10/09/2012 01:52 CEST - Elezioni Fit

Tu chiamale, se vuoi, elezioni

TENNIS - Binaghi, unico candidato, rieletto presidente con il 95,21% dei voti. Presenti meno del 60% degli aventi diritto. Ma tutto era già deciso, anche l'appoggio alla tv. E il solo Ottolini protesta. Dall'inviato a Fiumicino, Mastroluca

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Angelo Binaghi (foto Costantini)
Angelo Binaghi (foto Costantini)

Tu chiamale, se vuoi, elezioni. Quella dell'hotel Hilton di Fiumicino è una celebrazione del potere in cui si vota per alzata di mano, in cui i giornalisti non sono invitati ad assistere (solo un problema di insufficienza di posti?) e in più devono anche pagarsi di tasca loro la connessione ad internet.

In qualsiasi consesso, sportivo e non (ma in quello sportivo la competizione dovrebbe essere incoraggiata ed invece si è fatto di tutto per scoraggiarla) un'elezione con un solo candidato non ha vincitori.

Qui si misura il consenso verso la Federazione, un consenso che si esprime senza contraddittorio, in cui le forme della grammatica elettorale vengono insieme salvate e svuotate di significato. Perché è tutto già noto, già deciso. C'è un solo candidato presidente, i candidati al ruolo di consigliere federale sono in numero pari ai posti e perfino al delicato ruolo di presidente del collegio dei revisori dei conti esiste un solo nome e la scelta è ridotta a zero.

Il nuovo consiglio è così composto: restano Gianni Milan (Veneto), Isidoro Alvisi (Puglia), Emilio Sodano (Abruzzo), Roland Sandrin (Alto Adige), Sebastiano Monaco (Sicilia), Giuseppe Adamo (Sicilia), Graziano Risi (Trentino) e Raimondo Ricci Bitti (Emilia Romagna); entrano Guido Turi (Toscana), Max Giusti (Lazio), Fabrizio Tropiano (Lazio) e Mara Santangelo (Trentino).

Il presidente Binaghi prova a disegnare la nuova norma introdotta dallo statuto, quella che impone all'eventuale candidato alternativo di arrivare alle elezioni con il sostegno di 300 circoli, 200 atleti e 20 tecnici in rappresentanza di almeno 20 regioni, come una innovazione democratica. Perché, dice, “per me è democratico che i candidati arrivino qui dopo essersi confrontati con i circoli sulla base di idee e programmi e non vengano qui solo per disturbare”.

Ma le parole che completano il suo intervento conclusivo stonano un po' con quanto deciso dall'assemblea in apertura dei lavori: il rafforzamento del sistema delle deleghe. Il nuovo comma 6 dell'articolo 18, infatti, consentirà al singolo affiliato di portare all'assemblea elettiva quattro deleghe invece delle tre attuali. Un sistema che, già oggi, può suggerire ad alcuni circoli poco interessati alla politica federale di concedere il proprio voto in bianco, di regalarlo. Aumentare le deleghe che un singolo affiliato può portare in assemblea potrebbe incrementare questo fenomeno, e allora il confronto con la base sulla base di idee e programmi, tanto auspicabile e condivisibile come principio, rischia di restare confinato nell'alveo della retorica e delle intenzioni.

Contro questo sistema si solleva solo una voce dissonante, quella di Stefano Ottolini, presidente del Tennis Club Goito, che si farà portavoce di un dissenso articolato e sostanziale, come già successo quattro anni fa nell'assemblea dell'Arena di Verona. “In questi anni siamo diventati meno democratici” dice, lamentando che dopo quel suo intervento il suo circolo ha ricevuto un'ispezione delle carte e dei conti. “L'altra attiene alla parte finale della relazione del presidente: una maggiore attenzione al tennis di base. Oggi siamo qui in 370-380 teste su 2700. Non c'è dubbio che l'impostazione e alcuni interventi statutari hanno fatto perdere democrazia interna. Questa sta diventando l'assemblea della Società Tennis spa in cui i voti non si contano ma si pesano. La scelta delle norme, i 300 circoli, hanno tolto democraticità al sistema”.

“L'intervento di Verona” risponde Binaghi, “era tutto incentrato sul commissariamento del comitato regionale Lombardia per irregolarità amministrative poi confermate dalle sentenze dei tribunali. Anche noi abbiamo avuto la finanza a controllare la Fit e le controllate. La federazione gestisce risorse pubbliche e deve essere pronta a sottoporsi a controlli quotidiani. Credo che un nuovo clima si possa costruire. Per quanto riguarda il problema della democrazia: la prima regola della democrazia è partecipare _ dice ancora Binaghi  (appunto! ma qui non si e' fatto di tutto per impedire la partecipazione alle elezioni di candidati concorrenti? Senza vergogna! nota di Ubs) _. Quando abbiamo convocato l'assemblea straordinaria due anni fa per cambiare lo statuto lei non c'era. Ma lei è la dimostrazione della nostra tolleranza”.

