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16/06/2012 20:48 CEST - Queen's

In finale Cilic e Nalbandian

TENNIS -Seconda finale stagionale, la prima in carriera sull'erba, per Marin Cilic (audio). Il croato ha sconfitto Sam Querrey 63 36 63. Per il titolo del Queen's sfiderà David Nalbandian che ha regolato con un doppio 6-4 Igor Dimitrov. Da Londra, Sassoon e Dalmonte

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Nalbandian b. Dimitrov 64 64

La prima frase d’un articolo e’ sempre la piu’ difficile, per tanti motivi. Oggi, ne abbiamo scoperto uno in più: come descrivere la trasformazione di un giocatore che, in poco meno di ventiquattro ore e otto set, è passato dal bamboccione sotto di un set contro Roger-Vasselin (who he?) al veterano che festeggia il decimo anniversario della finale persa da Hewitt (più o meno...) qualificandosi al suo secondo epilogo su erba, dove affronterà Marin Cilic, alla prima finale sul verde.

La semplice risposta è che non è cambiato granché, soltanto che questa volta il buon Nalbo ha deciso di frignare di meno (non che voglia dire molto, ma almeno i famosi “concha” Argentini sono rimasti negli spogliatoi) e concentrarsi di più, sconfiggendo 6-4 6-4 un Dimitrov molto approssimativo in due set poco frizzanti, soprattutto per uno come Nalbo.

La gara parte su un ritmo molto confusionario: tira un ventaccio che spesso constringe i giocatori a ripetere la battuta, ed il buon Nalbo ad impiegare il suo leggendario (ahem) sarcasmo. Pronti, via: quattro break nei primi sette game. Nalbandian prende troppi rischi, dilapidando i suoi vantaggi sudati con quel dritto incrociato che, colpita dalla sinistra, ha poche chance di centrare il nastro.

Dimitrov invece sembra confermare l’opinione di Luigi Ansaloni: piu’ che il nuovo Federer, ne sembra piu’ il sosia, votato ad imitarne i gesti ma non certo i risultati. Quelle sventagliate di rovescio sono piu’ o meno identiche, la sola differenza e’ che la palla non entra. L’impressione e’ che Nalbo si trovi avanti di un break sul 3-2 non perche’ abbia giocato meglio, ma perche’ ha commesso meno errori.

E’ vero che l’argentino ci mette del suo, con delle trappole corte tese ad un Dimitrov che ci casca volentieri, trovando la rete con due volee consecutive per andare sotto 0-30. Ma Dimitrov si rivela essere molto sprecone, mandando fuori prima un uno-due semplice, per poi fare cilecca sotto rete (guardacaso col rovescio) e concedere il break.

Sarà il primo di tre break consecutivi, che vedono un Nalbandian così concentrato sul bersagliare il rovescio di Dimitrov che, quando tocca al suo sul break point, lo spedisce fuori, permettendo al bulgaro di ritornare in parità.

Le sorti del primo parziale si decidono nell'ottavo game, quando un Dimitrov sempre troppo grossolano commette ben quattro gratuiti per propiziare il break del suo avversario, responsabile comunque di qualche buon cambio di traiettoria, frutto della migliorata continuità da fondocampo dell’argentino, che conferma i suoi ultimi due game velocemente (appena un punto concesso) per portarsi in vantaggio a livello di set.

Il copione non cambia nel secondo, anche se ci viene finalemente offerto qualche assaggio di spettacolo, tra cui uno scambio micidiale nel secondo game che vede Dimitrov salvarsi con un recupero di rovescio, brutalmente punito da un passante in lungolinea di Nalbo.

E’ sempre l’argentino a fare il primo break, sinonimo di 3-1 e gara apparentemente finita. Dobbiamo aspettare il quinto game per vedere un po’ di continuità, con un Dimitrov finalmente reattivo capace di mettere in crisi l’avversario con delle risposte corte e velenose. Dal 30 pari, il Bulgaro strappa il break con un dritto incrociato ed una smorzata corta, entrambi capaci di costringere Nalbandian a centrare il nastro.

Il pugno serrato, Dimitrov digrigna i denti, pensando d’aver superato il piu’ difficile, sara’ forse questa spocchia a costargli la battuta, regalata sul 4-4 quando avanti 40-15. Arrivato al pari, Dimitrov ha due occasioni per chiudere il gioco ma le butta via entrambe, la seconda grazie anche ad recupero di dritto eccezionale di Nalbandian. Messo sotto pressione, il Bulgaro non tiene, ciccando una smorzata che vale il vantaggio all’Argentino: sullo scambio successivo, Dimitrov casca nell’ennesima trappola a rete, esponendosi all’inevitabile volee di dritto.

Ad un passo dalla vittoria, Nalbandian non si fa perdonare, chiudendo la gara a 15 ed evitando quello che sarebbe stato il nono break della partita.

Non volendo gettarmi nella mischia sul dossier Dimitrov (almeno non troppo), ieri vi avevo proposto due articoli di Luigi Ansaloni e Stefano Pentagallo, lasciando a loro- ed a questa partita- il compito di sbrogliare la matassa. Onestamente, questa semi-finale non ha fatto che aumentare i quesiti sul conto suo. Per quanto non desideri riempirlo di critiche – mi sembra un tantino eccessivo chiedere la luna ad un ventunenne – Dimitrov commette ancora troppi errori per esibirsi con continuità a questi livelli, soprattutto se consideriamo che si trovasse di fronte ad un Nalbandian ben lontano dal top. Detto cio’ una semifinale- piu’ gli scalpi di Muller, Mahut e Anderson- sono sempre un segno incoraggiante, soprattutto in una disciplina dove l’aspetto mentale puo’ fare tutta la differenza.

