26/07/2012 12:37 CEST - OLIMPIADI E STORIA

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TENNIS - In carriera Jennifer Capriati ha perso 10 incontri su 11 contro Steffi Graf ma, il 27 luglio 1992, vinse il più importante, la finale olimpica di Barcellona.  Riccardo Nuziale

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Jennifer Capriati (Getty Images North America Chris Cole)
Jennifer Capriati (Getty Images North America Chris Cole)

27 luglio 1992. E' sempre ben difficile capire i risvolti e le sfumature che precedono una finale. Di qualsiasi tipo, figurarsi di uno Slam o di un Olimpiade.

Con le dovute cautele, Steffi Graf probabilmente entrò in campo molto fiduciosa, in quella finale dei Giochi di Barcellona. Certo, la sua stagione non era paragonabile a quell'irripetibile 1988 che la vide cannibalizzare mondi, continenti e avversarie, e lo scettro di giocatrice più forte del mondo le era stato tolto, a partire dall'anno precedente, da quella jugoslava che avrebbe chiuso quel biennio con 33 finali su 34 tornei disputati, sei Slam vinti su otto.

Ma in qualche modo il tabù Seles l'aveva sfatato, demolendo la sua nemesi 62 61 nella finale di Wimbledon (finale più diversa da quella di Parigi, finita 10-8 al terzo per la Seles, non poteva esserci quell'anno), in quel torneo olimpico era giunta all'atto finale senza perdere un solo set (anzi, le avversarie non erano riuscite a strapparle più di quattro giochi in un parziale) e, dall'altra parte della rete, c'era quella moretta sedicenne che due anni prima aveva sconvolto il mondo del tennis arrivando in semifinale a Parigi al suo esordio assoluto in un major e che la stoffa della campionessa, in quei due anni, l'aveva mostrata tutta, facendo semi anche a Wimbledon e New York e raggiungendo i quarti in Australia, ma che contro la fuoriclasse tedesca, in quattro precedenti, aveva vinto solo due set.

Il grande colpo, Jenny, sembrava averlo già fatto in semifinale, estromettendo la padrona di casa e campionessa '89 del Roland Garros (vittoria, quella, che di fatto negò alla Graf due Grand Slam di fila) Arantxa Sanchez. Un'impresa che le costò il primo set perso del torneo, per il 63 36 61 finale.

E quando, sul 2-2 del primo set, l'americana si procurò nove palle break senza convertirla una, finendo anzi per cedere la battuta con un doppio fallo nell'ottavo gioco, consegnando il primo set alla Graf, il match sembrava segnato. Per il peso dell'avversaria, per i precedenti, per l'inesperienza dell'americana a simili livelli (quella era la sua prima finale importante in carriera, la prima fuori dal continente americano, la seconda fuori dagli Stati Uniti).

Invece, anziché farsi intimidire da una giocatrice già allora leggendaria, farsi schiacciare dalla pressione e dalla paura, la Capriati cominciò a colpire più forte, più profondo, più vicino alle righe. Successe così che la Graf non riuscì più a incidere e comandare il gioco come prima e, in quell'ottavo gioco che nel primo set le aveva dato il break, la tedesca subì lo strappo definitivo, consegnando il parziale alla Capriati. Primo set 63 Graf, secondo set 63 Capriati. Un equilibrio spezzabile solo dal terzo e decisivo set.

Dove la giovanissima stella statunitense si portò subito avanti di un break, strappando per la seconda volta di fila il servizio alla Graf, che però reagì di orgoglio, ottenendo l'immediato controbreak. Lo ristabilito equilibrio prosegui finò al nono gioco, dove la Capriati breakkò per la seconda volta nel set e ipotecò la finale. Al momento di chiudere, la mano di Jenny non tremò: servizio tenuto a 15 e l'oro fu suo.

Dopo quella partita, le due si affrontarono altre sei volte. La Capriati ha vinto la miseria di un set (per quanto a 0), nella finale di Toronto '93. Per due volte - a Philadelphia '92 e nella loro ultima sfida, Miami '99 - la Graf distrusse l'avversaria per 60 61. Nel 1993 la tedesca ha battuto la statunitense nelle prime tre prove dello Slam, sempre nei quarti di finale. Ma di fatto, per quanto i numeri siano tutti nettamente a favore di Steffi, la partita che verrà ricordata, di quelle undici, sarà l'unica vinta dalla Capriati.
 
In fondo non poteva essere altrimenti: è una delle tante apparenti contraddizioni, ma in realtà uniche realtà possibili, di quella magica, umana, dolorosa, abbacinante poesia che è stata la carriera tennistica di Jennifer Capriati.

Riccardo Nuziale

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