Binaghi è stato rieletto con il 95,28% dei voti (1857 su 1949). Inizia così il suo quarto mandato, il terzo riconosciuto dal CONI, grazie a una modifica dello statuto approvata nel 2009 che permette al presidente in carica di restare per un terzo mandato solo se supera il 55% dei voti. Basta che non si preenti nessun altro e il gioco è fatto.  All'incensazione partecipa anche Antonio Mariani che, prima delle votazioni, chiude il suo intervento con l'entusiastico “Noi, Angelo Binaghi dobbiamo ancora meritarcelo”.

Al di là delle percentuali, il dato più rilevante riguarda la presenza, quella che possiamo definire l'affluenza alle urne: l'85% nel 2004, il 66,25% nel 2008, il 58,95% nel 2012 su un totale di 2714 voti (87 in più di quelli che emergono dall'elenco degli aventi diritto al voto pubblicato dalla Federazione nella circolare numero 7 dello scorso luglio).

Si può spiegare il calo solo con il fatto che si vota di domenica, con la concomitanza degli Us Open, o c'è in questo il germe di un allentamento dell'interesse, di un'acquiescenza allo status quo? In sostanza oltre il 41,5 degli aventi diritto non si esprime, e rinforza quello che possiamo definire, con un'analogia mutuata dalla politica nazionale, il partito dell'astensione. Una (sempre meno) minoranza silenziosa.

“Siamo più forti, più grandi, più ricchi”
“Per dirla in 3 parole” esordisce Binaghi, “dopo questi 4 anni siamo più forti, più grandi e più ricchi. Siamo più forti perché le nostre ragazze, i nostri ragazzi, i loro coach e le società sportive di appartenenza hanno raggiunto dei record straordinari: due Fed Cup, un titolo al Roland Garros e altre due finali, un titolo al Roland Garros di doppio, sette tornei ATP/WTA vinti solo quest’anno più altre cinque finali con un totale di sette diversi giocatori protagonisti. E ancora Schiavone numero 4 del mondo, tre top ten di cui due in contemporanea, Pennetta numero1 in doppio e vincitrice del Masters, Errani e Vinci numero 1 del mondo in doppio che nella serata italiana giocheranno la finale agli US Open, la stessa Errani numero 7 mondiale dopo la storica semifinale di venerdì scorso agli US Open dove si è giocato anche il primo quarto di finale tutto italiano in un torneo dello Slam, il ritorno nella Serie A di Coppa Davis”.

Sono successi italiani, di certo, e non possono che far piacere: ma quanto merito ha avuto e ha davvero la Federazione nella crescita di queste ragazze?

L'ingresso di Flavia Pennetta in top-10 si deve più al coach spagnolo Urpi, da cui si è appena separata (sportivamente), o della Federazione? Nella salita fino al n.7 del ranking di Sara Errani, che da quando ha 12 anni si allena a Valencia, ci sono più meriti di Lozano o dei coach della Federazione? E Quinzi, di cui Binaghi (che però lo chiama Gianluca) decanta la semifinale a Wimbledon e la vittoria al Bonfiglio, “che vale quanto uno Slam”, quanto ha davvero beneficiato della Federazione?

Binaghi ha parlato anche delle iniziative per il sostegno alla base, per il decentramento: i 25 tecnici nazionali, i programmi di miglioramento dell'impiantistica per i centri tecnici periferici, i Piani Integrati d'Area, il prestito d'onore per i giovani, un fondo rotativo a tasso zero per aiutare le società che anche nella crisi investono nella società internazionale. “Vogliamo far crescere la base” annuncia Binaghi, “ma non credo la strada sia quella dei finanziamenti a pioggia”.

Binaghi rivela anche che tre giorni fa i bilanci della Fit e delle controllate, sono stati approvati anche dalla Ernst & Young: una certificazione esterna introdotta nello statuto anche a seguito delle richieste di trasparenza arrivate dal Parlamento e da inchieste come quella di Ubitennis. (A qualcosa siamo serviti...; n.di Ubs) .Ci auguriamo che questi bilanci siano resi pubblici al più presto.

Viene invece presentato il bilancio programmatico: previsti in crescita i costi sportivi, anche per le periferie, e per il personale; la riduzione dei contributi dal Coni (-20%); l'aumento delle quote associative (+4% in progressione nel quadriennio), degli introiti degli Internazionali (2,5% annuo fino a € 20.010.000 nel 2016), dei contratti di servizio con Fit servizi e Sportcast (+5% annuo), mentre la Mario Belardinelli,che si occupa della gestione dei centri estivi, si dovrà autofinanziare dal 2015 (era l'ora dopo l'amministrazione del passato! nota di UBS).  Eventuali risorse aggiuntive saranno destinate in parti uguali alla televisione e al settore tecnico, soprattutto le società per il miglioramento dell'impiantistica e poi per formare una categoria di tecnici a livello periferico.