 

(6) Cilic b. Querrey 6-3 3-6 6-3

Il croato Marin Cilic si qualifica per la finale del AEGON Championships al Queen's Club di Londra battendo il vincitore del torneo nel 2010 Sam Querrey. Era la prima semifinale per il numero 1 croato al Queen's che nelle sue precedenti cinque partecipazioni al classico torneo pre-Wimbledon non era mai riuscito a superare i quarti di finale. Qualificandosi per la finale ha eguagliato il suo migliore risultato in stagione (finale persa con Kohlschreiber a Monaco) dopo che aveva perso le prime settimane per un infortunio al ginocchio. Cilic ha sconfitto al secondo turno l'australiano Ebden, poi il ceco Rosol e il cinese Lu nei quarti senza perdere un set e subendo solo 2 break in 24 turni di servizio.

Sam Querrey invece ha già raggiunto la finale nel 2010 e disputava la sua seconda semifinale al Queen's Club in tre anni, l'anno scorso ha perso contro l'inglese Ward nei quarti di finale. Su questi prati l'americano si trova particolarmente a suo agio perdendo solo tre partite in quattro partecipazioni sfruttando in pieno il suo potente servizio (55 ace in 4 partite prima della semifinale). Querrey ha già migliorato la sua miglior prestazione stagionale (quarti di finale a Memphis) raggiungendo la semifinale dopo aver sconfitto Rochus al primo turno, Istomin nel secondo, Benneteau nel terzo e Dodig nei quarti.

Quando inizia la partita splende il sole che sparisce dietro dei nuvoloni neri trasportati dal forte vento che soffia su Londra. I due giganti (tutti e due sono alti 198cm) tengono il loro primo turno di servizio senza particolari problemi prima di dar vita a un terzo game infinito che dura venti minuti e 32 punti. Querrey non riesce a sfruttare nove palle break in un gioco in cui tutti e due non riescono a gestire le folate di vento e commettono parecchi errori gratuiti. Passato il pericolo Cilic non concede altre palle break nel set. I colpi del croato sono spesso corti che permettono a Querrey di aggredire quando non deve spostarsi troppo ma l'americano perde troppo spesso il controllo del ditritto. Nel quarto game si arriva ai vantaggi sul servizio di Querrey che si salva grazie ad un errore di diritto del croato sul 40 pari e poi difendendo abilmente attirando Cilic a rete per poi scavalcarlo con un lob che il croato riesce a colpire, ma Querrey arriva sullo smash e lascia partire un diritto violentissimo, a rete Cilic riesce solo a respingere, Querrey si avventa sulla palla e fa partire un passante di diritto incrociato che non lascia scampo alla sesta testa di serie. I due tengono il servizio agevolmente fino al nono gioco quando Cilic riesce ad aggredire con la risposta di rovescio. Sullo 0-30 Querrey commette due errori di rovescio perdendo il servizio a zero, consentendo al croato di servire per il set avanti 5 a 3. Cilic tiene il servizio a zero e si aggiudica il primo set 6-3 in 44 minuti vincendo 11 punti di fila.

Mentre lo stadio si riempie sempre di più, la forza del vento aumenta con folate che vanno oltre i 50 km/h e i giocatori fanno fatica a colpire la palla che si sposta sempre di più in aria. Nel secondo set Querrey fa il suo primo break dell'incontro nel secondo gioco sfruttando un doppio fallo e due errori di diritto del croato, ma non riesce a confermare il break. Sul 30 a 15 Querrey attacca sul diritto di Cilic che in allungo mette a segno un passante incrociato con una frustata di polso. Sul break point il croato prima riesce a muovere l'americano e poi accelera di diritto e pareggia i conti. Il break decisivo del secondo parziale arriva sul 4-3 Querrey. L'americano stecca una risposta che è resa ancora più insidiosa dal vento e Cilic sbaglia il diritto e si porta in vantaggio per 0-30. Il croato recupera fino al 30 pari, ma poi cede il servizio quando scivola nel tentativo di raggiungere un accelerazione di Querrey. Questa volta Querrey conferma il break e vince il secondo set 6-3.

Il terzo set sembra una formalità quando Cilic si trova in vantaggio 4 a 2 e Querrey non riusciva ad impensierire il croato sul proprio servizio, ma Cilic commette due errori di diritto sul 40 pari e restituisce il break conquistato nel secondo gioco. Querrey non riesce a tenere il servizio nel game successivo e sembra arrendersi quando commette un doppio fallo (il secondo della partita) e regala un palla break al croato e poi manda un palla corta in rete consegnando la partita al suo avversario. Cilic chiude sul suo turno di battuta con una volée di diritto e si qualifica per la sua prima finale sull'erba in carriera.

In conferenza stampa Cilic ha confermato che il vento ha reso tutto molto difficile, “è stato difficile abituarsi al vento. Poi non ho iniziato bene il primo set ed è stato difficile abituarsi al vento e trovare il mio ritmo perché Sam serve molto bene. Non puoi rilassarti e poi con il vento devo giocare più sicuro senza andare vicino alle righe.”

Quando gli viene chiesto se questo può essere di buon auspicio per Wimbledon lui risponde ridendo “Beh, Goran (Ivanisevic) perdeva qui sempre al primo o secondo turno e poi giocava bene a Wimbledon. Era la sua routine. Ma giocare quattro o cinque partite sull'erba aiuta ad aumentare la fiducia.”
 

Dal Queen's, Paul Sassoon e Edoardo Dalmonte

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