10/08/2012 10:22 CEST - Olimpiadi

Quanto è equo il torneo olimpico?

TENNIS - Azarenka (bronzo) e Sharapova (argento) hanno vinto lo stesso numero di partite e perso entrambe dalla vincitrice. L'eliminazione diretta è davvero la soluzione migliore? Daniele Malafarina

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Maria Sharapova - Serena Williams - Victoria Azarenka (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)
Maria Sharapova - Serena Williams - Victoria Azarenka (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)

Ne abbiamo sentite di ogni genere sull’importanza del torneo olimpico di tennis in queste ultime due settimane, eppure in pochi si sono soffermati sulla struttura del torneo. L’eliminazione diretta, che è una delle caratteristiche principali del tennis va davvero bene per il torneo olimpico?
Strano a dirsi ma per un torneo come le olimpiadi, dove la differenza tra finire secondo o terzo conta molto, l’usuale compilazione del tabellone rischia di provocare delle ingiustizie. Le teste di serie, si sa, sono sorteggiate e quindi la collocazione nel tabellone di tutti i giocatori tranne i primi due è affidata al caso.
Così può capitare che un’Azarenka, che ha offerto maggiore resistenza (per quanto poca) contro la vincitrice Serena Williams, vada a competere per il bronzo (e magari rischi pure di non vincerlo) mentre una Sharapova si aggiudica l’argento solo per via della loro collocazione in tabellone.
Entrambe hanno perso dalla futura vincitrice ed entrambe hanno vinto lo stesso numero di partite (battendo entrambe la povera Kirilenko) e non c’è modo di dire con certezza che la finalista sconfitta che ha preso l’argento valesse di più della semifinalista sconfitta alla quale è toccato il bronzo.

Una soluzione per rendere il torneo più equo ci sarebbe ma purtroppo sarebbe un tale anticlimax che non si può considerare fattibile in pratica. Infatti tale soluzione comporterebbe lo svolgimento di un ‘torneo a ritroso’ per determinare l’avversario del finalista per un’eventuale finale ‘argento-bronzo’.
Cerchiamo di spiegarci meglio. Serena Williams ha vinto il torneo olimpico. Onore a lei. Oro assegnato. Fin qui tutto bene.
Maria Sharapova ha perso in finale ma non c’è modo di sapere se sia lei la più meritevole dell’argento o se non sia piuttosto Azarenka.
Quindi in linea di principio Azarenka (vincitrice del match con Kirilenko anche lei sconfitta in semifinale) e Sharapova dovrebbero affrontarsi per decidere chi meriti l’argento e chi il bronzo.
Ma seguendo questo ragionamento anche le sconfitte nei quarti dalle tenniste che poi son giunte in finale avrebbero qualcosa da rivendicare.
In alcune discipline infatti si giocano due spareggi tra i due semifinalisti ed i sue sconfitti nei quarti dai finalisti per determinare chi si giocherà la finale terzo e quarto posto.
Con questo ragionamento però anche gli sconfitti in ottavi dagli eventuali finalisti andrebbero confrontati con gli sconfitti nei quarti. E così via fino a tornare agli sconfitti al primo turno. Un po’ troppo macchinoso da organizzare. Soprattutto dopo che la medaglia d’oro è stata assegnata.

Certo però una soluzione intermedia potrebbe essere adottata. Come potrebbe essere organizzato quindi il torneo olimpico in modo da assegnare le medaglie in maniera quanto più possibile aderente ai reali meriti? Proviamo ad avanzare un’idea.
Per fare chiarezza diamo dei numeri identificativi ai giocatori. Nei quarti arrivano otto giocatori che si affrontano così: 1-8, 4-5, 3-6, 2-7.
Supponiamo che vincano 1, 2, 3 e 4. Il torneo fin qua si è giocato normalmente. Alla fine delle semifinali tra 1-4 e 2-3 si sanno i nomi dei finalisti (supponiamo 1 e 2) e i semifinalisti sconfitti (3 e 4) giocano ognuno un match con i due sconfitti nei quarti dai finalisti (8 e 7).
Supponiamo da questi due match escano vincenti 3 e 4. Questi si affrontano tra di loro per determinare chi sarà l’avversario della partita per l’argento con lo sconfitto in finale.
Supponiamo vinca 4, il quale a questo punto sa di avere una medaglia o d’argento o di bronzo. La finale si gioca e supponiamo vinca 1. A questo punto 2 e 4 si giocano l’argento.
L’’ingiustizia’ di questo metodo è che (come nei gironi del masters) due giocatori che si sono affrontati pochi giorni prima possono trovarsi a rigiocare uno contro l’altro, questa volta per una medaglia e magari con risultato opposto. L’eventualità (che nel nostro esempio si realizza con una partita per l’argento tra 2 e 3) è piuttosto remota ma comunque possibile. In ogni caso la struttura, per quanto macchinosa, eviterebbe di assegnare argento e bronzo (che sono due medaglie con peso diverso) a due atleti che hanno ottenuto lo stesso risultato.

Magari altre proposte, più complesse e/o innovative, potrebbero dare al torneo olimpico di tennis la giusta struttura che premi il giusto merito di ciascun giocatore, magari rendendo il torneo stesso più unico e appassionante.

Daniele Malafarina

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