Bilanci che dovranno essere approvati dal nuovo presidente del collegio dei revisori dei conti, il sardo Valeriano Corona che succede al siciliano Filippo Bonomonte.

Supertennis, la protagonista del giorno
La vera protagonista della giornata, comunque, è Supertennis. “Una presenza gradevole, continua e credibile nelle case degli italiani” dice Binaghi, “che si finanzia con soldi privati, anche con i vostri: è la vostra televisione”.Ma gli affiliati non avrebbero avuto diritto a sapere come sono stati spesi i loro soldi in questi anni? Quanta parte degli 8 milioni di contributi in tre anni (i 6 di aumento di capitale per la frequenza nazionale arrivano da un'operazione di immobilizzazione del capitale circolante) arrivano dalle tasse federali?

Uno strumento di promozione, questa l'immagine che si vuole dare della televisione, che secondo Binaghi ha avuto un impatto cruciale sull'aumento dei tesserati (+48,30% degli agonisti, +75,84 dei non agonisti, per tennis e beach tennis, tra 2008 e 2012). Vengono anche presentati i risultati di un'analisi del brand Supertennis realizzata dalla Bocconi e presentata dal professor Costabile. “Sono tanti gli attori dell'ecosistema del business del tennis, tanti gli attori e tante le misure delle performance. Abbiamo intervistato 1200 spettatori di tennis e circa 90 circoli. Con un modello econometrico delle serie storiche emerge come dall'inizio delle sue attività, Supertennis ha contribuito sull'aumento dei tesserati per il 40%. Supertennis ha agito su tutti i livelli del coinvolgimento. Ci sono circa 600 mila persone che si collegano ogni giorno a Supertennis” prosegue, anche se non vengono forniti elementi a sostegno di questo dato, e le rilevazioni Auditel evidenziano un ascolto medio mensile che non ha mai superato i 7500 spettatori. “Supertennis” conclude il professor Costabile, “è un'efficiente strumento di promozione, e a parità di costi non ci sono campagne stampa o pubblicitarie con effetti comparabili”.

Secondo le conclusioni di questo studio, l'avvento di Supertennis avrebbe consentito alla Fit di preservare oltre 60 milioni in quattro anni, tra il valore del brand, l'aumento delle iscrizioni a circoli e tornei, le conseguenti tasse federali, le lezioni, le iscrizioni ai centri estivi, l'acquisto dei biglietti per gli Internazionali d'Italia, le iscrizioni all'albo.

“Supertennis”, dice Gabriele Palpacelli del comitato calabrese, “ha contribuito all'entusiasmo dei giovani, anche con La voce delle regioni. Questa è una delle grandi conquiste di questo consiglio”. Secondo Pietro Manera, presidente del Golf & Tennis Club di Rapallo, “attraverso Circolando e la ri-visione delle partite storiche oltre alle dirette, abbiamo ritrovato molti golfisti che sono tornati a giocare a tennis”.

Sulla tv interviene anche il neo-consigliere Max Giusti. “Io non sono un tecnico, ma uno dei tanti appassionati che vogliono aiutare i ragazzi a fare sport, che sono felici nel vedere i bambini su un campo di tennis, che sono felici di questa esplosione del tennis in Italia e ne voglio far parte pur non avendo grande tradizione. Ma soprattutto sono un uomo di tv e come uomo di tv vi dico che con SuperTennis la Federazione ha uno strumento di promozione eccezionale, senza pari. Io vengo dalle moto e ricordo i tempi bui di Stream e Tele Più, quando le gare erano criptate e visibili solo a pagamento ed era praticamente diventato uno sport di nicchia. Il fenomeno Valentino Rossi non sarebbe mai nato in quella situazione. Tornando a SuperTennis ci vuole una gestione accorta, oculata, controllata, ma la tv della FIT per il tennis e la Federazione è una risorsa unica, indispensabile sulla quale continuare ad investire per promuovere il nostro sport”.

E Franco Delbecchi, presidente del Circolo Tennis Imperia, presenta una mozione per chiedere un investimento ancora maggiore nella televisione della Fit. Una televisione edita dalla Sportcast, presieduta dallo zio di Binaghi. che all'anno incassa 200 mila euro di pubblicità e costa quasi quattro milioni.

(NOTA di UBS: "Se mai incontrerò Delbecchi gli chiederò perchè mai non ha anche proposto che presidente a vita resti lo zio di Binaghi. Avrebbe ricevuto almeno il 99,99 dei consensi...perchè signorilmente il presidente Binaghi si sarebbe astenuto)

La mozione viene prontamente approvata. Tu chiamale, se vuoi, elezioni.
 

Alessandro Mastroluca

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