovita di nascita, dal 2008 ha cambiato bandiera e ora è una portacolori del Kazakhstan, che rappresenterà anche alle imminenti Olimpiadi: “Londra e Wimbledon rappresentano la storia del tennis. Amo giocare grandi match sui campi più importanti del mondo, soprattutto quando sono pieni: il boato di uno stadio stracolmo è qualcosa di indescrivibile”.  Il suo sogno a cinque cerchi è già iniziato.

Alberto Giorni

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