18/09/2012 14:49 CEST - CENTRE THOUGHT

Un magic box ti allunga la vita

CENTRE THOUGHT - Il box giocatori è una componente spesso trattata ma raramente considerata come valore aggiunto. Ma è così: nei momenti bui anche i giocatori più forti e solidi trovano energie impensabili solo con uno sguardo verso il proprio angolo. Riccardo Nuziale

| | condividi
"Il Giardino delle Streghe" di Robert Wise (1944)
"Il Giardino delle Streghe" di Robert Wise (1944)

Il lettore vorrà perdonare questa miserabile penna razzista che non ha la benché minima intenzione, tantomeno un qualsivoglia desiderio represso, di parlare del weekend Davis, di cui si è totalmente disinteressata.

Assodata l'assoluta negligenza tennistica di questa firma, bisogna comunque trovare un argomento per la rubrica settimanale. Panico, dal momento che la pallina gialla viene ben poco colpita, post US Open. Ecco però venire in soccorso l'ennesima visione, lo scorso sabato (in contemporanea degli interessantissimi doppinsalata), di un film documentario prodotto da - e con voce narrante di - Martin Scorsese, "Val Lewton, the man in the shadows". Documentario che parla, in realtà in maniera piuttosto rigida e didattica (ma perfetta e godibile se ci si accontenta delle nozioni basiche), del leggendario produttore di film horror degli anni '40, un visionario che ha riscritto le regole del genere e profetizzato interi filoni dei decenni successivi. Probabilmente anche il meno appassionato di cinema horror avrà sentito parlare - complice anche un orrendo remake con Nastassja Kinski e Malcolm McDowell - de Il Bacio Della Pantera, anno di grazia 1942.

Ebbene, a far scattare la scintilla per questo articolo (e a buttare quindi in mare il salvagente ad una penna affogante nel bicchiere delle vuote idee) è il sequel di quel film, Il Giardino Delle Streghe. Non si faccia il lettore trarre in inganno: si tratta di uno degli infiniti casi di "traduzione" grottesca di titoli stranieri. Se infatti il nome originale del primo film è Cat People, di questo seguito è The Curse of the Cat People. Ennesimo caso di licenza poetica troglodita.

Senza anticipare alcunché della trama, protagonista è una bambina che a causa della sua fervida immaginazione e dai problemi d'integrarsi con i suoi pari età, preoccupa non poco i suoi genitori, personaggi presenti nel primo film. Amy è talmente sognatrice che - Lewton ripescò un suo personale aneddoto dell'infanzia - pensa, forte di quanto le aveva detto il padre, che l'albero in giardino sia una cassetta postale che invia le lettere magicamente. Ecco quindi mettervi illusoriamente fiduciosa gli inviti per la sua festa di compleanno.

Un box magico. Degli occhi che posano lì il loro sguardo di candida disperazione, di supplica, di richiesta d'aiuto, di violento sfogo. Il tennis, lo si è detto fino alla nausea, implica equilibri sottilissimi in quanto sport solitario, che denuda i due contendenti l'uno di fronte l'altra, in un ring dove il contatto non è permesso. Ci si dimena su quell'isola deserta che è la propria metà campo. Si osserva quell'aberrazione cyberpunk che è il prolungamento del proprio braccio, la racchetta, come un'amante che decide le sorti dell'inerme tennista. Impotente, frustrato, quando la situazione e/o il risultato sono tiranni.

E quindi il box magico. Un'altra isola, ma di redenzione dalla solitudine, una culla. In difficoltà estrema, quando l'amante racchetta non risponde, ecco che il bimbo tennista torna alla famiglia, agli affetti più stretti. Il coach, il fidanzato/a, i genitori, l'amico invitato di turno. Lì pronti a dare un sollievo, più mentale che tangibile, ma che può trasformarsi in cura se il giocatore riesce a percepire in pieno quelle vibrazioni positive.

Ricordate Justine Henin? Lei ne fece un'arte. Un punto e uno sguardo, un punto e un'invocazione agli dei, una ricerca continua di quella tranquillità e calma che ben poco ha potuto avere nella vita. Ma questo non riguarda solo i "puri di cuore", bensì anche quelli che vengono normalmente considerati leoni indomabili: Nadal, Djokovic, Murray...così straordinari e forti di testa, ma allo stesso tempo così metodici nella ricerca di un sostegno esterno, di quel 5-10% che li rende davvero invulnerabili anche nei momenti più duri e insormontabili.

Il tennis non è uno sport solitario, alla fine dei conti. Anche in quella cella d'isolamenteo di violenza mentale che è il campo, la magia dell'"altro" riesce a prevalere.

Il lettore vorrà perdonare questa penna incapace per quest'articolo evanescente, ma...oh beh, la Davis proprio no.

Riccardo Nuziale

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti