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10/07/2012 12:29 CEST - FOOT FAULT

Tutto è relativo,
non le emozioni

TENNIS - Federer ha vinto il suo 17o Slam, il suo 7o Wimbledon, è tornato numero 1. Numeri su numeri. Ma sono quelli che rimarranno un giorno? O a emergere nella memoria storica saranno le emozioni di grande tennis? Luigi Ansaloni

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Nella vita nulla è certo e nulla è scontato, ma è anche vero che alcune frasi, chiamiamoli proverbi, racchiudono in sé delle verità che se non sono assolute, poco ci manca. Ora, non siamo qui a parlare di filosofia, anche perché farei brutta figura (non che scrivendo di tennis la situazioni migliori, ma vabbè…), quindi dedichiamoci ad altro. Il nostro direttorissimo, qualche settimana fa, commentando l’ennesimo record di Federer (si parlava del record di vittorie negli Slam), scrisse che “tutto era relativo, persino i numeri, che vanno interpretati”. Vero? Falso? Non sta a me giudicare.

Non sta a me giudicare per svariate ragioni.
La prima, è la competenza: come si dice da queste parti, a proposito di proverbi, ne devo ancora “mangiare pane duro” per permettermi di entrare in polemica con uno come Ubaldo Scanagatta. La seconda, è l’esperienza: vedo tennis da troppo poco tempo (in confronto a molti colleghi anagraficamente più anziani di me), per poter dissentire ad altro. Però, però, però…

Quando vedi e assisti ad imprese come quella realizzata a Wimbledon da Federer, chiedo a voi fedeli lettori che sprecate (e vi ringrazio) tempo per leggere queste poche righe di deliri, interessano davvero i numeri? Più precisamente: a chi interessano davvero i numeri del tennis? Non voglio nemmeno sembrare irriguardoso nei confronti di chi passa ore a fare questa o quella statistica, come i nostri Rosato e Tironi, sorta di almanacchi viventi del mondo della racchetta, per carità. La mia è una domanda sincera, e anche curiosa.

Si è parlato dei 17 slam, del record battuto dallo svizzero delle settimane di permanenza a numero uno. Si è parlato e si parlerà di questa o di quel muro fatto di numero battuto da questo giocatore meraviglioso, che trascende sul serio da ogni sorte di tifo. C’è chi lo odia, certo, perché ama i Nadal, i Djokovic o altri giocatori. E ci sta nel tennis. Ma stiamo andando fuori tema.

Cosa resterà dei numeri tra 20 – 30 anni, quando Roger sarà un signore con i capelli magari bianchi seduto nel royal box di Wimbledon, a farsi giustamente adulare e glorificare? Cosa resterà dei suoi numeri, quando sarà considerato il Laver degli anni 2000, e quando giovani che magari ancora devono ancora nascere piangeranno quando sarà lui a consegnare coppe nei tornei, in giro per il mondo, come è successo a lui guardando Laver?

Ripensando alle due settimane appena passate, a chi vi scrive, appassionato di tennis, alla fine non è rimasto un numero, un record, una statistica. E’ rimasto il ricordo di uno sportivo di anni 31 che torna in vetta al mondo, che bastona in successione il numero uno e il numero 4 del mondo, di anni 6 più giovani. E magari ci si potrebbe pure chiedere: "Ma cosa sarebbe successo, sull'erba. se Federer avesse incontrato i virgulti nel pieno della sua carriere e non alla fine". Lui, il vecchio Re tornato al trono, alla fine del suo percorso. I giovani principi ancora in attesa di prendere, per una buona volta, quel trono. Alla fine, mi sono rimaste solo le immagini, le lacrime, le emozioni di un torneo bello, bellissimo, splendido sotto molti punti di vista. Sono rimasti i colpi, gli sguardi, le sensazioni.

Per quanto mi riguarda, le emozioni battono e batteranno sempre i numeri. Con buona pace di tutti, che magari interpreteranno questa storia in maniera diversa. Ma domenica pomeriggio, un appassionato non tanto vecchio di tennis si è sentito un pochetto in pace col mondo. Lontano dal pallottoliere.

Luigi Ansaloni

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